L’ultima
luce del giorno se la inghiottì’ un mare che pareva di vetro.
Nell’oscurità che atterrava a rilento cercò una soluzione, intanto che
la luna si impossessava del cielo. In quella città in perenne movimento
nessuno poteva sentirsi al sicuro, neanche lui. Come inseguito da una
melodia irresistibile, si spostava di continuo, nascondendosi con le
altre creature che brulicavano nell’ombra. Accese la radio tenendola a
basso volume. Una pupa al silicone assieme al gorilla del suo boss mi
ha detto che avevo ciò che serve, disse: ”ti accenderò io ragazzo mio
con qualcosa di forte se mi suoni quella canzone dal ritmo funky” (Blinded By The Light - Bruce Springsteen).
Scese
dall’auto e prese a camminare come faceva tutte le notti. Gli piaceva
guardare i marciapiedi e le luci delle vetrine e gli piacevano quelle
solitudini che arrancavano per le strade. Sentì la rivoltella con
l’impugnatura di gomma che gli premeva sullo stomaco. Non si era mai
fidato delle pistole automatiche, aveva paura che si inceppassero.
Sempre solo come un cane bastardo, considerò. Ma i silenzi a volte fanno
un po’ di bene, specie quando i ricordi si induriscono e non hanno più
gusto a pensarli. Tutto in un colpo s’invecchia.”Beh, saltai, girai
in tondo, sputai in aria, caddi in terra. Gli domandai quale fosse la
strada del ritorno a casa. Disse:prendi la destra al lampione vai sempre
dritto finché è notte, e poi, ragazzo, sei solo. (Blinded By The Light - Bruce Springsteen).
Da
bambino con suo padre ci passava un sacco di tempo. Lui amava
raccontargli le storie di quei musicisti del Mississippi che avevano
viaggiato sulle strade impolverate. Storie che conosceva bene, essendo
stato un appassionato di blues, ma anche un bravo chitarrista. Nel
soggiorno seduto, su quel vecchio divano di velluto scolorito, prima gli
cantava qualcosa, poi si accendeva un sigaro e, riempiendosi il
bicchiere di uno strano miscuglio alcolico, con voce bassa prendeva a
parlare. Per lui quei minuti e quelle ore, passati insieme a suo padre,
erano stati momenti preziosi che aveva cancellato dalla mente dopo che
questi morì. Una sera si era addormentato e non si era più risvegliato.
Da allora Rocco con quella pena nel cuore si inasprii e, aspettando
l’occasione che non arriva mai, s’incamminò sulle cattive strade. E
non rimane altro che del sangue dove cade il corpo, cioè niente che si
può vendere, solo cianfrusaglie all’orizzonte, un vero saluto da
bandito. E dissi ”hey ragazzo! Credi che sia olio, è sangue ”mi chiedo a
cosa pensasse quando è incappato in quella tempesta:o era solo sperduto
nel diluvio? (Lost In The Flood - Bruce Springsteen)
Il 12 novembre del 1909 a Houston nel Mississippi nacque Booker Taliaferro Washington White, il primo di cinque fratelli. Bukka,
come fu soprannominato, fu la raffigurazione vivente del dolore. Un
uomo sensibile, lacerato nell’animo dalla vita durissima che condusse.
Le sue vicende umane rispecchiarono in pieno la sua musica. Suonava un
blues feroce, viscerale, capace di strapparti la carne di dosso e
ridurti il cuore a pezzetti. Cantando con voce possente ed emozionale,
ti scuoteva i sensi. Il suo fu il blues della solitudine, della fatica
di vivere, del freddo interiore, di quelle anime che hanno sempre
vissuto nella penombra bluastra del silenzio, agitandosi nell’anticamera
dell’inferno.
Dal
padre John, un manovale delle ferrovie, ma anche musicista part-time,
impara a suonare la chitarra e, nello stesso tempo, un pastore della
chiesa battista gli insegna a cantare. Ma non c’è spazio per la musica,
la pancia è vuota e bisogna lavorare. A 14 anni trova occupazione in una
segheria e si trasferisce da suo zio Alec Johnson, a Grenada. Ma quel
lavoro è davvero troppo duro per un ragazzino anche se ben messo
fisicamente. Così, con la sua chitarra fa fagotto e se ne va via errando
per il Delta del Mississippi, mantenendosi suonando i suoi blues ancora
acerbi. In uno di quei giorni fortunati che ad ogni uomo almeno una
volta il buon Dio concede di avere, incappa in Charlie Patton che lo
prende sotto la sua tutela. Un incontro che al giovane Bukka lascerà un
segno indelebile dentro l’anima e nello stile musicale.”la mia pelle
era come cuoio e il mio sorriso di diamante sembrava quello di un cobra.
