venerdì 7 giugno 2013

Viaggiatori Nella Notte.




L’aria sapeva di temporale. Camminavo di sbieco con le mani nel soprabito, attraversando la notte. Guardai l’orologio Erano le due passate da un quarto. Il cuore mi batteva come fosse un motore ingolfato e gorgogliava nostalgie brucianti. In qualche modo, ognuno di noi si porta appresso le proprie menzogne, riflettei, senza le quali è impossibile tirare avanti. Ma bisogna saper mentire, e non tutti sono in grado di farlo. Matilda non c’era mai riuscita. Lo compresi subito, dalla prima sera che uscimmo insieme. I suoi occhi erano di un azzurro cielo, che ci si poteva specchiare. Occhi troppo puliti per avere imparato a dire bugie. Accesi una sigaretta di controvoglia , tirai una boccata e la gettai via. Specchiandomi nella vetrina di un negozio di articoli da regalo, notai che avevo la faccia greve e dolente, la faccia di un blues. In fondo, le nostre falsità ci fanno sopportare anche quelle degli altri, seguitai a pensare. E mi sentii come un mucchio d’avanzi, gettati via dopo il cenone di capodanno. Cavalieri nella tempesta/Cavalieri nella tempesta/nati in questa casa/ buttati in questo mondo/ come cani senza un osso/ come attori senza la parte (Riders On The Storm -Jim Morrison).

Non c’è niente di gratuito in questo mondo, neanche la pietà. Alla fine è sempre la nostalgia che ci permette di restare in piedi, che ci rapina i sentimenti, che fa scattare quella molla e ci salva dalla tempesta. Anche quando pensiamo di esserci liberati per sempre da quella cosa che ci faceva penare, non sappiamo mai se lei ha lasciato noi. Pioveva sempre. Accidenti. Il vento sferzò la pioggia strizzandola. A che serviva prendersela con gli altri, è sempre con noi stessi che dobbiamo fare i conti. Come nodi che vengono al pettine, abbiamo tutti qualcosa da regolare. Camminavo lento, con la sottile percezione di aver inseguito le cose sbagliate. E quella notte non ebbe fine. Sono sempre stato il miglior nemico di me stesso. Nulla da invidiare a nessuno, per questo. Ho commesso un errore dopo l’altro, ho abbassato la guardia e mi sono fatto fottere dalle circostanze. Erano le quattro e tre quarti della notte. Quando sei strano i volti vengono fuori dalla pioggia. Quando sei strano nessuno ricorda il tuo nome (People Are Strange. Jim Morrison). Attraversai la strada, nel momento esatto in cui un’auto sfrecciò veloce e mi schizzò del fango sul soprabito. Al market aperto 24 ore su 24, comprai un giornale, latte e biscotti in offerta speciale. Nel distributore automatico presi le sigarette e un accendino. Dovevo smettere di fumare. Con quello che costavano e con il poco denaro che guadagnavo dovevo pensare solo ai bisogni primari. A conservarmi. Dopo tutto, non è che abbia mai avuto grandi pretese, anche quando frequentavo l’altra vita, quando avevo un lavoro stabile. Adesso, a furia di scagliare colpi alla cieca, mi sentivo vuoto e senza prospettive. Avevo perso tutte le forze, ero inerte. Ma dovevo pur esistere.

Anna, la mia vicina di casa, mi udii armeggiare con le chiavi nella porta e si affacciò sull’ammezzato. Tutto bene Al? - mi chiese con tono materno. Anna era un ex maestra elementare, vedova da molti anni. Non aveva figli e nessuno che la andasse a trovare. Viveva della sua pensione e della reversibilità del marito. Con molta discrezione, da quando Matilda se ne era andata, si prendeva cura di me. Lo faceva senza essere mai invadente, con una gentilezza e un amore che, ormai, sono merce rara a trovare. Si ,sono stato in giro a guardare la notte - le risposi in tono malinconico - a misurare il tempo che passa. Mi avvicinai e le diedi un bacio sulla fronte. Lei mi accarezzò il viso con la mano ossuta e mi sussurrò nell’orecchio: Ero in pensiero, scusami Al. Entrai in casa, attraversai il piccolo corridoio e mi diressi verso la finestra. Tirai la tenda, guardai giù in strada ed accesi a basso volume lo stereo. Intanto che mi preparavo una tazza di caffèlatte, sentii la pioggia cadere sulla grondaia. Lo bevvi, inzuppandoci i biscotti. Giù, giù lungo la sponda del mare./Ci andiamo davvero vicino/ Ci andiamo davvero ad attaccare/Bimba stanotte ci andiamo ad annegare. /Andremo giù giù giù. (Moonlight Drive- Jim Morrison).

