domenica 5 ottobre 2014

L'Ultima Foglia




Guardò la strada mentre le note di “Animal Skin” avvolgevano la notte che dilagando si era presa la parte migliore di lui. Poi la pioggia pian pano aveva fatto il resto. Anche se non aveva mai avuto grandi bisogni e conduceva una vita modesta si era reso conto che non aveva fatto bene i conti con questo mondo che gli chiedeva di continuo un cambio di passo. In piena corsa, magari in affanno, qualcuno ad un tratto batteva il tempo e allora tutti dietro come impazziti a rincorrere non si sa cosa. Non c’è l’aveva fatta più a reggere quel ritmo, cosi quando credeva di avere tutto in pugno, poco a poco, era precipitato. Certo, non è che fin lì avesse combinato grandi cose, di sicuro non aveva cambiato il corso dell’umanità con una nuova scoperta scientifica, non aveva fatto nulla di memorabile se non tentare di essere se stesso, di vivere secondo la sua morale e i suoi principi. Non era mai andato a bussare alle porte di quelli che contano. Aveva cercato di farcela da solo, ma si era illuso, il prezzo che pagava per questa libertà che si era preso era altissimo. Nessuno ama i cani sciolti, specie quelli che ringhiano. 


Era sempre stato una persona complessa, rigorosa, ma credibile e generosa con chiunque incontrasse. Sulla strada percorsa aveva imparato che gli uomini non erano affatto così buoni come pensava. Bastava comunque non dare troppa corda a nessuno. C’era voluto del tempo per capirlo, nel frattempo gli era toccato cambiare e indossare una catafratta di protezione per non finire miseramente accoppato. Ora non era più sicuro di nulla, neanche che questo stratagemma funzionasse davvero. La paura aveva preso il soppravvento e si sentiva disarmato, le sue barriere si erano indebolite, non aveva più le idee tanto chiare. Di certo aveva bisogno di soldi, ma non così tanti, solo quel giusto che gli avrebbe consentito una vita dignitosa. Si aprì una birra ed era chiaro che non poteva continuare ad innaffiare le sue disgrazie, doveva in qualche modo trovare una via d’uscita. Ma quella notte di sicuro non aveva di meglio da fare.


Dalla finestra guardò le nuvole grigie che erano comparse all’improvviso, nel tardo pomeriggio, sulle montagne proprio di fronte casa sua. Quando erano giunte non promettevano nulla di buono, tanto è vero che adesso la pioggia scendeva copiosa. Aveva infranto le regole quel giorno ed aveva scaricato dal computer i file del nuovo disco di Tom Waits, Bad As Me, con la promessa a se stesso che se le cose sarebbero cambiate lo avrebbe comprato quel cd, magari in versione deluxe, con tre brani in più. Tom era stato un compagno di viaggio prezioso, la colonna sonora della sua vita il suo blues quotidiano. Intanto che sorseggiava la birra, Kiss Me lo riportava indietro, al tempo in cui era stato davvero troppo solo e anche troppo lontano. Small Change, Blue Valentine e Foreign Affairs gli avevano offerto una sponda di salvataggio stringendolo nel loro caldo abbraccio. Quei vecchi brividi li sentii vagare nuovamente sulla sua pelle, ma fu per un attimo. Il cinismo che si era impossessato di lui lo portò a pensare che alla fine passa tutto, anche la voglia di resistere, di essere amati, di combattere. Pian piano le forze ti lasciano e ti abbandoni, fino a scivolare nel limbo e non badi più a nulla, lasci tutto sospeso, come delle cambiali che sai che non potrai onorare.


