domenica 30 giugno 2013
venerdì 28 giugno 2013
Bobby Whitlock – Where There’s a Will There’s a Way: The ABC-Dunhill Recordings (2013)
- Where There’s a Will
- Song for Paula
- A Game Called Life
- Country Life
- A Day Without Jesus
- Back in My Life Again
- The Scenery Has Slowly Changed
- I’d Rather Live the Straight Life
- The Dreams of a Hobo
- Back Home in England
- Tell the Truth
- Bustin’ My Ass
- Write You a Letter
- Ease Your Pain
- If You Ever
- Hello L.A., Bye Bye Birmingham
- You Came Along
- Think About It
- Satisfied
- Dearest I Wonder
- Start All Over
Tracks 11-21 from Raw Velvet, ABC-Dunhill LP DSX 50131, 1972
giovedì 27 giugno 2013
Bob Dylan - Mama, you been on my mind-
Forse sarà il colore smorzato del sole
che copre l'incrocio al quale sto ritto
O forse è il tempo o qualcosa del genere
ma cara, ti ho pensato
Non voglio crearti problemi, per favore non fraintendermi
e non turbarti
Non mi sto lamentando o dicendo "Non riesco a dimenticarti"
Non cammino avanti e indietro con la testa bassa e curvo ma
tuttavia
cara, ti ho pensato
Anche se la mia mente è confusa ed i miei pensieri
potrebbero esser limitati
Non mi preoccupa sapere dove sei stata nè mi procura dolore
E nemmeno mi importa dove ti sveglierai domattina
ma cara, ti ho pensato
Non ti sto chiedendo di dire parole come "sì" o "no",
ti prego di capirmi, non voglio dirti dove andare
Sto solo sussurrando tra me e me, e non fingo
di non saperlo
cara, ti ho pensato
Quando ti svegli al mattino, bimba, guarda nel tuo specchio
Sai che non sarò vicino a te, sai che non sarò con te
Sarei solo curioso di sapere se ti vedi chiara
come qualcuno che ti ha pensato
martedì 25 giugno 2013
lunedì 24 giugno 2013
The Kruger Brothers – Remembering Doc Watson (2013)
Tracks:
1. Singing My Trouble Away
2. Little Sadie
3. Corrina, Corrina
4. Trouble In Mind
5. Tom Dooley
6. Pallet on Your Floor
7. Streamlined Cannonball
8. Windy and Warm
9. Freight Train
10. John Henry
11. What Does the Deep Sea Say
12. Hang Me, Oh Hang Me
13. I Still Miss Someone
14. Shady Grove
2. Little Sadie
3. Corrina, Corrina
4. Trouble In Mind
5. Tom Dooley
6. Pallet on Your Floor
7. Streamlined Cannonball
8. Windy and Warm
9. Freight Train
10. John Henry
11. What Does the Deep Sea Say
12. Hang Me, Oh Hang Me
13. I Still Miss Someone
14. Shady Grove
venerdì 21 giugno 2013
giovedì 20 giugno 2013
lunedì 17 giugno 2013
sabato 15 giugno 2013
mercoledì 12 giugno 2013
Il Fiume Nero
Sono
come una pietra che cadendo lungo il pendio di una cima rotola, rotola e non sa
più come fare per fermarsi, a cosa appigliarsi, per non finire a sbattere. Accade
quando la vita ti costringe in un modo o nell’altro a guardare dalla parte
opposta a quella in cui stai camminando. O quando qualcuno o qualcosa butta giù
quel muro che ti oscurava la visuale. Allora sei costretto ad uscire dagli
sgabuzzini segreti dove ti sei bellamente rifugiato e a guardare in faccia dritto
negli occhi i tuoi fallimenti. A me è bastato un bacio nel buio della notte sul
labbro sinistro, per andare in malora e sentire il mio corpo tremare molle ogni
volta che il cuore batteva. In un piccolo bagaglio ho chiuso tutto quello che è
rimasto della mia vita. Ci ho messo dentro le mie angosce, i miei odi, le mie
speranze e, forse, anche qualcos’altro. Poi mi sono infilato nella notte che è
da sempre la mia amante preferita e me ne sono andato via attraverso quei
cortiletti bui senza luna. Lì, in fondo ai miei blues.
