Guardò la
strada mentre le note di “Animal Skin” avvolgevano la notte che
dilagando si era presa la parte migliore di lui. Poi la pioggia pian pano aveva
fatto il resto. Anche se non aveva mai avuto grandi bisogni e conduceva una
vita modesta si era reso conto che non aveva fatto bene i conti con questo
mondo che gli chiedeva di continuo un cambio di passo. In piena corsa, magari
in affanno, qualcuno ad un tratto batteva il tempo e allora tutti dietro come
impazziti a rincorrere non si sa cosa. Non c’è l’aveva fatta più a reggere quel
ritmo, cosi quando credeva di avere tutto in pugno, poco a poco, era
precipitato. Certo, non è che fin lì avesse combinato grandi cose, di sicuro
non aveva cambiato il corso dell’umanità con una nuova scoperta scientifica,
non aveva fatto nulla di memorabile se non tentare di essere se stesso, di
vivere secondo la sua morale e i suoi principi. Non era mai andato a bussare
alle porte di quelli che contano. Aveva cercato di farcela da solo, ma si era
illuso, il prezzo che pagava per questa libertà che si era preso era altissimo.
Nessuno ama i cani sciolti, specie quelli che ringhiano.
Era
sempre stato una persona complessa, rigorosa, ma credibile e generosa con
chiunque incontrasse. Sulla strada percorsa aveva imparato che gli uomini non
erano affatto così buoni come pensava. Bastava comunque non dare troppa corda a
nessuno. C’era voluto del tempo per capirlo, nel frattempo gli era toccato
cambiare e indossare una catafratta di protezione per non finire miseramente
accoppato. Ora non era più sicuro di nulla, neanche che questo stratagemma
funzionasse davvero. La paura aveva preso il soppravvento e si sentiva
disarmato, le sue barriere si erano indebolite, non aveva più le idee tanto
chiare. Di certo aveva bisogno di soldi, ma non così tanti, solo quel giusto
che gli avrebbe consentito una vita dignitosa. Si aprì una birra ed era chiaro
che non poteva continuare ad innaffiare le sue disgrazie, doveva in qualche modo
trovare una via d’uscita. Ma quella notte di sicuro non aveva di meglio da
fare.
Dalla
finestra guardò le nuvole grigie che erano comparse all’improvviso, nel tardo
pomeriggio, sulle montagne proprio di fronte casa sua. Quando erano giunte non
promettevano nulla di buono, tanto è vero che adesso la pioggia scendeva
copiosa. Aveva infranto le regole quel giorno ed aveva scaricato dal computer i
file del nuovo disco di Tom Waits, Bad As Me, con la promessa a se
stesso che se le cose sarebbero cambiate lo avrebbe comprato quel cd, magari in
versione deluxe, con tre brani in più. Tom era stato un compagno di viaggio
prezioso, la colonna sonora della sua vita il suo blues quotidiano. Intanto che
sorseggiava la birra, Kiss Me lo riportava indietro, al tempo in cui era
stato davvero troppo solo e anche troppo lontano. Small Change, Blue
Valentine e Foreign Affairs gli avevano offerto una sponda di
salvataggio stringendolo nel loro caldo abbraccio. Quei vecchi brividi li
sentii vagare nuovamente sulla sua pelle, ma fu per un attimo. Il cinismo che
si era impossessato di lui lo portò a pensare che alla fine passa tutto, anche
la voglia di resistere, di essere amati, di combattere. Pian piano le forze ti
lasciano e ti abbandoni, fino a scivolare nel limbo e non badi più a nulla,
lasci tutto sospeso, come delle cambiali che sai che non potrai onorare.
