Sono
come una pietra che cadendo lungo il pendio di una cima rotola, rotola e non sa
più come fare per fermarsi, a cosa appigliarsi, per non finire a sbattere.
Accade quando la vita ti costringe in un modo o nell’altro a guardare dalla
parte opposta a quella in cui stai camminando. O quando qualcuno o qualcosa
butta giù quel muro che ti oscurava la visuale. Allora sei costretto ad uscire
dagli sgabuzzini segreti dove ti sei bellamente rifugiato e a guardare in
faccia dritto negli occhi i tuoi fallimenti. A me è bastato un bacio nel buio
della notte sul labbro sinistro, per andare in malora e sentire il mio corpo
tremare molle ogni volta che il cuore batteva. In un piccolo bagaglio ho chiuso
tutto quello che è rimasto della mia vita. Ci ho messo dentro le mie angosce, i
miei odi, le mie speranze e, forse, anche qualcos’altro. Poi mi sono infilato
nella notte che è da sempre la mia amante preferita e me ne sono andato via
attraverso quei cortiletti bui senza luna. Lì, in fondo ai miei blues. Bimba,
son solo uno di quei vagabondi Sto vagabondando da nemmeno io so quando Quando
sarà notte me ne sarò di nuovo andato” (Bound To Loose Bound To Win-Bob Dylan)
E’ di notte che la vita vibra a rallentatore e l’esistenza ci divora. E’ di
notte che si sussurrano le confidenze e si diventa teneri e romantici. Ma tutto
questo non mi accade più da molto tempo ormai. Può darsi che abbia perso quella
parte di me e che tutte le voglie, a furia di ristrettezze, mi sono passate in
un botto. Ed è inutile che io mi affanni a cercare i dettagli non li troverei
neanche a stanarli con il lanternino. Lì come sono sparpagliati in fondo ai
miei blues. Nell’umidità della notte una puzza di piscio acidulo mi attraversa
il naso. Mi passo una mano sul viso come per cancellare ogni traccia di me,
come per mettere una pausa ai miei pensieri. Non piove più e un venticello si è
alzato sulla città. Le profezie che cerco, me lo ripeto, sono lì, in fondo ai
miei blues. E’ solo dentro le canzoni che soffiano le risposte. Bisogna
semplicemente aspettarle e loro, come per incanto, arrivano imprevedibili,
violente, ciniche e, alle volte, anche sensuali. Succede pure quando si è
prigionieri dell’angoscia che agguanta e svilisce scaraventandoci nella
mediocrità. Quelle parole, però, sono fragili come vetro, e una volta
catturate, bisogna tenersele strette al cuore, cullarle come si fa con un
amante nella notte. Sul far del mattino, il freddo che si è piazzato dentro di
noi, per un po’ andrà via. Da quanto, da quanto tempo è partito il treno
della sera? da quanto, da quanto bambina mia, da quanto? (How Long Blues-Leroy
Carr) Alla stazione della vita, ho comprato un biglietto di sola
andata e nel posto dove vado non c’è nessuno che mi aspetta. Il vento ha preso
ad abbaiare come fosse un cane rabbioso. La strada brilla, sotto le luce bianca
del neon. Mi appoggio ad un lampione e con lo sguardo prendo a vagare intorno.