Bimba, son solo uno di quei vagabondi Sto vagabondando da nemmeno io so quando Quando sarà notte me ne sarò di nuovo andato ” (Bound To Loose Bound To Win-Bob Dylan)
Bimba, son solo uno di quei vagabondi Sto vagabondando da nemmeno io so quando Quando sarà notte me ne sarò di nuovo andato ” (Bound To Loose Bound To Win-Bob Dylan)
E’ di notte che la vita vibra a rallentatore e
l’esistenza ci divora. E’ di notte che si sussurrano le confidenze e si diventa
teneri e romantici. Ma tutto questo non mi accade più da molto tempo ormai. Può
darsi che abbia perso quella parte di me e che tutte le voglie, a furia di
ristrettezze, mi sono passate in un botto. Ed è inutile che io mi affanni a cercare
i dettagli non li troverei neanche a stanarli con il lanternino. Lì come sono
sparpagliati in fondo ai miei blues.
Nell’umidità della notte una puzza di piscio acidulo
mi attraversa il naso. Mi passo una mano sul viso come per cancellare ogni traccia
di me, come per mettere una pausa ai miei pensieri. Non piove più e un
venticello si è alzato sulla città. Le profezie che cerco, me lo ripeto, sono
lì, in fondo ai miei blues. E’ solo dentro le canzoni che soffiano le risposte.
Bisogna semplicemente aspettarle e loro, come per incanto, arrivano imprevedibili,
violente,ciniche e, alle volte, anche sensuali. Succede pure quando si è
prigionieri dell’angoscia che agguanta e svilisce scaraventandoci nella mediocrità.
Quelle parole, però, sono fragili come vetro ,e una volta catturate, bisogna
tenersele strette al cuore, cullarle come si fa con un amante nella notte. Sul
far del mattino, il freddo che si è piazzato
dentro di noi, per un po’ andrà via.
Da quanto, da quanto tempo è partito il treno della sera? da quanto, da quanto bambina mia, da quanto? (How Long Blues-Leroy Carr)
Da quanto, da quanto tempo è partito il treno della sera? da quanto, da quanto bambina mia, da quanto? (How Long Blues-Leroy Carr)

Non riesco ad esser più buono come prima. Non ci riesco, bimba, perché il mondo è diventato ingiusto, dolcezza. Preparami la valigia, dammi il cappello non chiedere di me, bimba, perché non tornerò.” (World Gone Wrong - tradizionale- arrangiato da Bob Dylan)

Visioni di Billie Holiday in bianco e nero.
Lady Day entra in un bar, cammina lentamente con lo sguardo rivolto a terra e si dirige verso lo sgabello che è lì, fermo come se la stesse aspettando. Quando ci si siede, lo fa con una grazia che lascia tutto il pubblico di stucco. A quel punto Lester Young si avvicina e si mette al suo fianco. Lady Day ha i capelli attorcigliati in un garbato chignon. Alza lievemente il capo e la band inizia a suonare. Alle prime note degli ottoni una piccolissima smorfia gli contrae il labbro sinistro. Adesso, sempre lentamente, gira gli occhi che sembrano immensi specchi neri e osserva un punto indefinito della sala. Poi cade in trance e inizia a cantare Fine and Mellow. La notte e i graffi che la pioggia lascia sui vetri si specchiano sul suo viso. Lì, in fondo ai suoi blues.
Dopo che gli applausi erano finiti e la gente se n’era andata. Scendeva le scale del bar e usciva verso l’albergo che lei chiamava casa. Aveva muri verdastri e il bagno nel corridoio. E dissi no, no, no oh, Lady Day. (Lady Day-Lou Reed)

Quando l'ultima rosa dell'estate mi pungerà il dito ed il caldo sole mi farà gelare fino alle ossa. Quando non riuscirò più a sentire la canzone E non riuscirò a distinguere il mio cuscino da una pietra. Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e canterò una canzone da solo. Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e sognerò un sogno tutto da solo”.(Black Muddy River-Robert Hunter)
Mi ha tolto tutto quel bacio sul labbro
sinistro, tutto quel che avevo. Ma è stato un raggio di sole in un mare di
merda. Lì, in fondo ai miei blues.
Bartolo
Federico
venerdì 7 giugno 2013
Viaggiatori Nella Notte.
