domenica 29 luglio 2012
sabato 28 luglio 2012
venerdì 27 luglio 2012
Grady Champion – Shanachie Days (2012)
1. Brother, Brother (3:35)
2. Smilin’ Again (4:08)
3. Lady Luck (5:24)
4. Policeman Blues (4:31)
5. Dreamin’ (3:37)
6. Roberta (4:03)
7. Love Is My Middle Name (3:31)
8. Let Me Be (3:59)
9. Honey Bee (3:25)
10. Payin’ for My Sins (3:40)
11. Stop Chasing Me (3:41)
12. Nothing I Can Do (4:37)
13. Children of the Corn (3:43)
14. Got Some Explaining to Do (4:13)
15. Troubled Mind (4:38)
16. Wine and Women (4:25)
17. My Rooster Is King (3:38)
2. Smilin’ Again (4:08)
3. Lady Luck (5:24)
4. Policeman Blues (4:31)
5. Dreamin’ (3:37)
6. Roberta (4:03)
7. Love Is My Middle Name (3:31)
8. Let Me Be (3:59)
9. Honey Bee (3:25)
10. Payin’ for My Sins (3:40)
11. Stop Chasing Me (3:41)
12. Nothing I Can Do (4:37)
13. Children of the Corn (3:43)
14. Got Some Explaining to Do (4:13)
15. Troubled Mind (4:38)
16. Wine and Women (4:25)
17. My Rooster Is King (3:38)
mercoledì 25 luglio 2012
venerdì 20 luglio 2012
The Felice Brothers – God Bless You Amigo (2012)
02 Dream On
03 How Long Must I Wait
04 Jack of Diamonds
05 Black Velvet Band
06 Lincoln Continental
07 Dead Dog
08 Her Eyes Dart Round
09 Red Mustang
10 44 Special
11 Panther at the Zoo
12 Honey in the Rock
13 Cumblerland Gap
14 Early Times
15 The Mating of the Doves
16 Been All Around This World
17 The Parting Glass
18 Mistral Boy
19 The Promised Land
20 Gulf of Mexico
giovedì 19 luglio 2012
Bob Dylan – Live in New York, Gaslight Cafe 1961 (2012)
This is the first Dylan recording made at the New York City folk
music club called The Gaslight Café and represents one of the first ever
recorded Dylan concerts.
01 He Was a Friend of Mine02 Riding in My Car
03 Man On the Street
04 Song to Woody
05 Talkin’ Bear Mountain Massacre
06 Pretty Polly
07 The Story of East Orange
mercoledì 18 luglio 2012
Scott “Wino” Weinrich, Scott Kelly & Steve Von Till – Songs of Townes Van Zandt (2012)
2. St. John The Gambler [Scott Kelly]
3. Black Crow Blues [Steve Von Till]
4. Lungs [Scott Kelly]
5. Rake [Wino]
6. The Snake Song [Steve Von Till]
7. Nothing [Wino]
8. Tecumseh Valley [Scott Kelly]
9. A Song For [Wino]
martedì 17 luglio 2012
Willie Wright – Telling the Truth (1977, reissue 2011)
01. Hello, Music people Of The World (Intro)
02. Nantucket Island
03. Lady Of The Year
04. I’m So Happy Now
05. In The Beauty Of The Night
06. Love Is Expensive
07. Okay, Once Again (Intro)
08. Jackie’s Song
09. Son, Don’t Let Life Pass You By
10. Indian Reservation
11. Dressing For The Occasion
12. It’s Only Life, That’s All
13. Right On For The Darkness
14. Africa
15. Lack Of Education
lunedì 16 luglio 2012
Fabrizio Cammarata – Rooms
Rooms,has been produced by JD Foster (Calexico, Marc Ribot, Richmond
Fontaine). Featuring guest appearances by Joey Burns from Calexico and
Jairo Zavala aka DePedro.
