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Nell’anno 1976, Keith Relf cantante
e fondatore del gruppo degli Yardbirds, è morto fulminato dalla corrente,
mentre provava a casa sua una nuova chitarra elettrica. Tommy Bolin chitarrista
che aveva sostituito Ritch Blackmore nei Deep Purple, moriva all’Hotel Newport
di Miami in Florida, poco dopo un concerto. La causa è da addebitare a un
cocktail di droghe e alcool. Aveva 25 anni.
Anche se ci sentiamo come un guscio silenzioso e vuoto, quello è il momento in cui bisogna parlare con l’anima. È l’anima non è responsabile di nulla. La musica serve per comunicare. Il rock’n’roll è nato per questo. Per fare incontrare tutti quei disadattati che girano solitari per il mondo. È per loro che si è messo a nudo e ha manifestato la sua rabbia, la sua integrità, la sua passione, la sua fragilità. Il rock appartiene alla gente. È l’ancora di salvezza, prima del possibile naufragio. Dobbiamo liberarci di tutte queste etichette che gli mettono sopra, e anche di certi pseudo musicisti, che si credono intelligenti e visionari. Squallidi figuri. È pericoloso non meravigliarsi più di nulla. Dobbiamo continuare a fare resistenza. La musica è tutto quello che ci resta. La nostra energia vitale. Se non altro lei non ti giudica mai. La musica deve continuare a viaggiare, infettarsi, mescolarsi, e ricordarci che chiunque può salire su un palco, se ha qualcosa da dire. Chiunque. Mentre il frigo rumoreggia, posso contare su quelle cose che ho conservato nella nebbia e nel silenzio di me stesso. Le ho custodite per quei momenti in cui non voglio essere visto da nessuno. I tempi cambiano ma non sono sicuro neanche di questo. Patti Smith vide i Television esibirsi il 3 febbraio 1974 al Townhouse Theatre di New York, e definì quell’esperienza indimenticabile. Il loro disco d’esordio Marquee Moon del 1977 è un album introspettivo e inquieto. Un manifesto di quegli anni in cui la musica perlustrava altre strade, e nessuno cercava di soffocarla. Raccoglie dentro di se l’anima di quelli che sono fuggiti lungo tragitti secondari con il cuore pulsante, e le mani tremanti. Hanno un’aria matura queste canzoni, come se qualcosa di perfetto fosse sceso all’improvviso su questa terra. Qualcosa che è rimasta per sempre anche quando la luce si è spenta. Musica suonata per sottrazione, ossuta ed efficace. Non ci sono fronzoli, assoli riempitivi, e pose da star. E la musica non si perde mai dentro se stessa. Avevo solo quattordici anni allora, ma dischi così belli non ne ho più sentito. Sto pensando troppo e sono così confuso cantava Jonathan Richman nel 1998, in un album prodotto da Rick Ocasek dei Cars.