Sono nato triste e consunto ma ho bruciato le tappe”. (It’s Hard To Be A Saint In The City - Bruce Springsteen)
Era
invecchiato senza accorgersene. Camminava ogni notte per la città per
rifiatare almeno un po’. In periferia dove era nato, le luci non erano
uguali a quelle del centro. Le ciminiere delle fabbriche avevano scurito
i muri delle case e c‘era melma e puzza di piscio dappertutto. Il
cielo, poi, era grigio come se vi fosse stata applicata una pellicola
che l’offuscava. Si rese conto che lo avevano relegato a vivere in una
grossa fogna, ad annerirsi sotto un sole artificiale. “Ero il re dei vicoli, potevo parlare un po’ sboccato.
Ero il principe dei poveri incoronato là, fra i mendicanti, ero il vero
profeta dei magnaccia, tenevo tutto sotto controllo. Un giocatore da
bassifondi che poteva perdere solo la sua fortuna.” (It’s Hard To Be A Saint In The City - Bruce Springsteen).
Del quartiere era diventato il boss. Con la galera aveva anche
conquistato il rispetto della paura, ma certamente non quello degli
uomini. Gli anni passati dentro quelle quattro mura, però, lo avevano
reciso come il gambo di una rosa, indebolendolo invece di temprarlo. Non
sapeva perché era successo, ma era andata così.
Bukka
White solo con la musica non riesce proprio a sbarcare il lunario, per
cui si vede costretto ad andare a lavorare nei campi di cotone. Ma il
richiamo del blues resta sempre forte dentro di lui e, non appena
possibile, scappa per andare a suonare nelle bettole o nelle feste.
Così, ben presto riprende il cammino. Intorno agli anni trenta arriva a
Memphis dove riesce a farsi apprezzare dalla comunità nera. Qui viene
notato da un figlio di puttana come ce ne sono tanti sparsi per il
mondo, un certo Ralph Limbo, un talent scout che possedeva un negozio di
dischi e che, con la promessa di lauti guadagni, gli fa incidere dei
pezzi per la Victor sotto il nome di Washington White, brani che restano
per lo più inediti. La grande depressione rende la vita difficile a
chiunque e Bukka White deve darsi da fare se non vuol morire di stenti.
Per questo motivo fa i lavori più disparati, dal lattaio allo strillone,
dallo sguattero allo spazzino, fino a diventare un giocatore
professionista di baseball nel campionato di colore e tentando anche una
carriera nel pugilato. Ma il diavolo è girovago e non ti dà il tempo di
fermarsi. Si sposta ad Aberdeen e, finalmente, riesce a liberarsi del
contratto con la Victor che non gli ha fruttato un centesimo. Succede
però che, durante la solita lite, Bukka spara ad un uomo e lo uccide.
Fugge ma viene presto catturato e mandato in prigione. Dopo poco tempo,
tuttavia, riesce a evadere e a rifugiarsi a Chicago dove incide anche
alcuni brani: Shake em on down e Pinebluff Arkansas. Nuovamente
catturato, è condannato a sette anni di lavori forzati e viene inviato
nella peggiore delle galere, la più dura, la più violenta, quella Parchaman Farm in Mississippi, che solo ad evocarne il nome mette terrore.
Giudice dammi la vita stamane a Parchman Farm. Non voglio odiare così,
ma ho lasciato mia moglie nel dolore. Oh, buona moglie, ciò che hai
fatto è tutto andato. Ma spero che un giorno potrai udire il mio canto
solitario. Ascoltate. Non voglio dire nulla di male se volete far bene,
meglio star fuori da Parchman Farm. Cominciamo a lavorare al mattino,
proprio all’alba, fino al tramonto. Questo accade quando il lavoro è
finito, io sto a Parchman Farm, ma vorrei tornare indietro a casa dove
spero un giorno di sopraggiungere. ( Parchman Farm Blues - Bukka White)
Doveva
stare attento alla polizia, non voleva finire nuovamente dentro. Quella
era l’unica cosa che gli faceva davvero paura, non avrebbe resistito
più di un giorno questa volta. Ogni uomo è un anello del mondo, ma lui
cos’era? Forse solo un bersaglio che passeggiava nell’oscuro della
notte. “la notte era buia, ma il marciapiede illuminato e foderato
della luce di vita notturna. Dalla finestra di un appartamento una radio
suonava a pieno volume. Girato l’angolo, tutto ammutoliva
improvvisamente. Entrai così nella decima avenue fuori gioco, la decima
avenue fuori gioco. Sono solo, completamente solo. E tu, ragazzo,
dovresti diventare un personaggio, sono solo, assolutamente solo, e non
riesco ad andare a casa. (Tenth Avenue Freeze Out - Bruce Springsteen).
Si era costruito una reputazione nel peggiore dei modi, con la violenza
e i soprusi, scegliendo la parte sbagliata del mondo. Ma, se non altro,
sapevi chi era. Non come i nostri governanti. Si era rifugiato
nell’oscurità e poteva contare solo su se stesso. Come una bestia feroce
si mimetizzava in modo perfetto, pronto a colpire la sua preda. Ma,
adesso, ondeggiava nella risacca, come una foglia già caduta lentamente
giù da un albero. Adesso aveva occhi che ballavano di nostalgia.