L’aria sapeva di
temporale. Camminavo di sbieco con le mani nel soprabito, attraversando
la notte. Guardai l’orologio Erano le due passate da un quarto. Il cuore
mi batteva come fosse un motore ingolfato e gorgogliava nostalgie
brucianti. In qualche modo, ognuno di noi si porta appresso le proprie
menzogne, riflettei, senza le quali è impossibile tirare avanti. Ma
bisogna saper mentire, e non tutti sono in grado di farlo. Matilda non
c’era mai riuscita. Lo compresi subito, dalla prima sera che uscimmo
insieme. I suoi occhi erano di un azzurro cielo, che ci si poteva
specchiare. Occhi troppo puliti per avere imparato a dire bugie. Accesi
una sigaretta di controvoglia , tirai una boccata e la gettai via.
Specchiandomi nella vetrina di un negozio di articoli da regalo, notai
che avevo la faccia greve e dolente, la faccia di un blues. In fondo, le
nostre falsità ci fanno sopportare anche quelle degli altri, seguitai a
pensare. E mi sentii come un mucchio d’avanzi, gettati via dopo il
cenone di capodanno. Cavalieri nella tempesta/Cavalieri nella
tempesta/nati in questa casa/ buttati in questo mondo/ come cani senza
un osso/ come attori senza la parte (Riders On The Storm -Jim Morrison).

Stavo in silenzio, seduto sulla poltrona, ascoltando la pioggia che crepitava sul vetro e The Boatmnan’s Call di Nick Cave.
Mi assopii. Avevo sempre lavorato come operaio in una fabbrica di
profilati d’alluminio, impiegato alla fusione. In quella fabbrica avevo
conosciuto Matilda. Il mio amore. Era un addetta alle pulizie. Quando la
vidi la prima volta, dentro quella salopette celeste di una taglia più
grande, aveva i capelli raccolti dentro una cuffia bianca e armeggiava
con scope e strofinacci, mi sembrò stupenda. Come lo era d’altronde. E
mi tremarono le gambe, quando mi accorsi che mi osservava con interesse.
Ora, ti amerò /Finché dal paradiso non pioverà più/ ti amerò finché le stelle non sprofonderanno dal cielo/ Per te e per me. (Touch me di J. Morrison).
Anna mi svegliò delicatamente, toccandomi la spalla. Possedeva una
copia delle chiavi di casa che gli aveva dato Matilda e che io le avevo
lasciato. Tutto era tale e quale a quel giorno in cui se ne era andata.
Anche gli oggetti sui mobili di casa erano nella stessa posizione di
quando c’era lei. Aprii gli occhi mostrandole un sorriso stinto. Vieni a mangiare Al - mi borbottò - si fredda tutto.
Era il mio angelo custode. Poco prima di cedere al sonno, una paura
tremenda mi aveva invaso. Poi la sentii respirare e ascoltai la sua
voce, la vidi alzata davanti a me. Tutto era ritornato… li in un attimo.
Nella casa dell'amore /Io conosco il sogno/Di cui vai sognando/Io
conosco la parola /Che spasimi per udire /Io conosco la più profonda e
segreta delle tue paure (The Spy – J. Morrison).
Cenammo,
ascoltando il notiziario delle 19.30. Aveva preparato una zuppa di ceci
con i crostini di pane e del purè di patate. Mentre mangiavamo, mi
schernì con tenerezza , provando a tenermi alto il morale. Come avrei
fatto senza di lei, mi chiesi, restituendole un sorriso dolce. Mi
aiutava perfino con l’affitto di casa quando non c’è la facevo a pagare.
