Il
pomeriggio lo aveva passato davanti alla finestra, guardando dal vetro
polveroso la strada silenziosa. La grande crisi economica aveva sepolto molta
gente sotto il suo mantello di dolore, e la città pullulava di venditori
ambulanti, e intrallazzatori. Le persone si aggiravano confuse e pronte a tutto,
pur di racimolare qualcosa per tirare avanti. Si sedette sul letto prendendosi
la testa tra le mani. Un gesto istintivo che faceva anche sua madre, quando era
viva. Dopo un po’ la stanza fu avvolta dal buio. Si alzò fece una doccia
veloce arrotolò una sigaretta, e fumando si rivestì. Prese la giacca di pelle
appoggiata sul letto, le chiavi di casa, e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Fuori l’aria era fresca. Sotto l’insegna verde del chiosco, scambiò un cenno di
saluto con Gertrude Stein, una sua vecchia amica. In fondo al viale C.W Stoneking suonava il suo blues vagabondo, figlio di
quell’incantesimo sonoro che i bluesman del Delta, avevano lasciato in eredità
al mondo intero. Quando le strade diventavano buie, quel ragazzo accompagnato
dalla sua band la Primitive Horn
Orchestra, si lanciava nel richiamo di quelle anime sperdute, che vagavano solitarie
per la città. Si fermavano tutti ad ascoltarlo. Persino Orazio il salumiere, un
uomo scorbutico e di poche parole batteva il piede, e muoveva la testa a tempo.
La sua musica possedeva immagini e suggestioni popolari, che calamitavano
l’attenzione come gli accadeva anche ai bluesman negli anni venti e trenta,
laggiù nel Mississippi. Alle volte per essere sovversivi basta una chitarra
acustica, un banjo, e una voce scorticata dalla vita, che canta con passione
storie vere.
Sono sempre i poveri che ti danno
una mano d’aiuto, che ti accolgono in casa loro, che dividono con te qualunque
cosa possiedano. La città
sembrava un mortorio. Saracinesche di negozi sbarrate, locali chiusi, e
poca gente per strada. Una volta erano i più anziani che parlavano e i più
giovani ascoltavano, adesso invece non parla più nessuno, ci si scambia
messaggi con i computer, o tramite i cellulari. Faccine e slide, passatempi, anche per
qualche cazzone governativo. I vecchi sono la testimonianza di ciò che è
accaduto, sanno cose che i ragazzi non possono neanche immaginare, o
presupporre. Bisognerebbe ricucire quello squarcio. Camminava nel buio della
notte, dove ancora può accadere qualunque cosa. Dei cani gli passarono vicino scodinzolando
la coda. Suo nonno era nato sul finire del 1800 e non aveva mai imparato a
leggere e scrivere. Nel corso della sua vita aveva visto dei cambiamenti epocali,
ma non si era mai confuso davanti a niente. Era rimasto una persona semplice, e
di buon senso. Ma quello che non riusci' mai a comprendere, fu la cattiveria e la cupidigia, che serbano gli uomini di fronte al denaro.
Quello si, che lo lasciava senza parole.
I Sebadoh, facevano musica come fossero dei banditori che soffiavano
nel microfono, prima di un asta. Lou
Barlow, Eric Gaffney, e Jason
Loewenstein non avevano tutte le rotelle al posto giusto, ma il loro suono
carico di nebbia, e malinconia, era assai affascinante. Sapeva prendere
percorsi imprevedibili, sgusciare di lato, e sprofondare nell’oscurità. Folk e
rock, che si fondono magnificamente con il rumore di chitarre acustiche,
elettriche, e voci inclinate che echeggiano direttamente dal sottosuolo del
rock, in un paesaggio desolato, spazzato da un vento impetuoso. La domenica
mattina ti svegliavi, e ti sparavi quel disco “III” e c’era di che esserne felici. Tenevi gli occhi chiusi e
ascoltavi come in catarsi, quelle canzoni. Impossibile capirci qualcosa. In
quella confusione avevi come l’impressione, che stavi ancora ficcato di
traverso dentro un sogno. Nel sogno. Lui si fermò si piegò in avanti, e
appoggio i gomiti sul muretto. Si tolse tabacco, cartine, e filtro dalla
giacca, arrotolò una sigaretta e la accese. Mentre fumava osservò la sua ombra
disegnata nel marciapiede, e gli fece un sorriso tenue. Lei lo stava aspettando
seduta al bar. Il cameriere arrivò con i bicchieri di whiskey che avevano
ordinato, e li posò sul tavolino. La ragazza parlava a voce bassa così da
costringerlo a curvarsi, per non farsi sfuggire le sue parole. Dopo un po’ gli chiese
anche come si sentisse. Lui fece finta di non aver udito, e rimase in silenzio.
