venerdì 29 maggio 2015

Qui Intorno Non Mi Voglio Spegnere



Seduto nella vecchia cucina economica che ormai cadeva a pezzi, bevve un sorso di whisky. Quella casa pareva abbandonata per com’era ridotta. Le finestre con le sue tende scure erano arrugginite e le porte stridevano sui perni. Sul tetto le tegole rotte facevano penetrare l’acqua piovana ed era tutto eroso e consumato dal tempo che passa, come la sua anima, pensò alzandosi dalla sedia. Non aveva più voglia di sorridere, ma aveva anche il terrore di smettere per sempre di farlo. Era pallido e si sentiva piuttosto stanco. Per un attimo strinse gli occhi per vedere meglio nell’oscurità. Non si sentiva alcun rumore in quella casa ed era già come darsi una risposta. Si versò un altro po’ di whisky dalla bottiglia mezza vuota e lo tirò giù di un fiato. Era sempre stato un tipo attento a non urtare i sentimenti di nessuno, ma era anche giunta l’ora di smetterla di preoccuparsi degli altri. Perché,adesso, aveva di che preoccuparsi di sè. Quando la mattina uscì di casa, prese a camminare con il tepore del sole alle spalle. Camminava e camminava, e gli pareva di essere fermo sempre nello stesso punto. Giunto alla ferrovia, scrutò i viaggiatori in attesa di partire. Grassi, magri, belli, brutti, stronzi, gente comune che gli passava accanto e si scansava da lui. Immaginò che era diventato trasparente e chiunque potesse vedere fin dentro le sue viscere l’inferno che si portava appresso.

 Esco dalla porta sul davanti come un fantasma nella nebbia, dove nessuno fa caso al contrasto del bianco sul bianco. E fra la luna e te. Gli angeli hanno una visuale migliore su quella che è la vacillante differenza fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Cammino nell’aria in mezzo alla pioggia, dentro me stesso e poi ancora indietro. Dove? Non lo so. Maria dice che sta morendo, la sento piangere dietro la porta. Perché? Non lo so.. qui intorno noi stiamo sempre dritti in piedi  (Round Here -  Counting Crows). 



Negli ultimi tempi lo aveva anche sfiorato il pensiero di farla finita magari buttandosi giù da un viadotto o tagliandosi le vene. Ma per chi era stato un guerriero nella vita, l’unica via per realizzare quel gesto inconsulto, era che qualcuno gli sparasse un colpo secco al cuore. Continuò a camminare verso nord, poi verso sud, poi di nuovo verso nord, senza che riuscisse a trovare un varco, una via d’uscita. Il suo cervello montava tutto, pezzo per pezzo, punto per punto, poi tornava a smantellare ogni cosa come se non accettasse nessuna spiegazione che si dava e girava, girava incredulo e smarrito, intorno alle cose. Aveva sempre fatto tutto con parsimonia ed aveva sempre avuto paura nella vita. Una paura collegata a qualcosa come al rischio di non potere pagare la casa o le bollette e si rendeva conto che era stato un infelice. Ma adesso doveva dare alle sue paure un valido motivo, trovando ad ogni costo una buona ragione per andare avanti. Non mi voglio spegnere oh non mi voglio spegnere. Dimmi cosa posso fare, cosa posso dire perché, tesoro, non mi voglio spegnere (Fade Away - Bruce Springsteen). Lei gli sorrise dolcemente e lo cinse con un braccio stringendosi a lui. Poi si baciarono appassionatamente lì in mezzo alla strada. Dobbiamo dirci sempre la verità, continuò, e non lasciare mai che io resti indietro anche soltanto ad un passo da te. Ascoltò involontariamente il dialogo di quei due amanti seduto su quel sedile a guardare il mare e ripensò a quel legame che sembrava solido e inscalfibile con Maria, a quell’amore che fermava la pioggia e il dolore, ora che quell’amore era una strada nera e vuota.


 Non vedo niente, qui intorno. Tu mi afferri quando cado, mi afferri quando cado. Mi afferrerai? Perché sto cadendo qui intorno. Sono sotto il tiro della pistola, qui intorno. Sono innocente, sono sotto il tiro della pistola, qui intorno. Non vedo niente,niente, qui intorno (Round Here - Counting Crows).