Stavo in silenzio, seduto sulla poltrona, ascoltando la pioggia che crepitava sul vetro e The Boatmnan’s Call di Nick Cave. Mi assopii. Avevo sempre lavorato come operaio in una fabbrica di profilati d’alluminio, impiegato alla fusione. In quella fabbrica avevo conosciuto Matilda. Il mio amore. Era un addetta alle pulizie. Quando la vidi la prima volta, dentro quella salopette celeste di una taglia più grande, aveva i capelli raccolti dentro una cuffia bianca e armeggiava con scope e strofinacci, mi sembrò stupenda. Come lo era d’altronde. E mi tremarono le gambe, quando mi accorsi che mi osservava con interesse. Ora, ti amerò /Finché dal paradiso non pioverà più/ ti amerò finché le stelle non sprofonderanno dal cielo/ Per te e per me. (Touch me di J. Morrison). Anna mi svegliò delicatamente, toccandomi la spalla. Possedeva una copia delle chiavi di casa che gli aveva dato Matilda e che io le avevo lasciato. Tutto era tale e quale a quel giorno in cui se ne era andata. Anche gli oggetti sui mobili di casa erano nella stessa posizione di quando c’era lei. Aprii gli occhi mostrandole un sorriso stinto. Vieni a mangiare Al - mi borbottò - si fredda tutto. Era il mio angelo custode. Poco prima di cedere al sonno, una paura tremenda mi aveva invaso. Poi la sentii respirare e ascoltai la sua voce, la vidi alzata davanti a me. Tutto era ritornato… li in un attimo. Nella casa dell'amore /Io conosco il sogno/Di cui vai sognando/Io conosco la parola /Che spasimi per udire /Io conosco la più profonda e segreta delle tue paure (The Spy – J. Morrison).

Cenammo, ascoltando il notiziario delle 19.30. Aveva preparato una zuppa di ceci con i crostini di pane e del purè di patate. Mentre mangiavamo, mi schernì con tenerezza , provando a tenermi alto il morale. Come avrei fatto senza di lei, mi chiesi, restituendole un sorriso dolce. Mi aiutava perfino con l’affitto di casa quando non c’è la facevo a pagare. Tra un boccone e l’altro mi raccontò che avevano arrestato un ragazzo, perché aveva preso una barretta di cioccolata in un supermercato. Il personale lo aveva inseguito e consegnato alla polizia. Solo serpi che strisciano si comportano in questo modo. Gliela avrei pagata io quella barretta – disse - se fossi stata lì. E anche adesso, se servisse a qualcosa. Non c’è più umanità nella gente, siamo l’uno contro l’altro, pronti a scannarci, ad ammazzarci, per un nonnulla. In un paese dove la cancrena è nello Stato, dove tutti razziano, dove si commettono crimini terribili, dove sciacalli internazionali ci succhiano il sangue, dove si spezzano le vite di milioni di persone, riducendole sul lastrico economico e morale. In un paese dove nessuno ha mai pagato per le stragi commesse, devi mandar giù che un ragazzo venga condannato a due anni di carcere per una simile stupidaggine. Mi chiedo Al, ma che razza di giudici abbiamo, se non hanno provato nessuna vergogna, ad emettere questa sentenza?. Se non hanno provato nessun disagio a guardare i loro figli in faccia, la sera. E’ un paese che merita solo l’indulgenza del disprezzo - affermò. E lo disse con rabbia, quasi gridando. Per quanto mi riguardava, da un bel po’avevo smesso di credere alla giustizia degli uomini e anche a quella divina. Questa e' la fine/ bellissima amica /Questa e' la fine/ Mia unica amica/ la fine/dei nostri piani elaborati/ la fine di ogni cosa stabilita/ la fine/ né salvezza o sorpresa/ la fine... (The End. - J Morrison)

