venerdì 28 giugno 2013

Bobby Whitlock – Where There’s a Will There’s a Way: The ABC-Dunhill Recordings (2013)


  1. Where There’s a Will
  2. Song for Paula
  3. A Game Called Life
  4. Country Life
  5. A Day Without Jesus
  6. Back in My Life Again
  7. The Scenery Has Slowly Changed
  8. I’d Rather Live the Straight Life
  9. The Dreams of a Hobo
  10. Back Home in England
  11. Tell the Truth
  12. Bustin’ My Ass
  13. Write You a Letter
  14. Ease Your Pain
  15. If You Ever
  16. Hello L.A., Bye Bye Birmingham
  17. You Came Along
  18. Think About It
  19. Satisfied
  20. Dearest I Wonder
  21. Start All Over
Tracks 1-10 from Bobby Whitlock, ABC-Dunhill LP DSX 50121, 1972
Tracks 11-21 from Raw Velvet, ABC-Dunhill LP DSX 50131, 1972


giovedì 27 giugno 2013

Steve Earle Copperhead Road-1988-


Bob Dylan - Mama, you been on my mind-



Forse sarà il colore smorzato del sole
che copre l'incrocio al quale sto ritto
O forse è il tempo o qualcosa del genere
ma cara, ti ho pensato 


Non voglio crearti problemi, per favore non fraintendermi
e non turbarti
Non mi sto lamentando o dicendo "Non riesco a dimenticarti"
Non cammino avanti e indietro con la testa bassa e curvo ma
tuttavia
cara, ti ho pensato 


Anche se la mia mente è confusa ed i miei pensieri
potrebbero esser limitati
Non mi preoccupa sapere dove sei stata nè mi procura dolore
E nemmeno mi importa dove ti sveglierai domattina
ma cara, ti ho pensato 


Non ti sto chiedendo di dire parole come "sì" o "no",
ti prego di capirmi, non voglio dirti dove andare
Sto solo sussurrando tra me e me, e non fingo
di non saperlo
cara, ti ho pensato


Quando ti svegli al mattino, bimba, guarda nel tuo specchio
Sai che non sarò vicino a te, sai che non sarò con te
Sarei solo curioso di sapere se ti vedi chiara
come qualcuno che ti ha pensato


lunedì 24 giugno 2013

The Kruger Brothers – Remembering Doc Watson (2013)


Tracks:
1. Singing My Trouble Away
2. Little Sadie
3. Corrina, Corrina
4. Trouble In Mind
5. Tom Dooley
6. Pallet on Your Floor
7. Streamlined Cannonball
8. Windy and Warm
9. Freight Train
10. John Henry
11. What Does the Deep Sea Say
12. Hang Me, Oh Hang Me
13. I Still Miss Someone
14. Shady Grove

mercoledì 12 giugno 2013

Il Fiume Nero

 Sono come una pietra che cadendo lungo il pendio di una cima rotola, rotola e non sa più come fare per fermarsi, a cosa appigliarsi, per non finire a sbattere. Accade quando la vita ti costringe in un modo o nell’altro a guardare dalla parte opposta a quella in cui stai camminando. O quando qualcuno o qualcosa butta giù quel muro che ti oscurava la visuale. Allora sei costretto ad uscire dagli sgabuzzini segreti dove ti sei bellamente rifugiato e a guardare in faccia dritto negli occhi i tuoi fallimenti. A me è bastato un bacio nel buio della notte sul labbro sinistro, per andare in malora e sentire il mio corpo tremare molle ogni volta che il cuore batteva. In un piccolo bagaglio ho chiuso tutto quello che è rimasto della mia vita. Ci ho messo dentro le mie angosce, i miei odi, le mie speranze e, forse, anche qualcos’altro. Poi mi sono infilato nella notte che è da sempre la mia amante preferita e me ne sono andato via attraverso quei cortiletti bui senza luna. Lì, in fondo ai miei blues.   


Bimba, son solo uno di quei vagabondi Sto vagabondando da nemmeno io so quando Quando sarà notte me ne sarò di nuovo andato ” (Bound To Loose Bound To Win-Bob Dylan)

E’ di notte che la vita vibra a rallentatore e l’esistenza ci divora. E’ di notte che si sussurrano le confidenze e si diventa teneri e romantici. Ma tutto questo non mi accade più da molto tempo ormai. Può darsi che abbia perso quella parte di me e che tutte le voglie, a furia di ristrettezze, mi sono passate in un botto. Ed è inutile che io mi affanni a cercare i dettagli non li troverei neanche a stanarli con il lanternino. Lì come sono sparpagliati in fondo ai miei blues.