Anche se ci sentiamo come un guscio silenzioso e vuoto, quello è il momento in cui bisogna parlare con l’anima. È l’anima non è responsabile di nulla. La musica serve per comunicare. Il rock’n’roll è nato per questo. Per fare incontrare tutti quei disadattati che girano solitari per il mondo. È per loro che si è messo a nudo e ha manifestato la sua rabbia, la sua integrità, la sua passione, la sua fragilità. Il rock appartiene alla gente. È l’ancora di salvezza, prima del possibile naufragio. Dobbiamo liberarci di tutte queste etichette che gli mettono sopra, e anche di certi pseudo musicisti, che si credono intelligenti e visionari. Squallidi figuri. È pericoloso non meravigliarsi più di nulla. Dobbiamo continuare a fare resistenza. La musica è tutto quello che ci resta. La nostra energia vitale. Se non altro lei non ti giudica mai. La musica deve continuare a viaggiare, infettarsi, mescolarsi, e ricordarci che chiunque può salire su un palco, se ha qualcosa da dire. Chiunque. Mentre il frigo rumoreggia, posso contare su quelle cose che ho conservato nella nebbia e nel silenzio di me stesso. Le ho custodite per quei momenti in cui non voglio essere visto da nessuno. I tempi cambiano ma non sono sicuro neanche di questo. Patti Smith vide i Television esibirsi il 3 febbraio 1974 al Townhouse Theatre di New York, e definì quell’esperienza indimenticabile. Il loro disco d’esordio Marquee Moon del 1977 è un album introspettivo e inquieto. Un manifesto di quegli anni in cui la musica perlustrava altre strade, e nessuno cercava di soffocarla. Raccoglie dentro di se l’anima di quelli che sono fuggiti lungo tragitti secondari con il cuore pulsante, e le mani tremanti. Hanno un’aria matura queste canzoni, come se qualcosa di perfetto fosse sceso all’improvviso su questa terra. Qualcosa che è rimasta per sempre anche quando la luce si è spenta. Musica suonata per sottrazione, ossuta ed efficace. Non ci sono fronzoli, assoli riempitivi, e pose da star. E la musica non si perde mai dentro se stessa. Avevo solo quattordici anni allora, ma dischi così belli non ne ho più sentito. Sto pensando troppo e sono così confuso cantava Jonathan Richman nel 1998, in un album prodotto da Rick Ocasek dei Cars.
Siamo stati troppo accondiscendenti con chi tiene le redini del
gioco. Ci siamo fatti infinocchiare dalle loro bugie, per poi sentirci soli di
fronte alle nostre piccole verità. Tutti vogliono fare soldi, anche con il
rock’n’roll, potete crederci. E come una vecchia troia lui batte il tempo, solo
per il bisogno di sorprenderci, di salvarsi, e di andare contro qualsiasi
discriminazione. La musica deve rimanere libera di brancolare nel buio, di
contorcersi, perdere l’equilibrio, cadere e rialzarsi. Il rock deve continuare
a sopravvivere. In un modo o nell’altro. Quando mi svegliai la luce fuori era
ancora grigia, e la stanza silenziosa. Il mio cane mi ha visto muovermi e
battendo la coda si è avvicinato, leccandomi il viso. Mi sono alzato e ho messo
la caffettiera sul fuoco. Dopo ho acceso lo stereo, e ho fatto partire una
canzone che mi era tornata in mente nella notte. Frankie Teardrops dei Suicide.
Dalla finestra adesso entrava un pallidissimo sole. Frankie lacrimevole.
Frankie ventenne. È sposato e ha un bambino.
E
ha un lavoro in una fabbrica.
Lavora
dalle sette alle cinque.
Lo
fa per sopravvivere. Beh, bravo Frankie
Frankie Frankie.
Ma
Frankie non ce la fa
,
perché la situazione sta facendosi troppo dura.
Frankie non riesce a fare abbastanza soldi. Non riesce a comprare
abbastanza cibo.
E
Frankie sta per essere sfrattato. Oh, bravo Frankie
Oh,
Frankie, Frankie
Oh, Frankie, Frankie
Frankie
è così disperato. Sta per uccidere sua moglie e i suoi figli.
Frankie
sta per uccidere suo figlio.
Frankie
ha impugnato una pistola.
L'ha puntata verso il bambino di sei mesi nella culla.
Oh
Frankie
(urla)
Frankie sta guardando sua moglie. Le ha sparato
(urla)"Oh
cosa ho fatto? "
Bravo
Frankie Frankie lacrimevole.
Frankie
si è puntato la pistola alla testa.
(urla).