Questa terra è la mia terra.
giovedì 12 luglio 2012
Muddy Waters and The Rolling Stones – Checkerboard Lounge Live Chicago 1981 (2012)
01 – Introduction
02 – You Don’t Have To Go
03 – Baby Please Don’t Go
04 – Hoochie Coochie Man
05 – Long Distance Call
06 – Mannish Boy
07 – Got My Mojo Workin’
08 – TrackNext Time You See Her
09 – One Eyed Woman
10 – Clouds In My Heart
11 – Champagne And Reefer
lunedì 9 luglio 2012
L’odore della paura (il blues della rassegnazione)
Il lunedì è un giorno di merda. Lo è sempre stato. E anche quello, d’altra parte, non si smentiva. Quando uscii di casa, la città era ancora assopita. Il tempo si era messo al bello, dopo la pioggia torrenziale del weekend. Così, mentre camminavo lento e silenzioso verso la macchina, pensai a mio padre. Avevo assorbito molte cose da lui, perfino quella di aprire la porta e lasciare passare. Piccoli dettagli che comunque fanno la differenza. Mio padre è spirato nel sonno di lunedì mattina. Alle quattro e venti, o giù di li. Qualcuno mi ha detto che ha fatto la morte dei giusti. A dire il vero, però, non ho mai capito cosa sia giusto o sbagliato. Ma fa niente. Quel che so è che io e mio padre eravamo amici. Lui si fidava di me, ed io di lui. Avviai l’auto e una lacrima solitaria sbucò nitida tra me e la mia linea di difesa. Ma forse sarebbe meglio dire, la mia linea di frattura. Al di là della quale, si cade a volo d’angelo e ci si ritrova a cospetto dei propri demoni. Le ombre stanno calando e sono stato qui tutto il giorno. fa troppo caldo per dormire e il tempo corre via. Mi sento come se la mia anima fosse diventata d'acciaio, ho ancora delle cicatrici che il sole non ha guarito. Non c'e' neanche abbastanza spazio per essere da qualche parte. Non e' ancora buio, ma lo sarà presto. (*)
Mio padre è
stato un poliziotto, anomalo, ma pur sempre un poliziotto. Per meriti
guadagnati sul campo, arrivò a dirigere il gabinetto di polizia scientifica.
Nel suo lavoro ebbe quasi sempre a che fare con la morte. I cadaveri erano il
suo pane quotidiano. Li fotografava,
prendeva loro le impronte digitali, faceva quei rilievi tecnici a sua
disposizione per saperne di più su quella morte. Rilievi che adesso
apparirebbero assai banali, conoscendo le tecniche sofisticate a cui si è giunti,
che certi telefilm americani hanno reso famosi. Ma allora quello passava il
convento. Quando andò in pensione si trascinò appresso una folla di trapassati.
E quei pochi sogni che aveva conservato si coprirono di melanconia. Ultimamente,
le ombre che lo avevano da sempre inseguito si erano tirate a lucido e, in
qualche modo, materializzate. Nei nostri ultimi incontri mi chiedeva sempre più
spesso cos’erano quelle figure strane che lo andavano a trovare. E ad uno accorto,
come era lui, non poteva certo sfuggire quell’odore. Mi guardava e con voce
dolente, quasi implorando, mi supplicava di mandarlo via. L’odore acre della
paura. Un subbuglio di sentimenti si accavalcavano nel mio animo. Ma quella
percezione che sentivo incunearsi dentro di me era forte e mi parlava chiaro,
sapevo che presto ci saremmo detti addio. Avrei voluto lottare, tenerlo per
sempre con me, ma ero con le spalle al muro. Non potevo fare nulla per nessuno
dei due. Niente di niente. Seduta dietro la porta come fosse stata in una sala
d’attesa, c’era lei, La Morte che, di nero vestita, crepitava per entrare. Quando gli ultimi raggi del giorno
tramontano amico, non rotolerai più. Sento le campane della chiesa suonare in
lontananza. Mi chiedo per chi stiano suonando. So che non posso vincere, ma il
mio cuore proprio non vuole cedere.(*)
Guardai la