Nell’umidità della notte una puzza di piscio acidulo mi attraversa il naso. Mi passo una mano sul viso come per cancellare ogni traccia di me, come per mettere una pausa ai miei pensieri. Non piove più e un venticello si è alzato sulla città. Le profezie che cerco, me lo ripeto, sono lì, in fondo ai miei blues. E’ solo dentro le canzoni che soffiano le risposte. Bisogna semplicemente aspettarle e loro, come per incanto, arrivano imprevedibili, violente,ciniche e, alle volte, anche sensuali. Succede pure quando si è prigionieri dell’angoscia che agguanta e svilisce scaraventandoci nella mediocrità. Quelle parole, però, sono fragili come vetro ,e una volta catturate, bisogna tenersele strette al cuore, cullarle come si fa con un amante nella notte. Sul far  del mattino, il freddo che si è piazzato dentro di noi, per un po’ andrà via.

 Da quanto, da quanto tempo è partito il treno della sera? da quanto, da quanto bambina mia, da quanto? (How Long Blues-Leroy Carr) 

Alla stazione della vita, ho comprato un biglietto di sola andata e nel posto dove vado non c’è nessuno che mi aspetta. Il vento ha preso ad abbaiare come fosse un cane rabbioso. La strada brilla, sotto le luce bianca del neon. Mi appoggio ad un lampione e con lo sguardo prendo a vagare intorno. Dalla sigaretta aspiro una boccata di fumo strizzando gli occhi. C’è stato un tempo in cui mi infilavo nella bruma, sotto la pioggia, e spingevo a fondo il pedale della vita. C’è stato un tempo  in cui nulla riusciva a farmi paura, neppure ricominciare da capo. Sapevo sempre cosa fare o cosa non fare e, se sbagliavo, andava bene lo stesso. Non come adesso che ho solo voglia di andarmene a nascondermi il più in fretta possibile. Non come adesso che nessuno capisce, che davvero mi dispiace per qualcosa. Ma a nessuno sembra importargliene. Non come adesso che non ho più nessuno che mi può aiutare.  

Non riesco ad esser più buono come prima. Non ci riesco, bimba, perché il mondo è diventato ingiusto, dolcezza. Preparami la valigia, dammi il cappello non chiedere di me, bimba, perché non tornerò.” (World Gone Wrong - tradizionale- arrangiato da Bob Dylan) 

Mia madre me lo diceva di essere gentile con gli altri che loro lo sarebbero stati con me. Alla luce dei fatti forse si era sbagliata. Adesso non ho più voglia di sorridere, ma ho anche una paura fottuta di smettere di essere come sono stato. Bevo un altro sorso di vino e un altro ancora. Non so proprio che fare. Dio! So che voglio e che devo fare. Ma farlo realmente è davvero un'altra cosa. Do un occhiata alla bottiglia la porto alla bocca e ricomincio a bere. Tossisco, barcollo e cado nel vuoto, spalanco gli occhi e rabbrividisco. La bottiglia mi cade in terra, gli tiro un calcio e sferro un pugno nel vuoto.

 Visioni di Billie Holiday in bianco e nero
 Lady Day entra in un bar, cammina lentamente con lo sguardo rivolto a terra e si dirige verso lo sgabello che è lì, fermo come se la stesse aspettando. Quando ci si siede, lo fa con una grazia che lascia tutto il pubblico di stucco. A quel punto  Lester Young  si avvicina e si mette al suo fianco. Lady Day ha i capelli attorcigliati in un garbato chignon. Alza lievemente il capo e la band inizia a suonare. Alle prime note degli ottoni una piccolissima smorfia gli contrae il labbro sinistro. Adesso, sempre lentamente, gira gli occhi che sembrano immensi specchi neri e osserva un punto indefinito della sala. Poi cade in trance e inizia a cantare Fine and Mellow. La notte e i graffi che la pioggia lascia sui vetri si specchiano sul suo viso. Lì, in fondo ai suoi blues.

 Dopo che gli applausi erano finiti e la gente se n’era andata. Scendeva le scale del bar e usciva verso l’albergo che lei chiamava casa. Aveva muri verdastri e il bagno nel corridoio. E dissi no, no, no oh, Lady Day. (Lady Day-Lou Reed) 

C’è  sempre un prima in ognuno di noi. Ed è sempre un dolore quello che ci cambia. Mi tornano i pensieri, quelli tristi, ma adesso non ho più fretta. Perché con l’età  so bene che qualcosa perdo ad ogni ora che passa. La strada del tempo è spietata, cambia tutte le prospettive. Così quella follia, quella vanità che avevo da ragazzo, nell’andare avanti si è fiaccata  e vorrei fermarmi di botto per rivederla passare, quella giovinezza, adesso che il tempo mi ha detto come sono la gente e le cose. Adesso che me ne sto qui e non riesco a muovermi, quasi a respirare. Tremo soltanto. Fermo qui ad aspettare. 

Quando l'ultima rosa dell'estate mi pungerà il dito ed il caldo sole mi farà gelare fino alle ossa. Quando non riuscirò più a sentire la canzone E non riuscirò a distinguere il mio cuscino da una pietra. Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e canterò una canzone da solo. Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e sognerò un sogno tutto da solo”.(Black Muddy River-Robert Hunter) 

Mi ha tolto tutto quel bacio sul labbro sinistro, tutto quel che avevo. Ma è stato un raggio di sole in un mare di merda. Lì, in fondo ai miei blues. 

