giovedì 27 marzo 2014

Pioggia D'Autunno

Attraversai la città a piedi con le palpebre strette e considerai che non si ha mai ragione da soli. Il vento era calato e una pioggerella, sorda e triste come un dolore, mi sorprese. Mi alzai il bavero del sgualcito soprabito, come per difendermi. Maddalena aveva portato scompiglio nella mia esistenza. Una vita senza infamia e senza lode, la mia, ma non mi andava di farmene una colpa. Camminavo sotto la pioggia e, rimasticando pensieri, tirai un sorso di gin dalla bottiglia che mi penzolava tra le mani. Era quasi mezzanotte quando rientrai in casa. Osservai le pile di dischi, i libri accatastati alla rinfusa sugli scaffali, il caos totale sopra il tavolo e mi sdraiai sul divano, osservando la luce obliqua della notte che penetrava dalla finestra. Avevo fatto in tempo a mettere sul giradischi Autumn in New York di Charlie Parker che caddi in un sonno tumultuoso.
 Charlie Parker fu l’uomo della pioggia. Quella pioggia che si schioda ad un tratto dal cielo e viene giù come un diluvio universale. Un visionario delle sette note, che solo quando era intento a suonare riusciva a liberarsi dall’eroina. Una tossicomania acquisita sin dall’adolescenza. Era in quei frangenti che il suo dialogo interiore si metteva in moto. Attraverso di lui la musica si esprimeva in tutta la sua naturale bellezza. Notturna, violenta, brutale e, alle volte, tenera e dolce, la sua arte lambiva i contorni incerti del bene e del male, emanando un’ondata scura e affamata d’amore. Una storia, quella di Charlie “Bird” Parker, di ordinaria solitudine. 
 Un anima pesta, gettata tra le fauci di un mondo privo di delicatezza. Così come è capitato a tutti i dannati di questa terra, teneva più ai suoi veleni che a tutto il resto.
Avevo collezionato un gran bel numero di errori non c’è che dire, ed ero pure cresciuto con la testa piena di cazzate. Guardai la mia immagine accigliata nello specchietto retrovisore dell’auto mentre procedevo a trenta all’ora, ascoltando Monk, il santone pazzo del jazz, in Round Midnight. E’ risaputo che a furia di cercare si finisce sempre per trovare qualcosa. Ma lei era ormai un capitolo chiuso. Avevo avuto il mio momento di gloria, non potevo più accedere ai suoi pensieri, né al suo corpo, ma di questo potevo biasimare solo me stesso. Guidavo non sapendo dove andare, solo che quell’unghiata mi doleva come un ostinato mal di denti. Uno stuolo di nuvole grigie si addensò nel cielo, ascoltai i gemiti sordi del vento. Tra non molto, ci avrei scommesso, sarebbe venuta giù la maledetta pioggia.
Non appena rientrai in casa, accesi lo stereo e misi sul piatto Foreign Affair di Tom Waits. Un disco che porta con sè brandelli di pioggia, destinato a tutti quei pazzi di vita che hanno ricevuto un colpo da ko, ma che, pur traballando, riescono in qualche modo a non cadere. Canzoni che sono come tante piccole lacrime tra le ciglia, narrate in notti spese alla ricerca di quella cosa che mai raggiungeremo. Ballate dolci e amare, perfette per coloro che si sentono in fuga dal mondo. 
(Verso Mezzanotte tratto da Viaggiatori Nella Notte)
 

2 commenti:

  1. Charlie Parker era un romanticone,potrebbe sembrare strano, ma lo era.Specialmente quando s'incontrava con una sezione d'archi...

    RispondiElimina
  2. Non è strano Hyde.Era romantico, come lo sono tutti i dannati di questa terra.

    RispondiElimina