mia faccia livida riflettersi nello specchio del bar. Consumai velocemente un
caffè ristretto e stranamente senza zucchero. Scambiai due chiacchiere
svogliate con il barista, pagai il conto ed uscii. Don Peppino, un vecchio
maestro di pianoforte, lo diceva sempre che noi uomini siamo strani. Ci teniamo
stretti le nostre disgrazie, ci occupiamo di loro. Le culliamo, come fossero
bambini in fasce e non le schiodiamo più da lì, neanche a cannonate. In questo
modo viviamo nel passato, ma ci teniamo l’anima occupata, accanendoci su noi
stessi e sul nostro futuro. Dannazione!, ci aveva ragione don Peppino. Anche io
vivo con la testa girata alle spalle. Ma non potevo farmi una colpa se mi erano
toccati due genitori meravigliosi, che mi avevano riempito la vita di amore e
semplicità. Erano stati loro il mio approdo
sicuro, anche quando presi la
peccaminosa strada del blues. Sapevo che, comunque fossero andate le cose, mi
avrebbero sempre aspettato. E mi sentivo forte. Ma solo di questo mi sono
sentito forte nella mia vita. Lo giuro. Sono
stato nel fondo di un mondo pieno di menzogne e non ho cercato niente negli
occhi di nessuno. A volte il mio fardello sembra più pesante di quanto possa
sopportare. Non e' ancora buio, ma lo sarà presto.(* )
Quando nasci senza nulla, nella piena indigenza, volente o nolente
l’ingegno si aguzza. Elmor James iniziò a suonare su uno strumento che si era
costruito da solo. Aveva aggiunto
quattro corde a una scatola di latta. In quella maniera cercava di far uscire
la melodia che c’era in lui. Elmor regalò il cuore alla musica. Perché fin che
la vita suona, tutto ha un senso, puoi sperare di superare le pene devastanti
che un esistenza fatta di privazioni e povertà ti negano. Senza, ci sarebbe
solo il vuoto e il silenzio più assoluto. Siamo alla fine degli anni venti.
Elmor James, che era venuto su in
fretta, non immaginava minimamente che un giorno i libri del blues lo avrebbero
indicato come uno dei rinnovatori più significativi e autentici della musica
del diavolo. Sto camminando lungo strade
morte. Cammino, cammino con te in mente. I miei piedi sono così stanchi, il mio
cervello e' così confuso e le nuvole stanno piangendo.(*) Si alzava polvere da ogni parte
nei campi del Mississippi. Il caldo afoso era soffocante e le zanzare non
davano tregua. Ma quei due ragazzini, imperterriti, se ne andavano alla ricerca
di un ingaggio per suonare. Era il 1936 quando Elmor James incontrò Robert Johnson
che gli insegnò i segreti della chitarra slide e divenne anche la sua guida
spirituale.
Alle due di notte dormivo tranquillo quando il
citofono di casa suonò. Prima che mio padre si decidesse ad alzarsi dal letto e
rispondere, suonò una seconda volta, e poi una terza. Solo allora, incazzato
come una iena, andò a rispondere. Di certo un altra rogna quella notte lo
attendeva. Come accadeva ormai spesso, una volante della polizia era venuta a
prelevarlo. Poche ore prima, ma questo lo raccontò in famiglia la sera del giorno
dopo, quando finalmente fece rientro a casa, era avvenuta una carneficina. Un
uomo, in preda ad un raptus di gelosia, aveva ucciso l’amante della moglie, la
moglie e si era suicidato. Al citofono parlottò nervosamente con l’agente. Poi
si vestì in fretta. Prese la sua valigia di pelle bordò e la Rolleiflex, già pronta allo scatto. Macchina che usava per
fotografare i cadaveri senza l’uso del treppiedi. Prima di uscire venne a
salutarmi. Per la prima volta notai che aveva un’aria stanca e disillusa. Le
sue notti erano state come una danza lenta e inquieta. C’era stato solo spazio per
quell’umanità, che in un modo o nell’altro, perdeva l'equilibrio e impazziva.