Bartolo Federico


venerdì 7 giugno 2013

Viaggiatori Nella Notte.




L’aria sapeva di temporale. Camminavo di sbieco con le mani nel soprabito, attraversando la notte. Guardai l’orologio Erano le due passate da un quarto. Il cuore mi batteva come fosse un motore ingolfato e gorgogliava nostalgie brucianti. In qualche modo, ognuno di noi si porta appresso le proprie menzogne, riflettei, senza le quali è impossibile tirare avanti. Ma bisogna saper mentire, e non tutti sono in grado di farlo. Matilda non c’era mai riuscita. Lo compresi subito, dalla prima sera che uscimmo insieme. I suoi occhi erano di un azzurro cielo, che ci si poteva specchiare. Occhi troppo puliti per avere imparato a dire bugie. Accesi una sigaretta di controvoglia , tirai una boccata e la gettai via. Specchiandomi nella vetrina di un negozio di articoli da regalo, notai che avevo la faccia greve e dolente, la faccia di un blues. In fondo, le nostre falsità ci fanno sopportare anche quelle degli altri, seguitai a pensare. E mi sentii come un mucchio d’avanzi, gettati via dopo il cenone di capodanno. Cavalieri nella tempesta/Cavalieri nella tempesta/nati in questa casa/ buttati in questo mondo/ come cani senza un osso/ come attori senza la parte (Riders On The Storm -Jim Morrison).

Non c’è niente di gratuito in questo mondo, neanche la pietà. Alla fine è sempre la nostalgia che ci permette di restare in piedi, che ci rapina i sentimenti, che fa scattare quella molla e ci salva dalla tempesta. Anche quando pensiamo di esserci liberati per sempre da quella cosa che ci faceva penare, non sappiamo mai se lei ha lasciato noi. Pioveva sempre. Accidenti. Il vento sferzò la pioggia strizzandola. A che serviva prendersela con gli altri, è sempre con noi stessi che dobbiamo fare i conti. Come nodi che vengono al pettine, abbiamo tutti qualcosa da regolare. Camminavo lento, con la sottile percezione di aver inseguito le cose sbagliate. E quella notte non ebbe fine. Sono sempre stato il miglior nemico di me stesso. Nulla da invidiare a nessuno, per questo. Ho commesso un errore dopo l’altro, ho abbassato la guardia e mi sono fatto fottere dalle circostanze. Erano le quattro e tre quarti della notte. Quando sei strano i volti vengono fuori dalla pioggia. Quando sei strano nessuno ricorda il tuo nome (People Are Strange. Jim Morrison). Attraversai la strada, nel momento esatto in cui un’auto sfrecciò veloce e mi schizzò del fango sul soprabito. Al market aperto 24 ore su 24, comprai un giornale, latte e biscotti in offerta speciale. Nel distributore automatico presi le sigarette e un accendino. Dovevo smettere di fumare. Con quello che costavano e con il poco denaro che guadagnavo dovevo pensare solo ai bisogni primari. A conservarmi. Dopo tutto, non è che abbia mai avuto grandi pretese, anche quando frequentavo l’altra vita, quando avevo un lavoro stabile. Adesso, a furia di scagliare colpi alla cieca, mi sentivo vuoto e senza prospettive. Avevo perso tutte le forze, ero inerte. Ma dovevo pur esistere.

Anna, la mia vicina di casa, mi udii armeggiare con le chiavi nella porta e si affacciò sull’ammezzato. Tutto bene Al? - mi chiese con tono materno. Anna era un ex maestra elementare, vedova da molti anni. Non aveva figli e nessuno che la andasse a trovare. Viveva della sua pensione e della reversibilità del marito. Con molta discrezione, da quando Matilda se ne era andata, si prendeva cura di me. Lo faceva senza essere mai invadente, con una gentilezza e un amore che, ormai, sono merce rara a trovare. Si ,sono stato in giro a guardare la notte - le risposi in tono malinconico - a misurare il tempo che passa. Mi avvicinai e le diedi un bacio sulla fronte. Lei mi accarezzò il viso con la mano ossuta e mi sussurrò nell’orecchio: Ero in pensiero, scusami Al. Entrai in casa, attraversai il piccolo corridoio e mi diressi verso la finestra. Tirai la tenda, guardai giù in strada ed accesi a basso volume lo stereo. Intanto che mi preparavo una tazza di caffèlatte, sentii la pioggia cadere sulla grondaia. Lo bevvi, inzuppandoci i biscotti. Giù, giù lungo la sponda del mare./Ci andiamo davvero vicino/ Ci andiamo davvero ad attaccare/Bimba stanotte ci andiamo ad annegare. /Andremo giù giù giù. (Moonlight Drive- Jim Morrison).