”Baciami
come un estraneo ancora una volta. Voglio credere che il nostro amore è un
mistero, voglio credere che il nostro amore è un peccato. Voglio che tu mi baci
come un estraneo, ancora una volta”.(Kiss Me )
Si
finisce sempre per attaccarsi alla vita e alle sue molteplici sfumature, ma
bisogna essere fortunati, o non troppo sfortunati, a seconda dei casi, per
restare sempre sobri. Dopo sette anni di silenzio, da Real Gone, Waits
era riapparso al mondo con il suo blues schiacciato a caldo sul ferro battuto e
inzuppato in quell’umanità di derelitti che questo mondo cerca in tutti i modi
di ignorare. Poetico e polveroso come quelle vecchie scatole ammucchiate in
cantina, cantato come solo lui può. Tom Waits è sempre stato un puro, un
visionario, uno che non ha mai ceduto di un passo alle lusinghe del mercato
discografico, anche quando questo gli avrebbe fatto ponti d’oro. Rifiutò
l’offerta di salire le scale della celebrità realizzando un capolavoro sotterraneo
come Swordfishtrombones che egli stesso definii “il diario di un
delirio”. Testardo come un mulo ha sempre fatto quello che riteneva più
giusto, anche sbagliando, ma restando sempre leale a se stesso e al suo
pubblico. Bad as me sembra un
greatest hits delle sue mille facce musicali, e lui ci mette tutto il cuore e
l’amore possibile per fare sembrare queste canzoni nuove di zecca. Le torce e
le sbrindella, ma nello stesso tempo le rende meno ostiche che in passato, le
veste di quei suoni che lo hanno reso unico e che provengono direttamente da
quel blues centenario che ha nel sottofondo il rumore della strada e delle
monete che i passanti facevano cadere nel bicchiere di latta dei bluesman.
La
pioggia aveva dipinto pozzanghere concentriche sull’asfalto, che lui osservava
dalla finestra di casa. La lampada sul comò spargeva una luce fioca come la sua
speranza che, si sa, è sempre l’ultima a morire. Si appoggiò al vetro e si
sentii la testa vuota, non aveva nessuna protezione sociale, era stato lasciato
solo nella tana dei lupi. Il finto liberismo aveva provocato una caduta
verticale dei più elementari sostegni sociali, la grande finanza si era
inghiottita il mondo in una bolla speculativa che pagavano sempre i soliti, i
più deboli e i più indifesi. Il suo lavoro, come quello di milioni di altri
sventurati, era svanito nel nulla mentre lo stato restava inoperoso. Tanto lo
Stato è in mano alle banche, alle multinazionali, ai narcotrafficanti, ai
signori della guerra, che sono poi quelli che hanno il potere economico.
“Beh, è difficile per alcuni momenti / Per
altri è dolce / Qualcuno fa i soldi quando c'è il sangue in strada ... Beh,
abbiamo salvato tutti i milionari / Hanno ottenuto il frutto / Abbiamo ottenuto
la buccia” (Talking at the Same Time).
Il
rock’n’roll di Get Lost, in puro stile anni ’50, lo scosse da quei
pensieri. Come era ormai consuetudine, da Swordfishtrombones in poi, anche Bad
as me, era stato scritto e prodotto insieme alla moglie Kathleen Brennan.
Questa volta i due avevano optato per canzoni brevi, quasi delle istantanee in
bianco e nero, ma ingrandite e manipolate come sempre nella camera oscura
dell’anima. L’album conteneva diverse ballate, da sempre il suo piatto forte,
che sanno entrare sotto la pelle e scucire il cuore. Back In The Crowd è
una canzone per chi viaggia verso il confine ed oltre ad essere un velato
omaggio a Roy Orbison, il re dei solitari, per come è arrangiata e
cantata sembra che provenga dalle “Baja Session” di Chris Isaak. In Face To The Highway
Marc Ribot e David Hidalgo, due magistrali musicisti, con le loro chitarre
danno vita ad un blues arido e spettrale, in una città che non ha più roba da
bere.