Lui, allora, si sentiva come una preda ferita, che sbatteva le ali e non
riusciva a fuggire da tutto quell’orrore. Me lo confidò lui stesso mentre
viaggiavamo col mio furgone anni più tardi, una volta che venne a farmi compagnia in una giornata
di lavoro. Era estate ed un sole alto illuminava il mondo. Un blues elettrico,
lento e penetrante, fuoriusciva dall’autoradio e ci accompagnava nel viaggio. Magicamente,
si era rilassato guardando il mare che costeggiavamo e mi raccontò tante cose
di lui. Fu uno di quei rari momenti che ho visto mio padre girarsi verso di me e
sorridere alla vita. Nessuno in fondo resiste alla musica. Ho camminato lungo quella
sporca strada finché i miei occhi non cominciarono a sanguinare Ho camminato
lungo quella sporca strada finché i miei occhi non cominciarono a sanguinare,
finché non resterà niente da vedere, finché le catene non si romperanno e io
sarò liberato.(*)
Elmor James
se ne stava rannicchiato in un angolo, abbracciato alla sua chitarra, sotto la
pioggia battente. Ad un tratto, un uomo dal viso buono, anch’egli completamente
inzuppato di pioggia, lo invitò ad entrare in quel juke joint che stava
dal’altro lato della strada. Lo sconosciuto era anch’egli un musicista, un
suonatore d’armonica. Sonny Boy Williamson era il suo nome. Fu una gran serata
per chi assistette a quell’esibizione. Tanto che i due fecero per un po’ di
tempo coppia fissa, suonando nei bordelli o dove capitava. Quel che è certo è che Sonny Boy lasciò in
Elmor una traccia indelebile del suo modo di fare blues. Ma il giovane James, un
tipo schivo e taciturno, amava suonare da solo. Tutt’al più, gradiva la
compagnia del suo fraterno amico Robert Johnson che lo accompagnava con la
chitarra ritmica. I due, quando si ritrovavano, erano davvero scatenati a
rincorrere tutto quello che la vita gli poteva concedere in quanto a piaceri. Le
donne e l’alcool furono per entrambi un chiodo fisso. Vizi che in breve tempo li
avrebbero portati all’ombra del fosso. L'aria si sta scaldando, c'e' un brontolio nel cielo. Ho
camminato a stento nelle alte acque fangose con il calore negli occhi che
aumentava. Ogni giorno il tuo ricordo si indebolisce, non mi tormenta più come
un tempo. Ho camminato nel mezzo del nulla, cercando di arrivare in paradiso. Prima
che chiudano la porta. (*)
La
morte è questione di qualche ora, alle volte perfino di minuti. Però dovremmo sempre
temerla, la morte. Ma pare che tutto scivoli su di noi, con una leggerezza che
lascia sgomenti. L’informazione, abilmente filtrata, ci racconta di uomini, donne
e bambini massacrati dai regimi autoritari. Ragazzi restituiti cadaveri alle
famiglie dopo un banale controllo di polizia, ammazzati senza un motivo. Se mai
ci fosse un vero motivo per ammazzare un ragazzo. Vagabondi sui cigli delle
strade, crepati per il freddo o di stenti. Ferrivecchi del mare che affondano
con a bordo una umanità di disperati. Gente che si suicida perché non c’è la fa
più a tirare avanti. Colpiti in maniera mostruosa da uno Stato che, ancor più
di prima, è diventato una S.p.A. e non si prende cura di chi resta indietro, di
chi non c’è la fa a rincorrere quello che non c’è. Uno Stato che, comunque
vadano le cose, non concede mai giustizia. Siamo governati da pazzi. Circondati
da scellerati che mettono bombe davanti alle scuole uccidendo i nostri figli. E
cosa resta dopo questa carneficina? Nulla. Se non una notizia in un tiggì e la
finta indignazione, spesa in quegli orribili e inutili talk show televisivi di
cui è pieno l’etere. Programmi buoni solo
per i portafogli dei loro conduttori e per la pubblicità. Ma la vita non è un
passatempo, non è una cifra in colonna, l’indice Mib o lo spread. E neanche una
