sabato 25 aprile 2015

Viandante Sconosciuto Portami A Casa(reprise)

Ho sempre l’inquietudine in corpo che mi perseguita. Anche quella domenica mattina avvolto nella calura di un mese di luglio bislacco mi chiedevo il perché di quel dolore che era calato all’improvviso. Per non essere avvistati ce ne stiamo accucciati dentro i nostri recinti di rose odorose. Ci sentiamo al sicuro nascosti come bestie nelle tane. Così lui si annida in tutta tranquillità e quando all’improvviso spunta si prende gioco di noi. Alle volte basterebbe uno squillo, un grido ,una bestemmia per trasalire, per drizzare le orecchie. Ma, come il diavolo, è sempre in vantaggio e le cose prendono da subito una brutta piega. Vi saluto, signori e signore, sono arrivato, che il divertimento abbia inizio. E allora si fa il possibile per ritrovarsi ma la pallina sbanda e il tempo e lo spazio si restringono. Ha una voce greve questo signore e ti attacca con certi accordi che ti scuotono come un fuscello. Anche se sei grande e grosso. Nick d’un tratto aveva cominciato a vomitare sangue nero. La testa gli prese a girare vorticosamente e sudava un sudore acidulo che gli inzuppò la camicia. Reggendosi da un appiglio qualunque cercò di tenersi in piedi, e con uno sforzo sovrumano, lentamente, si adagiò in terra. Si sentì intontito, come se gli avessero sparato dei colpi di cannone a distanza ravvicinata e si chiese cosa diavolo gli stesse capitando. “Come si chiama signore?” La voce del medico del 118 che qualcuno aveva prontamente chiamato lo restituì al giorno. Non riusciva a capire, gli sembrava di avere bussato ad un porta dove c’era una piccola fila, una decina di persone in tutto che con un certo ordine e con delle carte in mano aspettavano di essere chiamate da un uomo che seduto dietro un tavolo scriveva al computer. Ma adesso era sdraiato su un ambulanza e sfrecciava veloce verso l’ospedale. 



Io sono un povero  viandante sconosciuto. Viaggio attraverso un mondo di guai. Non c'è malattiafatica pericolo. In quella terra luminosa in cui vado. (Wayfaring Stranger- Tradidional)



            La festa era finita ed erano andati tutti via, così me ne restai da solo in cucina a bere e a fumare. Rimuginai che non m’importava di questo mondo marcio, che si è lasciato fregare da un nugolo di politicanti di bassa fattura, massoni e mafiosi. Tutta gente che non salta un pasto. Al manicomio ci finiscono quasi sempre i sani di mente e i teneri di cuore. E anche quelli che hanno preso sul serio i poeti e le canzoni. In questo sporco mondo contano solo i soldi e, se ti scovano senza, sei bello e fottuto.  E’ per questo che hanno messo in giro le guardie. Gli servono per ripulire le strade da rapinatori, drogati, sfrattati, esodati e da giovani senza lavoro. Tutte persone che il lurido sistema ha vomitato. Gli sbirri devono prestare attenzione che questi esseri immondi non vadano troppo in malora, che non puzzino troppo e inizino a dare fuoco alle città. Non sia mai che i loro capi sentano cattivi odori mentre giocano a dama bevendo champagne. D’altronde, anche i loro pupi televisivi sono stati ben addestrati, si danno un gran da fare queste marionette per assecondare i loro padrini politici. Blaterano da quell’inutile mezzo che è la televisione che bisogna fidarsi dei propri leaders politici, incutono timore e usano le armi della bugia per generare terrore nell’opinione pubblica. Si sa com’è che funziona. Se ripeti spesso una menzogna alla fine questa diverrà la verità. Sono dei beceri figli di puttana, pericolosi come la peste bubbonica!! E allora per non capitolare del tutto non ci resta che regalare il cuore al rock’n’roll. Quello stralunato e infettato dal blues e dal folk, che evoca i fantasmi del Mississippi, i riti voodoo è Lou Reed. Quello suonato da Gordon Gano e le sue Femmine Violente. Un rock che è una sferzata di resistenza, una botta d’energia. Come l’odore dei peperoni fritti e ripieni di mollica che cucinava mia madre la domenica di buon mattino, mentre le campane della chiesa rintoccavano nel villaggio. L’odore che diffondevano per la casa bastava ad inebriarti il cervello e ti rendeva felice di esistere per la goduria. Ma allora il pranzo della festa era un vero banchetto, con i nonni, gli zii e i cugini. Tutti riuniti stretti stretti intorno al tavolo grande del soggiorno a mangiare, bere e fare un casino della madonna.