Stavo in silenzio, seduto sulla poltrona, ascoltando la pioggia che crepitava sul vetro e The Boatmnan’s Call di Nick Cave. Mi assopii. Avevo sempre lavorato come operaio in una fabbrica di profilati d’alluminio, impiegato alla fusione. In quella fabbrica avevo conosciuto Matilda. Il mio amore. Era un addetta alle pulizie. Quando la vidi la prima volta, dentro quella salopette celeste di una taglia più grande, aveva i capelli raccolti dentro una cuffia bianca e armeggiava con scope e strofinacci, mi sembrò stupenda. Come lo era d’altronde. E mi tremarono le gambe, quando mi accorsi che mi osservava con interesse. Ora, ti amerò /Finché dal paradiso non pioverà più/ ti amerò finché le stelle non sprofonderanno dal cielo/ Per te e per me. (Touch me di J. Morrison). Anna mi svegliò delicatamente, toccandomi la spalla. Possedeva una copia delle chiavi di casa che gli aveva dato Matilda e che io le avevo lasciato. Tutto era tale e quale a quel giorno in cui se ne era andata. Anche gli oggetti sui mobili di casa erano nella stessa posizione di quando c’era lei. Aprii gli occhi mostrandole un sorriso stinto. Vieni a mangiare Al - mi borbottò - si fredda tutto. Era il mio angelo custode. Poco prima di cedere al sonno, una paura tremenda mi aveva invaso. Poi la sentii respirare e ascoltai la sua voce, la vidi alzata davanti a me. Tutto era ritornato… li in un attimo. Nella casa dell'amore /Io conosco il sogno/Di cui vai sognando/Io conosco la parola /Che spasimi per udire /Io conosco la più profonda e segreta delle tue paure (The Spy – J. Morrison).

Cenammo, ascoltando il notiziario delle 19.30. Aveva preparato una zuppa di ceci con i crostini di pane e del purè di patate. Mentre mangiavamo, mi schernì con tenerezza , provando a tenermi alto il morale. Come avrei fatto senza di lei, mi chiesi, restituendole un sorriso dolce. Mi aiutava perfino con l’affitto di casa quando non c’è la facevo a pagare. Tra un boccone e l’altro mi raccontò che avevano arrestato un ragazzo, perché aveva preso una barretta di cioccolata in un supermercato. Il personale lo aveva inseguito e consegnato alla polizia. Solo serpi che strisciano si comportano in questo modo. Gliela avrei pagata io quella barretta – disse - se fossi stata lì. E anche adesso, se servisse a qualcosa. Non c’è più umanità nella gente, siamo l’uno contro l’altro, pronti a scannarci, ad ammazzarci, per un nonnulla. In un paese dove la cancrena è nello Stato, dove tutti razziano, dove si commettono crimini terribili, dove sciacalli internazionali ci succhiano il sangue, dove si spezzano le vite di milioni di persone, riducendole sul lastrico economico e morale. In un paese dove nessuno ha mai pagato per le stragi commesse, devi mandar giù che un ragazzo venga condannato a due anni di carcere per una simile stupidaggine. Mi chiedo Al, ma che razza di giudici abbiamo, se non hanno provato nessuna vergogna, ad emettere questa sentenza?. Se non hanno provato nessun disagio a guardare i loro figli in faccia, la sera. E’ un paese che merita solo l’indulgenza del disprezzo - affermò. E lo disse con rabbia, quasi gridando. Per quanto mi riguardava, da un bel po’avevo smesso di credere alla giustizia degli uomini e anche a quella divina. Questa e' la fine/ bellissima amica /Questa e' la fine/ Mia unica amica/ la fine/dei nostri piani elaborati/ la fine di ogni cosa stabilita/ la fine/ né salvezza o sorpresa/ la fine... (The End. - J Morrison)

