giovedì 16 luglio 2015

Quando Ero Giovane (il selvaggio, l'innocente, e la E Street Shuffle)

Ho spento la cicca sotto la suola della scarpa e mi sono diretto alla macchina. Ci sono giorni che non ho voglia di avere a che fare con le persone. Allora me ne sto muto, da solo, rintanato nei miei pensieri. La gente alle volte mi fa saltare i nervi, come i politici, come quel greco. Pensavo fosse un rivoluzionario, invece era solo un Ronzino. Cazzo che abbaglio. Sono un uomo solitario, amico di J.J.Cale. La mia casa ha pochi mobili e tutti comprati di seconda mano. Forse sono un'altra persona ma credetemi non ho mai fatto male a nessuno. Seduto sulla sedia accanto alla finestra e mettendomi in ascolto, ho fissato la strada. Ho versato della vodka ghiacciata nel bicchiere  e tra le sue luci ho rivisto delle vecchie ombre. Una ragazza stava correndo mentre un tizio fermo sul marciapiede, parlava al cellullare. La radio che avevo acceso continuava a trasmettere musica, mentre il ventilatore all’angolo della stanza, soffiava aria calda. Poi una voce quasi familiare mi ha scombussolato l’anima. Ho chiuso gli occhi. Il selvaggio, l'innocente, e la E Street Shuffle. Un tempo certi dischi erano i miei cuscini di stelle. Copie umide e ammuffite, rintanate chissà dove. New York City Serenade è una fiera di gente pazza. Fiammiferi e tappi di bottiglia, mozziconi di sigarette, muri scrostati. Will T. Massey, Michael Mcdermott, erano tra quei ribelli che mi accompagnavano nelle mie fughe solitarie. In quella specie di sfida che era la mia vita. Facevo parte di quei cani bastonati che scappavano nel buio.   Erano i giorni delle asprine prese appena sveglio e a stomaco vuoto. Con gli occhi gonfi e rossi. Un dolore sordo mi ha attraversato dalla testa ai piedi. E un lento bruciare adesso. Siamo umani. Orfani del rock'n'roll. Ma le canzoni che sto ascoltando sono autentiche, reali, oneste. Basta guardarle negli occhi, attorcigliarsele tra le dita, e tenersele strette sul cuore. Mi fanno continuare a correre, anche se me ne sto fermo, anche se adesso so chi sono. La stanza è quasi immersa nel buio, ma non mi  sento troppo solo. Ho soltanto la gola secca mentre la musica mi risuona nell’anima, come se mi volesse proteggere. Così non mi sono più preoccupato di nulla, neanche di trovare un’uscita posteriore. Lì, sulla mia strada.


Bartolo Federico



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