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Il rock ha rappresentato il futuro, l’avanguardia, l’evoluzione. Oggi questa cultura sembra svanita.
Il rock ha perso parte della sua forza sovversiva e si è istituzionalizzato. Chiunque, anche il più pop dei cantanti, viene definito rock. Questo, a mio modo di vedere, ha causato una perdita d’identità per cui vale l’equazione: “tutto è rock, nulla è rock”. Nell’immaginario giovanile il rap, l’hip hop, hanno preso il suo posto, perché con il loro linguaggio parlano ai ragazzi che si riconoscono in quei gesti, in quelle parole, in quella musica.
Il rock è diventato roba per vecchi, fatto da vecchi che si trastullano a ricordare i vecchi tempi andati, che hanno perso il gusto della scoperta, che guardano il mondo dal loro limbo dorato, dalle certezze acquisite, auto compiacendosi per l’equilibrio raggiunto. Ma, come per il blues, anche per il rock vale la stessa regola: devi stare scomodo per suonare vero e sincero.
Con l’avvento del punk, aveva luogo un’altra grande rivoluzione: le donne assumevano un ruolo centrale nella musica. Basti pensare a Patti Smith, Debbie Harry, Siouxsie Sioux. Si formavano band di sole donne: le Slits, le Runnaways, le Raincoats. Tutte loro facevano parte del movimento ed erano protagoniste, non per il loro sex appeal, ma come musiciste.
Oggi fa musica solo chi è supportato dai mezzi d’informazione che contano, chi può andare negli stadi e riempirli.Chi fa cassa.Tutto il resto non conta. L’importante per l'industria è consumare l'evento, aspettando insaziabili il prossimo su cui attaccarsi, come vampiri . E intanto il rock langue.
Bartolo Federico Febbraio 2011
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