L’altra
notte non riuscivo a dormire. Invece di continuare a girarmi nel
letto, decisi di accendere la tele per vedere se riuscisse a conciliarmi
il sonno. Girando i canali, incappai in un vecchio filmato d’epoca in
cui rividi Lelio Luttazzi. Un flashback improvviso mi
afferrò. Di Luttazzi conservo il ricordo indelebile dei miei giorni
spensierati, quando la sua voce attraverso la radio entrava in tutte le
case perché lui era il presentatore di Hit Parade, un programma
radiofonico sui dischi più venduti in Italia. Una trasmissione
seguitissima, allora, da tutte le famiglie italiane e che andava in onda
intorno alle 13 su Radio Due. Fu un attimo e mi rividi in quella
piccola cucina con quella faccia da furbetto smaliziato, vestito con i
pantaloni alla zuava, la camicia celestina e i capelli cortissimi stile
militare, le gambe piene di graffi e di sangue incrostato. Me ne stavo
seduto con il braccio appoggiato al tavolo e mi reggevo la testa
sbuffando e tenendo il broncio a mia madre perché avevo una fame da lupo
ed ancora non era pronto. Lei, rivolta di spalle, intenta a preparare
il pranzo, mi zittiva perché voleva ascoltare le canzoni e non i miei
piagnistei.
Me lo ricordo perfettamente quel radio registratore sulla mensola della cucina. Era di colore grigio scuro con i tasti neri. Mia madre adorava ascoltare le voci di Barry White e Demis Roussos, due cantanti melodici che a me facevano venire il sonno ma guai a dirglielo perché, come minimo, ci si beccava un colpo di scopa. Era la metà degli anni settanta e in quel periodo mia sorella più grande, che possedeva un mangiadischi color arancio regalatole per il compleanno dai miei nonni, ascoltava i 45 giri dei Santo California, di Afric Simone, dei Goblin, di Wess e Dori Ghezzi , di Drupi, dei Rubbets, di Berto Pisano, dei Soleado, dei Cugini di Campagna, di Claudio Baglioni, di Riccardo Cocciante, di Mina, di Carl Douglas, Claudia Mori. Ci litigavo sempre con lei perché quella musica mi stava sulle palle cosi tanto che per dispetto gli nascondevo il raccoglitore dei dischi. Ma da lì a poco non gli avrei dato più importanza, correo Carmelo, un ragazzo più grande di parecchi anni. Avrei scoperto il mio mondo, ma tutto accadde in maniera casuale. Si vede che in qualche modo ero un predestinato.
Me lo ricordo perfettamente quel radio registratore sulla mensola della cucina. Era di colore grigio scuro con i tasti neri. Mia madre adorava ascoltare le voci di Barry White e Demis Roussos, due cantanti melodici che a me facevano venire il sonno ma guai a dirglielo perché, come minimo, ci si beccava un colpo di scopa. Era la metà degli anni settanta e in quel periodo mia sorella più grande, che possedeva un mangiadischi color arancio regalatole per il compleanno dai miei nonni, ascoltava i 45 giri dei Santo California, di Afric Simone, dei Goblin, di Wess e Dori Ghezzi , di Drupi, dei Rubbets, di Berto Pisano, dei Soleado, dei Cugini di Campagna, di Claudio Baglioni, di Riccardo Cocciante, di Mina, di Carl Douglas, Claudia Mori. Ci litigavo sempre con lei perché quella musica mi stava sulle palle cosi tanto che per dispetto gli nascondevo il raccoglitore dei dischi. Ma da lì a poco non gli avrei dato più importanza, correo Carmelo, un ragazzo più grande di parecchi anni. Avrei scoperto il mio mondo, ma tutto accadde in maniera casuale. Si vede che in qualche modo ero un predestinato.
Era estate ed insieme ai miei amici giocavamo con le figurine dei calciatori
nell’androne del palazzo, dove c’era sempre una bella frescura. Ad un
tratto i nostri schiamazzi furono sovrastati da una musica dura, suonata
ad alto volume ed era la prima volta che sentivamo una cosa del genere.