scommessa al superenalotto. C’è bisogno di avere una direzione, una meta da
raggiungere, una possibilità da agguantare. Ci vorrebbe uno come Woody Guthrie
e un nuovo grande sogno da sognare. Ma siamo stati lasciati soli, senza più
nessuno in grado di indicarci una rotta su cui navigare. Allora, la morte
diventa come un video game per ragazzini annoiati. La osserviamo con una indifferenza
tale che, a pensarci bene, dovremmo averne paura. Talmente paura da raggelare il sangue nelle vene. Come un blues
scuro e sconsolato di Skip James, nel profondo della notte. Le finestre hanno sbattuto tutta la notte
nei miei sogni. tutto era esattamente come sembrava. mi sono svegliato
stamattina e ho guardato la stessa vecchia pagina, la stessa vecchia corsa
sfrenata al successo, la vita nella solita vecchia gabbia. Non voglio niente da
nessuno, e non ho molto da prendere. Non voglio sapere la differenza fra un
bionda naturale e una falsa. Mi sento come un prigioniero in un mondo di
mistero. Vorrei che qualcuno venisse e rimettesse indietro l'orologio per me. (*)
Il pubblico
ignorava Elmor James. Sconfortato da questo disinteresse, non gli restò altro
che trovarsi un lavoro e ritirarsi dalla scena. Si rintanò da qualche parte nel
Mississippi, cercando di tirare a campare. Ma il morso della musica è come una febbriciattola
difficile da sconfiggere. Così, nel 1951, tira giù la chitarra dal chiodo, cambia
le corde, le lustra il manico e si trasferisce a Chicago. Nella città del
vento, incide la versione elettrificata di Dust My Broom, del suo amico Robert
Johnson. Finalmente con questa canzone ottiene l’agognato successo. Da questo
momento in poi, le sessions per diverse case discografiche come la Meteor, la
Checker e la Flair si susseguono. In
effetti, però, ad Elmor James è bastata la rilettura fantastica di Dust My Broom
per finire tra i grandi del blues. Sulle tematiche sonore di questa canzone
imposta il suo nuovo repertorio che, in seguito, una generazioni di bianchi,
innamorati del blues, consacrerà per sempre. Dai Fletwood Mac degli esordi a Duane
Allman, che rilegge con la sua magica slide Done Somebody Wrong. Passando anche
per il mancino più veloce del mondo Jim Hendrix, che rifà Bleedin Heart, fino a
Brian Jones dei Rolling Stone. Quest’ultimo, talmente affascinato dalla sua
figura, da farsi chiamare Elmor Lewis. Tutti dimostrano amore e rispetto per
questa leggenda del blues. Ma Elmor James, non poté mai godere in prima persona
di questi apprezzamenti. Il destino beffardo riscosse il conto mentre si
trovava a casa di suo cugino Homesick James. Un infarto fulminante, dovuto a
tutti gli eccessi e sregolatezze, lo stronca a soli 45 anni. Era il 23 maggio
1963 . Sono alla deriva in un sonno senza
sogni. tirando tutti i miei ricordi in una fossa molto profonda.(*) Nel 1966, gli Yardbirds con un giovanissimo
Jimmy Page alla chitarra suonano dal vivo Dust My Broom.
Un po’ di
tempo fa, mio padre mi disse: non si foraggia mai nessuno con una mano, per poi
eliminarlo con l’altra. Questo è quel che hanno sempre fatto i nostri politici.
Gente cattiva che si organizza e poi ci da dentro. Come in guerra, qui non
viene mai nessuno ad aiutarci. Io e mio padre eravamo amici. Lui si fidava di
me, ed io di lui. Adesso lui è morto. Ed io, io suono il blues della
rassegnazione. Il blues della rassegnazione.
Il sole comincia a splendere su di me.
ma non e' lo stesso sole di sempre. la festa e' finita, e c'è sempre di meno da
dire. Ho occhi nuovi ma tutto sembra molto distante. (*)
Bartolo Federico - Luglio 2012-
(*) Testi tratti dall’album di Bob Dylan “Time Out Of Mind”. un
disco di blues, nero come la pece. Pubblicato nel 1997, dalla Columbia Records
. Prodotto da Daniel Lanois.