Dalla sigaretta aspiro una boccata di fumo strizzando gli occhi. C’è stato un
tempo in cui mi infilavo nella bruma, sotto la pioggia, e spingevo a fondo il
pedale della vita. C’è stato un tempo in cui nulla riusciva a farmi paura,
neppure ricominciare da capo. Sapevo sempre cosa fare o cosa non fare e, se
sbagliavo, andava bene lo stesso. Non come adesso che ho solo voglia di
andarmene a nascondermi il più in fretta possibile. Non come adesso che nessuno
capisce, che davvero mi dispiace per qualcosa. Ma a nessuno sembra
importargliene. Non come adesso che non ho più nessuno che mi può aiutare. Non
riesco ad esser più buono come prima. Non ci riesco, bimba, perché il mondo è
diventato ingiusto, dolcezza. Preparami la valigia, dammi il cappello non
chiedere di me, bimba, perché non tornerò.” (World Gone Wrong -
tradizionale- arrangiato da Bob Dylan) Mia madre me lo diceva di
essere gentile con gli altri che loro lo sarebbero stati con me. Alla luce dei
fatti forse si era sbagliata. Adesso non ho più voglia di sorridere, ma ho
anche una paura fottuta di smettere di essere come sono stato. Bevo un altro
sorso di vino e un altro ancora. Non so proprio che fare. Dio! So che voglio e
che devo fare. Ma farlo realmente è davvero un'altra cosa. Do un occhiata alla
bottiglia la porto alla bocca e ricomincio a bere. Tossisco, barcollo e cado
nel vuoto, spalanco gli occhi e rabbrividisco. La bottiglia mi cade in terra,
gli tiro un calcio e sferro un pugno nel vuoto. Visioni di Billie Holiday
in bianco e nero. Lady Day entra
in un bar, cammina lentamente con lo sguardo rivolto a terra e si dirige verso
lo sgabello che è lì, fermo come se la stesse aspettando. Quando ci si siede,
lo fa con una grazia che lascia tutto il pubblico di stucco. A quel punto
Lester Young si avvicina e si mette al suo fianco. Lady Day ha i capelli
attorcigliati in un garbato chignon. Alza lievemente il capo e la band inizia a
suonare. Alle prime note degli ottoni una piccolissima smorfia gli contrae il
labbro sinistro. Adesso, sempre lentamente, gira gli occhi che sembrano immensi
specchi neri e osserva un punto indefinito della sala. Poi cade in trance e
inizia a cantare Fine and Mellow.
La notte e i graffi che la pioggia lascia sui vetri si specchiano sul suo viso.
Lì, in fondo ai suoi blues. Dopo che gli applausi erano finiti e la gente
se n’era andata. Scendeva le scale del bar e usciva verso l’albergo che lei
chiamava casa. Aveva muri verdastri e il bagno nel corridoio. E dissi no, no,
no oh, Lady Day. (Lady Day-Lou Reed) C’è sempre un prima in
ognuno di noi. Ed è sempre un dolore quello che ci cambia. Mi tornano i
pensieri, quelli tristi, ma adesso non ho più fretta. Perché con l’età so
bene che qualcosa perdo ad ogni ora che passa. La strada del tempo è spietata,
cambia tutte le prospettive. Così quella follia, quella vanità che avevo da
ragazzo, nell’andare avanti si è fiaccata e vorrei fermarmi di botto per
rivederla passare, quella giovinezza, adesso che il tempo mi ha detto come sono
la gente e le cose. Adesso che me ne sto qui e non riesco a muovermi, quasi a
respirare. Tremo soltanto. Fermo qui ad aspettare. Quando l'ultima
rosa dell'estate mi pungerà il dito ed il caldo sole mi farà gelare fino alle
ossa. Quando non riuscirò più a sentire la canzone E non riuscirò a distinguere
il mio cuscino da una pietra. Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e
canterò una canzone da solo. Camminerò da solo accanto al nero fiume fangoso e
sognerò un sogno tutto da solo”. (Black Muddy River-Robert Hunter) Mi
ha tolto tutto quel bacio sul labbro sinistro, tutto quel che avevo. Ma è stato
un raggio di sole in un mare di merda. Lì, in fondo ai miei blues.
Bartolo
Federico
questo lo leggo domani . ..è tardi ed i tuoi post sono impegnativi ...notte
RispondiEliminahttps://youtu.be/4BQ03pG_HA0
Si lo so Antonio, tanto che questo blog è sotto la soglia di attenzione, e senza molta speranza di pubblico. Ma fa niente, c'è sempre un varco per andare oltre.
RispondiEliminaLa cultura con la lettera C non è mica da tutti .)
Eliminaooops ..ho scritto cultura minuscolo :D ..Cultura
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