domenica 26 giugno 2016

Radio Londra

« Buona sera.
Due mesi di arresto e mille lire di multa con condizionale è questo il prezzo, per ogni cittadino italiano incensurato, dell'abbonamento alle trasmissioni di Radio Londra, oltre al canone annuale dell’EIAR e all'eventuale confisca dell'apparecchio, se questo è di proprietà del nostro ascoltatore. Il prezzo è caro, ne conveniamo, ma non siamo noi a trarne profitto; e, d'altronde, il numero crescente dei nostri ascoltatori dimostra quanto siano vaste le categorie d’italiani che affrontano questo rischio per ascoltarci.
Non vi è esortazione della stampa o delle autorità fasciste, non vi è minaccia di pene, non vi è sanzione effettiva che possa circoscrivere o fermare questo continuo allargarsi della massa di nostri ascoltatori in Italia. Nel Nord e mezzogiorno, nel centro e nelle isole, nelle città e nelle campagne, in montagna o sul mare, non vi è un centro abitato nel quale la voce di Radio Londra non sia ascoltata; furtivamente eppure con intensa attenzione, con  l’emozione di fare ciò che è proibito e di preservare qualche cosa di caro.
In ogni grande casamento cittadino, a una data ora del giorno o della sera, vi è almeno una radio il cui altoparlante parla sommesso come un sussurro. È l'ora di Radio Londra: e il capo-fabbricato non deve sapere, per quanto, forse, sia occupato ad ascoltare anche lui.
Si mandano i bambini a letto; perché non parlino l'indomani a scuola e qualcuno faccia la spia al maestro, e il maestro faccia la spia al fiduciario rionale. Se una visita batte alla porta, la radio è spenta di colpo. Si spengono i lumi a volte; come se l'oscurità dovesse attutire il suono; si ascolta alla cuffia; si adoperano antenne portatili orientandole in modo da favorire la ricezione ed eliminare le rumorose interferenze delle stazioni fasciste; e quando si può ascoltare perfettamente il segnale è come un trionfo.
Lo stesso avviene nei piccoli centri rurali, dove radioamatore, coraggioso e ammirato, è, magari, uno solo; e tutti sanno chi è; e nessuno lo dice; e tutti attendono da lui notizie: le vere notizie, i ragionamenti politici, i veri ragionamenti. Forse è l'albergatore, forse il farmacista, forse il dottore; comunque, una persona fiera di compiere un atto di coraggio e d'intelligenza che lo distingue dal gregge di coloro che non osano e coi quali, nel giorno delle celebrazioni, egli è costretto a confondersi indossando la stessa uniforme nera e lo stesso berretto alla tedesca. Il maresciallo dei carabinieri lo sa; ma sorride sornione, pensando che forse non è lontano il giorno in cui questi isolati detteranno legge.
Questo fenomeno generale e profondo inquieta il regime fascista, perché forse è l'unica forma di protesta possibile contro il regime. Protesta muta, anche se non sorda; spontanea, anche se inorganica; concorde, anche se sgorga da sentimenti diversi e contrastanti; vasta, anche se composta da elementi individuali; e progressivamente sempre più vasta, più concorde, più spontanea.
Non è merito nostro, di noi che lavoriamo giorno e notte qui a Londra per informare il pubblico italiano di quanto avviene nel nostro paese e nel mondo: noi cerchiamo soltanto di avvicinarci alla realtà dei fatti, e di ragionare con sincerità e buon senso. Ma sappiamo che l'Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall'acqua le labbra degli assetati.
Due mesi di arresto e mille lire di multa sono troppo pochi per questi imputati; e di più sarebbe troppo per i giudici.