Bisogna che vi arrangiate! - ci avevano detto i capi dell’azienda. Le classi dirigenti e i mafiosi usano gli stessi metodi per liquidarti. Sacchi d’immondizia da gettare in qualsiasi momento. Questo eravamo. La nostra vita non contava un cazzo. I loro numeri parlavano chiaro. Era più conveniente spostare la produzione in Cina, dove il lavoro non viene pagato come dovrebbe essere. Dove i più elementari diritti umani vengono calpestati e nessuno fa nulla. Anzi, si fa finta di non vedere. Perché il grasso cola. Quel giorno ci contestarono quasi di esistere. La globalizzazione, il liberismo, la concorrenza, l’euro; di tutto questo ne avremmo tratto solo benefici. Saremmo cresciuti economicamente, diventati competitivi, questo andavano blaterando i politici, nei loro dibattiti televisivi, sorretti da giornalisti ed economisti, pagati per assecondarli. C’era un odore nauseabondo, che mi perforava le narici. Il piano era chiaro, ci volevano rendere ancora più servili, cosi proni ai loro comandi, da accettare qualunque decisione avessero preso a riguardo delle nostre vite. Avevano pensato a salvare le banche, con i loro bilanci fittizi e le loro schifezze perpetrate a scapito di tutti noi, le uniche responsabili di questo dolore collettivo. Aziende con un evasione fiscale che avrebbe risanato l’intera economia. Ma dubito che in quelle stanze gli agenti del fisco sarebbero andati a verificare. Piuttosto, lo Stato aveva trovato il modo di raggranellare il denaro per rimpinguargli gratuitamente le casse. Stavano rendendo il lavoro un illusione, un miraggio che, se e quando lo ottenevi, era facilissimo ricattarti. La solita storia dei ricchi contro i poveri, ma questa partita si stava giocando con una crudeltà senza pari. Mai fidarsi degli uomini, è come farsi uccidere. I servi hanno il potere/ gli uomini cane e le loro meschine donne/Tirano su povere coperte/I nostri marinai/Sono stanco delle facce austere/che mi fissano dalla tv/ Torre/ci voglio delle rose dentro (The Severed Garden - J.Morrison)

Ci sarebbero voluti i poeti al potere. Forse, gli unici in grado di ridare una nuova anima al mondo. Nonostante tutto, avevo provato a reagire allo sconforto, mi ero dato da fare. Finito il periodo di cassa integrazione e di lotta, per tentare di riprendermi il posto perso, cercai di svolgere qualsiasi mansione. Accettavo tutto quello che mi si proponeva. Guardiano notturno nei cantieri edili, imbianchino, autista, anche piccoli lavoretti a servizio di chiunque mi pagasse la giornata. Cercavo di andare avanti,al contrario di Matilda, che dopo il licenziamento era precipitata nella notte più nera. Si era distaccata da tutto e da tutti, non riusciva a reagire a quello stato di cose. Era finita per inghiottirsi dentro se stessa, ogni giorno di più. Il suo fu un viaggio spaventoso nelle tenebre. Mi versai un whisky e accesi una sigaretta. Il buio si era insediato nella stanza. Per non restare da solo, cercai il suo disco preferito, Closing Time di un giovanissimo Tom Waits, allora scombussolato di romanticismo. La puntina si poggiò frusciando: Una ninnananna alla mia piccola, non piangere tesoro. Ci sono gocce di rugiada sulla finestra, caramelle di gelatina nei tuoi pensieri. Stai scivolando nel mondo dei sogni mentre reclini, lentamente il capo (Midnight Lullabay). Mi alzai dalla poltrona per prendere il posacenere. Lo feci lentamente, molto lentamente, per paura che andassi del tutto in frantumi.

Mentre il cielo diventava color rame, quella città mi sembrò un posto non peggiore di altri. Entrai in un bar qualsiasi e mi sedetti sullo sgabello vicino al banco. La cameriera mi accolse con un sorriso opaco e senza quei formalismi del cazzo che mi mettevano a disagio. La osservai mentre preparava il mio Johnny Walker etichetta nera. Era bella, ma di quella bellezza artificiale. Troppo perfetta, per uno come me. Quando mi passò il whisky e si mise a parlottare del più e del meno, mi sembrò più vera di come mi era apparsa di primo acchito. Un altro viaggiatore della notte, rassomigliante a Jena Plissken, prese posto accanto a me. Mi scrutò con occhi vitrei e ordinò un bourbon liscio. Lo sai il giorno distrugge la notte. La notte divide il giorno. Ho provato a correre. Ho provato a nascondermi. Fatti strada verso l'altro lato (Break On Through - J. Morrison)

Erano tre anni che non stavo più con una donna. Da quando Matilda si era ammalata. Da quando diceva che voleva addormentarsi, per non svegliarsi più. Allora non provai mai a forzarla, e pensandoci adesso, probabilmente sbagliai. Forse lei non si era sentita più desiderata, ma io l’amavo con tutto me stesso e avevo solo paura di ferirla, di farle del male. A volte, non sai mai qual è la cosa giusta da fare. Uscii dal bar e presi a camminare senza meta per la città. Era solo un modo per non impazzire del tutto. Non riuscivo a dormire e, per seminare i miei spettri, vagare nell’ombra era diventato quasi un obbligo. Le volte che mi capitava di non aver voglia di muovermi, restavo chiuso in casa. Mi accadeva di chiamarla ad alta voce e continuare a farlo pensando che lei mi rispondesse. Ma i morti non parlano. Reami di felicità, reami di luce. Qualcuno è nato per vivere benissimo. Qualcuno è nato per stare in delizia. Qualcuno è nato per una notte senza fine.. (The End of the night - J. Morrison). Quella mattina risvegliatomi, misi sul fornello la macchina del caffè e aspettai che venisse fuori. Lo versai in due tazze e ancora fumante ne portai una a Matilda, che sonnecchiava raggomitolata nel letto. La baciai tra i capelli come facevo sempre, lei scoperchiò le coperte e mi abbracciò. Fu un abbraccio inconsueto, forte e lungo. Ma solo dopo mi resi conto che non lo aveva mai fatto in passato. Prima che tu diventi incosciente. Vorrei un altro bacio Un'altra possibilità di grande felicità. Un altro bacio, un altro bacio. I giorni sono luminosi e pieni di dolore. Prendimi nella tua sottile pioggia (The Crystal Ship – J. Morrison).