Rientrò in casa, apparecchiò la tavola, si preparò del riso con un po’ di burro e mangiò senza pensare a niente. Dopo, accese la moka e rimase in attesa che uscisse  il caffè. Ne versò una tazza abbondante e andò a sdraiarsi sul divano indugiando prima di berlo perchè si freddasse un pò. Da quando aveva perso il lavoro, Maria non faceva altro che lamentarsi di tutto, di quella casa, della sua vita, di come non poteva più comprarsi un paio di scarpe e del suo immobilismo. “Voglio lavorare!”, gli gridava come se fosse lui ad impedirglielo. “Voglio lavorare!”, urlava, e velenosamente gli ripeteva: “visto che tu non porti più i soldi necessari”. Si sentiva sempre nel giusto, lei, anche con l’unico figlio che avevano avuto, si era presa la briga di decidere da sola qualunque cosa lo riguardasse. Tanto fu predominante nelle sue scelte, da escluderlo e, alla fine, anche come padre era stato un vero fallimento. Lui l’aveva lasciata fare per non ferirla, per non toccare i suoi sentimenti di madre protettiva. Ma adesso si rendeva conto che aveva sbagliato tutto. Adesso che era troppo tardi capiva che in tutti quegli anni i loro mondi forse non si erano mai incontrati davvero ed erano rimasti distanti mille miglia l’uno dall’altro. Hai preso una parte di me che mi manca realmente continuo a chiedermi per quanto ancora può andare avanti così hai mentito a te stessa; d'accordo cara, ho mentito a me stesso anch'io cerco di avvicinarmi ma sono ancora a un milione di miglia da te (Million Miles - Bob Dylan). Scostò la tenda e si mise a guardare fuori dalla finestra le persone che passavano. Si nascondevano dentro quell’aria di niente. Tutti quelli che passavano sembravano pronti a chiacchierare, a condividere la tua vita, ad ascoltarti. Invece no, le cose non andavano mai in questo modo, tutti erano pronti a farti la guerra con tutto quello che trovavano, che raccoglievano lungo la strada. miserie, odi, rancori. C’era un grande casino nella sua testa, talmente grande che sembrava gli volesse scoppiare da un momento all’altro. Senza un vero motivo, con le nocche delle dita picchiettò sul vetro. 

Ti decidi e scegli l’occasione da sfruttare,guidi fin dove la strada termina e inizia il deserto. Fuori, in strada, guidi fino a che fa giorno. Impari a dormire di notte con il prezzo che paghi (The Price You Pay- Bruce Springsteen).



Era finita per lui l’era delle incazzature, dei calci, dei ceffoni sul viso. Era finita quell’epoca, voleva starsene tranquillo da qualche parte anche se non sapeva dove. Intanto che la pioggia si era messa a schizzare sui vetri, avviò lo stereo. Era da tanto tempo che non lo faceva più. Azionò il tasto del play e fece partire il disco. La musica s’infilò nella stanza, rimbalzò sulle pareti, montò sul soffitto e scese nel suo cuore. Ancora una volta. E come se dovessi dire “appena sarà amore…” ma non è tutto così facile, e forse dovrei metterla in un retino per farfalle, appenderla in un album di fotografie (Anna Begins - Counting Crows ). Si passò una mano sulla fronte e riempì nuovamente il bicchiere. Si era fatto scuro tutto in una volta nella stanza, la musica andava graffiando i suoi pensieri. Bisognava lottare, gli aveva detto qualcuno, bisognava reagire, tutte frasi già fatte, buone per la settimana enigmistica, ripetute milioni di volte, frasi di cui nessuno sa che farsene. La verità era che lui non aveva più voglia di lottare e di stare a sentire chiunque fosse. Volevo così tanto qualcun’altro oltre me che mi fissasse ma tu eri andata, andata, andata. io volevo vederti camminare a ritroso ed avere la sensazione che tornassi a casa. e volevo vederti andare via da me senza la sensazione che mi stessi lasciando solo (Time And Time Again - Counting Crows). Adesso l’organo era impetuoso, travolgente, ed altre immagini si materializzarono davanti ai suoi occhi. Non si può restare troppo tempo in un posto. Non si può, perché alla fine le cose, le persone, marciscono e iniziano a puzzare insieme a te.


