domenica 17 maggio 2015

Il Fischio Del Ventilatore

Ci sono un mucchio di accordi e souvenir che mi portano dritto nel cuore di quel rock diffuso con le cassette TDK, che per chi è cresciuto durante gli anni settanta è stato l’unico mezzo democratico e proletario, che ha permesso a molti spiantati di poter condividere certe emozioni. Ma anche per quei forzieri il tempo è stato spietato. Sono letteralmente scomparsi dal mercato, distrutti dalla voracità di un mondo che deve viaggiare sempre più veloce attraverso un selfie, o un like. Come se non bastasse già la vita ad andare lesta. Quelle emozioni scaraventate sotto sciami di polvere e asfalto solitario, hanno cercato di cambiare le regole di un mondo che per come vanno le cose non ci piaceva, allora, come adesso. Siamo stati bellamente sconfitti direte voi. Niente di male. Tutto arde, semplicemente finché non smette. Ci sono sempre gli stessi problemi che si aggravano sempre più. La disoccupazione giovanile, i migranti, la povertà, le ingiustizie sociali. E in ultimo ci è arrivato pure quel maldestro pallone gonfiato. Allora quando eravamo giovani, guardavamo il lato migliore delle cose. Poi s’invecchia e tutto quello che uno ha fatto, sembra non avere la benché minima importanza. L’esistenza se ne va in fondo a quel precipizio, e non serve a niente alzare il freno a mano, per cercare di fermarla. Ma nel freddo della notte il treno continua a passare. Luci gialle, l’insegna di un bar tabacchi, tutti noi posteggiati in fondo alla strada guardavamo quel treno scivolare sulle rotaie, e alzavamo in aria la bottiglia di birra in segno di saluto. L’ho rivisto tutto questo ascoltando Whistle Blower, un blues sgangherato e con le scarpe rotte, cantato dal redivivo Tav Falco e contenuto in Command Perfomance un disco uscito dopo anni di cupo silenzio. Neanche stavolta però farà il colpo grosso. E' rimasto fermo all’angolo cantando le solite storie di perdenti, cui non fregherà un cazzo a nessuno. Ho guardato in strada dalla mia finestra, il terzo lampione era nuovamente rotto. Sono passate delle macchine a tutta velocità, e anche un uomo robusto con la faccia piena di cicatrici. Me and My Chauffeur Blues mi ha reso ubriaco, anche se non avevo ancora bevuto mi ha tenuto d’occhio per tutto il tempo, e gli piaceva farlo. Non so perché. Dopo quando Breakaway ha suonato ero senza pregiudizi. Ha gorgheggiato che le cose cambiano, e anche se tu ti senti stordito e con il cuore in gola, la vita continua a correrti a lato. È stata però sorprendente Fire Island ho pensato che il fantasma di Willy il mio lupo mannaro preferito, sarebbe sbucato da qualche parte nella notte per danzare ancora con le ombre. Sono uscito in strada e mi sono fermato lungo il marciapiede, ho acceso la radio della macchina, e mi sono messo ad aspettarlo. Nella strada non c’era nessuno. Regnavano solo le tenebre. Uno sbirro è passato e mi ha lanciato una strana occhiata. In quella nera magia lui non sapeva come stavano le cose. Dopo è sparito lasciandomi nuovamente da solo. C’era freddo così mi sono messo a ballonzolare seguendo il riff ipnotico di Doomsday Baby, ed ero come dentro un loop psichedelico. Ho pensato che finalmente mi sarei fatto tatuare quel gatto blu sul braccio. Ho acceso una sigaretta, e sono rimasto a guardare la fiamma del cerino spegnersi tra le mie mani. Bangkok sporgeva gli occhi in maniera selvaggia e irriverente, e suonava come se Johnny Thunders non fosse passato invano su questa terra, con la sua putrida chitarra rock’n’roll. Musica perfetta per chi non né può più di tutte queste canzonette mosce e rompicoglioni, stile U2. Si porta con sé lo sferragliare del treno di mezzanotte, quello preferito dall’uomo in nero. Ma su quel treno pieno zeppo di delinquenti, di Adamo e Caino, qualcuno c’è rimasto pure secco. Tutto questo è avvenuto che erano appena le dieci della sera. Avevo ancora i nervi tesi, e un barattolo squarciato giaceva lungo la strada. Lo osservai e pensai che non ci vuole molto, per ficcarsi nei guai. Solo allora mi sono scrutato di soppiatto attraverso la vetrina di un negozio, mentre le note di Master Of Chaos decorata come fosse un outtake di Raindogs, è riuscita a scaraventarmi dentro un film alla Daunbailò. Mi sono perso ancora una volta dentro quel suono paludoso, irriverente e claustrofobico, che solo il blues del delta possiede. Un suono che ti porta dritto dentro un bar, o una camera d’albergo di seconda mano, dentro una vita da cani, ma che ti apre il cuore in pieno petto con un colpo secco e improvviso, e ti fa perdere per sempre l’equilibrio. È una giungla la città, che si rianima all’improvviso, quando i curiosi se ne sono tornati tutti quanti a casa. Due ragazze sono uscite dai cespugli. Mi hanno sorriso e salutandomi, sono corse via. Mi sarei fermato volentieri a chiacchierare, magari appoggiato a un jukebox facendo andare Memphis Ramble prima di iniziare a bere. Louie ha scopato con chiunque anche con Iggy Pop. Lo sanno tutti che bastava avere un cazzo grosso, e un po’ di grana da spendere per portarsela a letto. Povero vecchio Lou, mi manca molto. Penso a lui mentre il tempo si sta facendo minaccioso.  Ho sentito un sibilo e poi uno scintillio nel cielo ha reso tutto luminoso. L’odore di bruciato ha cominciato a mescolarsi con quello della pioggia. Ero giovane e lo sapevo fin da allora, che i vecchi rocker non muoiono mai. Mai.



Bartolo Federico

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