Baciami come un estraneo ancora una volta. Voglio credere che il nostro amore è un mistero, voglio credere che il nostro amore è un peccato. Voglio che tu mi baci come un estraneo, ancora una volta”.(Kiss Me )


Si finisce sempre per attaccarsi alla vita e alle sue molteplici sfumature, ma bisogna essere fortunati, o non troppo sfortunati, a seconda dei casi, per restare sempre sobri. Dopo sette anni di silenzio, da Real Gone, Waits era riapparso al mondo con il suo blues schiacciato a caldo sul ferro battuto e inzuppato in quell’umanità di derelitti che questo mondo cerca in tutti i modi di ignorare. Poetico e polveroso come quelle vecchie scatole ammucchiate in cantina, cantato come solo lui può. Tom Waits è sempre stato un puro, un visionario, uno che non ha mai ceduto di un passo alle lusinghe del mercato discografico, anche quando questo gli avrebbe fatto ponti d’oro. Rifiutò l’offerta di salire le scale della celebrità realizzando un capolavoro sotterraneo come Swordfishtrombones che egli stesso definii “il diario di un delirio”. Testardo come un mulo ha sempre fatto quello che riteneva più giusto, anche sbagliando, ma restando sempre leale a se stesso e al suo pubblico. Bad as me sembra un greatest hits delle sue mille facce musicali, e lui ci mette tutto il cuore e l’amore possibile per fare sembrare queste canzoni nuove di zecca. Le torce e le sbrindella, ma nello stesso tempo le rende meno ostiche che in passato, le veste di quei suoni che lo hanno reso unico e che provengono direttamente da quel blues centenario che ha nel sottofondo il rumore della strada e delle monete che i passanti facevano cadere nel bicchiere di latta dei bluesman. 


La pioggia aveva dipinto pozzanghere concentriche sull’asfalto, che lui osservava dalla finestra di casa. La lampada sul comò spargeva una luce fioca come la sua speranza che, si sa, è sempre l’ultima a morire. Si appoggiò al vetro e si sentii la testa vuota, non aveva nessuna protezione sociale, era stato lasciato solo nella tana dei lupi. Il finto liberismo aveva provocato una caduta verticale dei più elementari sostegni sociali, la grande finanza si era inghiottita il mondo in una bolla speculativa che pagavano sempre i soliti, i più deboli e i più indifesi. Il suo lavoro, come quello di milioni di altri sventurati, era svanito nel nulla mentre lo stato restava inoperoso. Tanto lo Stato è in mano alle banche, alle multinazionali, ai narcotrafficanti, ai signori della guerra, che sono poi quelli che hanno il potere economico.


 “Beh, è difficile per alcuni momenti / Per altri è dolce / Qualcuno fa i soldi quando c'è il sangue in strada ... Beh, abbiamo salvato tutti i milionari / Hanno ottenuto il frutto / Abbiamo ottenuto la buccia” (Talking at the Same Time).
 

Il rock’n’roll di Get Lost, in puro stile anni ’50, lo scosse da quei pensieri. Come era ormai consuetudine, da Swordfishtrombones in poi, anche Bad as me, era stato scritto e prodotto insieme alla moglie Kathleen Brennan. Questa volta i due avevano optato per canzoni brevi, quasi delle istantanee in bianco e nero, ma ingrandite e manipolate come sempre nella camera oscura dell’anima. L’album conteneva diverse ballate, da sempre il suo piatto forte, che sanno entrare sotto la pelle e scucire il cuore. Back In The Crowd è una canzone per chi viaggia verso il confine ed oltre ad essere un velato omaggio a Roy Orbison, il re dei solitari, per come è arrangiata e cantata sembra che provenga dalle “Baja Session” di Chris Isaak. In Face To The Highway Marc Ribot e David Hidalgo, due magistrali musicisti, con le loro chitarre danno vita ad un blues arido e spettrale, in una città che non ha più roba da bere. 