Anna mi attese tutto il giorno sotto il portone d’ingresso. E non permise a nessuno di avvicinarsi e neanche di contattarmi al telefono. Quando mi vide svoltare l’angolo del palazzo, mi venne incontro. Non ci fu bisogno che dicesse nulla, lessi tutto in quello sguardo perso nel vuoto, in quell’abbraccio senza fine che mi diede. Se ne era andata per sempre, ingerendo barbiturici. Così è la vita. E’ così che tutto finisce! Anna aveva suonato alla porta, senza ottenere risposta. Suonò ancora una volta. Niente. Alla fine, apri con la chiave e la trovò riversa sul letto. Dal controllo che fecero gli inquirenti non risultò che avesse lasciato alcun biglietto per spiegare il suo gesto. A quel punto la mia guerra era terminata. Perché, finchè lottiamo, ci aggrappiamo alla speranza; dopo si penetra sgomenti dentro al buio. Nel nulla più assoluto. Yeah, vieni/ Quando la musica é finita/ Quando la musica é finita,/ Spegni le luci /spegni le luci(When The Music’s Over – J. Morrison). Qualcuno mi consigliò di lasciare quella casa, ma non l’ascoltai. Era l’unico modo per sentirla ancora viva, per continuare a parlarle, per seguitare ad amarla. Il cielo si punteggiò di stelle. Attraversai la notte, prima con passi lenti, poi sempre più spediti. Un viaggiatore solitario si spinge sempre più lontano. Ma fino a dove si può arrivare? Dove bisogna che si fermi? Nessuno lo sa con precisione. Entrai in casa che erano quasi le cinque della stessa notte, il giorno dopo. Mentre ululavo alla luna, nella semioscurità avevo notato due ragazzi che camminavano abbracciati, come Dylan e Susan Rotolo, nella foto di copertina di The Freewheelin. Le era sempre piaciuto quello scatto, sosteneva che noi assomigliassimo a quei due. Abbassai le palpebre che quasi mi s’incenerirono e mi venne un capogiro che dovetti appoggiarmi alla parete. Quando mi scollai, il cuore prese a battermi in maniera inaudita e iniziai a sudare freddo. Nel chiaroscuro del salottino, strinsi quell’ellepì e mi avvicinai alla finestra. Scostai la tenda, una bava di luce penetrò. Tirai fuori il disco e un foglietto cadde a terra. Lo raccolsi e, con le mani che mi tremavano, lessi quell’ultimo brandello di vita: Sei l’essenza di tutti i miei sogni, Al. Ti amo. Come un’altra, voglia Dio, possa amarti. Matilda.



A ricordo di Jim Morrison, Re Lucertola.


Bartolo Federico

giovedì 6 giugno 2013

L'Ultima Foglia


Guardò la strada mentre le note di “Animal Skin” avvolgevano la notte che dilagando si era presa la parte migliore di lui. Poi la pioggia pian pano aveva fatto il resto. Anche se non aveva mai avuto grandi bisogni e conduceva una vita modesta si era reso conto che non aveva fatto bene i conti con questo mondo che gli chiedeva di continuo un cambio di passo. In piena corsa, magari in affanno, qualcuno ad un tratto batteva il tempo e allora tutti dietro come impazziti a rincorrere non si sa cosa. Non c’è l’aveva fatta più a reggere quel ritmo, cosi quando credeva di avere tutto in pugno, poco a poco, era precipitato. Certo, non è che fin lì avesse combinato grandi cose, di sicuro non aveva cambiato il corso dell’umanità con una nuova scoperta scientifica, non aveva fatto nulla di memorabile se non tentare di essere se stesso, di vivere secondo la sua morale e i suoi principi. Non era mai andato a bussare alle porte di quelli che contano. Aveva cercato di farcela da solo, ma si era illuso, il prezzo che pagava per questa libertà che si era preso era altissimo. Nessuno ama i cani sciolti, specie quelli che ringhiano.

Era sempre stato una persona complessa, rigorosa, ma credibile e generosa con chiunque incontrasse. Sulla strada percorsa aveva imparato che gli uomini non erano affatto così buoni come pensava. Bastava comunque non dare troppa corda a nessuno. C’era voluto del tempo per capirlo, nel frattempo gli era toccato cambiare e indossare una catafratta di protezione per non finire miseramente accoppato. Ora non era più sicuro di nulla, neanche che questo stratagemma funzionasse davvero. La paura aveva preso il soppravvento e si sentiva disarmato, le sue barriere si erano indebolite, non aveva più le idee tanto chiare. Di certo aveva bisogno di soldi, ma non così tanti, solo quel giusto che gli avrebbe consentito una vita dignitosa. Si aprì una birra ed era chiaro che non poteva continuare ad innaffiare le sue disgrazie, doveva in qualche modo trovare una via d’uscita. Ma quella notte di sicuro non aveva di meglio da fare.