            Potete anche sbattere e frantumare Se vi fa sentire meglio Potete anche dimenarvi e urlare Buttare fuori tutto Ma non ingannerete i figli della rivoluzione No, non ingannerete i figli della rivoluzione No no no (Children Of Revolution-(TRex)-Violent Femmes)



            La nostra società è fondata su basi false. Bisognerebbe ribaltare tutto e rifare il mondo in modo che tutti quanti avessero un buon tenore di vita.  Si dovrebbe fare in modo che la gente non fosse costretta ad arrabattarsi in cerca di un lavoro mal pagato e la vita non si tramutasse in un brutto viaggio. Il mio nuovo vicino di casa Gustavo Antonio Falco, sul terrazzino adiacente al mio se ne stava appollaiato su una poltroncina di vimini consumata dal tempo e dal sole. Sorseggiava un boccale di birra a buon mercato, di quelle che non fanno la schiuma neanche se le agiti per un’ora di seguito, e di tanto in tanto si toccava il ciuffo sorridendomi. Se ne stava lì tranquillo con il suo gatto Bèbert, che si strusciava contento tra le sue gambe. Era un tipo strambo come c’è ne sono molti, ma aveva dalla sua una  somiglianza con Willy De Ville che quando lo conobbi giocò subito a suo favore. Mi piaceva ascoltarlo, e parlare con lui non era mai banale, e sapeva bene come funzionavano le cose dentro quella gabbia di matti che è il mondo.



            Ho indossato le mie scarpe blu scamosciate e sono salito sull'aereo. sono atterrato nella terra dei Delta Blues, nel bel mezzo di un acquazzone .W.C. Handy - non guardarmi dall'alto al basso si, ho un biglietto di prima classe ma sono triste come solo un ragazzo può essere. Poi passeggio a Memphis passeggio a piedi, qualche metro fuori Beale. Passeggiando a Memphis ma sento davvero quello che sto sentendo? (Walking In Memphis -  Marc Cohn)



            Successe un po’ per caso ma un giorno, non ricordo quando, mi arrivò un disco di un certo Tav Falco’s, dal titolo Behind the Magnolia Curtain. In quei solchi si strascicavano stralunati rock’n’roll che il tizio suonava insieme ai Panther Burns (che non è altro che il nome di una famosa piantagione del Tennessee) come fino a quel giorno io non ne avevo mai sentito. Nessun presupposto di successo aveva quel disco se non la fierezza di fare ballare i fuori dal branco in giacca di pelle e brillantina, con coltelli a serramanico nascosti negli stivali. Gente che bazzicava i locali più malfamati della città. Sin dal primo ascolto si fiuta subito il suo smisurato amore per il blues del Delta e per il ragazzo di Tupelo. Anche se la freccia migliore è la presenza alla chitarra di Alex Chilton. Un lupo sghembo di quelli inafferrabili con il pelo lucente e la faccia triste. Perché da sempre con il diavolo nel cuore. Capirete che con questi tizi dentro casa per un po’ di tempo non è che abbia più dormito tutta la notte. 



            Home of the brave, land of the free. I don't wanna be mistreated by no bourgeoisie. Lord, in a bourgeois town. Uhm, the bourgeois town. I got the bourgeois blues. Gonna spread the news all around. (Bourgeois Blues - Leadbelly)