Il diavolo vuole un peccatore Il cielo vuole un uccello La tabella vuole una cena e le labbra che lei.” (Face To The Highway)


Gli uomini del blues sono stati sempre in bilico tra i richiami dello spirito e quelli della carne. Niente di meglio poteva trovare in giro per questo sporco lavoro se non un altro ribelle del rock, quel Keith Richards che con la sua chitarra ritmica e la voce sbilenca sembra che esca direttamente da una sua canzone. “Sei la punta della lancia, il chiodo della croce, la mosca nella mia birra, la chiave che ho perso, la lettera di Gesù scritta sul muro del bagno/ la madre superiore vestita solo con un reggiseno/ Sei cattivo, sei della mia stessa razza. (Bad As Me). I due avevano già lavorato insieme sin dai tempi dello straordinario Rain Dogs. Allora Waits ebbe a dire di Richards “Stavo per buttare via Union Square, ero deciso a chiamare l’uomo delle pulizie, quel pezzo era trito e ritrito. Qualcuno però diceva che aveva qualcosa di interessante. Diavolo dicevo, non ha un bel niente. Poi arrivò lui.” Dire che c’è idillio tra loro e dire poco, tanto che Tom omaggia Richards e Jagger nell’ironica Satisfied, R&B che sembra provenire dall’indimenticato “Heartattack and Vine”. «Prima di andarmene e morire, avrò soddisfazione/ Sarò soddisfatto/ E adesso, signori Jagger e Richards, mi gratterò dove mi prude». Poi incrociano le due voci nell’acustica Last Leaf, una canzone che è tra le cose migliori di questa raccolta.


 “Sono l'ultima foglia sull'albero l'autunno ha preso il resto. Ma non mi prenderanno. (Last Leaf) 


I contorni apocalittici de “La Strada”, il romanzo di Cormac Mc Carthy, lo stavano soggiogando, quando vide un ombra fare un balzo nel buio. Il cuore gli salì in gola, ma era solo un gatto che cercava rifugio nella veranda di casa. Aveva messo tutti l’uno contro l’altro, quell’intrattenitore da crociera sul mediterraneo, che governava il paese. Un tipo bislacco, senza nessun particolare talento, senza nessuna vergogna che non si sa da dove sia sbucato fuori. Ad un tratto il mondo se lo era ritrovato dappertutto, perfino nel gabinetto, con quel sorriso stampato sulla faccia da furbo imbonitore. Ma il tempo anche per lui stava per scadere. Si sentono nell’aria certe cose. “Quando i lombrichi si nascondono qualcosa sta accadendo”, cosi diceva suo nonno. Alzò gli occhi e li vide che volteggiavano prominenti nel cielo. La puzza si faceva sempre più forte e presto o tardi gli avvoltoi sarebbero scesi giù. Nell’oscurità gli sembrò di conoscerli tutti . 



Intanto che il blues bruciante di Chicago e l’armonica di Charlie Musselwhite, percuotevano le pareti della cassa acustica, si staccò dalla finestra. Era ora di andare, di lasciarsi alle spalle tutto il marcio, di non chiedersi più perché, ma Pay me catturò ancora la sua attenzione. Quella triste ninnananna dal cuore infinito gli parve che stesse parlando di lui e dei suoi amici che erano rimasti a vagare nella notte in cerca delle proprie tracce che la pioggia aveva cancellato per sempre. “… ho cucito un pizzico di fortuna in un lembo del mio abito..”(Pay Me). Era quello che ci voleva, solo un po’ di fortuna. Lei era sempre stata orgogliosa di lui e continuava ad esserlo. Lo guardava da chissà quanto tempo dal ciglio della porta con la faccia appiccicata al vetro. Le fece tenerezza vederlo immerso nei suoi pensieri. Quando lui si giro i loro sguardi si intrecciarono,lei gli sorrise e si avvicinò e con un lieve, lievissimo bacio gli sfiorò le labbra.


“Ray ha detto accidenti a te. E qualcuno ha rotto la mia macchina fotografica. Ed è stato Capodanno. E tutti abbiamo cominciato a cantare.”(New Year’s Eve)



Bartolo Federico 


L'Ultima Foglia (tratto da :Viaggiatori Nella Notte)

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