Bisogna stare in
guardia con le parole. Con quell’aria da niente, non sai mai che direzione
prenderanno. Le parole sono pericolose, si nascondono e ti fanno scricchiolare,
come una lastra di ghiaccio. Le assorbi attraverso le orecchie, il cervello, e
poi finiscono nel cuore. Ed è lì che ti strangolano, trascinandoti nel panico.
Le parole le puoi lasciare scritte sopra il bus, sulla panchina della stazione
centrale, o su un sedile di un taxi. Se però finiscono in una canzone, si trasformano
in una tempesta violenta, che mai avresti immaginato per solo dei sentimenti.
Lo diceva Lou Reed che bisogna tenersi due
radio, nel caso una si rompa. A lui il cielo gli era venuto giù molto presto, da
quando adolescente lo avevano sottoposto ad una terapia di elettroshock, per
curare la sua bisessualità. Non si riprese mai da quell’orrore, che gli fece
uscire gli occhi dalle orbite. Nel 1963 ancora ventenne frequentava la Syracuse Univerity dove studiava
giornalismo, regia cinematografica, scrittura creativa, ed era tenuto d’occhio
dalla polizia per i suoi comportamenti ambigui. Un giorno prima dell’alba onde
d’oscurità lo avvolsero e lo frastornarono, insieme a quel desiderio di
esplorazione. Allora si defilò dalla folla, e andò a vedere cosa succedeva a
quelle ombre che camminavano nel buio, di cui non vedeva la faccia, e non
sentiva la voce. Tutti i tuoi psichiatri da strapazzo ti fanno
l’elettroshock hanno detto che ti avrebbero lasciato vivere a casa con mamma e
papà invece che in ospedali psichiatrici ma ogni volta che provavi a leggere un
libro non riuscivi ad arrivare a pagina 17 perché avevi dimenticato dov’eri
così non potevi neanche leggere. Non lo sai? ti ammazzeranno i figli Non lo
sai? ti ammazzeranno, ti ammazzeranno i figli ti ammazzeranno, ti ammazzeranno
i figli fino a quando non scapperanno via. (Kill Your Sons) Quando ad una festa Lou Reed incontra “il Beethoven della musica” come lui stesso definì il musicista
gallese John Cale, arrivato in America per studiare al
conservatorio, capisce subito che il fiammifero che teneva spento, adesso era
pronto a bruciare. I Primitives sono stati il loro primo
gruppo, insieme a Streling Morrison, e lo scozzese Angus Mc
Lise. The Ostrich è la loro prima canzone, pubblicata nel 1965. Venerdì notte: Ore Due. Sulla nave dei folli, la paura
brancola nel buio. Il vetro della finestra era alzato e l'edificio di fronte
così vicino, da poterlo toccare. Perlustrò
la stanza muovendo il piccolo fascio di luce della torcia tascabile. Adattarsi
e improvvisare. E’ questa la vita. Esaminò
lentamente le pareti. La felicità è il rock'n'roll, il rumore. Ci sono cose che bisogna
sapere, le cose utili da
obbiettare. C'è chi li trova davvero ripugnanti i Velvet Underground. È
difficile immaginare quel che rende una persona simpatica agli altri. Uno vuole
essere utile in qualche modo, e comincia quasi sempre a cantare in tono gentile
una canzone, fino a farti diventare triste, a farti cascare il cuore. Sulla
ventiduesima strada un uomo con una giacca di pelle marrone se ne sta seduto a
terra, con lo sguardo perso nel vuoto. Il sangue gli cola lungo il collo,
imbrattandogli la maglietta. Un tizio poco distante bombato e muscoloso, lo
guarda con indifferenza, masticando e sputando tabacco. Una Ford
impiastricciata di adesivi con due ragazze a bordo che si passano una canna,
percorre il vialone. Nella penombra di un appartamento, un uomo alza la
cornetta del telefono, e compone un numero. Parlotta e riaggancia, facendo
cadere le braccia lungo il corpo. La giovinezza è tutto. Un giro di ritornello,
e ti ritrovi anche tu nella nebbia. Portatemi gli affamati, gli stanchi i
poveri e gli piscerò addosso questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice
le vostre masse di poveri accalcati picchiamoli a sangue facciamola finita e
buttiamoli nel boulevard”. (Dirty
Blvd) Il segreto è resistere gli aveva detto il vecchio boss del
quartiere, un mafioso siciliano di Castellamare Del Golfo. Devi resistere un
po’ più degli altri, così finiranno per stancarsi. Ma andando avanti si diventa
una schifezza pensò Billy, e in cattiveria non è che si migliori.