            Se sei bravo a fare il tuo mestiere, proseguì Gustavo Antonio, stanne certo che avrai un sacco di nemici che non vedranno l’ora di vederti cadere. Ti tengono in gabbia in mille modi, con mille preoccupazioni, con l’affitto da pagare, le bollette, la rata della macchina. Ti rendono docile sin dalla prima infanzia, prosciugandoti l’esistenza con le loro cazzate. Ma la vita diventa interessante quando sbanda, quando va su è giù per i tornanti. E poi,  facci caso, la prima cosa che un governo fa non appena eletto è tagliare i fondi alla scuola e alla cultura. Ci provano piacere questi energumeni perché sanno di non avere bisogno di persone pensanti, ma d’ignoranti per proliferare. Sono talmente diabolici che hanno creato i peccati, che è un buon modo per tenere a bada gli uomini. Tutto quello che dà piacere è vizio ed è blasfemo. E in questa lista ci hanno messo anche il rock’n’roll. Ancora oggi, dopo tanto tempo, c’è chi abbocca alle loro fandonie e purtroppo sono in tanti. Troppi. Comunque anche il più furbo tra noi non potrà sfuggire del tutto alle loro trappole, ai loro trabocchetti. Questa è gente che si muove nell’illegalità travestita da legalità, è abituata a nascondersi, conosce i peggiori trucchi ed è solo con le proprie stesse armi che va combattuta. Per come la vedo, non basta più protestare, ci vuole dell’altro per sovvertire il sistema. Però non chiedermi cosa perché anche se ho una mia idea non te la dirò. Uomini liberi ne conosco pochi, ma quando li incontro li distinguo. C’è qualcosa di speciale in loro. Accarezzò con delicatezza il gatto, si alzò dalla poltroncina e senza aggiungere altro scomparve dentro casa. 



            Mi dicevano che eri sporco e non vedo alcuna sporcizia. Mi dicevano che eri forte, divertente, ed io non provo alcun male. Mi raccontavano che tu eri un criminale, ma nessuno vede crimini. Dicevano che avrei avuto bisogno delle loro luridi prigioni, ma adoro il modo in cui non mi lasci tempo. Esisti e portami a casa, non possiamo girare in lungo e in largo, esisti e portami a casa (Be And Bring Me Home- Roky Erikson)


            

            Zero virgola cinque milligrammi di acido lisergico in soluzione. Tre gocce, un sorso. Si siede e aspetta nella stanza del suo laboratorio di ricerche farmaceutiche. E’ il pomeriggio del 19 aprile 1943Albert Hofmann ha appena ingerito per curiosità la prima dose di LSD della storia. Non sa ancora che durante gli anni sessanta saranno in molti a usare quella sostanza. Poeti, sognatori, musicisti, pittori, scrittori e una miriade di giovani eccitati e pronti per andare a sentire e a vedere cose che l’occhio umano non ha mai visto. Un viaggio nella psiche, finalmente libera da qualsiasi inibizione, che lo scrittore intellettuale inglese Aldous Huxley definì in un saggio come un tragitto verso le porte della percezione. LSD al contrario della coca, dell’eroina, del crack, non produce dipendenza. Anche se non si possono fare molti trip in tempi ravvicinati, perché smette semplicemente di fare effetto. Questo fu uno dei motivi per cui le mafie non si sono mai interessate a questa droga. I 13th Floor Elevators, la band del chitarrista texano Roky Erikson nel 1965, con il loro disco d’esordio, The Psychedelic Sounds of, furono Il primo gruppo che usò il termine psichedelico in un disco di rock. Nell’anno 2010 a sorpresa è uscito True Love Cast Out All Evil, un disco dove Roky Erikson è accompagnato dalla band folk rock degli Okkervil River. E’ un disco bellissimo che fa il paio con un altro suo capolavoro, Easter Everywhere, uscito nel lontano 1967, quando era ancora insieme ai 13th Floor Elevators. Tra amore e redenzione, è una passione struggente per la vita. queste canzoni ci raccontano l’esistenza di un uomo che, pur tra ricoveri in ospedali psichiatrici e carceri di massima sicurezza, tra caos interiore e dolore, non ha perso il suo soffio vitale che mette a nudo in maniera disarmante come se fosse da solo davanti a uno specchio e, per come lo fa, è davvero commovente. E’ un viaggio psichedelico, True Love Cast Out All Evil, senza nessuna pasticca da sciogliere che ti fa allargare l’anima per cercare cose che non sono spiegabili. Che ti porta a scoprire sensazioni nuove con le quali entrare finalmente in contatto. Perché è l’uomo, viaggiando dentro se stesso, che con il suo sguardo restringe o allarga l’universo.



