sabato 22 agosto 2015

Quando La Musica Finisce

Accendi il mio fuoco baby, accendi il mio fuoco, continuava a cantare Jim Morrison mentre me ne stavo riverso sul divano. L’orologio a muro camminava imperterrito, e mi sentivo infelice. Mi versai nella tazza della pessima vodka comprata in offerta al supermercato, andai in camera e mi buttai sul letto. Non avevo voglia di fare nulla. Sapete come vanno le cose alle volte. Uno si annoia, si rompe i coglioni, e per un nonnulla prende a urlare. Anche la mia nuova ragazza si era rotta del mio pessimo carattere, ed era scappata con il primo che aveva trovato. Who Do You Love… urlava disperato Jim Morrison. Porca miseria! Che cazzo avevo fatto per essere così riprovevole? Me lo chiesi proprio quando lurlo brutale e disperato di When The Musics Over sovrastò i miei cattivi pensieri, che per la paura si rintanarono nel loro buco nero. Nel 1991 andai al cinema per vedere il film The Doors del regista Oliver Stone. Ero animato da buoni propositi, ma tornai a casa con un senso d’angoscia profondo. Stone si era limitato a mostrarmi un gruppo di alcolisti e drogati, sovraccaricando le gesta da ribelle senza causa di Morrison, aveva lasciato che la musica fosse solo un semplice sottofondo. Eppure quel suono scarno, ipnotico, spesso improvvisato sorretto dalle tastiere di Ray Manzarek ,dalla batteria pulsante di John Densmore ,dalla chitarra blues di Roby Krieger, e dalla voce profonda del visionario Jim, avevano lasciato un segno profondo nel rock’n’roll, e anche dentro di me. Quel film non era quello che avrei voluto vedere. La sua visione non si associava alla mia esperienza con il gruppo. La loro musica e poesia, si poesia, avevano avuto un grande peso sulla mia persona. Il rock non era solo un divertimento, era anche qualcos’altro. Uno stile di vita, uno sbarramento a quello che non avrei mai voluto essere. E non mi andava per niente di diventare un tossico rincoglionito, con gli occhi sbarrati, e il cervello in fumo. Che era la sola possibilità che mi offriva la sua versione. Stone con quel film tagliò il traguardo da vincitore. Fu acclamato dalla critica e dal pubblico. Ma non sempre questi hanno ragione. Che se ne andassero all’inferno, lui e i suoi miliardi di dollari. Io ci avevo le mie piccole verità, che tenevo nascoste gelosamente. Avevo persino elaborato un sistema di protezione mentale per difendermi da quegli attacchi. La musica era l’unica cosa oscura che volevo esplorare, e che riconoscevo come mia. L’avrei difesa con le unghie e con i denti, da chi voleva liquidarla come fosse solo un fenomeno da baraccone. Dovevo imparare a non essere troppo sgarbato con gli stronzi. Una cosa su cui sto ancora lavorando. Ma quando la musica finisce. Beh! Voi lo sapete già. Tutto torna come prima.


Ero in alto mare, mentre in mutande e senza maglietta, mi aggiravo come un fantasma per casa. Una sfilza di bollette arretrate giaceva inerme sul tavolo del soggiorno. Mi sentivo stranito, senza forze, e mi comportavo da irresponsabile. Ma mi ero stufato di lottare contro un mondo d’idioti, di sciupare i miei giorni in cerca di un profitto per vivere. Volevo starmene a bere, e sentire musica come da ragazzo, quando avevo il controllo del mio tempo. Non facevo del male a nessuno, dopotutto. Chi lo dice che questa vita che gioco forza uno conduce, è la migliore. Forse è stato il nostro premier? Uno che sorridendo ce lo mette  in quel posto. A sentire la sua propaganda con lo Jobs Act ha creato nuovi posti di lavoro, e ha stabilizzato una marea di precari. Con la riforma del senato avremo finalmente una democrazia compiuta, e un governo che decide. C’è di che avere paura. Il Corriere, la Repubblica, ripetono che siamo in buone mani. Ma a vedere i vari Chicco Testa, Maggioni, Alfano, Lorenzin, e tutti quelli del Pd, mi vengono i brividi. Figuri che non si accorgono neppure che una banda di criminali, fa il funerale al proprio boss, come fosse un grosso grasso matrimonio. C’era persino un elicottero che lanciava petali di rose sul feretro. A sentir loro, nessuno ne sapeva niente. Questo è ancora peggiore. Pensa se fossero stati quelli di Isis, che lanciavano bombe. Neanche le nostre solerti forze dell’ordine, sempre pronte a picchiare ragazzi e operai, hanno detto a questa gente: ma che cazzo fate, chi cazzo vi credete di essere. Nemmeno un piccolo spintone gli hanno dato, un semplice calcio nel sedere, neppure un buffetto sulla guancia. Niente di niente. Anche il papa ci deve qualche spiegazione. Ora prono bis. Che vita meravigliosa è questa. Invidio i barboni che se ne stanno per strada a bere vino, e a fumare. Il resto non conta. Ovvio, tranne la musica.


