Short People got no reasonShort People got no reasonShort People got no reasonTo liveThey got little handsLittle eyesThey walk aroundTellin' great big liesThey got little nosesAnd tiny little teethThey wear platform shoesOn their nasty little feetWell, I don't want no Short PeopleDon't want no Short PeopleDon't want no Short People`Round hereShort People are just the sameAs you and I(A Fool Such As I)All men are brothersUntil the day they die(It's A Wonderful World) Short People got nobodyShort People got nobodyShort People got nobodyTo loveThey got little baby legsThat stand so lowYou got to pick 'em upJust to say helloThey got little carsThat go beep, beep, beepThey got little voicesGoin' peep, peep, peepThey got grubby little fingersAnd dirty little mindsThey're gonna get you every timeWell, I don't want no Short PeopleDon't want no Short PeopleDon't want no Short People'Round here
mercoledì 15 giugno 2011
Piccoli Criminali- in edizione tascabile-
sabato 11 giugno 2011
Bollettino Delle emozioni 2 (al bar da Gino)
Ora vi racconto….
-Pronto chi è?
-Sono Tony- rispose con voce raffinata e calma il poeta -che fai stai dormendo?-
Che per come lo disse mi sembrò che mi stesse a prendere per il culo. Allora stetti al gioco.
-No, ero davanti alla tele che mi facevo le seghe- gli risposi assonnato ma lesto. -Dimmi Tony, come mai mi chiami a quest’ora? Forse la tua nuova ganza non ti ha lasciato scopare ed hai voglia di raccontarmi le tue pene d’amore, oppure non riesci a dormire ed hai pensato di sderinarmi i coglioni, o hai voglia di parlarle con mia zia Amalia. vuoi che te la passi? Vuoi che ti faccia adottare, vuoi uscire con lei per una cena o un tette a tette? Dimmi pure proseguii acido.
-No, no- fece lui -niente di tutto questo. E’ che ho appena scritto una poesia e ti volevo recitare i versi.
A quel punto nel bel mezzo della notte feci un rutto che per quanto era forte svegliai tutto il vicinato e corsi pure il rischio di morire soffocato, che se non era che gli volevo un bene della Madonna gli avrei staccato la cornetta in faccia e poi i suoi ciliegi con la pinza.
-Ah, mi vuoi recitare i versi- esclamai sarcastico, quasi gridando -Domani al bar da Gino non andava bene o dopodomani o fra una settimana, no eh! Alle due della notte devi recitarmi questi cazzo di versi.
-Sai Bart com’è quando mi prende quest’urgenza creativa- disse imperturbabile.
-No non lo so com’è.
E facendo il finto tonto continuò: -Ti ricordi quel libro che mi regalasti di Borges? Beh ormai è fisso sul mio comò ed ogni sera prima di dormire me lo leggo e lo rileggo, alle volte mi ispira il cuore, la mente e anche l’organo.
-Ok Tony risparmiami i dettagli- feci ,sbadigliando che quasi le mandibole non si richiudevano più -E leggimi sti cazzo di versi.
Con una voce impostata, alla Carmelo Bene, il poeta prese a declamare quella poesia che poi era bella assai, sentita e ispirata. Ma per ripicca quella sera non glielo dissi.
“Quale luce poteva ancora ferire quelle liquide fessure che il tempo scolorì fino a spegnere, memori di se stesse e del loro infinito viaggiare nell’umano sapere e nell’inaudita memoria, comandate e comandanti tra il genio e la penna? Luis, Jorge, padre saggio e paziente, dove sei governi pur oggi l’emozione terribile, ma la mano mi tendi,- Oh! Adesso sei solo! - perché di ogni buio il solo che temesti fu quello che t’accecò di morte”. (Il genio e la penna - di Tony Lo Presti -) “
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Ma ecco che il mal di stomaco aumenta esageratamente, e non è colpa del nuovo batterio tedesco, diventa addirittura più violento, tanto che devo stringere le gambe per i dolori addominali leggendo le dichiarazioni che quell’ipocrita della signora Marcegaglia presidente degli industriali italiani ha rilasciato. La tipa ha il coraggio di asserire che vincendo il SI per il referendum sull’acqua il paese torna indietro di 20 anni. Nessuno prova più vergogna a parlare, ma proprio nessuno! Questo paese lo hanno mortificato, lei e i suoi colleghi, prima applaudendo ed acclamando il “Reuccio di Arcore” ,poi delocalizzando la produzione manifatturiera all’estero con la scusa che il costo del lavoro in Italia era insostenibile. Hanno licenziato migliaia di lavoratori, maestranze preparate e competenti, hanno ridotto il paese alla fame e gonfiato i loro conti in Svizzera creando precariato e disoccupazione solo per una questione di profitti, di altissimi profitti. Hanno immesso sul mercato prodotti scadenti, di bassissima qualità, che tutti noi paghiamo a carissimo prezzo e che hanno ulteriormente gonfiato i loro conti correnti. Adesso si accorgono che la produzione è ferma, che l’Italia industriale (ancora esiste l’Italia industriale) per sviluppo è dietro l’India e la Corea Del Sud. E vuoi vedere che la colpa è di quelli che vanno a votare per il referendum, della Fiom, degli operai, del rock’n’roll, dei cassintegrati, dei precari, dei giovani ricercatori, di chi ancora si fa un mazzo a 800/1000 euro al mese, quando gli va bene, sopportando le loro ingiustizie le loro meschinità, le loro cazzate per cercare di dare un futuro a questo paese e a se stessi. E sono sempre più avviliti e demoralizzati. E’ sempre colpa degli altri, ormai lo abbiamo imparato molto bene questo motivetto, non scordiamoci che anche la sinistra ci ha messo del suo perché tutto ciò accadesse.