            Guardai la sveglia a led poggiata sul comodino. Erano le quattro e dodici del mattino avevo dormito un sonno agitato, costretto ad inseguire i pensieri che si accavalcavano come onde tumultuose nella mia mente. Bisognerebbe adattarsi per vivere. Dormire almeno dodici ore difilato e sarebbe quasi fatta. Ne sono certo. Ma a me questo non è mai riuscito di farlo. Il sole stava sorgendo, lo osservavo seduto in cucina davanti a una tazza di caffè mentre Bèbert, disteso sul terrazzino, dormiva placidamente che sembrava fosse morto. Dall’altra parte della strada ad una trentina di metri qualcuno aveva aperto le finestre e poi le aveva richiuse. Mi sembrava uno di quei giorni muti, morti, cupi. Non mi era difficile immaginare cosa stesse facendo la gente a quell’ora del mattino. Pensai a Nick e mi sentii triste e sconsolato.



Bartolo Federico


          

sabato 18 aprile 2015

Specie Sensibile




La notte come una vecchia baldracca era uscita traballante dal suo nascondiglio segreto, occupando qualunque cosa. Non avevo molto da fare, perciò me ne stavo seduto nel buio della mia auto fumando e guardando la città. Tutto s’aggiusta nella vita, me lo ripeteva sempre mio padre. Ma adesso non ero più così sicuro di questo. Mi sentivo stanco di gironzolare, di camminare, e non trovare mai niente che mi somigliasse un po’. Accesi la radio per riascoltare un'altra volta Words From The Front un vecchio disco di Tom Verlaine. La chitarra tagliente di Postcard From Waterloo, non fece fatica a conficcarsi proprio dove c’era freddo e silenzio. Nonostante la musica sentì ugualmente dei passi che salivano dal marciapiede, poi pian piano s’affievolirono. E’ sempre meglio non farsi illusioni, serve a non perdere quel poco d’anima che è rimasta rintanata dentro di noi. La vita prima o poi si riprende tutto senza sconti. E' così quella brutta smorfia che nascondiamo viene fuori, e si mette in bella mostra sul nostro viso, insieme ai nostri fallimenti, le nostre angosce, che solo a guardarci allo specchio diventa una fatica assurda. Days On The Mountain toccò spietatamente alcuni punti deboli rimasti scoperti, e mi obbligò a stoppare i pensieri. Una macchina con più persone a bordo per qualche istante si accostò accanto alla mia. Erano quasi le undici e trenta e mi parve che la musica si muovesse inquieta, sotto quell’illusorio gioco di luci che la strada offriva a sua insaputa. 


Da giovane con i miei genitori e mia sorella, abitavo in una casa in affitto, vicino allo scalo merci. Dalla mia finestra potevo sentire a qualunque ora del giorno i locomotori dei treni che aspettavano il carico, per poi scivolare sulle rotaie. Nella città in cui vivevo, non accadevano molte cose. Era triste e noioso quel posto, fatto di vecchi fabbricati anneriti dal fumo dell’acciaieria. La maggior parte degli abitanti ci lavoravano come operai, compreso mio padre. E tutti erano iscritti al sindacato. Ma allora le cose sembravano che funzionassero tanto che avevamo comprato il televisore, e la lavatrice, è il frigo era quasi sempre pieno. Ma non tenere gli occhi aperti e vigili, a quegli operai era costato caro. Poi girarsi di spalle mentre lavoravano duramente, li aveva belli e  fottuti. Lentamente giorno per giorno invece di difendere i loro diritti quei ciarlatani di sindacalisti, avevano svenduto le loro tutele. Fin quando la proprietà li aveva licenziati in blocco. In quattro e quattr’otto avevano smantellato i macchinari, ed erano andati a produrre da un’altra parte. La mattanza sociale sarebbe continuata sulla pelle di altri uomini, di altre famiglie. La città in breve tempo si svuotò, tanto da sembrare un deserto. Prima che finissero i soldi della liquidazione di mio padre, andammo via anche noi. 