Bisogna che vi arrangiate! - ci avevano detto i capi dell’azienda. Le classi dirigenti e i mafiosi usano gli stessi metodi per liquidarti. Sacchi d’immondizia da gettare in qualsiasi momento. Questo eravamo. La nostra vita non contava un cazzo. I loro numeri parlavano chiaro. Era più conveniente spostare la produzione in Cina, dove il lavoro non viene pagato come dovrebbe essere. Dove i più elementari diritti umani vengono calpestati e nessuno fa nulla. Anzi, si fa finta di non vedere. Perché il grasso cola. Quel giorno ci contestarono quasi di esistere. La globalizzazione, il liberismo, la concorrenza, l’euro; di tutto questo ne avremmo tratto solo benefici. Saremmo cresciuti economicamente, diventati competitivi, questo andavano blaterando i politici, nei loro dibattiti televisivi, sorretti da giornalisti ed economisti, pagati per assecondarli. C’era un odore nauseabondo, che mi perforava le narici. Il piano era chiaro, ci volevano rendere ancora più servili, cosi proni ai loro comandi, da accettare qualunque decisione avessero preso a riguardo delle nostre vite. Avevano pensato a salvare le banche, con i loro bilanci fittizi e le loro schifezze perpetrate a scapito di tutti noi, le uniche responsabili di questo dolore collettivo. Aziende con un evasione fiscale che avrebbe risanato l’intera economia. Ma dubito che in quelle stanze gli agenti del fisco sarebbero andati a verificare. Piuttosto, lo Stato aveva trovato il modo di raggranellare il denaro per rimpinguargli gratuitamente le casse. Stavano rendendo il lavoro un illusione, un miraggio che, se e quando lo ottenevi, era facilissimo ricattarti. La solita storia dei ricchi contro i poveri, ma questa partita si stava giocando con una crudeltà senza pari. Mai fidarsi degli uomini, è come farsi uccidere. I servi hanno il potere/ gli uomini cane e le loro meschine donne/Tirano su povere coperte/I nostri marinai/Sono stanco delle facce austere/che mi fissano dalla tv/ Torre/ci voglio delle rose dentro (The Severed Garden - J.Morrison)

Ci sarebbero voluti i poeti al potere. Forse, gli unici in grado di ridare una nuova anima al mondo. Nonostante tutto, avevo provato a reagire allo sconforto, mi ero dato da fare. Finito il periodo di cassa integrazione e di lotta, per tentare di riprendermi il posto perso, cercai di svolgere qualsiasi mansione. Accettavo tutto quello che mi si proponeva. Guardiano notturno nei cantieri edili, imbianchino, autista, anche piccoli lavoretti a servizio di chiunque mi pagasse la giornata. Cercavo di andare avanti,al contrario di Matilda, che dopo il licenziamento era precipitata nella notte più nera. Si era distaccata da tutto e da tutti, non riusciva a reagire a quello stato di cose. Era finita per inghiottirsi dentro se stessa, ogni giorno di più. Il suo fu un viaggio spaventoso nelle tenebre. Mi versai un whisky e accesi una sigaretta. Il buio si era insediato nella stanza. Per non restare da solo, cercai il suo disco preferito, Closing Time di un giovanissimo Tom Waits, allora scombussolato di romanticismo. La puntina si poggiò frusciando: Una ninnananna alla mia piccola, non piangere tesoro. Ci sono gocce di rugiada sulla finestra, caramelle di gelatina nei tuoi pensieri. Stai scivolando nel mondo dei sogni mentre reclini, lentamente il capo (Midnight Lullabay). Mi alzai dalla poltrona per prendere il posacenere. Lo feci lentamente, molto lentamente, per paura che andassi del tutto in frantumi.

Mentre il cielo diventava color rame, quella città mi sembrò un posto non peggiore di altri. Entrai in un bar qualsiasi e mi sedetti sullo sgabello vicino al banco. La cameriera mi accolse con un sorriso opaco e senza quei formalismi del cazzo che mi mettevano a disagio. La osservai mentre preparava il mio Johnny Walker etichetta nera. Era bella, ma di quella bellezza artificiale. Troppo perfetta, per uno come me. Quando mi passò il whisky e si mise a parlottare del più e del meno, mi sembrò più vera di come mi era apparsa di primo acchito. Un altro viaggiatore della notte, rassomigliante a Jena Plissken, prese posto accanto a me. Mi scrutò con occhi vitrei e ordinò un bourbon liscio. Lo sai il giorno distrugge la notte. La notte divide il giorno. Ho provato a correre. Ho provato a nascondermi. Fatti strada verso l'altro lato (Break On Through - J. Morrison)