Ho davvero bisogno di un paio di buone birre ghiacciate per togliermi quest’amaro che mi è salito in bocca tutto ad un tratto e anche di quella pioggia che Robert de Niro sperava che arrivasse in “Taxi Driver” per ripulire dall’immondizia queste strade. Quando arrivo al bar da Gino, Tony sta giocando a carambola con Ciccio Juke-box e tra un tiro e l’altro parlano dei referendum. Per la prima volta li vedo andare d’amore e d’accordo su qualcosa, ovvero votare “SI” per i quattro quesiti referendari. Tony è veramente ispirato tanto che ad un bel momento, sarà stata la birra che si è ingollato, sale sulla sedia e inizia a parlare.
-Ragazzi- fà rivolto a tutti i presenti che si girano verso di lui -Bisogna imparare a combattere, a non mollare, anche quando davanti è tutto buio, non dobbiamo arrenderci perché è quello che loro sperano, lo si capisce dai discorsi che fanno, dai loro sorrisi, da quelle facce di plastica che mettono in campo, dobbiamo imparare a combattere anche per niente, ne va della nostra stessa vita, della nostra dignità. Andiamo a votare, e se non vi sentite motivati dai quesiti, andate solo perché loro non vogliono che ci andiate.
E fu a quel punto che anche il vecchio Peppe Briscola, U Baruni, Mezza Cicca, l’Americanu, Nino Muddica, u Vasa Vasa, Mimmo U Pulici, si alzarono in piedi ad applaudire, e il bar si trasformò in uno stadio, come per un gol dell’Italia ai mondiali di calcio (ma senza il nazifascista Buffon che, toccato nel suo mondo dorato, asserisce che l’Italia è sempre quella di piazzale Loreto. Cartellino rosso e squalifica a vita). Tutti ad abbracciarci.
-Tutti a bere, tanto questo giro offro io- grida Gino e tutti d’accordo che questa è l’ora buona per farci sentire una volta per tutte. Alla salute.
Quando uscimmo dal bar era mezzanotte passata, l’indomani era domenica e potevamo tirar tardi. Con Tony ci allungammo lentamente verso casa abbracciati dalle nostre ombre. Avevo con me i due cd che voleva doppiare e che mi aveva chiesto la sera prima al telefono. Con molta fatica glieli passai pregandolo di far presto.“Prodigal Son At the Main Point” è un bootleg di Springsteen registrato nel febbraio del 1975 e rimasterizzato. Quello show fu trasmesso sul canale WMMR è durava due ora e mezza, un’eternità per un concerto di rock’n’roll , ed è stato per anni un bootleg su vinile, ma io ne sono venuto in possesso da poco tempo. E’roba speciale, canzoni spaziali, di quelle che oggi non scrive più nessuno. C’è una prima versione di Thunder Road chiamata Wings for Wheels, una cover con piano,violino e fisa di I Want You di sua maestà Dylan che è un gioiello e capolavori come Incident on 57th Street, It Hard To Be a Saint In The City , Rosalita, Spirit In The Night, For You, New York City Serenade, ecc.. In quel periodo Bruce stava scrivendo e registrando Born To Run e qui si ascoltano le prime versioni di Jungleland , She’s The One , la stessa Born To Run, canzoni che faranno dell’uomo di Asbury Park una stella planetaria. Questo è lo Springsteen che ho amato perdutamente, quello che si sapeva donare senza veli, perso e stralunato, il Jesse James del rock’n’roll, che ha lacerato l’anima ad una generazione di sognatori che sfrecciavano lungo le highway ”come lampadine bruciate di una ruota del luna park”(Tom Waits). Se poi le cose per lui con il tempo hanno preso un'altra piega pazienza. Volenti o nolenti resta l’uomo che ci ha fatto credere nella musica come fonte di redenzione, il fratello maggiore che non abbiamo mai avuto e siccome sono invecchiato e mi commuovo facilmente qui ci metto un punto.
In questi giorni turbolenti mi son stretto alla malinconia delle canzoni di Jeffrey Foucault di Horse Latitudes, un disco che entra in circolo man mano che lo si ascolta e, non so perché, ho come l’impressione di trovarmi vicino ad un piccolo capolavoro di quelli che resteranno sconosciuti ai più, canzoni per chi vaga sperduto in quei territori che i viaggiatori dell’anima conoscono bene. Storie per tutti gli squinternati di vita usciti a tarda notte da un cinema di periferia che non trovando più la strada di casa nella penombra bluastra, timidi e fragili come ombre tremanti, si nascondono. Uomini che sono caduti fino all’ultimo gradino ma che hanno ancora un soprassalto di delicatezza, piccoli eroi che non vede nessuno. Macchioline scure sotto le luci al neon.
Tony era arrivato ma io non avevo voglia di rientrare a casa ed allora proseguii da solo contando i miei passi nei dintorni della città. Il cielo era diventato di piombo e mi sentivo come se la vita mi nascondesse qualcosa, mi prendesse qualcosa. Ma cosa?
Bartolo Federico
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