La ragazza scosse la testa, e bevve un sorso. Capì che non gli andava di parlare.
Ma non si sentì offesa per quel suo rifiuto, rispettava il suo volere, e gli
fece un sorriso tenue.
"So
Low" di Greg, Eric, e Jack Oblivian, non lo sentirete mai
suonare per radio. Un combo di musicisti della stessa pasta bastarda di Tav Falco. In quel di Memphis, una vera è propria leggenda del rock.
Nella loro musica vive un mondo passato, che incontra un mondo a venire. È qui
che la notte è completamente a suo agio. E’ come se guardassimo dentro un buco
profondo, e scorgessimo nelle viscere della terra, qualcuno suonare. Quello che
si origlia è un rumore di ossa frantumate, un suono irregolare, come un graffio
nel disco di vinile nero. Un colpo di tosse è il rock’n’roll è polverizzato,
nel borbottio di una tastierina, o di un sax che spazia in maniera molto free,
di qua e di là. So Low è qualcosa che
solo l’oscurità può comprendere. La musica è iniziata. Finché non rimane che il
fruscio della puntina sul disco. Strizzò gli occhi, perché la luce del neon gli
dava fastidio. Forse stava diventando pazzo, o forse lo era sempre stato. Lei
era davvero carina, e lui era davvero un coglione. Ma quando il mondo ti cade
addosso non hai tempo per l’amore, e per tutte quelle cose che ti fanno raddrizzare
i sensi. Si teneva aggrappato ad una fune con una mano sola, ed era pronto a
precipitare nel buio per sempre. Lei lo chiamò per nome, e lui si scosse per un
attimo da quei pensieri. Aveva gli occhi arrossati, e graffi che non si
vedevano. Ma certe cose facevano davvero fatica ad andarsene.
Il mondo è lo spettatore non il protagonista
di quello che accade. E non è mai il mondo che cambia, ma sono gli uomini. Le
cose a cui teniamo, chissà poi perché ci vengono sempre sottratte. Mentre altre
di cui faremmo volentieri a meno, restano attaccate dentro di noi con una
capacità di resistenza che lascia sbalorditi. Certe persone non tornano più. Prima o poi anche lui se ne sarebbe fatta una ragione. Si può
sempre chiudere gli occhi e parlarci, ma un giorno anche questo cesserà. E tutto
sarà un ombra.
Songs The Lord Taught Us dei Cramps, fu registrato nel 1980 negli studi della Sun Records. Musica sporca e pervertita, che non poteva non piacere ad uno come Alex Chilton, che produsse il disco. I mitici tre accordi del rock’n’roll, qui furono riproposti nella sua forma più nefanda. In quei giorni che il mondo osannava i Police (mai nome piu' brutto, per una band di rock), una schiera di disadattati, di junkies, e bikers, trovò in Lux Interior e nella sexy Poison Ivy le loro star. E quella fu la colonna sonora per andare alla casa del diavolo. In questo disco è presente la lezione di Link Wray, di Robert Gordon, e di tutti i grandi sconosciuti del rock’n’roll , ma c’è anche dell’altro. Con i Cramps si tornava a fare l’amore nel retrobottega, a fumare e divertisi fuori da quel letamaio della cultura rock ufficiale. Gente con il culo a caldo gli sbraitava contro. “Una proposta schifosamente balorda”, “non sanno suonare”. Facevano paura quei delinquenti, con quel suono selvaggio che veniva dal cuore. Per molti i Cramps rappresentarono un monito contro la repressione culturale di certa sinistra, e quel rigore estremo di chi voleva, e ci vuole, tutti uguali intellettualmente. Una forma di difesa sociale, una rivincita dei poveri, degli sventurati, contro quella casta di tranquilli e rassegnati. Lo dicono i vecchi. Quelli che non sanno, devono basarsi su quello che accaduto prima. E’ tutto ciò che non è venuto dall’anima, verrà immancabilmente smascherato.