E’ solamente uno l’errore che ho fatto. Restare in Mississippi un giorno di troppo. (Traditional).
La prigione di Parchaman, che è pari ad un campo di concentramento, è
il regno della violenza e della crudeltà. Bukka White ci trascorre due
anni ed è attraverso la musica che riesce in qualche modo a lenire
quelle atroci sofferenze. Si esibisce per gli altri detenuti cantando e
suonando i suoi blues che sono divenuti aspri e durissimi, perché
esprimono tutto il dolore e lo sconforto della sua anima. In quel
periodo registra insieme al musicologo Alan Lomax, inviato nel
terribile penitenziario, alcuni brani per la Biblioteca del Congresso.
Poco dopo quell’evento, viene liberato. Bukka, però, è ferito,
traumatizzato dai suoi spettri che sono la prigionia, l’alcool e
l’ossessione della morte. Adattarsi alla libertà, in queste condizioni
psicologiche, non gli è per niente facile. Mi sento strano, Signore,
credo che morirò. Mi sento strano, Signore, credo che morirò. Beh, non
mi importa di morire, ma non sopporto di dover lasciare i miei bambini
in lacrime. Guardo lassù quel terreno per la sepoltura. Guardo lassù
quel terreno per la sepoltura. Sembra molto solitario, Signore, quando
il sole tramonta.(Fixin’To Die - Bukka White)
Una
brezza che pareva venisse dall’inferno, lo investi in pieno viso mentre
camminava a testa bassa, là in fondo alla notte. Era molto tardi e la
strada era silenziosa come un cimitero. Salì in macchina e il motore al
primo giro di chiave rombò. Accese la radio ed alzò il volume : ”E guido un auto rubata in una notte buia. E dico a me stesso che andrà tutto bene. Ma corro nella notte e viaggio col timore di sparire nell’oscurità. (Stolen Car - Bruce Springsteen).
Si sentiva come se gli avesse fatto schifo, all’esistenza. Non aveva
niente di cui parlare, perché non gli capitava più nulla che lo
interessasse. Avrebbe voluto uscire da quel business, ne aveva
abbastanza di quella vita, ma come fare? Alla fine ne sarebbe valsa la
pena? Se lo chiedeva intanto che l’auto sfilava lenta nelle strade
deserte. Occorreva ritrovare il coraggio perduto, ripartire dalle
stradine laterali. Aveva come la percezione che tutte le cose che aveva
tenuto dentro, per tutto quel tempo, fossero uscite all’improvviso e si
fossero messe tutte insieme a parlargli. Ma, questa volta, voleva capire
fino in fondo quello che avevano da raccontargli.
Dopo
Il servizio militare Bukka White torna a Memphis, dove vive insieme a
un suo secondo cugino un certo Riley B.King (in seguito sarà conosciuto
col nome di B.B. King), il quale apprende molto dalle
vicissitudini umane di quel parente assai sfortunato. Ma, come succede a
tutti i diseredati del mondo, Bukka scompare dalla circolazione. Nel
1963, un appassionato di blues ,il virtuoso chitarrista John Fahey riscopre questo enorme talento. A dirla tutta, l’anno precedente, fu il giovane Bob Dylan,
incidendo Fixin’ To Die Blues nel suo disco d’esordio, a riaprire la
passione per questo dimenticato randagio. Un contratto per la Arhoolie
di Cris Strachwitz e varie esibizioni nei folk club fanno crescere
l’interesse per il suo blues. Ma lui resta un uomo dolorante, la vita lo
ha enormemente devastato e quel terrore profondo per tutto quello che
ha visto e subito è troppo difficile da cancellare. Le sue canzoni
restano un patrimonio per chiunque voglia conoscere l’autenticità del
blues di strada. Canzoni che sono alla pari di quelle di Robert Johnson, Charlie Patton, Tommy Johnson o Blind Willie Mc Tell.
Canzoni dimenticate dai più, che provengono dal profondo del cuore di
un uomo arrivato in cima a tutto quello che di brutto può capitare.
Riscoprirle significa toccare il suo dolore e quello di un intero popolo
esule.
“Ricordati,
Rocco,” concluse suo padre: “quando la tua pena non ti risponde più,
quando si scivola, si sbanda, bisogna ritornare lì dove tutto ha avuto
inizio, dove tutto ricomincia, anche solo per piangere”. Tutti hanno
un segreto, Sonny, qualcosa che non possono affrontare. Alcuni passano
la vita cercando di mantenerlo. Se lo portano dietro a ogni passo che
fanno, finché un giorno lo abbandonano, lo abbandonano o si lasciano
trascinare a fondo, dove nessuno fa domande o ti guarda in faccia troppo
a lungo, nel buio ai margini della città. (Darkness On The Edge Of Town-Bruce Springsteen)
Bartolo Federico
Bukka White - Bruce Springsteen ... liaison mica male...
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