Frankie è morto. (urla). Frankie giace all’inferno. (urla). Siamo tutti
Frankie. Giacciamo tutti all’inferno. (urla)
S’incontrarono a New York nel 1971 al Project un locale d’avanguardia culturale, Alan Vega e Martin Rev. Il primo è uno scultore, il secondo un musicista jazz. Il rock’n’roll che è musica che abbatte ogni barriera, fece il miracolo di metterli insieme. Volevano fare una rivoluzione quei due, mettere gli uni di fronte agli altri. Cantavano la paura della guerra, le psicosi della vita quotidiana, le nevrosi, e la rabbia. Con un sintetizzatore, un piano, e un organo suonati da Rev, e il canto spettrale e schizzato di Vega. Il duo esordisce nel 1977 con un disco che è il più triste dei dischi punk di quel periodo. Frankie Teardrops è una sorta di Sister Ray dei Velvet Underground, un pezzo angosciante che parla di un operaio che spara alla moglie e al suo bambino, prima di uccidersi. Finalmente la “pop art” guardava la classe operaia, e quelli che avrebbero voluto una vita meno domestica. Gente pronta a scappare da qualunque parte del mondo, se non avesse avuto una fifa da morire. Senza chitarra e batteria quest’esordio resta a mio parere il più futuristico, il più folle, dei dischi, che ho sentito e amato. La vita è come un frammento di luce che finisce per oscurarsi in fondo alla notte. E questa vita in qualche modo, c’è la stanno rapinando con un tempo triste, che fa disgusto, anche a starsene fuori a trotterellare per strada. Sembra una lenta agonia. Ma non si può continuare a giocare con le carte degli altri, perché sono sempre truccate. Bisogna trovare un modo per sopravvivere. Dobbiamo cominciare a dare peso alla nostra esistenza. Ci sono cose cui solo noi possiamo rispondere. Bisogna ricominciare a cercare quella luce. Bisogna ricominciare a sognare. In un modo o nell’altro.
S’incontrarono a New York nel 1971 al Project un locale d’avanguardia culturale, Alan Vega e Martin Rev. Il primo è uno scultore, il secondo un musicista jazz. Il rock’n’roll che è musica che abbatte ogni barriera, fece il miracolo di metterli insieme. Volevano fare una rivoluzione quei due, mettere gli uni di fronte agli altri. Cantavano la paura della guerra, le psicosi della vita quotidiana, le nevrosi, e la rabbia. Con un sintetizzatore, un piano, e un organo suonati da Rev, e il canto spettrale e schizzato di Vega. Il duo esordisce nel 1977 con un disco che è il più triste dei dischi punk di quel periodo. Frankie Teardrops è una sorta di Sister Ray dei Velvet Underground, un pezzo angosciante che parla di un operaio che spara alla moglie e al suo bambino, prima di uccidersi. Finalmente la “pop art” guardava la classe operaia, e quelli che avrebbero voluto una vita meno domestica. Gente pronta a scappare da qualunque parte del mondo, se non avesse avuto una fifa da morire. Senza chitarra e batteria quest’esordio resta a mio parere il più futuristico, il più folle, dei dischi, che ho sentito e amato. La vita è come un frammento di luce che finisce per oscurarsi in fondo alla notte. E questa vita in qualche modo, c’è la stanno rapinando con un tempo triste, che fa disgusto, anche a starsene fuori a trotterellare per strada. Sembra una lenta agonia. Ma non si può continuare a giocare con le carte degli altri, perché sono sempre truccate. Bisogna trovare un modo per sopravvivere. Dobbiamo cominciare a dare peso alla nostra esistenza. Ci sono cose cui solo noi possiamo rispondere. Bisogna ricominciare a cercare quella luce. Bisogna ricominciare a sognare. In un modo o nell’altro.
Bartolo Federico
Non occorre alcun commento. Basta solo leggere quello che proponi e col sottofondo giusto (Willie Nile d'annata). Colgo l'occasione per inviarti sentiti e fraterni auguri di Buon Natale e di un fine anno di pace e serenità.
RispondiEliminaGrazie Gaetano, per il tuo apprezzamento. Auguri anche a te, un abbraccio di cuore.
RispondiElimina..bisogna ricominciare a sognare..già.
RispondiEliminaCarissimi auguri di buone feste!
Ciao Hyde,è sempre più dura la vita. Almeno per alcuni. Un abbraccio.
RispondiEliminasi, è vero...
EliminaIo non ho mai smesso di sognare anche se è sempre più dura . Auguro a tutti che questo periodo di festa sia pieno di cose che vi piace fare , ciao
Eliminaun abbraccio affettuoso, anche a te. ciao Anto.
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