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Cielo poco nuvoloso. I venti saranno prevalentemente moderati e soffieranno da sud-sudovest. Le temperature minime saranno comprese tra 16 e 20 gradi. La voce squillante dell’uomo delle previsioni del tempo, che giungeva dalla televisione rimasta accesa, mi scrollò dal torpore in cui ero piombato. Dormivo ancora vestito e con le scarpe ai piedi da chi sa quanto tempo. Schiusi gli occhi lentamente per non farmi ferire dalla luce del sole che filtrava abbondante dalla tapparella rotta e provai a ricordare cosa fosse successo. Avevo bevuto parecchio al locale che ormai frequentavo da un pezzo. Un posto senza pretese, bazzicato da operai che sbarcavano il lunario alla giornata, saltimbanchi, giocatori d’azzardo, magnaccia, mortidifame e falliti come me. Dalla sua ci aveva che era un luogo tranquillo, nessuno che facesse domande a cui non avresti voluto o saputo rispondere, né alcuno che ti guardasse con sospetto qualunque fosse il motivo che ti avesse spinto fin li, eri uno di loro.
Era perfetto per chi non aveva più voglia di stare a sentire tutti quegli idioti che avevano in mano il mondo e, in qualche modo, anche la tua vita. Era perfetto per chi aveva rotto gli argini ed era straripato dentro se stesso, a un punto tale da non sapere più cosa fare per raccogliersi. Era così perfetto da non volere più tornarne indietro; mai più. Mentre cercavo un appiglio per tirarmi su dal letto, ricordai l’angoscia che quella sera mi spinse a continuare a bere nella penombra della stanza dove alloggiavo già qualche tempo. Mi ero scolato le ultime due bottiglie di vodka comprate al supermercato, ascoltando Chet Baker,che cantava la sua canzone preferita“MyFunnyValentine”e lentamente dentro quelle quattro mura che mi opprimevano m’inabissai. “Mai bere da soli” mi raccomandava Clelia quando bazzicavamo gli stessi locali. La solitudine, era solita ripetermi, avrebbe preso il sopravvento e, alla fine, mi avrebbe ucciso con molta facilità.
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Avevo sempre odiato le previsioni del tempo. A che mi serviva sapere se all’indomani ci sarebbe stato il sole o la pioggia, se sarebbe stato nuvolo o ventoso? A che cazzo serviva saperlo? Cosa avrebbe aggiunto in più alla mia vita quel delirio scientifico? Dovevo sopravvivere qualunque fosse stato il tempo e tanto valeva alzare la tapparella e regolarsi di conseguenza. Ma la gente vuole sapere oggi cosa accadrà domani, nessuno che si lasci sorprendere dal caso, tutti pronti a fare chiaroveggenze. Ero davvero un rimbambito rimasto a bussare dietro quell’ultima porta. Oggi chi vuol più perdersi per strada o in fondo alla notte? Tutti vanno veloce anche se non hanno nulla da fare. Li vedi che sfrecciano nelle loro auto muniti di quelle scatolette attaccate ai cruscotti da cui fuoriesce la voce di una donna robotizzata che li guida fino a destinazione. Tutto programmato, tutti a fare le stesse cose, tutti raggianti con un gin tonic in mano e quel sorriso ebete di circostanza.
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A quei tempi scivolavo verso l’ignoto e quella luce a intermittenza mi teneva vivo, vigile. Il silenzio non era ancora calato e avevo un bel da fare a correre dietro a tutte quelle cose che uscivano dall’ombra, puro e sincero come non lo sono più. Col vento imbronciato mi avevano lasciato anche Willy De Ville, Warren Zevon, Nico, John Campbell, Jim Carroll, Johnny Thunders, Lowell George, Bob Marley, Joe Strummer, Captain Beefhearth, Kurt Cobain, Ian Curtis, Gil Scott Heron, Richard Manuel, Michael Bloomfield, Bon Scott, Fred “Sonic “Smith, Mark Sandman, e tanti altri che a metterli in fila mi sembra un massacro. Mi ero sfamato di sogni, mi ero nutrito l’anima, e loro erano tra quelli che mi parlavano della mia solitudine e non ero più solo per niente. Tutta gente che aveva preso la strada più stretta, camminando sul lato più difficile del rock’n’roll. Io di loro mi fidavo. Io che non mi sono mai fidato di nessuno! Avevo lottato per un mondo migliore più giusto, più equo, un mondo che si prendesse cura dei poveri, degli ultimi, di chi non c’è la fa. Avevo lottato contro i ricchi prepotenti, i politicanti bugiardi, perché alla fine siamo noi che paghiamo il prezzo più alto del loro malo odore. Ma tutto è rimasto tale e quale, anzi si è fatto ancora più melmoso, più buio, più cupo. Avevo sognato insieme a loro ed avevo perso. Punto.
Mi alzai dal letto e in quella confusione che regnava non temetti più nulla, tanto le cose accadevano ugualmente, silenziose e pigre, portandosi dentro una malinconia che alla fine mi schiariva i sentimenti. Cercando tra le scartoffie sul tavolo il cd di Lady Day che avevo comprato in edicola allegato ad un quotidiano, selezionai “Strange Fruit” e mi vestii. Non ricordo più che tempo facesse.
Bartolo Federico
(Tratto da Viaggiatori Nella Notte)
... brividi nel leggere ... pensieri che si accumulano ... poesia ...
RispondiElimina... manuel
Grazie Manuel ,tengo molto a questo scritto.
RispondiEliminaciao