Buona sera. »

(H. Stevens, Listener All., "Short Italian News Comment" 269, 22 aprile 1941, 22.40 (Bbcn s.I.b. 5).)

giovedì 23 giugno 2016

Canzone Per Un Amico



Si resta avvinghiati a quelle cose che ci hanno scaldato il cuore. Si resta muti davanti a quelle frasi, canzoni, poesie, che ci hanno ferito profondamente lasciandoci attoniti con la testa sul cuscino. Sembra strano ma quando eravamo deboli, eravamo forti. Poi abbiamo trovato la nostra ragione d'essere, e allora giù a bere un altro bicchiere, per celebrare il nostro decadimento. Abbiamo cercato di tenere tutto il piacere del mondo stretto nella morsa delle nostre dita. Abbiamo cercato di approfittarne in quei giorni quando il presente, il futuro, il passato, non erano niente. Solo parole vuote, solo pietre che rotolavano. Tutte insieme. Siamo andati contro quelle parole, le abbiamo sfilacciate, ammucchiate, e nella notte dato fuoco. Mentre c'incendiavamo di musica. Finalmente lo abbiamo confessato all'alba di un giorno qualunque a questo stupido mondo, che era proprio quello che andavamo cercando. Quel qualcosa che ci meravigliasse un po'. Quel qualcosa che c'era stata rivelata, per sempre. E' di artisti che ha bisogno il mondo, perché in loro sopravvivono le nostre paure, la nostra beatitudine. Ma poi come sempre gettiamo tutto noi uomini, con il nostro sonnecchiare sprecone. Schiviamo tutto noi uomini, con la nostra arroganza. Sparpagliati come stelle nel cielo corriamo nella notte sfarfallando, scimmiottando i nostri eroi. Fin quando quel sorriso si dilegua nel sogno, come una canzone, un sussurro, una carezza, un blues. Solo allora il cielo diventa troppo piccolo. Ma siamo uomini soli noi, teneri e fedeli. Un po' come i cani.

 Bartolo Federico

sabato 4 giugno 2016

Mercenari Dell'Anima

Ormai tengo solo poche cose quelle essenziali. Mi sono messo a scrivere di malavoglia così tanto per fare qualcosa. Fuori la notte è tranquilla senza un alito di vento, e neanche la pioggia. Ma tanto non è più il momento d’ingannare nessuno, neanche me stesso. Passo il tempo a leccarmi le ferite con una smorfia triste e la bocca amara. E’ tutto relegato in squallidi confini, nelle solite tiritere giornaliere, in inutili liti, complicanze, astute slealtà. Romantico o no, sono rimasto fottuto e solo. Il tempo non lascia scampo. Si finisce nella routine giornaliera, nel silenzio di noi stessi. Si diventa incomprensibili. Mercenari dell’anima. Ma anche se il cielo diventa scuro ti senti addosso quello smarrimento rabbioso, di chi ha perso del tempo prezioso e ha lasciato che le cose lo sovrastassero. Mi sono girato e ho tossito ne è venuto fuori un rantolo sordo. Nessuno si ricorda più di Lee Clayton un fuorilegge che ha scelto di ritirarsi dietro le sue palpebre pesanti. Il ricordo mi ha fatto venire delle fitte allo stomaco, e un tremolio sul labbro. Ho sentito le sue canzoni e sono sicuro che possano piacere ancora a tanti. Anche a quelli che non hanno nulla a che fare con me. Poi ho acceso la radio mi sono illuso che da un momento all’altro qualcuno suonasse Caravan. Ho alzato il volume ma nessun la,la,la,la, è venuto fuori. Allora ho riguardato il video del concerto di The Last Waltz che la Band tenne nel 1976, al Winterland di San Francisco. Un concerto maestoso, pieno zeppo di star del rock ripreso dal regista Martin Scorsese, reduce dal successo di Taxi Driver. La cosa migliore di quel concerto però è stata Van The Man, insieme a una toccante The Weight cantata con gli Staple Singers, e una strepitosa The Night The Drove Old Dixie Down. Il resto è buono ma senza troppe emozioni, almeno per me. Qui nel mio buco ho acceso un’altra sigaretta, con il mozzicone della precedente. Ho risentito ancora un paio di vecchie canzoni, ho bevuto un sorso di vino, restando nell’ombra con le cose essenziali.


Bartolo Federico