Tutti i lavoratori di questo paese viaggiano su questo treno dei braccianti e dei lavoratori. Ci sono magazzinieri, camionisti, e ragazzi che guidano le ruspe. Uomini che lavorano nelle acciaierie, nelle fornaci e nelle miniere. Attraverso le fabbriche fumose della città, sulle pianure infuocate di polvere. E gli scompartimenti sono tutti affollati su questo treno dei braccianti e dei lavoratori .( The Farmer- Labor Train- Woody Guthrie)


C’ero cresciuto in quel bar che puzzava di acqua di colonia e sigarette. Era l’unico posto della città dove potevi farti una partita a biliardo, e bere qualche birra. L’interno era gradevole, e gli uomini alla sera bevevano con il mento all’insù. Bruno il proprietario era un ex marinaio, a cui piaceva andare in fondo alle cose. Un tipo stravagante dall’aria sfacciata, che sapeva sempre come alzare il morale e la temperatura. Un appassionato di musica, che ogni sera ci apriva i cancelli del cielo. Fu mentre che la pioggia cadeva a rovesci sulla veranda del bar, che conobbi i Dr FeelgoodUna band operaia che suonava del rock blues, ad alta gradazione alcolica. Capace d’infuocare la notte in quei luoghi frequentati dal sottoproletariato urbano, da disperati, sbirri e malviventi. Musica diretta al cuore di chi non riusciva a pagare l’affitto, ed era vestita fuori moda. Lee Brilleux suonava l’armonica e cantava, Wilko Johnson chitarrista, era il suo degno compare. Tipi tosti provenienti dai sobborghi londinesi, che fecero da ponte per far traslocare il rock anni settanta, alla rivoluzione punk. Sparavano cannonate dal palco rollando e fumando le cover di Chuck Berry, Elmore James, Sonny Boy Williamson. Erano dei selvaggi maledetti, e ogni loro esibizione si chiudeva in una rissa. Anche quando incisero nel 1976 il live Stupidity finì sen’altro così. C’è un senso di libertà e vita in queste canzoni, c’è il rumore del vento dentro le armoniche, e le chitarre suonano sincere. Nella mia angoscia c'era qualcosa che assomigliava a un sentimento.


Don't Point Your Finger è uno dei tanti dischi nascosti negli sgabuzzini  del rock. Un figlio bastardo forse anche minore dei Feelgood, una corrente d’aria fresca. Lo pubblicarono nel 1981 i Nine Below Zero, un gruppo che andò in tour con i Kinks,  e gli  Who, che suonava con grinta e convinzione musica blues e rock’n’roll. Il disco fu prodotto da Glyn Johns uno che ha lavorato con Stones, Who, Faces, Zeppelin, Dylan, J.Hiatt, e tantissimi altri ancora. Mantiene inalterata ancora oggi la sua carica vibrante e tremolante. E anche  quello stupido orgoglio che ti faceva sentire di una specie superiore. Scaraventato nella notte riuscivi ugualmente a vedere la luce del sole. Nel cielo azzurro. Non come adesso, che sono precipitato nel gradino più basso delle ombre. 


Seduto dentro la macchina tenevo il braccio fuori dal finestrino. Lo tenni tanto al freddo, che ad un certo punto sentì dei brividi percorrermi la schiena. Dal lunotto posteriore vedevo la strada piena di luci, e l’insegna del motel per cuori infranti. Pensai al mio vecchio amico Sal, un uomo fidato, ormai sparito nel buio. Ci piaceva guardare i treni, e ce ne stavamo distesi sull’erba ascoltando il loro suono. Uuu, Uuu. Da ragazzo era stato il mio unico vero amico. Avevamo condiviso un mucchio di cose. Quel segnale lo stavo sentendo nuovamente nella mia testa, e sono certo che in qualche modo me lo aveva mandato lui. Uuu, Uuu. Nell’ombra sussultano mille cose, il cuore prende a battere forte, e tutte le idee che ti frullano si sparpagliano nel cielo. Tra le stelle. 


Ero intossicato dal tempo che passa e ti divora. Ma le cose non erano mai cambiate. Avevo fatto un sacco di lavori sottopagati, e anche non pagati. Forse mi mancava il coraggio di andarmene da qualche altra parte. Ma stanotte non riuscivo in alcun modo a tenere gli occhi aperti, anzi mi faceva quasi piacere tenerli chiusi. Era il momento giusto per lasciare che Five di J.J.Cale mi  prendesse con se. Socchiusi la porta del cuore e lo lasciai entrare, con quel suo twang morbido, increspato, roco e sussurrato. Un miscuglio di generi, un rimescolamento che ti fa sussultare, esitare, gemere. Come la vita. Mi avrebbe aiutato ne sono certo, a tenere insieme i miei brandelli. 