Dalla finestra guardò le nuvole grigie che erano comparse all’improvviso, nel tardo pomeriggio, sulle montagne proprio di fronte casa sua. Quando erano giunte non promettevano nulla di buono, tanto è vero che adesso la pioggia scendeva copiosa. Aveva infranto le regole quel giorno ed aveva scaricato dal computer i file del nuovo disco di Tom Waits, Bad As Me, con la promessa a se stesso che se le cose sarebbero cambiate lo avrebbe comprato quel cd, magari in versione deluxe, con tre brani in più. Tom era stato un compagno di viaggio prezioso, la colonna sonora della sua vita il suo blues quotidiano. Intanto che sorseggiava la birra, Kiss Me lo riportava indietro, al tempo in cui era stato davvero troppo solo e anche troppo lontano. Small Change, Blue Valentine e Foreign Affairs gli avevano offerto una sponda di salvataggio stringendolo nel loro caldo abbraccio. Quei vecchi brividi li sentii vagare nuovamente sulla sua pelle, ma fu per un attimo. Il cinismo che si era impossessato di lui lo portò a pensare che alla fine passa tutto, anche la voglia di resistere, di essere amati, di combattere. Pian piano le forze ti lasciano e ti abbandoni, fino a scivolare nel limbo e non badi più a nulla, lasci tutto sospeso, come delle cambiali che sai che non potrai onorare.”Baciami come un estraneo ancora una volta. Voglio credere che il nostro amore è un mistero, voglio credere che il nostro amore è un peccato. Voglio che tu mi baci come un estraneo, ancora una volta”.(Kiss Me)

Si finisce sempre per attaccarsi alla vita e alle sue molteplici sfumature, ma bisogna essere fortunati, o non troppo sfortunati, a seconda dei casi, per restare sempre sobri. Dopo sette anni di silenzio, da Real Gone, Waits era riapparso al mondo con il suo blues schiacciato a caldo sul ferro battuto e inzuppato in quell’umanità di derelitti che questo mondo cerca in tutti i modi di ignorare. Poetico e polveroso come quelle vecchie scatole ammucchiate in cantina, cantato come solo lui può. Tom Waits è sempre stato un puro, un visionario, uno che non ha mai ceduto di un passo alle lusinghe del mercato discografico, anche quando questo gli avrebbe fatto ponti d’oro. Rifiutò l’offerta di salire le scale della celebrità realizzando un capolavoro sotterraneo come Swordfishtrombones che egli stesso definii “il diario di un delirio”. Testardo come un mulo ha sempre fatto quello che riteneva più giusto, anche sbagliando, ma restando sempre leale a se stesso e al suo pubblico. Bad as me sembra un greatest hits delle sue mille facce musicali, e lui ci mette tutto il cuore e l’amore possibile per fare sembrare queste canzoni nuove di zecca. Le torce e le sbrindella, ma nello stesso tempo le rende meno ostiche che in passato, le veste di quei suoni che lo hanno reso unico e che provengono direttamente da quel blues centenario che ha nel sottofondo il rumore della strada e delle monete che i passanti facevano cadere nel bicchiere di latta dei bluesman.

La pioggia aveva dipinto pozzanghere concentriche sull’asfalto, che lui osservava dalla finestra di casa. La lampada sul comò spargeva una luce fioca come la sua speranza che, si sa, è sempre l’ultima a morire. Si appoggiò al vetro e si sentii la testa vuota, non aveva nessuna protezione sociale, era stato lasciato solo nella tana dei lupi. Il finto liberismo aveva provocato una caduta verticale dei più elementari sostegni sociali, la grande finanza si era inghiottita il mondo in una bolla speculativa che pagavano sempre i soliti, i più deboli e i più indifesi. Il suo lavoro, come quello di milioni di altri sventurati, era svanito nel nulla mentre lo stato restava inoperoso. Tanto lo Stato è in mano alle banche, alle multinazionali, ai narcotrafficanti, ai signori della guerra, che sono poi quelli che hanno il potere economico. “Beh, è difficile per alcuni momenti / Per altri è dolce / Qualcuno fa i soldi quando c'è il sangue in strada ... Beh, abbiamo salvato tutti i milionari / Hanno ottenuto il frutto / Abbiamo ottenuto la buccia” (Talking at the Same Time).