 Si svegliò l’indomani nel tardo pomeriggio. Nella notte i suoi fantasmi erano andati a trovarlo con passi da lupo. Quando i ricordi ti inseguono ed hanno più gambe e fiato di te, è questo il prezzo da pagare per tutto il dolore che raccogliamo e ci portiamo dentro. Così, il resto della nostra vita diventa solo un incubo. Adesso però, che non c’era più nessuno, non aveva alcuna fretta. Ma poi a che serve avere fretta? Forse quando si è giovani, è spiegata con quella voglia di andare avanti. Quella voglia di arrivare al traguardo a tutti i costi, anche a testa bassa, spingendo, urlando, bestemmiando.  Ma ora che le cose sono diventate vuote e non ricordi quasi neppure il tuo nome, ora che devi fare l’acrobata sul trapezio e che cerchi l’ispirazione per vivere, per quale ragione devi accelerare? Forse perché in fondo alla strada c’è sempre un campanello da suonare o una luce d’accendere? forse è per questo? Ho ciondolato in questa città, in un angolo. Ho vagabondato per questa città troppo a lungo. Ho ciondolato in questa città, in un angolo. Ho vagabondato per questa vecchia città troppo a lungo. (Hanginaround - Counting Crows)Camminava con passi svelti, il buio si prendeva quel che restava del giorno con un abbraccio frontale, quasi fosse un danzatore di tango. Camminava,  camminava, e davanti a lui c’era solo l’ombra di se stesso. Quando finalmente fu sotto la luce della piccola lampadina del vagone, i suoi occhi marroni e sagaci apparvero spaventosamente spenti. Ce l’aveva fatta a saltare sul treno delle diciannove e quaranta. Sul quel treno diretto chissà dove. Ce l’aveva fatta per un pelo a saltarci su. Anche senza un saluto.  

Scendono e poi risalgono, le piume che cadono nella notte. Hai visto l’alba dell’Ohio? E’ durata quattro giorni e quattro notti. Tutto quel che voglio è qualcosa di bello. E’ sempre più difficile ogni volta. Lei dorme lontano da qui. Fai un respiro prenditi il tuo tempo apri le ali e sorgi (Four Days - Counting Crows).



Bartolo Federico    

domenica 24 maggio 2015

Uomini Soli

Avevo perso il mio lavoro ed ero a terra. Alle volte le cose non girano per il verso giusto, sembra che gli fai schifo all’esistenza. Respirai profondamente, radunai la saliva nella bocca e sputai sul selciato. Mi sentivo sfiduciato e anche parecchio nervoso. Avevo come la sensazione che la fortuna mi avesse abbandonato. Pioveva a dirotto ma l’inferno non poteva bruciarmi più di così. Con un nodo in gola entrai nei locali della Caritas. Sfido chiunque a essere brillante e ottimista quando non si hanno i soldi per mettere su un pranzo decente, pagare le bollette, e l’affitto di casa. Provateci voi che ve ne state ciarlando in quei talk show del cazzo, mentre qui fuori c’è la guerra. Quei figuranti seduti come manichini in vetrina, sparano un mucchio di cazzate riempiendoci di bugie. La vita per molti è solo un invito al blues. Ci si sente stranieri su questa terra, sprofondati sotto un cielo di letame. Come andrà a finire? Molti di noi lo sanno già. Conteremo i giorni uno a uno, e dopo penzoleremo nel vuoto. A un passo dal paradiso. Che desidera signore? Mi chiese la volontaria mentre armeggiava con i piatti, dietro il banco della mensa. Una fetta di pane, della pasta abbondante, patate bollite e un uovo sodo. Ero anch’io un vagabondo della notte, un barbone con il suo zainetto dietro le spalle, e un cuore pieno di buchi. Non gliene frega a nessuno se campi o muori, meditai mentre raccoglievo dalla panchina il quotidiano che qualcuno aveva lasciato. Sbirciai tra gli annunci economici in cerca di qualche lavoretto, ma non c’era niente che potesse farmi guadagnare qualche cosa.