Per un momento quella novità spostò la nostra attenzione ma, mentre gli
altri ripresero quasi subito a giocare, io restai in ascolto. Quella
musica strana proveniva dal terzo piano dove abitava Carmelo. Alla
chetichella mi allontanai e salii le scale e, per ascoltare meglio, mi
sistemai dietro la porta. Quello che udivo mi sconvolgeva e mi
incuriosiva ad un punto tale che mi feci coraggio e suonai il
campanello. Quel dì Carmelo era solo. La durezza educativa dei suoi
genitori non gli avrebbe mai permesso di tenere il volume dello stereo
cosi alto. Quando la musica finì, suonai nuovamente e lui venne ad
aprirmi. Dapprima mi guardò imbarazzato, poi mi chiese cosa desideravo.
Gli dissi la verità, che volevo sentire da vicino ciò che stava
ascoltando. Lui spalancò la porta e mi fece accomodare nel salone,
raccomandandomi di stare molto attento a non rompere nulla sennò i suoi
gli avrebbero impedito di usare ancora lo stereo e suo padre lo avrebbe
pure picchiato. Mi sedetti sul divano e mi diede le copertine dei suoi
dischi. Provai un emozione fortissima a tenere in mano quegli lp, che
non erano molti, ma che a me parvero tantissimi. Quel giorno per me si
aprirono le porte della percezione, quel giorno fu come se avessi
spalancato un forziere pieno d’oro e in un botto avessi scoperto di
essere diventato ricco. Conobbi i Led Zeppelin , i Deep Purple, i Vand Der Graaf Generator, i Genesis, i Gran Funk Railroad, gli Uriah Heep, Joe Cocker
e, mentre guardavo le copertine imbambolato , ascoltai quella musica
senza capirci nulla. Restava il fatto che mi attraeva e mi attraevano
quei tipi con i capelli lunghi e i pantaloni a zampa e mi piaceva un
sacco quel suono selvaggio delle chitarre elettriche. Tornai a casa con
la promessa di Carmelo che mi avrebbe registrato quei dischi su
cassetta. Non stavo più nella pelle per l’eccitazione.
Dopo qualche giorno, Carmelo venne a portarmi le cassette registrate di Made
in Japan e Machine Head dei Deep Purple, Led Zeppelin I, Sweet Freedom
degli Uriah Heep, H to He, Who Am the Only One dei Van der Graaf
Generator e Foxtrot dei Genesis. Ero gasatissimo da quella
musica e, anche se l’ascolto mi era difficoltoso, stavo tutto il tempo
attaccato al radioregistratore. I miei amici mi reclamavano per andare a
giocare, ma io non mi muovevo da casa, dovevo rompere quel muro
immaginario che ancora non mi consentiva di passare dall’altro lato del
mondo. Dovevo vedere quella luce a tutti i costi. Il volume di quella
radio, di certo, non era granché per il rock duro dei Purple e degli
Zepp, che del lotto divennero i miei preferiti. Sentivo che per godere
in pieno di quel suono avevo bisogno di ascoltare ad un volume più alto.
Nella discarica trovai un vecchio televisore a cui smontai
l’altoparlante e con una scatola di scarpe feci una “cassa acustica”, ne
riempii l’interno di cotone, la nastrai con del nastro adesivo nero,
collegai il filo all’uscita della cuffia e, magicamente, la musica suonò
un po’ più forte di prima.
Chiuso nella mia stanza, con il battipanni suonavo la chitarra e con i fustini del Dash,
che allora erano rotondi, e i coperchi delle pentole formai una
batteria. Mia madre, che un giorno entrò mentre accompagnavo un solo di Ian Paice,
mi disse che ero andato fuori di testa. Non aveva ancora visto niente.
Dopo di allora non mi tagliai più i capelli ed assunsi l’aria da rocker.