Il rock’n’roll di Get Lost, in puro stile anni ’50, lo scosse da quei pensieri. Come era ormai consuetudine, da Swordfishtrombones in poi, anche Bad as me, era stato scritto e prodotto insieme alla moglie Kathleen Brennan. Questa volta i due avevano optato per canzoni brevi, quasi delle istantanee in bianco e nero, ma ingrandite e manipolate come sempre nella camera oscura dell’anima. L’album conteneva diverse ballate, da sempre il suo piatto forte, che sanno entrare sotto la pelle e scucire il cuore. Back In The Crowd è una canzone per chi viaggia verso il confine ed oltre ad essere un velato omaggio a Roy Orbison, il re dei solitari, per come è arrangiata e cantata sembra che provenga dalle “Baja Session” di Chris Isaak. In Face To The Highway Marc Ribot e David Hidalgo, due magistrali musicisti, con le loro chitarre danno vita ad un blues arido e spettrale, in una città che non ha più roba da bere. “Il diavolo vuole un peccatore Il cielo vuole un uccello La tabella vuole una cena e le labbra che lei.” (Face To The Highway)

Gli uomini del blues sono stati sempre in bilico tra i richiami dello spirito e quelli della carne. Niente di meglio poteva trovare in giro per questo sporco lavoro se non un altro ribelle del rock, quel Keith Richards che con la sua chitarra ritmica e la voce sbilenca sembra che esca direttamente da una sua canzone. “Sei la punta della lancia, il chiodo della croce, la mosca nella mia birra, la chiave che ho perso, la lettera di Gesù scritta sul muro del bagno/ la madre superiore vestita solo con un reggiseno/ Sei cattivo, sei della mia stessa razza. (Bad As Me). I due avevano già lavorato insieme sin dai tempi dello straordinario Rain Dogs. Allora Waits ebbe a dire di Richards “Stavo per buttare via Union Square, ero deciso a chiamare l’uomo delle pulizie, quel pezzo era trito e ritrito. Qualcuno però diceva che aveva qualcosa di interessante. Diavolo dicevo, non ha un bel niente. Poi arrivò lui.” Dire che c’è idillio tra loro e dire poco, tanto che Tom omaggia Richards e Jagger nell’ironica Satisfied, R&B che sembra provenire dall’indimenticato “Heartattack and Vine”. «Prima di andarmene e morire, avrò soddisfazione/ Sarò soddisfatto/ E adesso, signori Jagger e Richards, mi gratterò dove mi prude». Poi incrociano le due voci nell’acustica Last Leaf, una canzone che è tra le cose migliori di questa raccolta. “Sono l'ultima foglia sull'albero l'autunno ha preso il resto. Ma non mi prenderanno. (Last Leaf)

I contorni apocalittici de “La Strada”, il romanzo di Cormac Mc Carthy, lo stavano soggiogando, quando vide un ombra fare un balzo nel buio. Il cuore gli salì in gola, ma era solo un gatto che cercava rifugio nella veranda di casa. Aveva messo tutti l’uno contro l’altro, quell’intrattenitore da crociera sul mediterraneo, che governava il paese. Un tipo bislacco, senza nessun particolare talento, senza nessuna vergogna che non si sa da dove sia sbucato fuori. Ad un tratto il mondo se lo era ritrovato dappertutto, perfino nel gabinetto, con quel sorriso stampato sulla faccia da furbo imbonitore. Ma il tempo anche per lui stava per scadere. Si sentono nell’aria certe cose. “Quando i lombrichi si nascondono qualcosa sta accadendo”, cosi diceva suo nonno. Alzò gli occhi e li vide che volteggiavano prominenti nel cielo. La puzza si faceva sempre più forte e presto o tardi gli avvoltoi sarebbero scesi giù. Nell’oscurità gli sembrò di conoscerli tutti .

Intanto che il blues bruciante di Chicago e l’armonica di Charlie Musselwhite, percuotevano le pareti della cassa acustica, si staccò dalla finestra. Era ora di andare, di lasciarsi alle spalle tutto il marcio, di non chiedersi più perché, ma Pay me catturò ancora la sua attenzione. Quella triste ninnananna dal cuore infinito gli parve che stesse parlando di lui e dei suoi amici che erano rimasti a vagare nella notte in cerca delle proprie tracce che la pioggia aveva cancellato per sempre. “… ho cucito un pizzico di fortuna in un lembo del mio abito..”(Pay Me). Era quello che ci voleva, solo un po’ di fortuna. Lei era sempre stata orgogliosa di lui e continuava ad esserlo. Lo guardava da chissà quanto tempo dal ciglio della porta con la faccia appiccicata al vetro. Le fece tenerezza vederlo immerso nei suoi pensieri. Quando lui si giro i loro sguardi si intrecciarono,lei gli sorrise e si avvicinò e con un lieve, lievissimo bacio gli sfiorò le labbra. “Ray ha detto accidenti a te. E qualcuno ha rotto la mia macchina fotografica. Ed è stato Capodanno. E tutti abbiamo cominciato a cantare.”(New Year’s Eve)

Bartolo Federico