L’indomani mattina al risveglio mi doleva un po’ la testa. Dovevo trovare al più presto una soluzione per pagare l’affitto di quel buco dove alloggiavo. Non mi andava di dormire in strada, e di affrontare tutti i pericoli che si corrono conducendo una vita randagia. Non c’è niente di romantico ad addormentarsi sul marciapiede, e nel non potere usare un bagno per i propri bisogni. Niente, credetemi. Ero depresso ma cercavo di tirarmi su il morale. La ruota alla fine avrebbe ripreso a girare, era solo una questione di tempo. Mi alzai e andai in bagno portandomi il giornale che avevo raccolto la sera per strada. Everybody goes leaving those. Who fall behind everybody goes. As far as they can they don't just care. You're a wasted face you're a sad-eyed lie. You're a holocaust. I Big Star di Alex Chilton sono rimasti un oggetto di culto. Fantasmi del passato. Musicisti venuti fuori dal fondo della notte, sbucati dalle stradine laterali del rock. Ti fanno restare a bocca aperta, con le loro canzoni che danno un senso a tutti quegli uomini che ruzzolano dentro i loro fallimenti. Musica per chi non si è mai allineato con i vincitori. Storie di seconda categoria, che ti tastano il polso per sentire il tuo cuore battere. Una stella solitaria, che parla alla notte con quel suo occhio lungo e scintillante, e quel sorriso sincero sullo sfondo di un cielo stinto. Il mondo ha avuto i Beatles, altri i Big Star.

Won't you tell your dad, get off my back. Tell him what we said 'bout 'Paint It Black' Rock 'n Roll is here to stay. Come inside where it's okay. And I'll shake you.

Abbiamo il diritto di difenderci da un destino ostile e doloroso che ci lascia senza fiato. Nessuno vorrà mai occupare il tuo posto in quest’inferno. Per fare cosa poi. D’altra parte non sarebbe né meglio, né peggio. La vita continua il suo cammino, inquieto e curioso. E’ conveniente però aprire quella porta posteriore, quella che si affaccia sul vicolo. Tra quelle osterie malandate, e il negozio di liquori del vecchio Hank, ci si ritroverà a scartabellare l’esistenza. Disorientati dalla malinconia, e balbettando parole e canzoni si potrà ripartire. È la musica quella che ci ha sempre salvato, offerto un riparo. E' la musica che ti fa andare avanti, anche se non sai come. È la musica che ti trasporta da una stagione a un’altra. Fin da piccolo lo avevo capito che quello era il mio sogno più bello. E la musica è tornata. Strillando, girandosi su se stessa, è scesa nuovamente a precipizio lungo il fiume. Ci si sente davvero straniti la domenica mattina. Non c’è niente di cui parlare, te ne stai lì a girare vuoto, come l’autobus che se ne va verso il capolinea. Nessuno di noi resterà per sempre giovane. Soprattutto dopo la guerra. Finito di mangiucchiare dei biscotti secchi, mi sono accomodato sul letto ad ascoltare vecchie canzoni che non mettevo su da anni. 

Domenica mattina fa entrare l’alba è solo un’inquietudine al mio fianco. Albeggia presto domenica mattina sono solo gli anni sprecati che incalzano. Attento, il mondo è alle tue spalle intorno ci sarà sempre qualcuno che ti chiama, non è niente. Domenica mattina e sto cadendo ho una sensazione che non voglio sapere. Albeggia presto domenica mattina sono tutte quelle strade che hai attraversato non molto tempo fa.


