Certo, tutti più o meno siamo stati innocenti una volta.
Poi il tempo ha fatto il suo corso e ci ha cambiato ferocemente. Me ne
andavo vagando in un posto sperduto, lontano da tutto e da tutti, e mi
sentivo come se il mondo di cui facevo parte non mi appartenesse. Mi
fermai per una sosta. Comprai un panino e bevvi acqua frizzante
ghiacciata. Presi anche un caffè. Ci voleva una volontà di ferro per
proseguire con tutto quello che stava accadendo. Ma avrei di gran lunga
preferito essere un viaggiatore furtivo, uno di quelli che dormiva in
spiaggia nel sacco a pelo e al mattino se ne andava cercando la linea
ferrata per saltare sul primo treno che passava. Il treno merci è
stato quello che mi ha insegnato a piangere Il grido del macchinista è
stata la mia ninna nanna Ho il blues del treno merci Oh cara, ce l'ho
sulla cima delle mie scarpe vagabonde. E quando suona il fischio, devo
andare bimba, lo sai beh, sembra che non mi passerà mai quel blues del
treno merci (Freight Train Blues - Traditional)
Avrei voluto incrociare sguardi ed emozioni che mi assomigliassero, ma
in quel posto non c’era più nulla. Mi rimisi in macchina e me ne andai
così come ero venuto. Senza fretta.(Al Crocicchio (con gli amici del diavolo) tratto da: Viaggiatori Nella Notte)
Da piccolo, ( ma poi anche da adulto) amavo viaggiare in treno. Non perché mi portasse da un posto ad un altro: semmai perché mi portava via da un posto per dirigermi altrove, comunque non necessariamente verso un posto specifico. In ogni caso, mi piaceva soprattutto essere lontano da qualsiasi posto.
RispondiEliminaTra quei corridoi stretti, dove a volte mi muovevo avanti e indietro, spiando negli scompartimenti, passando velocemente, immaginando volti e storie, altre volte mi fermavo a guardare fuori dal finestrino sfrecciarmi davanti un mondo confuso, gustavo con piacere ogni frazione di secondo di questo prolungarsi della mia permanenza in un luogo distante da dove ero partito, ma anche distante dal luogo in cui sarei dovuto arrivare…Vivevo una specie di compromesso tra spazio e tempo, nessuno condizionava l’altro ed entrambi mi lasciavano in pace. Almeno per la durata del viaggio.
Il treno ci rendeva tutti uguali: se si fosse improvvisamente fermato in un punto imprevisto del tragitto, senza andare né avanti, né indietro, ognuno di noi sarebbe sceso e avrebbe cominciato a girovagare inebetito, alla ricerca di un segnale, una indicazione su dove si trovasse. Tutti ugualmente ignari, come neonati alla ricerca della tetta della mamma.
E’ vero: solo una sosta improvvisa avrebbe interrotto l’incantesimo del viaggio dentro un altro viaggio.
[Mr. Hyde Memories]
Un racconto del 1985 riportato in 'Il Buio e le Intenzioni del 2010
ancora oggi prendo il treno per i miei spostamenti. anche se sono molto diversi da quelli di un tempo, è sempre suggestivo starci sopra.grazie per questa memoria hyde.
RispondiEliminaQualche volta ci ho messo sopra la bici... una bella accoppiate treno più bici
RispondiElimina