Quando ho letto quel beato di Jack Kerouac avevo appena compiuto sedici anni, ed ero in viaggio dentro me stesso. Solo che
non lo sapevo. Lo aveva citato John Cipollina chitarrista dei Quicksilver Messenger
Service in un’intervista al Mucchio Selvaggio, e mi si era illuminato qualcosa. La parola “magica” che era
andare, accese quella combustione interna che mi spinse verso quelle cose che
sembravano appartenermi anche se non le conoscevo. I miei genitori
quell’estate, e per la prima volta nella loro vita, erano partiti per visitare
l’Umbria. All'improvviso, mi ritrovai padrone della piccola casa al secondo
piano di un’anonima palazzina situata in un villaggio di periferia a nord
della città. Con indosso quella frenesia per leggere On The Road il libro che
aveva spinto John a partire verso San Francisco, quella mattina presi il sette
sbarrato (l’autobus di linea) e mi recai in centro città, per comprarne una copia. Ancora oggi ingiallita e malinconica è sempre con me. Mi rinchiusi in
casa per giorni e giorni, leggendo quella poesia. Poi euforico di parole, colmo
d'emozioni, m'infilai anch'io sulla strada. Quell'inquietudine, quella rabbia, quella pazzia che mi possedeva, trovò un appiglio sotto i cieli del west, tra ubriaconi e stracciati di ogni tipo. Avevo immagini e suggestioni che volavano alte nel cielo, di uomini disperati e nostalgici, ma anche struggenti. Un tributo d'amore per la vita. Erano solo illusioni sul mio cammino, ma senza quelle non c'è l'avrei mai fatta. Fu così che cominciò la mia
esperienza sulla strada. Dove il mondo cambia. Dove tutto finisce e ricomincia. Con gli occhi sgranati e meravigliati, che
palleggiavano nel vento, mi sono messo in gioco. Bastava che un emozione fosse vera, per partire senza alcuna meta in compagnia di chi non si addormentava mai. Mi sono perduto come uno sciocco ingenuo, insieme a quelli che non sbadigliano, che non parlano per luoghi comuni, ma bruciano, bruciano, bruciano. Mi sono lasciato convincere ma non aspettavo altro. Stamattina ho indosso quella vecchia smania che
mi ha sempre fottuto l’esistenza. Ho guardato la valigia riposta sotto il
letto, e ho capito che certe pagine dentro di te non si chiudono mai. Ho messo
in vendita la casa dove abito da venticinque anni. Una casa modesta, comprata in cooperativa, ma che non
sento più mia. Le cose si deteriorano, marciscono, e alla fine bisogna ricominciare sempre daccapo per
proseguire questo viaggio di sola andata. "Perchè sta succedendo qualcosa qui, ma tu non sai cosa" cantò Dylan in Ballad Of A Thin Man. E allora l’interrogativo per sentire di stare sopra a questa vita rimane sempre lo
stesso. Andiamo, non importa
dove.
Bartolo Federico
Bartolo Federico
Mai fermarsi ...grande Jack
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