Tra un boccone e l’altro mi raccontò che avevano arrestato un ragazzo,
perché aveva preso una barretta di cioccolata in un supermercato. Il
personale lo aveva inseguito e consegnato alla polizia. Solo serpi che strisciano si comportano in questo modo. Gliela avrei pagata io quella barretta –
disse - se fossi stata lì. E anche adesso, se servisse a qualcosa. Non
c’è più umanità nella gente, siamo l’uno contro l’altro, pronti a
scannarci, ad ammazzarci, per un nonnulla. In un paese dove la cancrena è
nello Stato, dove tutti razziano, dove si commettono crimini terribili,
dove sciacalli internazionali ci succhiano il sangue, dove si spezzano
le vite di milioni di persone, riducendole sul lastrico economico e
morale. In un paese dove nessuno ha mai pagato per le stragi commesse,
devi mandar giù che un ragazzo venga condannato a due anni di carcere
per una simile stupidaggine. Mi chiedo Al, ma che razza di giudici
abbiamo, se non hanno provato nessuna vergogna, ad emettere questa
sentenza?. Se non hanno provato nessun disagio a guardare i loro figli
in faccia, la sera. E’ un paese che merita solo l’indulgenza del
disprezzo - affermò. E lo disse con rabbia, quasi gridando. Per
quanto mi riguardava, da un bel po’avevo smesso di credere alla
giustizia degli uomini e anche a quella divina. Questa e' la fine/
bellissima amica /Questa e' la fine/ Mia unica amica/ la fine/dei nostri
piani elaborati/ la fine di ogni cosa stabilita/ la fine/ né salvezza o
sorpresa/ la fine... (The End. - J Morrison)
Bisogna che vi arrangiate!
- ci avevano detto i capi dell’azienda. Le classi dirigenti e i mafiosi
usano gli stessi metodi per liquidarti. Sacchi d’immondizia da gettare
in qualsiasi momento. Questo eravamo. La nostra vita non contava un
cazzo. I loro numeri parlavano chiaro. Era più conveniente spostare la
produzione in Cina, dove il lavoro non viene pagato come dovrebbe
essere. Dove i più elementari diritti umani vengono calpestati e nessuno
fa nulla. Anzi, si fa finta di non vedere. Perché il grasso cola. Quel
giorno ci contestarono quasi di esistere. La globalizzazione, il
liberismo, la concorrenza, l’euro; di tutto questo ne avremmo tratto
solo benefici. Saremmo cresciuti economicamente, diventati competitivi,
questo andavano blaterando i politici, nei loro dibattiti televisivi,
sorretti da giornalisti ed economisti, pagati per assecondarli. C’era un
odore nauseabondo, che mi perforava le narici. Il piano era chiaro, ci
volevano rendere ancora più servili, cosi proni ai loro comandi, da
accettare qualunque decisione avessero preso a riguardo delle nostre
vite. Avevano pensato a salvare le banche, con i loro bilanci fittizi e
le loro schifezze perpetrate a scapito di tutti noi, le uniche
responsabili di questo dolore collettivo. Aziende con un evasione
fiscale che avrebbe risanato l’intera economia. Ma dubito che in quelle
stanze gli agenti del fisco sarebbero andati a verificare. Piuttosto, lo
Stato aveva trovato il modo di raggranellare il denaro per
rimpinguargli gratuitamente le casse. Stavano rendendo il lavoro un
illusione, un miraggio che, se e quando lo ottenevi, era facilissimo
ricattarti. La solita storia dei ricchi contro i poveri, ma questa
partita si stava giocando con una crudeltà senza pari. Mai fidarsi degli
uomini, è come farsi uccidere. I servi hanno il potere/ gli uomini
cane e le loro meschine donne/Tirano su povere coperte/I nostri
marinai/Sono stanco delle facce austere/che mi fissano dalla tv/
Torre/ci voglio delle rose dentro (The Severed Garden - J.Morrison)
Ci
sarebbero voluti i poeti al potere. Forse, gli unici in grado di ridare
una nuova anima al mondo. Nonostante tutto, avevo provato a reagire
allo sconforto, mi ero dato da fare. Finito il periodo di cassa
integrazione e di lotta, per tentare di riprendermi il posto perso,
cercai di svolgere qualsiasi mansione. Accettavo tutto quello che mi si
proponeva. Guardiano notturno nei cantieri edili, imbianchino, autista,
anche piccoli lavoretti a servizio di chiunque mi pagasse la giornata.