mercoledì 4 luglio 2012
The Yardbirds – Glimpses 1963-1968 (2011)
Disc One: 1963-64
- Honey In Your Hips (Alternate Studio Take)
- Baby What’s Wrong
- Eric Clapton
- I Wish You Would
- You Can’t Judge A Book By Its Cover (Studio Demo)
- Jim McCarty
- Louise
- Eric Clapton
- Someone To Love Me
- Too Much Monkey Business
- I Got Love If You Want It
- Smokestack Lightning
- Good Morning Little Schoolgirl
- Respectable
- The Sky Is Crying
- Eric Clapton
- I Wish You Would
- Chris Dreja
- I’m A Man
- Someone To Love Me
- Boom Boom
- I’m A Man
- Little Queenie
- Too Much Monkey Business
- Respectable
- Carol
- Here ‘Tis
Disc Two: 1965
- Evil Hearted You, Keith Relf Introduction (27 September) Keith Relf
- Heart Full Of Soul Paul Samwell-Smith Interview/ (1 June)
- Chris Dreja
- I Ain’t Done Wrong (3 July)
- Jim McCarty
- Smokestack Lightning (Full Version)(16 November)
- You’re A Better Man Than I Interview/ (16 November) The Train Kept A-Rollin’ (16 November)
- Jim McCarty
- I’m Not Talking (16 March )
- Keith Relf – I’m a Man
- I’m A Man (9 April )
- Keith Relf – The blues
- Jeff’s Boogie (9 June)
- Keith Relf
- Steeled Blues (1 June)
- Louise (4 June )
- Keith Relf
- I Wish You Would (6 August )
- Love Me Like I Love You (9 August)
- The Stumble (27 September)
- Paul Samwell-Smith
- You’re A Better Man than I
- The Train Kept A-Rollin’
- Chris Dreja
- I’ve Been Trying (9 June)
- Shapes of Things plus interview
- Paul Samwell
- For Your Love (Long Version)
- My Girl Sloopy (Long Version)
- I’m A Man (Live)
- I Wish You Would
Disc Three: 1965-66
- Happenings Ten Years Time Ago (26 July 1966 and 20 September 1966 – 2 October 1966,)
- Keith Relf
- Psycho Daisies
- Stroll On (With Soundtrack Coda)
- Chris Dreja
- “Great Shakes” Advert
- I Wish You Would
- I’m A Man
- The Train Kept A-Rollin’ (Live)
- Over Under Sideways Down (Live)
- Shapes of Things (Live)
- He’s Always There (Alternate Version)
- Turn into Earth (Alternate Version)
- I Can’t Make Your Way (Alternate Version)
- I’m A Man
- For Your Love
- Heart Full Of Soul
- I Wish You Would (Live)
- Jim McCarty
- Questa Volta (Live)
- Pafff…Bum (Live)
- Chris Dreja
- The Train Kept A-Rollin’ (Live)
- Shapes Of Things (Live)
- Jim McCarty
- Jimmy Page
- Jeff’s Boogie (6 May 1966, )
- You’re A Better Man Than I (Live)
- Keith Relf & Jeff Beck Interview Ravi Shankar (8 June 1966)
- Shapes Of Things (Live)
- Jim McCarty
- Jim McCarty
- Chris Dreja
- I’m Not Talking (4 June 1965)
- Heart Full of Soul (9 June 1965)
- Spoonful (9 April 1965)
- Bottle Up And Go (9 April 1965)
Disc Four: 1967-68
- Shapes Of Things
- Happenings Ten Years Time Ago
- Over Under Sideways Down
- I’m A Man
- Chris Dreja
- Shapes Of Things
- Heart Full Of Soul
- You’re A Better Man Than I
- Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)
- Over Under Sideways Down
- Little Games
- My Baby
- I’m A Man
- Chris Dreja
- The Train Kept A-Rollin’
- Dazed and Confused
- Goodnight Sweet Josephine
- Glimpses (Sound Effects)
- “The In Sound”
- Chris Dreja
- Think about it
- Jimmy Page
- Dazed And Confused (Live)
Disc 5: BBC Radio One Re-Mastered
- I Ain’t Got You (22 March 1965)
- For Your Love – Keith Relf Interview (22 March 1965)
- I’m Not Talking (22 March 1965)
- I Wish You Would (1 June 1965)
- Too Much Monkey Business (6 August 1965)
- Love Me Like I Love You (6 August 1965)
- I’m A Man (6 August 1965)
- Still I’m Sad – Paul Samwell-Smith Interview (27 September 1965)
- My Girl Sloopy (Full Version) (27 September 1965)
- Keith Relf interview (28 February 1966)
- Shapes of Things (28 February 1966)
- You’re A Better Man than I (28 February 1966)
- Dust My Broom (28 February 1966)
- Baby, Scratch My Back/ Keith Relf Interview (6 May 1966) Over Under Sideways Down (6 May 1966)
- The Sun Is Shining (Full Version)(6 May 1966)
- Shapes of Things (6 May 1966)
- Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)(17 March 1967)
- Little Games (17 March 1967)
- Drinking Muddy Water (17 March 1967)
- Think about It (16 March 1968)
- Jimmy Page Interview/ Goodnight Sweet Josephine (16 March 1968)
- My Baby (16 March 1968)
- White Summer (5-6 March 1968)
- Dazed and Confused (5-6 March 1968)
- Think About It (5-6 March 1968)
lunedì 2 luglio 2012
domenica 1 luglio 2012
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