Nel 1979 la Columbia pubblicò un live di Bob Dylan registrato a Tokio, e chiamato semplicemente At Budokan. Una sorta di best del suo repertorio che come sempre accade con i suoi dischi, fece girare non poco i coglioni. Un cane sciolto è uno abituato a starsene da solo, ad abbaiare alla luna, come a fare pipì sulle gambe dei passanti. Lo dovrebbero sapere i suoi fan, che è fatto così. Ma loro ci cascano sempre, e s’incazzano come belve. Questo disco è quasi passato inosservato. Colpa delle cattive recensioni che furono tra le peggiori che Dylan abbia mai ricevuto, e anche perché in quel periodo il popolo del rock era preso a seguire il punk, che sfornava in continuazione novità. Eppure anche con arrangiamenti diversi, quelle canzoni covavano un fuoco inedito. C’è un sax da brividi, da ghetto, che suona nero come la pece. Vengono fuori dal suo cappello a cilindro, tutti i suoi amori musicali. Il gospel, il soul, il folk, il rock, il reggae. C’è sempre stato da parte di Dylan un rapporto di odio-amore per le sue creature. Lui lo sa bene che le cose si trasformano, ed è quando attacca All Along the Watchtower che arriva il colpo di genio. Mike Scott e i suoi Waterboys si sono costruiti un’intera carriera con questo arrangiamento. Fisherman Blues il loro capolavoro del 1988, è stato scritto seguendo quest’intuizione. Dylan come al solito, stava guardando la strada davanti a sé. Dall’altra parte della barricata.


Ho le palle piene di tutto quello che mi circonda. La vita non è mai stata gentile con me. Ho dovuto continuamente prenderla di petto, fino a spaccarmi la milza. Ho dovuto ricominciare sempre daccapo, e non ho mai capito il perché. Alla fine senza rendermene conto, sono diventato complice delle mie stesse scalogne. Dusty My Broom è un classico di Elmore James. In Mr Wonderful un disco dei Fletwood Mac pubblicato nel 1968 c’è una sua cover davvero impressionante. Quei ragazzi avevano chiuso la porta del loro sgabuzzino, uscendone solo quando il blues dei gemiti, dei lamenti, li aveva letteralmente sotterrati. Quei blues che ti fanno ondeggiare nel vento, che hanno suonato sotto la luce fioca di una lampada a petrolio, da gente sporca di sangue e letame, e che hanno tenuto in piedi la vita di tanti sconfitti donandogli un barlume di dignità, avevano dei degni portavoce. Che né stato di Jeremy Spencer? E di tutti quei figli di puttana che sono partiti verso il confine, senza dare più notizie di se? Miseri e infelici, disperati con le facce torve, non si sono mai voltati indietro neanche per un saluto. 

Il sole scintillava, mentre io me ne andavo in giro in cerca di lavoro. I campi di avena ondeggiavano e le nuvole di polvere rotolavano. Quando la nebbia si levò, una voce si mise a cantare. Questa terra è stata creata per te e per me.


Perché tutto è andato in malora. Guardai  quello squallore in cui vivevo, senza nessuna prospettiva. Mi alzai dal letto e aprii lo stipetto della credenza. Non c’era nulla, ma mi era venuta una voglia esagerata di bere. Cercai negli altri scomparti, la risposta fu identica. Niente di niente. Ero tutto sudato, e avevo i nervi a fior di pelle. Uscii sul pianerottolo e bussai alla porta del mio vicino di casa. Nonostante avessi sentito il frusciare delle pantofole sul pavimento, il signor Mario non venne ad aprirmi. Dovevo abituarmi a una vita senza alcool. Ma quando un uomo sprofonda, afferra la bottiglia. Devi sempre stare attento però che le cose non si trasformino in disgusto, sarebbe ancora peggio affrontarle. Tutto quello che ho, sta in queste poche cose raccolte dentro una piccola valigia. Mi sono sdraiato sul letto e ho preso ad ascoltare il vento. Vorrei ancora credere nel mondo, nella sua misericordia, ma brucio di dolore. Ed è stato allora che ho messo nella vecchia piastra di registrazione JVC una cassetta. Il blues di Furry Lewis ha preso a scorrere. Ho sentito un gran freddo. Avevo la testa vuota e la bocca impastata. Quando si è soli si brancola nel buio. Ma prima dell'alba sarei andato via.


