domenica 14 maggio 2017

Guariscimi


Sarebbe stato fiero Hank Williams di una come Sarah Shook, se la sarebbe portata sotto quella luna assassina a farsi un giro di valzer, innaffiando la notte con secchiate di Jack Daniels. Sarebbe stata la ragazza perfetta per quell’ossuto e sbilenco cantante di honky-tonky, per bruciare insieme a lei la vita. Avrebbero vagato nel buio e corso come cavalli impazziti, con il fantasma del bandito Jesse James dietro la schiena, a proteggerli dalla loro stessa ingenuità. Si sarebbero infilati sotto una pioggia fredda e scura, consolandosi a vicenda, ululando ubriachi una oscura canzone che ripete ossessivamente che non sarebbero tornati più indietro. Perché si sa che agli uomini piacciono le donne spudorate e piene di guai, e alle donne gli uomini imprudenti. Ha un suono secco e duro questo disco registrato nel 2015 da Sarah Shook & The Disarmers, ma pubblicato solo adesso. Un album che si porta appreso un po’ di cose raccattate per strada, sotto quel cielo d’America che un giorno è stato lo spettatore di una folla di sballati, abbigliati e stonati di punk e radici. “Sidelong”, insieme a una buone dose di follia, ti fa sembrare nuova una cosa che nuova non è; perché Sarah Shook ha una vaga somiglianza fisica con Janis Joplin; come lei è selvaggia e imprudente, è cerca di colmare quel vuoto esistenziale che si porta appresso sprizzando scintille, ringhiando canzoni che possiedono melodia e personalità, e che si attaccano alla pelle come il nastro adesivo, sorrette da chitarre sporche e spigolose. Canzoni che sono un piccolo bignami del rock, dal momento che contengono tutti gli ingredienti per farti arrivare alla fine del disco, con la voglia di ricominciarlo a sentire. Anche quando spunta una miagolante lap steel c’è sempre una storia dura da ascoltare, come del resto sono tutte le vicende narrate da un autrice che guarda a quelle esistenze balorde e sperdute, confinate ai bordi delle città. Gente con il cuore sanguinate che si aggira tra bar malfamati e motel di quarta categoria, aspettando un alba che non porterà nulla di buono, se non un gran mal di testa, e il solito buco nero nel cuore. Piccoli diavoli senza nome che si fermano a guardare quelle ragazze che ballano da sole, tipe toste che come la stessa Sarah Shook hanno voci piene di tabacco e whiskey, e che tra un drink e l’altro si spostano nella notte come una volta lo faceva anche quella lupa affamata di Exene Cervenka, voce magnetica della band losangelina The X. In queste tracce il tradizionale “boom chicka boom” che a tratti viene fuori, prende le sembianze di un rockabilly alla Link Wray, ma anche quando la band lambisce i territori del country tradizionale, siamo sempre in presenza di un suono torrido e depravato. Alla fine solo un cammeo, con la sanguinante Heal Me, perché è uno di quei pezzi che ti marchiano a fuoco, e che ti fanno entrare in sintonia con il resto del disco. Mentre lei rantola una improbabile guarigione da quella vita dissoluta che conduce, il chitarrista dei Disarmers incastona una chitarra sudicia e desolata, per quello che tra qualche tempo sarà un classico del genere. Un brano per tutti quei santi e perdenti che si agitano scalpitanti e sbuffanti, quando la bottiglia è vuota. Il futuro adesso è un nuovo disco che uscirà nel 2018, ma “Sidelong” è polvere e fumo, disperazione e perseveranza, e l’impronta insanguinata della sua anima che è salita su quel treno del rock’n’roll pieno zeppo di storie dolorose, in viaggio senza una direzione. Canzoni smilze e grigie che sembrano abiti impigliati nei rami spogli e secchi di un albero, e che svolazzando nel vento sotto il cielo pieno di fenditure, dipingono un grande cerchio all’ombra di quel grande sole nero che la protegge.

Bartolo Federico




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