Tormenti, ossessioni, rimasugli, sbavature, gocciolano lentamente sulla tua
pelle, e non ti fanno più dormire sonni tranquilli. Però quando si è poveri, e
un dovere provarle tutte. E volare, volare via da questo sporco
boulevard voglio volare, da questo sporco boulevard voglio volare, da questo
sporco boulevard voglio volare volare volare volare da questo sporco boulevard”.
(Dirty Blvd) Anno 1966: Ore Nove e Trenta. L’otto
febbraio del 1966 prende il via l’Exploding Plastic Inevitable uno
spettacolo ideato da Andy Warhol, che unisce il balletto ai
film, alle luci, agli happening, e ai Velvet Underground. Lou e John avevano cambiato il nome alla band, e sostituito il
batterista Angus Mc Lise
con Maureen Tucker, una delle prime ragazze a suonare la
batteria. Warhol un pittore,
scultore, introdusse Nico una cantante attrice, inquieta e
misteriosa, venuta fuori dalla nebbia e dal freddo di Berlino. Paura, gente
viziosa, dolori, una nuova amica catturata nel buio. Lou Reed, il suo
prodigo amante. Le pene alle volte sono una distrazione, ma lei ci teneva al lato tragico della vita.
Ed era impensabile, lasciarla da sola. Agenti teatrali, fisarmoniche, uomini
che aspettano lungo le banchine. E' vero tutto finisce, ma c'è umanità nei loro
dischi, rabbia, amore, il sogno supremo. Non c’è niente dietro quel vetro. Nessun costume, nessun sorriso. Neanche
inganni. I respiri però… quelli ci sono ovunque. Esili… A Berlino,
accanto al muro eri alta un metro e settantacinque era molto bello lume di
candela e Dubonnet con ghiaccio Eravamo in un piccolo caffè si sentivano le
chitarre suonare era molto bello. Oh, tesoro era il paradiso”. (Berlin) E’ nel gennaio del 1967
che vede la luce il loro primo album Velvet Underground and
Nico prodotto da Andy Warhol. Se vi serve qualcosa di illegale, se la menzogna vi
attira, e della vanità non potete fare a meno, il vostro viaggio è appena
iniziato. Come in una vertigine la testa prenderà a girarvi, il dubbio vi
penetrerà, e l’infinito si schiuderà cascandoci dentro. E’ qui che il rock è
stato pestato a morte, è qui che gli hanno fracassato il muso, e spezzato i
polsi. E mentre rantolava con il fegato spappolato, l’hanno fotografato, e ad
ogni flash lui ha sbattuto le ciglia. Poi lo hanno spinto nella notte più profonda,
nella sporca poesia, e a furia di spingere, si sa che si finisce per arrivare
da qualche altra parte. “Perché quando la roba entra in circolo non me ne
frega più niente di voi Tizi e Cai di questa città e di tutti i politici che
schiamazzano come pazzi e di quelli che insultano tutti gli altri e tutti i
morti ammucchiati uno sull’altro. Perché quando la botta comincia ad arrivare
allora non mi importa proprio più nulla. (Heroin) Le due tipe provarono una scossa tremenda, mentre
compravano polvere bianca e marrone. La cassiera del bar passeggiava nell'ombra, sulla ventiduesima
strada, dove ci vuole un sacco
di coraggio solo per fermarsi. L’uomo le porse la mazzetta dei soldi, che lei
nascose nel reggiseno, come un biglietto galante. Bottiglie vuote che tintinnano, accidenti fa qualcuno… e tutti si sparpagliano. La notte si
riprende qualsiasi cosa, senza che tu
abbia potuto capire quel che aveva da raccontarti. Era un desiderio di
purezza quello che i Velvet Underground, stavano inseguendo in una New York
allucinante e disperata, dove il gelo della notte minaccia di morte ogni cosa.
