Stavo in sella alle mie illusioni in un alba rosso prugna. Mi fermai in un area di servizio e feci colazione con un doppio caffè e brioche. Comprai una cartolina e in un angolo scrissi “Ti Amo”. Gliel’avrei spedita da qualche punto lungo il tragitto. Poco prima che andassi, lei mi disse, abbracciandomi: - Non mi spezzare il cuore, se puoi non farlo mai -. Guidavo e non riuscivo a dimenticare la sua ultima frase, era quella che mi rimbombava nella testa come una palla da biliardo: - Lo sai che il tempo prima o poi porta tutto alla luce, lo sai che è cosi. Non fingere su questo neanche con te stesso -. Mi domandavo perché mai mi avesse detto quelle cose. Forse le mie ombre, i miei buchi erano visibili. La muffa sul mio cuore mi aveva sovrastato.
Cosa
mi era successo? Perché non avvertivo più quel segnale che mi aveva
sempre messo in allerta? Avrei disinfettato e guarito definitivamente le
mie ferite. Avrei tenuto fede ai miei propositi prima che, ancora una
volta, fosse troppo tardi. Ma tutto ero stagnante. Mi guardavo come
fossi un passante davanti ad una vetrina di un negozio che, gettata un
occhiata veloce, proseguiva dritto per la propria strada. Un visitatore
frettoloso di me stesso. Ecco cos’ero diventato. St. James Infirmary suonata da Allen Toussaint in “The Bright Mississippi” un disco che è un tributo ai grandi del jazz come Louis Armstrong, Sidney Bechet, Jelly Roll Morton, e Joe “King” Oliver, reggeva quei pensieri cullando i mie deliri.
La
strada era rivestita dei sogni frantumati di tutti quei randagi che
l’avevano attraversata. Mentre lo scenario che mi circondava toglieva il
fiato, ebbi quasi paura che disturbassi quell’immensa bellezza con il
mio passaggio. La strada era da sempre l’unico luogo dove riuscivo a
fare chiarezza, sin da ragazzo era stato così. Sanguinavo sotto il cielo
che era un tappeto di sogni usati, ma era anche il luogo da dove lei
era sbucata tutto ad un tratto riempiendo la mia vita. Dopo, lentamente
si era iniettata nelle vene e il muro era crollato. Adesso era l’essenza
di tutti i miei sogni. Adesso avevo ricominciato a vivere dopo essere
scivolato nel regno dei morti.
Sistemo nel lettore il cd “One foot in the Ether” dei The Band Of Heathens
che è un disco dove il gospel, il blues e certo funky&roll si
attorcigliano come serpenti, alle tre voci dei leader che accompagnate
da chitarre slide che sanno di polvere e fango si intersecano in canzoni
avvolgenti che ti ronzano nelle orecchie fino a diventare appiccicose
come le zanzare. L.A. Country Blues ha lo spirito fiero del rock di strada e germoglia di libertà narrando la storia dello scrittore Hunter S. Thompson
morto suicida mentre era al telefono con la moglie. Ma in realtà
assassinato per le sue inchieste dopo l’attacco terroristico alle torri
gemelle. Let Your Heart Not Be Troubled è una ballata alla Stones, Shine a Light un gospel con slide e organo e le voci che si inseguono, What’s this world è la canzone che Steve Earle non scrive più da quando ha lasciato il Sud e la Gibson. Ancora oggi pur in pellegrinaggio dal vecchio Hank Williams non gli gira più come un tempo. Torna indietro Steve! Say è un R&B che mi riporta alla mente i Semi-Twang di Salty Tears, ma anche gli Statesboro Revue. Ad eccezione di Look at Miss Ohio di Gillan Welch è tutta farina del sacco dei leader: Ed Jurdi, Gordy Quisty e Colin Brook.
La luna sottile è un cerino pronto a dar fuoco al cuore di tutti i soul
lovers che bazzicano ancora le terre cattive del rock e Golden Calf con il suo incedere voodoo è perfetta per andare incontro alla notte.