Cercavo di andare avanti,al contrario di Matilda, che dopo il
licenziamento era precipitata nella notte più nera. Si era distaccata da
tutto e da tutti, non riusciva a reagire a quello stato di cose. Era
finita per inghiottirsi dentro se stessa, ogni giorno di più. Il suo fu
un viaggio spaventoso nelle tenebre. Mi versai un whisky e accesi una
sigaretta. Il buio si era insediato nella stanza. Per non restare da
solo, cercai il suo disco preferito, Closing Time di un giovanissimo Tom Waits, allora scombussolato di romanticismo. La puntina si poggiò frusciando: Una
ninnananna alla mia piccola, non piangere tesoro. Ci sono gocce di
rugiada sulla finestra, caramelle di gelatina nei tuoi pensieri. Stai
scivolando nel mondo dei sogni mentre reclini, lentamente il capo
(Midnight Lullabay). Mi alzai dalla poltrona per prendere il
posacenere. Lo feci lentamente, molto lentamente, per paura che andassi
del tutto in frantumi.
Mentre
il cielo diventava color rame, quella città mi sembrò un posto non
peggiore di altri. Entrai in un bar qualsiasi e mi sedetti sullo
sgabello vicino al banco. La cameriera mi accolse con un sorriso opaco e
senza quei formalismi del cazzo che mi mettevano a disagio. La osservai
mentre preparava il mio Johnny Walker etichetta nera. Era bella, ma di
quella bellezza artificiale. Troppo perfetta, per uno come me. Quando mi
passò il whisky e si mise a parlottare del più e del meno, mi sembrò
più vera di come mi era apparsa di primo acchito. Un altro viaggiatore
della notte, rassomigliante a Jena Plissken, prese posto accanto a me. Mi scrutò con occhi vitrei e ordinò un bourbon liscio. Lo
sai il giorno distrugge la notte. La notte divide il giorno. Ho provato
a correre. Ho provato a nascondermi. Fatti strada verso l'altro lato (Break On Through - J. Morrison)
A ricordo di Jim Morrison, Re Lucertola.
giovedì 6 giugno 2013
L'Ultima Foglia
Guardò la strada mentre le note di “Animal Skin”
avvolgevano la notte che dilagando si era presa la parte migliore di
lui. Poi la pioggia pian pano aveva fatto il resto. Anche se non aveva
mai avuto grandi bisogni e conduceva una vita modesta si era reso conto
che non aveva fatto bene i conti con questo mondo che gli chiedeva di
continuo un cambio di passo. In piena corsa, magari in affanno, qualcuno
ad un tratto batteva il tempo e allora tutti dietro come impazziti a
rincorrere non si sa cosa. Non c’è l’aveva fatta più a reggere quel
ritmo, cosi quando credeva di avere tutto in pugno, poco a poco, era
precipitato. Certo, non è che fin lì avesse combinato grandi cose, di
sicuro non aveva cambiato il corso dell’umanità con una nuova scoperta
scientifica, non aveva fatto nulla di memorabile se non tentare di
essere se stesso, di vivere secondo la sua morale e i suoi principi. Non
era mai andato a bussare alle porte di quelli che contano. Aveva
cercato di farcela da solo, ma si era illuso, il prezzo che pagava per
questa libertà che si era preso era altissimo. Nessuno ama i cani
sciolti, specie quelli che ringhiano.
Era
sempre stato una persona complessa, rigorosa, ma credibile e generosa
con chiunque incontrasse. Sulla strada percorsa aveva imparato che gli
uomini non erano affatto così buoni come pensava. Bastava comunque non
dare troppa corda a nessuno. C’era voluto del tempo per capirlo, nel
frattempo gli era toccato cambiare e indossare una catafratta di
protezione per non finire miseramente accoppato. Ora non era più sicuro
di nulla, neanche che questo stratagemma funzionasse davvero. La paura
aveva preso il soppravvento e si sentiva disarmato, le sue barriere si
erano indebolite, non aveva più le idee tanto chiare. Di certo aveva
bisogno di soldi, ma non così tanti, solo quel giusto che gli avrebbe
consentito una vita dignitosa. Si aprì una birra ed era chiaro che non
poteva continuare ad innaffiare le sue disgrazie, doveva in qualche modo
trovare una via d’uscita. Ma quella notte di sicuro non aveva di meglio
da fare.