Bartolo Federico

domenica 17 maggio 2015

Il Fischio Del Ventilatore

Ci sono un mucchio di accordi e souvenir che mi portano dritto nel cuore di quel rock diffuso con le cassette TDK, che per chi è cresciuto durante gli anni settanta è stato l’unico mezzo democratico e proletario, che ha permesso a molti spiantati di poter condividere certe emozioni. Ma anche per quei forzieri il tempo è stato spietato. Sono letteralmente scomparsi dal mercato, distrutti dalla voracità di un mondo che deve viaggiare sempre più veloce attraverso un selfie, o un like. Come se non bastasse già la vita ad andare lesta. Quelle emozioni scaraventate sotto sciami di polvere e asfalto solitario, hanno cercato di cambiare le regole di un mondo che per come vanno le cose non ci piaceva, allora, come adesso. Siamo stati bellamente sconfitti direte voi. Niente di male. Tutto arde, semplicemente finché non smette. Ci sono sempre gli stessi problemi che si aggravano sempre più. La disoccupazione giovanile, i migranti, la povertà, le ingiustizie sociali. E in ultimo ci è arrivato pure quel maldestro pallone gonfiato. Allora quando eravamo giovani, guardavamo il lato migliore delle cose. Poi s’invecchia e tutto quello che uno ha fatto, sembra non avere la benché minima importanza. L’esistenza se ne va in fondo a quel precipizio, e non serve a niente alzare il freno a mano, per cercare di fermarla. Ma nel freddo della notte il treno continua a passare. Luci gialle, l’insegna di un bar tabacchi, tutti noi posteggiati in fondo alla strada guardavamo quel treno scivolare sulle rotaie, e alzavamo in aria la bottiglia di birra in segno di saluto. L’ho rivisto tutto questo ascoltando Whistle Blower, un blues sgangherato e con le scarpe rotte, cantato dal redivivo Tav Falco e contenuto in Command Perfomance un disco uscito dopo anni di cupo silenzio. Neanche stavolta però farà il colpo grosso. E' rimasto fermo all’angolo cantando le solite storie di perdenti, cui non fregherà un cazzo a nessuno. Ho guardato in strada dalla mia finestra, il terzo lampione era nuovamente rotto. Sono passate delle macchine a tutta velocità, e anche un uomo robusto con la faccia piena di cicatrici. Me and My Chauffeur Blues mi ha reso ubriaco, anche se non avevo ancora bevuto mi ha tenuto d’occhio per tutto il tempo, e gli piaceva farlo. Non so perché. Dopo quando Breakaway ha suonato ero senza pregiudizi. Ha gorgheggiato che le cose cambiano, e anche se tu ti senti stordito e con il cuore in gola, la vita continua a correrti a lato. È stata però sorprendente Fire Island ho pensato che il fantasma di Willy il mio lupo mannaro preferito, sarebbe sbucato da qualche parte nella notte per danzare ancora con le ombre. Sono uscito in strada e mi sono fermato lungo il marciapiede, ho acceso la radio della macchina, e mi sono messo ad aspettarlo. Nella strada non c’era nessuno. Regnavano solo le tenebre. Uno sbirro è passato e mi ha lanciato una strana occhiata. In quella nera magia lui non sapeva come stavano le cose. Dopo è sparito lasciandomi nuovamente da solo. C’era freddo così mi sono messo a ballonzolare seguendo il riff ipnotico di Doomsday Baby, ed ero come dentro un loop psichedelico. Ho pensato che finalmente mi sarei fatto tatuare quel gatto blu sul braccio. Ho acceso una sigaretta, e sono rimasto a guardare la fiamma del cerino spegnersi tra le mie mani. Bangkok sporgeva gli occhi in maniera selvaggia e irriverente, e suonava come se Johnny Thunders non fosse passato invano su questa terra, con la sua putrida chitarra rock’n’roll. Musica perfetta per chi non né può più di tutte queste canzonette mosce e rompicoglioni, stile U2. Si porta con sé lo sferragliare del treno di mezzanotte, quello preferito dall’uomo in nero. Ma su quel treno pieno zeppo di delinquenti, di Adamo e Caino, qualcuno c’è rimasto pure secco. Tutto questo è avvenuto che erano appena le dieci della sera. Avevo ancora i nervi tesi, e un barattolo squarciato giaceva lungo la strada. Lo osservai e pensai che non ci vuole molto, per ficcarsi nei guai. Solo allora mi sono scrutato di soppiatto attraverso la vetrina di un negozio, mentre le note di Master Of Chaos decorata come fosse un outtake di Raindogs, è riuscita a scaraventarmi dentro un film alla Daunbailò. Mi sono perso ancora una volta dentro quel suono paludoso, irriverente e claustrofobico, che solo il blues del delta possiede. Un suono che ti porta dritto dentro un bar, o una camera d’albergo di seconda mano, dentro una vita da cani, ma che ti apre il cuore in pieno petto con un colpo secco e improvviso, e ti fa perdere per sempre l’equilibrio. È una giungla la città, che si rianima all’improvviso, quando i curiosi se ne sono tornati tutti quanti a casa. Due ragazze sono uscite dai cespugli. Mi hanno sorriso e salutandomi, sono corse via. Mi sarei fermato volentieri a chiacchierare, magari appoggiato a un jukebox facendo andare Memphis Ramble prima di iniziare a bere. Louie ha scopato con chiunque anche con Iggy Pop. Lo sanno tutti che bastava avere un cazzo grosso, e un po’ di grana da spendere per portarsela a letto. Povero vecchio Lou, mi manca molto. Penso a lui mentre il tempo si sta facendo minaccioso.  Ho sentito un sibilo e poi uno scintillio nel cielo ha reso tutto luminoso. L’odore di bruciato ha cominciato a mescolarsi con quello della pioggia. Ero giovane e lo sapevo fin da allora, che i vecchi rocker non muoiono mai. Mai.



