Ecco, l’altro giorno sulla tranvia c’erano due
tipe di quelle che se la tirano alla ” toccami Ciccio che la mamma non
vuole”, che parlavano tra di loro ed io, che non avevo niente da fare (è
un periodo nero per il mio lavoro ), origliavo i loro discorsi che
andavano da quale modello di macchina era più trendy , al parquet della
stanza da letto, che faceva chic cosi hanno detto,alla tenda da
cambiare. Sapete com’è, non tutti hanno voglia di parlare di chissà cosa
e poi la colpa era mia che stavo li a spiare.
Le due si sentivano
stressate a pensare a tutti i regalini da comprare e da mettere sotto
l’albero, ma il dilemma più grande era quale vestito mettersi per la
notte di San Silvestro. Me l’ero voluta, non c’è che dire. Poi una fa: “
sai io e Giorgio abbiamo deciso di partire dopo le feste, faremo un
viaggio come ai vecchi tempi con il camper come facevano i figli dei fiori.
L’ho letto su “Chi” che è di gran moda, la prima tappa sarà Cortina”.
Fu a quel punto che sobbalzai e mi venne un conato di vomito perché la
linea del tram faceva pena e stavo per cadere di sopra alle tipe che mi
guardarono con fare schifato, quasi fossi un sopravvissuto alla guerra
del Vietnam.
Allora mi tenni stretto al corrimano e alle mie piccole
cose. Era proprio vero: vivevo in un altro mondo con la mia macchina
scassata e quel che restava dei miei capelli lunghi e delle mie utopie.
Dei miei viaggi senza meta, magari lunghi solo 50 km, per ascoltare
qualche cd ( prima le cassette) perché certa musica quando viaggia è
un’altra cosa che sentirla al chiuso di una stanza, davanti a un camino
con un brandy in mano o, ancora peggio, nelle cuffiette di quegli
orribili apparecchi dove ci metti dentro centinaia di canzoni e alla
fine non ci capisci più niente.
Già li sento i progressisti darmi del
nostalgico, che i tempi sono cambiati, che il mondo va avanti, che sono
un reduce di un sogno mai avverato. Vero, tutto vero, ma non mi do per
vinto perché se un emozione è buona una volta sola ed è difficile
replicarla a volte succede, come quando su strade già percorse ho
incontrato i fratelli Felice. Li mi è tornato in mente il Dylan
magnetico di Moonshiner e cosi il miracolo di non sentirmi più solo e
quel senso di appartenenza si è riappropriato di me per qualcosa che
ancora resiste, che tiene duro e che, nonostante tutto, non sono
riusciti a far sparire.
Allora penso che di sbroccati visionari poeti il
mondo è pieno e il mio viaggio ricomincia di nuovo su quelle tracce
magari piene di polvere e ragnatele a cercare di rovesciare le regole di
un mondo che ci vuole tutti uguali. E quando accade non è nostalgia la
mia o quella di tanti altri . No non è nostalgia, ma la consapevolezza che fin quando ci
sarà qualcuno disposto a mettersi in gioco anche solo con se stesso e su
quelle strade selvagge che fioriranno i sogni e le speranze di molti di
noi.
Bartolo Federico
Bravo Bartolo,mi sei piaciuto..e non è la prima volta.E poi "Ciò che non è sulla strada...è una delle frasi preferite del mio preferito.( ci feci un disegno a matita 30 anni fa che regalai ad un amico)e "Mamma!Cicco mi tocca...toccami Cicco" la ripeteva sempre mia madre per farmi ridere...
RispondiEliminache ne pensi di rifarlo quel disegno e metterlo sul blog?anche la mia diceva sempre quella frase.grazie Badit
RispondiEliminaPrima chiederò a lui(che da poco ho rivisto dopo tanto tempo)se me lo presta per scansionarlo ( se non ricordo male lo tiene in un pico-glass),altrimenti lo rifarò..è un disegno a matita del buon Miller già vecchio e seduto su una sedia con la frase scritta sotto o di lato.
EliminaCiao e grazie