“Il
diavolo vuole un peccatore Il cielo vuole un uccello La tabella vuole una cena
e le labbra che lei.” (Face To The Highway)
Gli
uomini del blues sono stati sempre in bilico tra i richiami dello spirito e
quelli della carne. Niente di meglio poteva trovare in giro per questo sporco
lavoro se non un altro ribelle del rock, quel Keith Richards che con la sua chitarra ritmica e la voce sbilenca
sembra che esca direttamente da una sua canzone. “Sei la punta della lancia,
il chiodo della croce, la mosca nella mia birra, la chiave che ho perso, la
lettera di Gesù scritta sul muro del bagno/ la madre superiore vestita solo con
un reggiseno/ Sei cattivo, sei della mia stessa razza. (Bad As Me).
I due avevano già lavorato insieme sin dai tempi dello straordinario Rain
Dogs. Allora Waits ebbe a dire di Richards “Stavo per buttare via Union
Square, ero deciso a chiamare l’uomo delle pulizie, quel pezzo era trito e
ritrito. Qualcuno però diceva che aveva qualcosa di interessante. Diavolo
dicevo, non ha un bel niente. Poi arrivò lui.” Dire che c’è idillio tra
loro e dire poco, tanto che Tom omaggia Richards e Jagger nell’ironica Satisfied,
R&B che sembra provenire dall’indimenticato “Heartattack and Vine”.
«Prima di andarmene e morire, avrò soddisfazione/ Sarò soddisfatto/ E
adesso, signori Jagger e Richards, mi gratterò dove mi prude». Poi
incrociano le due voci nell’acustica Last Leaf, una canzone che è tra le
cose migliori di questa raccolta.
“Sono l'ultima foglia sull'albero l'autunno
ha preso il resto. Ma non mi prenderanno. (Last Leaf)
I contorni
apocalittici de “La Strada”, il romanzo di Cormac Mc Carthy,
lo stavano soggiogando, quando vide un ombra fare un balzo nel buio. Il cuore
gli salì in gola, ma era solo un gatto che cercava rifugio nella veranda di
casa. Aveva messo tutti l’uno contro l’altro, quell’intrattenitore da crociera
sul mediterraneo, che governava il paese. Un tipo bislacco, senza nessun
particolare talento, senza nessuna vergogna che non si sa da dove sia sbucato
fuori. Ad un tratto il mondo se lo era ritrovato dappertutto, perfino nel
gabinetto, con quel sorriso stampato sulla faccia da furbo imbonitore. Ma il
tempo anche per lui stava per scadere. Si sentono nell’aria certe cose. “Quando
i lombrichi si nascondono qualcosa sta accadendo”, cosi diceva suo
nonno. Alzò gli occhi e li vide che volteggiavano prominenti nel cielo. La
puzza si faceva sempre più forte e presto o tardi gli avvoltoi sarebbero scesi
giù. Nell’oscurità gli sembrò di conoscerli tutti .
Intanto
che il blues bruciante di Chicago e l’armonica di Charlie
Musselwhite, percuotevano le pareti della cassa acustica, si staccò dalla
finestra. Era ora di andare, di lasciarsi alle spalle tutto il marcio, di non
chiedersi più perché, ma Pay me catturò ancora la sua attenzione. Quella
triste ninnananna dal cuore infinito gli parve che stesse parlando di lui e dei
suoi amici che erano rimasti a vagare nella notte in cerca delle proprie tracce
che la pioggia aveva cancellato per sempre. “… ho cucito un pizzico di
fortuna in un lembo del mio abito..”(Pay Me). Era quello che
ci voleva, solo un po’ di fortuna. Lei era sempre stata orgogliosa di lui e
continuava ad esserlo. Lo guardava da chissà quanto tempo dal ciglio della
porta con la faccia appiccicata al vetro. Le fece tenerezza vederlo immerso nei
suoi pensieri. Quando lui si giro i loro sguardi si intrecciarono,lei gli
sorrise e si avvicinò e con un lieve, lievissimo bacio gli sfiorò le labbra.
“Ray
ha detto accidenti a te. E qualcuno ha rotto la mia macchina fotografica. Ed è
stato Capodanno. E tutti abbiamo cominciato a cantare.”(New Year’s Eve)
Bartolo
Federico
L'Ultima
Foglia (tratto da :Viaggiatori Nella Notte)
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