sabato 19 marzo 2016

Il Giorno Dell’Indipendenza

Il giorno dell’indipendenza è un libro di Richard Ford, ma anche una ballata di Springsteen. La suonava in The River. Quel disco l’ho ricevuto in regalo alla festa del mio diciottesimo compleanno. Il giorno dell’indipendenza. La suonai più volte quella canzone nel chiuso della mia stanza, perché avevo finalmente qualcosa che parlava della mia vita, delle mie paure, del mio sentirmi sperduto. Mi pareva un sacco di cose messe insieme quella ballata, che mi faceva sentire meno cupo, meno solo. Per quel timido introverso, era una sensazione strana e davvero insolita. Beh dì addio, è il giorno dell’Indipendenza è il giorno dell’Indipendenza, tutti i ragazzi devono correre via. Allora dì addio, è il giorno dell’Indipendenza, tutti gli uomini devono percorrere la loro strada, viene il giorno dell’Indipendenza”. Misi da parte ogni cosa, e per giorni non feci altro che ascoltare quel disco. Poi con l’arrivò del vento caldo dell’estate, registrai una cassetta TDK 90 dove la incisi insieme a un pugno di canzoni di Mink De Ville, Wille Nile, Garland Jeffrey, Carolyn Mas, Steve Forbet, Elliott Murphy, Jackson Browne, Warren Zevon, e Tom Petty. Solo perché avevo voglia di cogliere quei brividi di piacere, nel loro luogo naturale. La strada. Allora passavo con disinvoltura dall’apatia più totale, all’essere un trascinatore coraggioso e temerario. Vivevo dentro un vortice di stati d’animo che non sapevo governare, e che mi spingevano alla deriva. Ricambiavo quello sguardo torvo del mondo, sfidandolo con un ghigno ribelle e sfrontato. Era una salita ripida la mia, ancora più scoscesa, perché avevo una visione troppo poetica delle cose. Mi facevo di sogni come fossi un tossico. Ho finito per pagare a caro prezzo la mia franchezza. Il mio cercare di rimanere integro, mi ha sfiancato, lasciandomi senza fiato, tremante e dolente. Mi sono cosi ritrovato da solo, a combattere battaglie già  perse. Ma avevo benzina a sufficienza per proseguire. Certo quell’ingenuità che avevo, a pensarci bene, mi mette ancora una paura boia. Ma allora non avevo timore a prendere qualsiasi deviazione. Oggi che invece ho capito come sono fatti gli uomini e le cose, ho alzato gli scudi per difendermi. Ci ho fatto il callo alla miseria degli uomini. Alla loro pochezza. “C’è un sacco di gente che sta lasciando la città ora, lasciando i loro amici, le loro case di notte. Camminando per quella strada maestra buia e polverosa tutti soli”. Qualche tempo dopo il mio diciottesimo compleanno, una sera mio padre mi chiese che progetti avevo per la mia vita, visto che passavo tutto il tempo ad ascoltare musica, leggere libri di strani autori, e scrivere su un block notes. Mi ricordo il suo sguardo mite, il tono lieve della sua voce, modulato per non ferirmi, per non urtare la mia fragilità. Ma quella domanda mi fece stare male per giorni. Più ci pensavo, più non mi veniva in mente niente. Forse volevo essere un viaggiatore alla Jack e Dean, affascinato dallo spazio, e dal cielo. Me ne sarei andato per qualche strada secondaria, a raccattare emozioni. Mi sarei lanciato posseduto da visoni, in una fuga solitaria. E inseguendo i miei sogni di rock’n’roll, avrei raggiunto la meta. Con la mia chitarra acustica, e un’armonica, avrei sfidato il vento gelido della notte. Ma più facevo il punto della situazione, più non venivo a capo di nulla. In fondo mio padre come mia madre, erano due fricchettoni, per come si comportavano nella vita. Ma questo loro non l’hanno mai saputo. La mia casa era aperta a chiunque e ognuno che arrivava, ci metteva radici. Perché in quella casa si respirava libertà. Anche se mi sono imbottito gli occhi e l’anima di sabbia e vento, ci sono troppe partite perse con la quale devo fare i conti. Adesso però è più facile dividere la gente che mi piace, da quella che non mi attira. E anche se la vita ci riempie di amarezza, il mio cuore non è poi così cambiato. L’altra sera mio figlio mi ha chiamato al telefono chiedendomi se poteva usare una mia canzone che lui conosce molto bene, per averla udita un mucchio di volte mentre la cantavo nella mia stanza. Mi ha fatto piacere. E’ un batterista e studia tecnica del suono. Abita a Milano e vuole vivere di musica. Poi mi ha detto se quando posso lo raggiungo, che ha un gruppo con cui potrei suonare, e anche uno studio di registrazione per incidere quelle mie vecchie compagne di viaggio. Ho sorriso e non ho detto nulla. E allora mi è venuto in mente quel ragazzo, che correva nella pioggia con gli occhi umidi, e il cuore che picchiava forte. Che usava lo sterzo dell’auto come un salvagente. Perché le canzoni lo ferivano di emozioni. Quel ragazzo che ha creduto di potercela fare a uscire dal pantano, prima che la vita lo parcheggiasse nell’ordinaria amministrazione. Ho preso la mia chitarra e ho cantano nel buio una canzone per lui, e per tutti i sognatori. Ho cantato quella vecchia canzone per non precipitare del tutto. Poi ho pensato che su una strada battuta dal vento, c’è sempre qualcuno che raccatta quello che tu hai lasciato nella polvere. “Papà vai a letto, si sta facendo tardi adesso. Nulla di ciò che possiamo dire cambierà le cose adesso, perché adesso ci sono solo persone diverse che vengono qui e vedono le cose in modo diverso, e presto tutto quello che abbiamo conosciuto verrà spazzato via.”