Si
finisce sempre per attaccarsi alla vita e alle sue molteplici
sfumature, ma bisogna essere fortunati, o non troppo sfortunati, a
seconda dei casi, per restare sempre sobri. Dopo sette anni di silenzio,
da Real Gone, Waits era riapparso al mondo con il suo blues
schiacciato a caldo sul ferro battuto e inzuppato in quell’umanità di
derelitti che questo mondo cerca in tutti i modi di ignorare. Poetico e
polveroso come quelle vecchie scatole ammucchiate in cantina, cantato
come solo lui può. Tom Waits è sempre stato un puro, un visionario, uno
che non ha mai ceduto di un passo alle lusinghe del mercato
discografico, anche quando questo gli avrebbe fatto ponti d’oro. Rifiutò
l’offerta di salire le scale della celebrità realizzando un capolavoro
sotterraneo come Swordfishtrombones che egli stesso definii “il diario di un delirio”.
Testardo come un mulo ha sempre fatto quello che riteneva più giusto,
anche sbagliando, ma restando sempre leale a se stesso e al suo
pubblico. Bad as me sembra un greatest hits delle sue mille facce
musicali, e lui ci mette tutto il cuore e l’amore possibile per fare
sembrare queste canzoni nuove di zecca. Le torce e le sbrindella, ma
nello stesso tempo le rende meno ostiche che in passato, le veste di
quei suoni che lo hanno reso unico e che provengono direttamente da quel
blues centenario che ha nel sottofondo il rumore della strada e delle
monete che i passanti facevano cadere nel bicchiere di latta dei
bluesman.


Gli
uomini del blues sono stati sempre in bilico tra i richiami dello
spirito e quelli della carne. Niente di meglio poteva trovare in giro
per questo sporco lavoro se non un altro ribelle del rock, quel Keith
Richards che con la sua chitarra ritmica e la voce sbilenca sembra che
esca direttamente da una sua canzone. “Sei la punta della lancia, il
chiodo della croce, la mosca nella mia birra, la chiave che ho perso, la
lettera di Gesù scritta sul muro del bagno/ la madre superiore vestita
solo con un reggiseno/ Sei cattivo, sei della mia stessa razza. (Bad As Me). I due avevano già lavorato insieme sin dai tempi dello straordinario Rain Dogs. Allora Waits ebbe a dire di Richards “Stavo
per buttare via Union Square, ero deciso a chiamare l’uomo delle
pulizie, quel pezzo era trito e ritrito. Qualcuno però diceva che aveva
qualcosa di interessante. Diavolo dicevo, non ha un bel niente. Poi
arrivò lui.” Dire che c’è idillio tra loro e dire poco, tanto che Tom omaggia Richards e Jagger nell’ironica Satisfied, R&B che sembra provenire dall’indimenticato “Heartattack and Vine”. «Prima di andarmene e morire, avrò soddisfazione/ Sarò soddisfatto/ E adesso, signori Jagger e Richards, mi gratterò dove mi prude». Poi incrociano le due voci nell’acustica Last Leaf, una canzone che è tra le cose migliori di questa raccolta. “Sono l'ultima foglia sull'albero l'autunno ha preso il resto. Ma non mi prenderanno. (Last Leaf)

Intanto che il blues bruciante di Chicago e l’armonica di Charlie Musselwhite,
percuotevano le pareti della cassa acustica, si staccò dalla finestra.
Era ora di andare, di lasciarsi alle spalle tutto il marcio, di non
chiedersi più perché, ma Pay me catturò ancora la sua attenzione.
Quella triste ninnananna dal cuore infinito gli parve che stesse
parlando di lui e dei suoi amici che erano rimasti a vagare nella notte
in cerca delle proprie tracce che la pioggia aveva cancellato per
sempre. “… ho cucito un pizzico di fortuna in un lembo del mio abito..”(Pay Me).
Era quello che ci voleva, solo un po’ di fortuna. Lei era sempre stata
orgogliosa di lui e continuava ad esserlo. Lo guardava da chissà quanto
tempo dal ciglio della porta con la faccia appiccicata al vetro. Le fece
tenerezza vederlo immerso nei suoi pensieri. Quando lui si giro i loro
sguardi si intrecciarono,lei gli sorrise e si avvicinò e con un lieve,
lievissimo bacio gli sfiorò le labbra. “Ray ha detto accidenti a te. E
qualcuno ha rotto la mia macchina fotografica. Ed è stato Capodanno. E
tutti abbiamo cominciato a cantare.”(New Year’s Eve)
Bartolo Federico
Iscriviti a:
Post (Atom)