Songs The Lord Taught Us dei Cramps, fu registrato nel 1980 negli studi della Sun Records. Musica sporca e pervertita, che non poteva non piacere ad uno come Alex Chilton, che produsse il disco. I mitici tre accordi del rock’n’roll, qui furono riproposti nella sua forma più nefanda. In quei giorni che il mondo osannava i Police (mai nome piu' brutto, per una band di rock), una schiera di disadattati, di junkies, e bikers, trovò in Lux Interior e nella sexy Poison Ivy le loro star. E quella fu la colonna sonora per andare alla casa del diavolo. In questo disco è presente la lezione di Link Wray, di Robert Gordon, e di tutti i grandi sconosciuti del rock’n’roll , ma c’è anche dell’altro. Con i Cramps si tornava a fare l’amore nel retrobottega, a fumare e divertisi fuori da quel letamaio della cultura rock ufficiale. Gente con il culo a caldo gli sbraitava contro. “Una proposta schifosamente balorda”, “non sanno suonare”. Facevano paura quei delinquenti, con quel suono selvaggio che veniva dal cuore. Per molti i Cramps rappresentarono un monito contro la repressione culturale di certa sinistra, e quel rigore estremo di chi voleva, e ci vuole, tutti uguali intellettualmente. Una forma di difesa sociale, una rivincita dei poveri, degli sventurati, contro quella casta di tranquilli e rassegnati. Lo dicono i vecchi. Quelli che non sanno, devono basarsi su quello che accaduto prima. E’ tutto ciò che non è venuto dall’anima, verrà immancabilmente smascherato.
Mentre la città si faceva sempre più
buia, un taxi si fermò all’incrocio e qualcuno scese. Dalla via arrivarono rumori
di clacson. Una pioggerellina leggera iniziò a cadere. Lui guardò al di là dei suoi
capelli neri e si appoggiò con le mani al tavolino, come per confessarsi. Non
ti mentirò mai. E lo disse con un filo di voce. Lei gli strinse la faccia tra le
mani e lo baciò. Dopo si alzarono e si avviarono lungo la strada. Un uomo è
sempre nel giusto quando insegue ciò che ama. Sempre.
Bartolo Federico
Ah, mi piace! Questo passare i pomeriggi davanti alla finestra è fantastico e inconcepibile da un essere vivente dei nostri giorni. Cosi come è inconcepibile, sempre dallo stesso essere dei nostri giorni (ho omesso la parola 'vivente') pensare di passare non più di cinque minuti con gli anziani, gli unici in grado ancora di raccontare qualcosa che non esista già sulla rete...
RispondiEliminaBuona serata caro amico.
se solo li si ascoltasse un pò di piu' gli anziani... solo ascoltare ....
RispondiEliminama nessuno ha mai tempo per gli altri. Forse neanche per se stessi.
grazie hyde del commento.ciao amico
Io tremo quando vedo il fondo dei tuoi post amico mio..perchè poi tutto diventa insignificante e scontato.
RispondiEliminaNon hai idea quanto il tuo modo di scrivere , di spiegare un brano o uno stile musicale , possa incidere sul mio mood, senza parlare delle tue riflessioni che si rispecchiano nella notte, nel fumo di una sigaretta, nella polvere della strada, nello scodinzolare di un cane,nell'inseguire chi si ama ..sempre..
Un bacio speciale!
tu sei una persona speciale che mi vuole bene.io lo apprezzo tanto questo, e lo ricambio.
RispondiEliminagrazie NELLA