domenica 8 maggio 2016

Tu Ed Io

In una mattina tranquilla, con il cielo senza l’ombra di una nuvola, la sua voce fredda, ovattata, aveva spezzato quel poco che era rimasto. Di me e di lei. Dopo un breve sospiro, senza rimorsi, aveva aperto quel buco nel cuore. Ne aveva abbastanza dei miei progetti fumosi, dei miei sali e scendi, delle mie deflagrazioni. Dei miei incubi. E poi c’era troppa notte dentro di me. Come dargli torto pensai. Ha sollevato leggermente le sopracciglia, e mi ha girato le spalle. Erano le undici e trenta. Nell’ora degli addii, si resta sempre disorientati, pallidi e senza sorrisi. Certo avrei potuto giustificarmi raccontando frottole stravaganti, ma non sarebbe servito a nulla. A dispetto di tante altre cose, sapevo che non saremmo mai rimasti amici.Ci si odia sempre dopo l’amore. Perché quel che resta è un guazzabuglio di detriti, parole sprezzanti, miserie. Ma chiunque di noi ha diritto d’inventarsi una scappatoia, una via di fuga. Con quella breccia nel cuore ero già lontano, dentro la notte, attraverso i binari, nei bar fumosi, sempre più lontano. La sua mano si era staccata per sempre dalla mia, e si diventa tristi nostro malgrado. Faceva freddo, dove mi ero fermato. Sono rimasto a lungo sotto il lampione, a guardare la strada. Così tutto solo.


Bartolo Federico



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