Una città sempre in agguato, stretta in un dolore immenso, impallidita
fino al bianco degli occhi. Ragazzino, lei viene dalla strada sei
finito prima ancora di cominciare si prenderà gioco di te come un fantoccio è
proprio così. Perché lo sanno tutti (è una femme fatale) le cose che fa per
piacere (è una femme fatale) non è che una smorfiosetta (è una femme fatale)
guarda come cammina! Senti come parla! (Femme Fatale) La loro è una storia con vista metropolitana,
che fa a pezzi in un colpo solo tanti presunti sperimentatori. Si fa peccato a non conoscerli. Tanto li hanno
pure cacciati dall’inferno. Glaciali, acidi, disincantati. Il loro sguardo si
posa su quei ragazzi che sentono musica, ma gli arriva il rumore metallico
delle automobili in transito, del mago cornuto, delle roulette russe,
della donna barbuta, della festa ingannevole dei fine settimana. Tutt’intorno
e sopra il cielo, c’è un rumore duro e opprimente di chitarre che girano, rotolano,
e gemono. C’è una rabbia in quel frastuono che ti fa rabbrividire, dalle
orecchie fino ai piedi, ti agita le budella, ti dà scossoni dall’alto fino in
basso. Vorresti fermare tutto. Ma è come sentire il tuo cuore che batte. Anno 1967: Ore Ventiquattro. È una
catastrofe sonante White Light/White Heat, album uscito nel
dicembre del 1967. Musica suonata
dentro una scatola d’acciaio, così violenta da scatenare dei silenzi profondi,
per quel brivido che ti scombussola. Sono
loro il futuro del rock'n'roll. La collaborazione fra Cale e Reed, qui tocca il suo apice. C’è una tensione tremenda in queste
canzoni, che fa saltare i nervi. Basta una piccola spinta e ti ritrovi nel
baratro. Sister Ray è un pezzo da diciassette minuti che sembra
suonato da mille strumenti. Esaltazione, inebetimento, delirio puro. Questa
strada forse assomiglia ad un'altra disse Waldo al barista, ma
non conosco nessuno in questa città. Sto qui cercando di buttare via questa
mania che ho, di svignarmela da ogni posto. Questa sciocca angoscia che mi
perseguita, e mi tormenta. Lo so amo Marsha, ma ancor di più
il mio vizio. Per farmi perdonare sai che farò: gli manderò un regalo. Che
ne pensi se spedisco me stesso dentro un pacco postale? Ah, è così
bella ah, ma è fatta di legno guarda e vedrai. (Here She Comes Now). Il
buio gli aveva offerto una grande occasione, e anche quelle strade. Dopo si
erano riaccese le luci, e tutto era ritornato alla normalità. Lady
Godiva sì e vestita con sobrietà accarezza dolcemente la testa riccioluta di un
altro ragazzo solo un altro giocattolo. (Lady Godiva’s
Operation) Sono state scritte da Lou Reed le liriche e quasi tutte le
musiche delle canzoni dei Velvet
Underground. Per Lou le donne
che soggiogano gli uomini al loro volere, sono come un ossessione. Donne
sfuggenti, fatali, come Nico, che un
giorno lo pianta in asso per andarsene con l’amico John Cale. C’è sempre un amore di riserva. La diversità fra queste
due forti personalità viene inasprita da questa situazione, tanto che Cale lascia il gruppo e viene
rimpiazzato da Doug Vule, un
ottimo musicista. Ma non un genio, come lui. Anno 1969: Ore Sedici e Quaranta. L’album The Velvet
Underground esce nel 1969,
ed è come se ci portassimo nella nostra solitudine, una nuova ragione
d’angoscia. Lo spazio creativo adesso è tutto in mano a Reed. Anche se le atmosfere si fanno più morbide, più liquide,
meno ossessive, le canzoni non perdono in tensione, anzi acquistano un’impronta
più sofisticata, quasi dandy. Ecco la storia della mia vita ecco la
differenza tra giusto e sbagliato ma Billy ha detto che queste due parole sono
morte ecco la storia della mia vita. (That’s The Story Of My Life) Qui c’è qualcosa di diverso che assomiglia
più a un vero sentimento. C’è un insieme che tiene unito il tutto, non venendo
però mai meno quel tono malato e inquieto, che è la prerogativa della musica
dei Velvet, e in seguito dei dischi solisti di Lou Reed. Bar per
feste buie, cadillac lucide e la gente nei metro o nei treni faccia grigia
sotto la pioggia mentre se ne sta in piedi confusa ah, ma al buio la gente è
bella. (After Hours) E’