A mio figlio Lorenzo, che insegue sogni di rock’n’roll.
Bartolo Federico



10 commenti:

  1. Gran bel pezzo,mi riconosco totalmente nelle tue parole(a parte un padre meno indulgente del tuo).
    Siamo sulla stessa lunghezza d'onda e questo mi fà sentire meno solo.
    Un abbraccio.

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  2. Che bello averti sulla stessa vecchia macchina, mentre insieme giriamo l'America. Un abbraccio anche a te.

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  3. Bellissimo racconto..in tanti ci riconosciamo e son sicuro che li fuori c'è ne sono tanti altri. Mi sono riconosciuto come Wrangler sopra e colgo l'occasione per dirti che spesso mi sembra di avere più amici "virtuali" ma veri e sempre meno tra quelli che consideravo amici. Ne parlo spesso con mia moglie e a volte ci chiediamo se siamo noi strani!? Grazie per queste emozioni che hai saputo trasmettere. Ps : Per me i ricordi rimangono e sono preziosi ma spesso la gente se ne dimentica e crede che sia più importante che tu cliccki un "mi piace" sulla loro pagina facebook...credendo che l'amicizia si riduca a quello,anche se più sempre ho il dubbio che emergano solo i propri interessi..!!?? Scusa per essermi cosi dilungato.

    Armando Chiechi (Bari)

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  4. grazie a te armando, un altro fratello raccattato sulla strada.

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  5. Mio figlio ha cominciato inseguendo sogni heavy metal, poi grunge, poi sixties lisergici, poi punk , poi new wave poi post punk hardcore passando anche per l'ambient di Aphex Twins e ultimamente industrial noise dei NIN ..è bello rientrare la sera a casa avere ONLY a tutto volume sparato on air ...è sempre rocknroll no ?

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  6. oppure questa ..ultimamente è la più gettonata
    https://youtu.be/8Lqsx2Jn4hE

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  7. sempre grande rock'n'roll anche per lui. beata gioventù.

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  8. Bello il pezzo, come al solito. Bello che tuo figlio ti abbia chiesto di poter usare una tua canzone, ancora piu bello che ti abbia chiedo di suonare con lui,(stra)bello il disco di bp fallon (sempre preziosi I tuo suggerimenti musicai,grazie) Buona Pasqua Mr.Bartolo

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  10. Bp Fallon suona rock da bassifondi, schietto e sincero. Una cosa fuori moda ormai. Grazie anche a te Gian Paolo, Buona Pasqua.

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