La
strada è la polvere. Quelle vecchie cose appoggiate sul comò. La testa
mi gira. Non dimentico nulla. La sacca nera è li davanti alla porta. Non
c’è molto. Solo le cose di un uomo. Lei mi guarda, per dirmi in bocca
al lupo. Ma non dice nulla, mi sfiora con un sorriso. E a me basta.
M’infilo sul furgone che ancora è buio. Come tutti i viaggiatori
solitari, ho fatto il pieno di malinconia. Ma la strada è la mia scuola,
mi ha insegnato tutto quel che so. E non so niente. L’autostrada è un
deserto. I camionisti, posteggiati nelle aree di servizio, dormono sui
loro bisonti. E’ una lingua nera, la strada. Che mi arrotola. Mentre
guido, infilo un cd di Malcom Holcombe.
La
malinconia, a volte, è come una sedia a dondolo, quando arriva ci si
sente un po’ più vecchi. E’ l’America che ho sempre amato va in onda.
L’America dei B-movie, delle strade polverose, di chi cerca una
salvezza per se stesso e per chi ama. L’America di chi non trova posto e
gli viene da piangere. Ma non si rassegna, perché sa bene che esiste un
popolo invisibile, silenzioso, pieno di dignità. Ed allora, riprendo i
miei ricordi, di quando Tom Waits era un novello Kerouac. Di quando
scoprivo le canzoni di Townes Van Zant e salivo sui treni disperati di
Guy Clark e di Guthrie Thomas. E, alla sera, Tom Gruning suonava le
ninnenanne di mezzanotte. Come allora, ricomincio daccapo, ma vagabondi
si resta per sempre.
BARTOLO FEDERICO
producer Steve Earle
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