sempre una strada stretta e sporca piena di tenebre, quella che percorrono. Ed
è nelle crepe più buie che ci fanno intravedere che lentamente e senza
rendercene conto, si perde il proprio destino. Un giorno ci voltiamo indietro,
ed già troppo tardi per cambiare direzione. Sembra una cosa banale, ma il più
delle volte accade proprio così. Chissà perché gli esseri umani sono
sempre preparati ad indicarti la strada da seguire. Come se sapessero già dove
andare, in quale buco infilarsi. Beati loro. Sembra che tu sia il solo che non
ha capito nulla. Si cammina e si cambia traiettoria, una volta a destra poi a
sinistra, ed eccoci su un viale illuminato. Stop. Voi avete qualcosa in
contrario? Alle volte la strada è come una ferita triste, si guarda in
fondo e non si vede niente. Lo ripetono spesso che un terzo dei bimbi del mondo,
vive sotto la soglia di povertà. Lo ripetono da anni ma non cambia mai nulla. Stanno
uccidendo tutto sotto i nostri occhi, e nessuno si muove. C’erano quartieri che
pullulavano di persone, gente e ancora gente. Potevi incontrare chiunque per
strada. Pittori, vagabondi, musicisti, poeti e visionari. Beni preziosi per
l’umanità. Alle volte però la strada, è come una ferita triste. Gli
hanno preso le scarpe dai piedi E hanno buttato il povero ragazzo in mezzo alla
strada E questo è ciò che ha detto: Ah dolce nulla non ha niente di niente ah
dolce nulla non ha niente di niente. (Oh! Sweeth Nuthin) Loaded segna la fine della più
grande rock’n’roll band che sia mai esistita su questo pianeta. L'ho detto e lo
ripeto, tutto in un fiato: la più grande rock’n’roll band che sia mai esistita
su questo pianeta. Questo è il loro
ultimo disco, ma è anche il percorso futuro di Lou Reed. Come sempre avviene
quando ci sono di mezzo quei radical-chic, (che hanno scritto la storia del
rock) quest’opera è stata per anni bistrattata, segata, maltrattata. Si sono
divertiti un mucchio a parlarne male, e anche a sproposito. Anno 1970: Ore Venti e Cinquantacinque. Loaded non è un disco minore,
o da prendere sottogamba. E’ il turno di notte di tutti quelli che hanno spinto
la vita per non farsi nascondere nulla, è la bandiera di chi se ne fotte se la
città è troppo grande, e finirà per schiacciarlo perché: un bel
giorno sente una stazione di New York e non riesce quasi a credere a ciò che
sente, proprio no. Comincia a muoversi a quella musica favolosa. Sai, la sua
vita fu salvata dal rock’n’roll si, rock’n’roll” (Rock&Roll) E’ in questo disco
che Jim Carrol, Willie Nile, Mark Lanegan, Cat Power, Sebadoh, Ian
Hunter, e un mucchio di altri ancora, una lista infinita, hanno trovato
l’ispirazione per scrivere le loro canzoni. Loaded è un disco da portarsi per strada, quando si viene fuori
dalle tenebre deliranti, e si torna a viaggiare su dimensioni più reali. Qualcosa
mi ha afferrato ma non so cosa sia. E’ l’inizio di una nuova era, è l’inizio di
una nuova era, è una nuova era. (New Age) Sabato Mattina: Ore Dieci e Zero Zero. Non c’è la
farà mai gli disse il taxista ad arrivare al confine. Lei ci provi
rispose Billy toccando il
calcio della pistola. Ora mi ascolti vada a destra, poi
svolti alla seconda, e poi verso l’autostrada. Il taxista fece stridere con
rabbia le gomme sull’asfalto, accelerò e si immise lungo l’arteria che
rasentava i centri commerciali. Qualcuno lo chiamò via radio. Taxi 109! Taxi 109!
Non rispose. Continuò a guidare cambiando fila di frequente, accelerando ogni
volta che trovava dove infilarsi. Teneva un occhio sullo specchietto retrovisore,
e poi finalmente accese anche la radio: Un tossico ha messo sotto una
signora una ballerina incinta non potrà più danzare ma il bambino è salvo si
era addormentato al volante dopo essersi fatto di eroina e non si ricorda di
nulla hanno sparato a quella vecchia perché credevano che fosse la testimone di
un crimine che non ha nemmeno visto di chi è patria la patria degli eroi vicino
alla Statua dell’Intolleranza. (Hold On) Attraversarono la città
lasciandosi dietro l’urlo delle sirene. Tijuana adesso era più vicina.
Bartolo Federico
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