Erano tre anni che non stavo più con una donna. Da quando Matilda si era ammalata. Da quando diceva che voleva addormentarsi, per non svegliarsi più. Allora non provai mai a forzarla, e pensandoci adesso, probabilmente sbagliai. Forse lei non si era sentita più desiderata, ma io l’amavo con tutto me stesso e avevo solo paura di ferirla, di farle del male. A volte, non sai mai qual è la cosa giusta da fare. Uscii dal bar e presi a camminare senza meta per la città. Era solo un modo per non impazzire del tutto. Non riuscivo a dormire e, per seminare i miei spettri, vagare nell’ombra era diventato quasi un obbligo. Le volte che mi capitava di non aver voglia di muovermi, restavo chiuso in casa. Mi accadeva di chiamarla ad alta voce e continuare a farlo pensando che lei mi rispondesse. Ma i morti non parlano. Reami di felicità, reami di luce. Qualcuno è nato per vivere benissimo. Qualcuno è nato per stare in delizia. Qualcuno è nato per una notte senza fine.. (The End of the night - J. Morrison). Quella mattina risvegliatomi, misi sul fornello la macchina del caffè e aspettai che venisse fuori. Lo versai in due tazze e ancora fumante ne portai una a Matilda, che sonnecchiava raggomitolata nel letto. La baciai tra i capelli come facevo sempre, lei scoperchiò le coperte e mi abbracciò. Fu un abbraccio inconsueto, forte e lungo. Ma solo dopo mi resi conto che non lo aveva mai fatto in passato. Prima che tu diventi incosciente. Vorrei un altro bacio Un'altra possibilità di grande felicità. Un altro bacio, un altro bacio. I giorni sono luminosi e pieni di dolore. Prendimi nella tua sottile pioggia (The Crystal Ship – J. Morrison).

Anna mi attese tutto il giorno sotto il portone d’ingresso. E non permise a nessuno di avvicinarsi e neanche di contattarmi al telefono. Quando mi vide svoltare l’angolo del palazzo, mi venne incontro. Non ci fu bisogno che dicesse nulla, lessi tutto in quello sguardo perso nel vuoto, in quell’abbraccio senza fine che mi diede. Se ne era andata per sempre, ingerendo barbiturici. Così è la vita. E’ così che tutto finisce! Anna aveva suonato alla porta, senza ottenere risposta. Suonò ancora una volta. Niente. Alla fine, apri con la chiave e la trovò riversa sul letto. Dal controllo che fecero gli inquirenti non risultò che avesse lasciato alcun biglietto per spiegare il suo gesto. A quel punto la mia guerra era terminata. Perché, finchè lottiamo, ci aggrappiamo alla speranza; dopo si penetra sgomenti dentro al buio. Nel nulla più assoluto. Yeah, vieni/ Quando la musica é finita/ Quando la musica é finita,/ Spegni le luci /spegni le luci(When The Music’s Over – J. Morrison). Qualcuno mi consigliò di lasciare quella casa, ma non l’ascoltai. Era l’unico modo per sentirla ancora viva, per continuare a parlarle, per seguitare ad amarla. Il cielo si punteggiò di stelle. Attraversai la notte, prima con passi lenti, poi sempre più spediti. Un viaggiatore solitario si spinge sempre più lontano. Ma fino a dove si può arrivare? Dove bisogna che si fermi? Nessuno lo sa con precisione. Entrai in casa che erano quasi le cinque della stessa notte, il giorno dopo. Mentre ululavo alla luna, nella semioscurità avevo notato due ragazzi che camminavano abbracciati, come Dylan e Susan Rotolo, nella foto di copertina di The Freewheelin. Le era sempre piaciuto quello scatto, sosteneva che noi assomigliassimo a quei due. Abbassai le palpebre che quasi mi s’incenerirono e mi venne un capogiro che dovetti appoggiarmi alla parete. Quando mi scollai, il cuore prese a battermi in maniera inaudita e iniziai a sudare freddo. Nel chiaroscuro del salottino, strinsi quell’ellepì e mi avvicinai alla finestra. Scostai la tenda, una bava di luce penetrò. Tirai fuori il disco e un foglietto cadde a terra. Lo raccolsi e, con le mani che mi tremavano, lessi quell’ultimo brandello di vita: Sei l’essenza di tutti i miei sogni, Al. Ti amo. Come un’altra, voglia Dio, possa amarti. Matilda.



A ricordo di Jim Morrison, Re Lucertola.


Bartolo Federico

2 commenti:

  1. Queste righe sono un invito a seguire questo viaggiatore della notte, o meglio della notte dell'animo umano. In quella 'notte senza fine' alla ricerca di quella pace che nulla può più dare, nemmeno l'alba di un nuovo giorno. E il re Lucertola che di tanto in tanto illumina la strada con la sua poesia è il tocco in più a un libro che a mio avviso ha tanto da dare a tanti viaggiatori silenziosi.

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