Il bar Porta Messina era a trecento metri dalla stazione ferroviaria, e vicino al porto. Una fauna variopinta di disperati affollava i locali ogni notte. Operai, anziani lasciati da soli, pazzi, borsaioli, prostitute scosciate e mezze nude, magnaccia, scommettitori di corse clandestine di cavalli, saltimbanco, marinai e ferrovieri. Camionisti, e qualche malavitoso di mezza tacca. Tra urla, risate, colpi di tosse, fiumi di birra, e pestoni sui piedi, mi sembrava di vivere le canzoni che ascoltavo. Ci andavo quasi ogni sera, in quel locale che era la copia esatta della copertina dell’album Nighthawks At The Dinner di Tom Waits. Un doppio album live dal suono jazzato, uscito nel 1975. Non appena finivo la mia trasmissione radiofonica, mi fiondavo con il mio vespone 125 ad ascoltare quelle storie di disperazione, abbandono, e desolazione, che mi facevano capire molte cose di me. Dopo un po’ conobbi quasi tutti i clienti abituali, ed era facile che tirassi fino all’alba. A qual tempo però, era una cosa che mi potevo permettere. Ho messo American V: Hundred Highways di Johnny Cash, faccio scorrere l’acqua e m’infilo sotto la doccia. Una notte che c’era anche Sal ed ero abbastanza brillo, presi a narrare la storia di Big Joe Phanton 309. Questa canzone scritta da Red Sovine narra di un autostoppista che tornando a casa, si ritrova fermo a un bivio sotto una pioggia battente. Preso dallo sconforto, giunge in suo aiuto un autotrasportatore, che sta transitando da quelle parti. Dopo aver guidato tutta la notte, Big Joe lascia l’autostoppista a una fermata d’autobus, regalandogli pure dei soldi per una tazza di caffè. Una volta dentro il bar, l’uomo racconta a tutti di quel camionista. Ma il cameriere gli dice che era stato beneficiato di un passaggio del Fantasma 39. Dieci anni prima Big Joe aveva sterzato per non investire uno scuolabus pieno di bambini, ed era morto nello schianto. Adesso tornava ogni qualvolta una persona era in difficoltà. Nel bar i presenti presero a fissarmi. Qualcuno infilò una moneta nel jukebox, cosi ci fu anche un po’ di musica. Mi toccò distogliere lo sguardo dai loro occhi, e fissare il soffitto. Sollevai il mio bicchiere e lo scolai in un fiato. La vita quel giorno mi sembrò migliore.


E’ il mese di agosto ma piove a dirotto. Continuano a piacermi gli Husker Du, i Social Distorsion, Doc Watson, ma anche i Fletwood Mac di Rumors.  Nel buio della mia stanza, mi sono sempre lasciato coccolare dalle melodie di questo grande disco Non c’è nulla di cui vergognarsi. Non si può sempre avere a che fare con i propri tormenti, i propri incubi. Alle volte quando l’aria è tiepida, e ti senti leggero come il vento, queste canzoni sono un toccasana. Ho guidato chilometri con queste note, ci ho fatto l’amore, ho pianto, ho riso, e mi hanno sempre colto di sorpresa. E non mi sorprende che anche uno come Warren Haynes In Ashes &Dust il suo nuovo album, che è un capolavoro, riprenda Gold Dust Woman insieme a Grace Potter. Ho tolto l’orologio dal muro, tanto non c’è niente da vincere. Quando lo capiremo, vivremo tutti più rilassati. Ripercorrendo le strade del passato, mi sono accorto di quante stronzate ho combinato, quante porte ho sbattuto sul naso, quanti dispiaceri ho causato. Il tempo mi ha insegnato a non illudermi. E allora mi rimangono solo quegli occhi da cane bastardo, che sono un segno di dignità, in un mondo che ha smesso di vergognarsi.


Bartolo Federico

5 commenti:

  1. Il film di Stone non coglie l’essenza dei Doors. Tutti loro sono ridotti a macchiette senza spessore.

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    1. Da allora ho tagliato i ponti con Stone. Non so nemmeno che cosa abbia fatto in seguito.

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  2. Condivido pienamente il giudizio sul film di Stone, ma anche (e soprattutto) tutto il resto...
    Qui ce la mettono in culo con il sorriso sulle labbra e pare che ci piaccia pure (a quasi tutti perlomeno). Questo "irresistibile" mix tra incompetenza, malafede, idiozia, cervelli sgonfi, cazzate e ascendente Troika ipnotizza le masse che è una meraviglia. C beviamo e digeriamo tutto anche il funerale del boss come se niente fosse.
    Ma la merda resta sempre merda, anche se ha un aspetto trendy,

    Un abbraccio, fratello.
    Ora mi ascolto Rumors anch'io...riesci sempre a stuzzicare i timpani con le tue storie. Le tue parole diventano immagini in movimento.

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    1. Non ne usciamo più' da questa merda. Guarda il greco, il paraculo, cosa è stato capace di fare. Era tutto organizzato, anche il referendum. Non trovo altra spiegazione a questa ipocrisia. Sul nostro governo stendiamo solo veli pietosi. In 209 hanno comprato una pagina sul corriere per sostenere il cazzaro. chi sono? banchieri, massoni, avvocati, manager, imprenditori,ecc.. non c'è da dire altro. Ciao bro,un abbraccio anche a te.

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  3. Si, il greco parakulis aveva ingannato anche me...e pensare che gli avevo dedicato anche un post. Non ci si può fidare più di nessuno. Non parliamo poi dei giornali e giornaletti italiani e dei sostenitori "disinteressati" dell'ebete.
    Siamo a cavallo
    Ciao bro'

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