Bartolo Federico

mercoledì 15 aprile 2015

Giovani Bastardi ( Rock'n'Roll Ghost )

Le canzoni erano immagini che sarebbero diventate familiari a chiunque avesse avuto meno di trent’anni. Avevano l’aria minacciosa accompagnate com’erano da quel suono selvaggio, e da quel canto disperato. Rappresentavano tutti quelli che avevano passato un’infanzia difficile, trascorsa nei centri sociali e nei ghetti, in mezzo a spacciatori di crack e genitori in crisi di astinenza. Oh dottore fa un freddo cane qui fuori. Alle volte mi vengono dei blues che sono come un risucchio. Otto. Mi dia un piccolo consiglio dottore, una medicina per le mie noie, un soffio, un’elica, un sasso. Ho cercato in giro una via d’uscita, un riparo, con le mani dietro la schiena. Sono tornato sanguinante insieme al rock'n'roll. In quella stanza l’aria era impregnata di fumo di sigarette e spinelli. Si suonava musica imperfetta, trascurata, spesso indecifrabile.  È questo però che la rende migliore. Il rock quando è sincero, colpisce allo stomaco, come un blues del delta. White and Lazy. Li hanno cacciati a calci in culo, mentre vomitavano la loro rabbia mista a quel desiderio di ricerca dell’anima. Fateli entrare il resto verrà da se. Dissolvenza.


Bartolo Federico


domenica 12 aprile 2015

Uccelli Randagi

Non c'è più' un posto dove scappare non c'è più' un posto dove nascondersi. Non so voi cosa pretendete di sentire, ma io non ho bisogno d'altro, mentre tengo d'occhio la strada. Dal cielo grigio scende la pioggia, le foglie cadono giù. Sembrano i miei sogni che svolazzando si adagiano lungo la carreggiata. Mi sono tolto il cappello, poi me lo sono rimesso. Sono uno di quegli uomini destinato ad errare, senza nome, senza volto, bianco di polvere. Un uccello randagio.

martedì 7 aprile 2015

Rispolverando Il Blues

E' sempre dentro al blues che trovi il rimedio a tutti i tuoi mali passati, presenti, futuri. Spensi la luce e mi sdraiai sul divano. Speravo che il sonno prendesse il sopravvento. Ma non ci fu niente da fare. Anche gli occhi si abituano alla penombra. Di colpo mi ritrovai nuovamente nella pioggia. Picchiava da tutte le parti. Poi cessò così com'era arrivata, in un botto. Accesi la luce e misi un disco, il primo che mi capitò sotto mano. E l'attesa ricominciò. 

venerdì 3 aprile 2015

Prima Della Guerra

Ancora con queste storie di perdenti e sogni andati a male. Di gente cresciuta in piccole città, con il mal di testa perenne, e gli occhi tumefatti. Sempre alla ricerca di una via di fuga, per rendere meno amara la propria esistenza. Anime tormentate che con un pieno di benzina si sono infilati su percorsi tortuosi, incroci e curve a gomito. Strade che portano ad altre strade. Fin quando non ci si ritrova dentro un vicolo cieco. È come un senso di ebbrezza che ti offusca la vista, quel desiderio di un’ultima occasione, che brucia più di ogni altra cosa. E vale molto di più dell’innocenza, della libertà. Per molto tempo sono stato come un marinaio di una nave in secca, ero incapace di muovermi, di fare qualunque cosa. Sgocciolavo nel vento, come una bottiglia vuota. Le cose che tenevo in pugno se ne erano andate tutte in malora. Come un estraneo chiuso nel suo silenzio, non sapevo che stava andando così. Adesso però guardo la strada, o almeno mi pare di farlo. All’interno dell’auto con la mano sui tasti della radio, cambio stazione continuamente. Un disk jockey appesta l’aria con del rock’n’roll. E’ come un sogno che passa in questa merda di posto. Ci ho incollato le mie iniziali sul cruscotto della macchina, e anche sulla carrozzeria. Ieri mi sono comprato una chitarra nuova, che è un po’ come cambiare donna. Ti si attacca addosso, e non c’è verso di mandarla via. Ho voglia di riempirmi il cuore di sabbia e vento, di trovarmi solo e smarrito, di sentire il sole dietro le spalle. La mia strada è questa. Quella dei pazzi, dei solitari, che non riescono a scorgere nulla se non i fantasmi nelle tenebre. Ho benzina a sufficienza per correre lungo  quella strada, che ho lasciato.

Bartolo Federico