venerdì 5 ottobre 2012

Innocenti Nell'Oscurita'

 
Caracollando guardò la sua ombra sul marciapiede spostando il collo in avanti. I ragazzi avevano fatto il pieno, tirato a lucido la macchina e messo a punto il motore che rombava una bellezza. Lo guardarono aspettando che salisse. Quella sera si sentiva cosi triste che riusciva a vedere la sua disperazione specchiarsi sotto le luci delle insegne al neon. 

Con la sua voce rotta e gioiosa Rosa Maria disse: - Andiamo via da qui Bruno, andiamo via, in fondo è tutto quello che desideriamo -. E urlò forte in mezzo alla strada che puzzava di marcio. La guardò mentre scendeva dall’auto con i suoi stivali decorati e la giacca di jeans. Lei rifiutava le fatalità, la rassegnazione era sempre stata la più determinata di tutti loro. 

Quando era poco più di una bambina stava quasi per uccidere il patrigno che aveva tentato di violentarla. Nel sonno gli piantò il collo spezzato di una bottiglia in mezzo al petto. Quell’uomo si salvò perché la forza con cui lo colpi non fu tale da arrivare al cuore. Rosa crebbe pigiando tutto dentro, centrifugando ogni cosa. Il gelo, la paura, la morte, non segnarono mai la sua anima. Tanto che appariva sempre sicura di sé da sembrare invulnerabile. Molti  nel quartiere  confondevano quella voglia di vivere per pazzia, ma lei era tutt’altro che pazza.

- Coraggio ragazzi! – continuò, - Torneremo con il bottino e daremo un senso alle nostre vite, balleremo come spiriti della notte, tutta la notte -. E lo baciò come solo un angelo solitario sa fare. La città era un imbuto, il quartiere un deserto, mentre l’oscurità avanzava e i loro cuori battevano come pistoni. Romeo in piedi sul lato sinistro della strada guardò Bruno. Anche lui aveva raccattato tutto il coraggio che aveva per essere lì quella sera, ma notò delle ombre sul suo viso  che erano le sue stesse ombre.

La luce della vetrina era una stella cadente. Rosa Maria aprì il cofano della macchina, le pistole erano pronte per essere usate. Cadendo nel buio chi si era preso la loro parte migliore? Bruno se lo chiese sapendo che lei non era riuscita a convincerlo. Lei era nata per essere una regina, ma lui non voleva essere un suo martire e lo aveva scoperto casualmente quella mattina.


Alzandosi si sforzò per uscire dal letto. Mentre andava in cucina senti il brusio dei ragazzini del quartiere che giocavano per strada. Si trascinò fino al fornello preparandosi una tazza di caffè.  Accese la radio e  fu investito in pieno da un tizio che con una voce disperata cantava una canzone che lo tramortì all’istante. Quel tizio stava parlando di lui, di Romeo, di Rosa, di Liborio. Si sedette sulla sedia e guardò fuori dalla finestra, ascoltando quelle parole che gli si attaccarono addosso come un tatuaggio sulla pelle:

”Spanish Johnny arrivò ieri notte dai bassifondi con lividi sulle braccia e un’andatura traballante in una Buick tutta ammaccata ma vestito che era uno schianto. Provò a vendere il suo cuore alle dure ragazze di Easy Street ma loro gli dissero “Johnny, il tuo è così facilone e tu lo sai che i cuori oggi sono a buon mercato” e i protettori ruotando i loro bastoni dissero“Johnny sei un imbroglione”, allora i protettori ruotando i propri bastoni dissero “Johnny sei un bugiardo”, e dalla penombra giunse la voce di una ragazzina che disse ”Johnny non piangere” (Incident on 57 Street, Bruce Springsteen).
 

Dapprima restò stordito, annichilito  su quella sedia, mentre il caffè si gettava di fuori e la moka prendeva fuoco. Il cuore gli si spappolò in mille pezzettini e una lacrima solitaria scese lentamente lungo il viso. Poi il pianto divenne sommesso, lungo, infinito, liberatorio. Quella canzone fu un vero dono di Dio. Per la prima volta in vita sua non si sentì più un relitto, la strada si era ad un tratto illuminata, capì cosa poteva fare e quel dolore sordo che gli stringeva il petto scomparve. Uscì in fretta e furia e andò in città, comprò quel disco di cui si era appuntato frettolosamente il nome ed il titolo e stette tutto il giorno ad ascoltare quelle canzoni che adesso davano un senso alla sua vita.

Rosa Maria si accorse che c’era qualcosa che non andava. Si avvicinò a Bruno cercando di abbracciarlo. Lui fece un passo indietro per non sentire quel calore che lei riusciva a trasmettergli e che lo inebriava, ma nello stesso tempo ebbe paura che lei si accorgesse di quel segreto che celava in fondo, nel buio del suo cuore. Allora davvero avrebbe perso tutto.

- Non vengo, Rosa- disse, - Non è la mia vita questa, voglio ricominciare, ma in un altro modo, senza inganni, senza bugie. Ti amo e ti amerò per sempre, ma adesso è tempo che io vada, lo devo a me stesso e alla mia famiglia che mi ha tirato su con fatica. Voglio trovare un posto e ricominciare tutto da capo, in modo pulito, non voglio finire ammazzato o in galera, pretendo una possibilità come per tutti gli altri. Sguscerò nell’oscurità e non mi volterò mai indietro finché sarò sparito ed andrò avanti, avanti da solo e c’è la farò. Puoi contarci -.

La strada si ammutolì  le ombre danzarono al chiaro di luna. Avrebbe bevuto volentieri un sorso d’alcool mentre restava da solo in mezzo alla strada dove non c’era più nulla che gli somigliasse un pò. Poi sentì il clacson della macchina si girò, vide Romeo che, seduto dalla parte del passeggero, gli faceva segno di salire. Bruno corse verso l’auto ed era come se corresse verso la vita, l’unica vera amante di tutti noi.

Bartolo Federico 

                                         

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