Bartolo Federico

sabato 9 maggio 2015

Quando Le Stelle Escono

Certo ogni strada è stata già percorsa, ma avventurarsi tra questi solchi è come tornare a casa. Ho sentito dentro di me quel vecchio orgoglio di appartenere a quel popolo di diseredati, visionari, ormai pieni di polvere e ragnatele. È stato un ritorno in grande stile tra quella gente che come Steve Earle, Greg Allman, ha donato per sempre il cuore al rock’n’roll. Non ho più fretta adesso, non come c’è l’avevo ieri che stavo sempre sulla corda delle cose. La mia camminata è lenta (niente a che vedere con Gary Cooper) ma nonostante questo, cerco d'inseguire quello che passa su quella linea blu. Che non è altro che la linea di demarcazione tra il mio mondo, e quello messo in scena da quel piccolo ometto.  E’ come il giorno del ringraziamento questo, ha qualcosa che mi appartiene. Da ragazzo senza le parole e la musica di quei fuorilegge, sarei diventato un'altra persona. Loro mi hanno dato una mano in quegli anni bui, duri, forse più di adesso. Me li ricordo bene quei giorni. La noia, le carcasse d’auto bruciate lungo il torrente, (che era il mio fiume) bottiglie di birra vuote, lucertole e zanzare. Tanta desolazione. Mi sentivo smarrito come un bambino lasciato da solo in mezzo al nulla, ma avevo con me il rock’n’roll. Quella musica che mi diceva di andare, di mettermi in movimento, di provare a lasciare una traccia su quell’asfalto sciupato dal sole. L’automobile nel mattino sfilava veloce, avevo il finestrino abbassato e la calura mi avvolgeva il corpo e la mente. In fondo al rettilineo c’era la libertà, la mia libertà. Ci andavo incontro a tutta velocità mentre succhiavo disperazione da quella testardaggine che non mi abbandona mai. Avevo il cuore e gli occhi coperti di sabbia, d’illusioni, ma mi sentivo vivo anche nella sconfitta, perché ballavo la vita con la musica più bella che avessi mai potuto ascoltare. Con queste canzoni, sono tornato nei luoghi dove ho quasi palpato la felicità. Non è la stessa cosa lo so bene, ma in fondo in fondo, li ho ritrovati quasi tutti quei sogni, anche se adesso mi appaiono attorcigliati e raggrinziti, anneriti, qualcuno pure talmente acciaccato da non muoversi piu'. Al supermercato ho comprato una scatola di birra da sei, ho messo in moto la mia auto, e mi sono infilato dentro una strada sterrata come fosse una backstreet d’America. Ho introdotto quel cd ed era come se sentissi una ballata evergreen, che andava in rotazione continua. In un’ora di viaggio mi sono lasciato dietro un mucchio di cose, che mi facevano sentire come non avrei mai sospettato. Ho guidato senza meta aspettando che le stelle uscissero. Poi quando le ho viste nel cielo insieme a tutte quelle anime semplici perdute nel grande ventre del mondo, ho pianto di gioia.

Bartolo Federico