giovedì 4 ottobre 2012

LE BAMBOLE DI NEW YORK

 LIPSTICK KILLERS




E’’ notte fonda. Johnny Thunders guida, sprofondato sul sedile. Accanto a lui David Johansen, appoggiato al finestrino, guarda la strada. Sui sedili posteriori, Sylain fuma erba mentre Arthur “Killer” Kane dorme con la testa ciondoloni. Billy Murcia gioca col tamburo della pistola. Sono in cinque e vengono dal distretto del Queens, il buco del culo, di New York. La musica nella radio è bassa. Stanno ascoltando il nuovo singolo degli Stones, Brown Sugar: “Zucchero di canna, com’è che sei cosi buono? Zucchero di canna, proprio cosi dovrebbe essere una ragazzina”. Johnny imbocca una stradina. Ma, deve sterzare bruscamente, per non investire un coglione che attraversa. La manovra fa sbattere la testa sul sedile a Killer Kane, che bestemmia e se la prende con Johnny che, a sua volta, lo manda affanculo con voce dura. I pappa, a quest’ora della notte, sono padroni di Manhattan. Sostano, con le loro Chevrolet e aspettano i clienti. Nel frattempo, fingono di parlare con quelle fighe vertiginose che hanno a fianco. E tutti hanno l’aria di chi ha capito come va la vita. Si fanno buoni affari con le puttane, perché tutti gli uomini vanno a puttane. Anche i Presidenti. Il lavoro sporco lo fanno i negri. Tocca a loro spacciare l’eroina. Come al solito pensa David, mentre alza il volume della radio, che trasmette Bitch. ”Mi sento cosi stanco, non riesco a capire. Ho appena finito una dormita di due settimane. Mi sento cosi fatto, cosi confuso, eppure non ho toccato niente da una settimana.” Poi, nel buio, incrocia gli occhi di Johnny ,ma non si dicono nulla. E’ la prima volta che escono dal loro territorio. Sono nati nel sobborgo dei poveri. In qualche modo, hanno cercato di rigare dritto. Ma, se nasci povero, hai un marchio di fabbrica. Non puoi scegliere come vivere. C’è sempre qualcuno, o qualcosa, a renderti la vita difficile. All’angolo, suonano dei blues. L’aria è tersa, e New York è un’immensa vagina. Sylain urla di fermarsi, ha visto l’insegna del club, dove hanno appuntamento. E sull’altro lato della strada, rispetto al loro senso di marcia, Johnny fa un inversione ad U, e torna indietro. Parcheggiano a spina di pesce e scendono dall’auto. Il locale è rettangolare, con il palco in fondo alla sala. All’entrata, il buttafuori, che sembra un lottatore di sumo, li guarda e cerca di mandarli via. Ma Billy usa un argomento convincente. Gli punta, la canna della pistola sul viso, proprio in mezzo agli occhi. Quando entrano al Joe Garage, il Re di New York sta cantando: “Fermo all’angolo la valigia in mano jack indossa il corsetto, Jane il proprio gilè ed io sto in una rock’n’roll band”. Si siedono in silenzio in un angolo ed ordinano da bere. Whiskey, gin e delle lattine di Coca. Hanno appuntamento, con un tizio di cui non ricordano il nome. Li ha visti suonare nel Queens, il giorno di Natale, in un rifugio per senza tetto e gli sono sembrati ok . Sono lì che aspettano. Alle porte del loro sogno.Il cantante sul palco, gira le spalle al pubblico ed attacca una nuova canzone. “Non so proprio dove vado, ma proverò a raggiungere il regno se ci riesco, perché mi sento un vero uomo quando infilo l’ago in vera poi dico che le cose non sono affatto le stesse, quando mi sto godendo la mia pera e mi sento come il figlio di Gesù e ammetto che non so niente e ammetto che non so proprio niente”. Ray arriva con una buona mezz’ora di ritardo. Ed è vestito come Alice Cooper. Il locale è pieno di fumo, che sembra che galleggi sulle loro teste. Hanno preso della benzedrina e scalpitano per la voglia di farsi sentire. Sylain e Johnny sono due chitarristi di puro rock’n’roll, come Keith Richards. Billy e Arthur due potenti stantuffi. David uno straordinario cantante. Billy guarda Ray con occhi strabici e gli chiede perché li ha fatti arrivare fin li. Voglio ingaggiarvi, risponde Ray, posso farvi suonare in tutta la città. Il vostro suono è unico, nessuna band di New York suona come voi. Siete esplosivi. A proposito, chiede Ray: come si chiama la band? I ragazzi si guardano. Ci stiamo pensando, farfuglia Johnny. Ok, fa Ray. Allora venerdì sera suonerete in questo club. Sarà il vostro debutto. Mettono a punto un paio di cose, ascoltando musica e bevendo tutto quello che è possibile. Quando escono dal club è quasi giorno. Billy vomita sulle scarpe di Johnny, mentre salgono in macchina. Ma Johnny non se ne accorge. Partono a zig zag, cantando Good Golly Miss Molly. 

Bartolo Federico














 





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