Cosa avrà provato il piccolo Willie Johnson
quando quel liquido tossico lo accecò, cosa fece dopo che quel secchio
da bucato gettato con rabbia durante una lite tra suo padre e la
matrigna gli bruciò le pupille. Forse avrà corso con le mani sugli occhi
piangendo per il dolore e la disperazione attraversando i campi di Marlin in Texas
senza riuscire a fermarsi mentre il mondo si oscurava per sempre. Avrei
voluto essere li e tenerlo forte, abbracciarlo sorreggerlo ed avrei
pregato Dio in qualche modo affinché gli restituisse la vista. Avrei
voluto esserci quando scisse “Dark was the night And Cold The Ground
“ un blues strumentale che esprimeva il dolore la sofferenza, il bene e
il male, con note raschiate sulle corde della chitarra da un coltellino
usato come slide, mentre spargeva tutto il suo tormento . Avrei voluto
vederlo suonare per strada mentre predicava, perché era nella fede che
si era rifugiato per trovare ristoro ad una vita fatta di stenti e
miseria. Avrei voluto conoscerlo ed essergli amico. “Gesù Cristo
era un uomo e aveva viaggiato in lungo e in largo. Era un lavoratore
coraggioso e instancabile. Diceva ai ricchi: “Date la vostra roba ai
poveri”. Così hanno fatto il funerale a Gesù Cristo” (Jesus Christ -
Woody Guthrie)
Blind Willie Johnson
si fece predicatore battista e iniziò a divulgare il credo per le
strade del Sud. Era un abilissimo chitarrista, dal suo strumento traeva
suoni limpidi e puliti che lo differenziavano da tutti gli altri
bluesman che bazzicavano l’area del Delta. La sua musica era un misto di
gospel blues e folk dai toni caldi e seducenti ed aveva un canto che
scuoteva l’animo come un fuscello. La sua voce, potente e roca ma velata
di tristezza, era il suo grido profondo, per una vita durissima, che
sapeva donare comunque consolazione a chi gli prestava ascolto. Willie,
come tanti altri bluesman ciechi, si guadagnava da vivere suonando per
le strade in cambio dell’elemosina. ”Well, who's that a-writing?/
John The Revelator/ Who's that a-writing?/ John The Revelator/ Who's
that a-writing?/ John The Revelator/ A book of the seven seals ” (John
the Revelator)
Quando conobbe Angelina,
un’ex cantante gospel, si sposa e va a vivere a Dallas. Ed è in Texas
che inizia ad incidere le sue canzoni, una trentina in tutto, che nel
tempo diventeranno pietre miliari del blues. If I Had My Way, Let YourLlight Shine On Me, You’re Gonna Need Somebody On Your Bond, Motherless Children Have A Hard Time, Make Up Dying Bed.
Canzoni spesso accompagnate dal controcanto di Angelina che diedero
alla sua musica un fascino tutto particolare. Un uomo sensibile e
toccato nel profondo dagli eventi ingrati che lo perseguitarono. Una
vita passata nell’indigenza, dove solo la musica riuscì a lenire il suo
profondo dolore, un musicista sincero e speciale, ma sfortunato, anche
nell’orribile morte che fece. “Qualcuno qui mi può dire che cosa è
l'anima di un uomo?/ Ho viaggiato in diversi paesi/ Ho viaggiato per
terre straniere/Non ho trovato nessuno che mi dica che cosa è l'anima di
un uomo.” (Soul of a Man). La sua casa andò in fumo e Willie
Johnson, che non sapeva dove andare, restò a dormire tra quelle macerie.
Quella sera il cielo lampeggiò e faceva un freddo cane. Si rannicchiò
su se stesso e si addormentò. A testa in giù, nella fredda terra
sprofondò. Quando Ry Cooder suonò Dark Was The Night nella colonna sonora di Paris Texas di Wim Wenders sono certo che ogni nota che ha centellinato, scolpito con la sua chitarra, è stata guidata dalla mano e dal cuore di Blind Willie Johnson.
Eccomi
in cammino, con il tempo che mi spia, cercando di mettere in chiaro
quello che non so. Ho le mani sudate e il cuore che mi martella mentre
salgo le scale del Motel. Ho con me la mia piccola chitarra da viaggio,
getto la sacca da marinaio sul letto e cerco la melodia per quei versi
che da tutto il giorno mi frullano nel cervello: ”A meta strada sto
tra le tue braccia/ correndo nella notte/ guidando contromano/ ho
trovato la chiave/ Se piovono stelle vienimi vicino/ non guardarti
indietro/ in fondo siamo vivi ed è quel che conta/ Trattieni il respiro/
manda giù la promessa/ non lasciamoci più/ non lasciamoci più/ non
lasciamoci più/ Ci si abitua a tutto anche a morire/ Oggi come allora/
prendi la mia mano tienimi cosi/ Oggi come allora/ prendi la mia mano
tienimi cosi.” (Come Allora)
Il giorno dopo scrissi quelle strofe sulla cartolina e prima di ripartire la imbucai.
Bartolo Federico
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