Quando l’anno seguente andai al primo per geometri, ero alto e
magrissimo e con quei capelli lunghi, a pensarci adesso, sembravo Joey
Ramone. Alla fermata dell’autobus conobbi Piero, anche lui più grande di
me di un paio d’anni, che mi parlò di Neil Young , dei Dobbie Brothers e di Bob Dylan ,ma anche di De Gregori ,Dalla,Guccini, De Andrè,Claudio Lolli,
ma quest’ultimi per la verità ,non catturarono molto la mia attenzione.
Poi, non ricordo come accadde, incontrammo Fulvio, uno più grande di
tutti e due, e fu allora che il rock diventò qualcosa di imprescindibile
dalla mia vita. Quando ci portò a casa sua a vedere la sua collezione
di dischi, restammo a bocca aperta. Su quegli scaffali c’era un mondo nuovo.Sistemati rigorosamente in ordine alfabetico c'erano i vinili degli Allmann Brothers, Quicksilver Messanger Service, Grateful Dead, Marshall Tucker Band, Ry Cooder, Taj Mahal , Cream, Traffic, gli
Stones di Exile, The Band, Little Feat,Lynyrd Skynyrd, The Outlaws,
Henry Paul Band, David Essig, John Renbourn, i Pentangle, Stefan
Grossam, NRBQ, Commander Cody, New Riders of the Purple Sage, i Flying
Burrito Brothers, i Doors, Jefferson Airplane, Hot Tuna, Janis Joplin,
Animals, David Blu, Eric Andersen, Tim Buckley, Jackson Browne, Leonard
Cohen, Joni Mitchell, Laura Nyro, Van Morrison, Randy Newman, Simon
&Garfunkel, Lou Reed, Mott The Hopple, i Byrds, Fleetwood Mac,
Canned Heat, Mike Bloomfield, Tim Hardin, Phil Ocks, Dave Van Ronk, Nick
Drake, Fairport Convetion, Frank Zappa, Miles Davis, John Coltrane, Art
Ensemble of Chicago, Muddy Waters,B.B.King, John Mayall, Ten Years
After.
Fulvio
era davvero un pazzo scellerato, per la musica organizzava concerti di
folk e jazz,ci coinvolse anche nell’organizzazione, non so più quante
cassette registrai nei mesi seguenti. Ricordo solo che la mia stanza era
invasa da TDK C60 e C90 , che allora erano il mezzo più
economico per ascoltare musica. Poi, pian piano nel tempo, comprai tutti
quei dischi che amavo di più. Aveva ragione mia madre, ero proprio
andato fuori di testa.
Quando la mattina mi alzai, mi sentivo più stanco di quando ero andato a dormire. Feci una doccia, bevvi un caffè e, prima di andare a lavoro. cantai e suonai con la mia chitarra acustica Rockin' In The Free World. Rimango pur sempre un fuori di testa no.
Quando la mattina mi alzai, mi sentivo più stanco di quando ero andato a dormire. Feci una doccia, bevvi un caffè e, prima di andare a lavoro. cantai e suonai con la mia chitarra acustica Rockin' In The Free World. Rimango pur sempre un fuori di testa no.
Bartolo Federico
...Santo California mica scherzano!))
RispondiEliminaRicorderò sempre la sorpresa di averli sentiti x radio x radio qualche anno fa in un hotel in Turchia!
ero un ragazzino irrequieto e quelle canzoni melodiche allora non facevano per me. adesso però vado ad ascoltarli, il tempo certamente mi ha quietato.vediamo che succede.ciao evil.
RispondiEliminaCiao Bartolo, seguo il tuo blog , da un pò di tempo. Non ho mai desiderato commentare nessun post , ma questo non potevo non farlo. Sembra che hai scritto un pezzettino della mia vita. La mia folgorazione avvenne qualche anno prima sentendo i Procol Harum i Credence o gli Stones .In seguito si è aperto lo Stargate. Ti ringrazio di questo post , perchè mi hai fatto risentire , la voce di Luttazzi , che urlava , in quei pomeriggi di calura calabrese. E quella di Battisti, ce dell'uomo con quel carretto che passava e gridava gelati.... Grazie.
RispondiEliminache meraviglia Francesco.grazie per leggermi.
RispondiEliminagrazie a te ....
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