sabato 15 marzo 2014

Campi Di Cotone

Se nasci nel sud, puoi starne certo, sarai un emigrante. Mio nonno Iano me lo ripeteva sempre. Ad un uomo del sud gli viene il blues. Gli viene dal cuore quel modo di dirti come vive, come viene trattato da chi in tutti i modi cerca di umiliarlo, di fotterlo, di piegarlo sulle ginocchia. Chester Burnett aveva sentito che la gente se la passava meglio nella Wind City. Saltò in piena notte su un treno merci e dal profondo sud del Mississippi si spostò a nord. Cantando il blues. 
L’estate si allunga lenta e dilata il tempo e i giorni si muovono in armonia.  Il caldo scioglie il catrame e le emozioni corrono veloci, come la pazzia. Ma sono cose che non tutti riescono a percepire. La notte era atterrata rastrellando alcuni pensieri, mentre altri erano rimasti sparpagliati nel buio. Lungo il tragitto mi accompagnavo con le note di I've Got A Mind To Give Up Living/ All Over Again, che mi sfibbiarono il giusto l’anima. Dal bar avevo telefonato nuovamente a Concetta, ma anche questa volta non aveva risposto. Una macchina mi superò suonando nervosamente il clacson. Erano le dieci della sera e faceva un caldo boia. Mi sentivo teso con il corpo sveglio ma la mente addormentata. Non riuscivo a tenere in piedi un pensiero e  quello strano senso di  vuoto si era nuovamente impadronito di me.  Facevo strada cambiando umore di continuo. Adesso avrei potuto rimanere per sempre immobile nella notte. Quando avevo sedici anni me ne stavo a fantasticare romanticherie, ero nel pieno di quel desiderio di solitudine ma anche convinto che un incontro mi avrebbe cambiato la vita. Poi le cose avevano fatto il loro corso e c’erano stati lunghi inverni passati da lupo. Alla fine qualcuno aveva bussato alla porta. Guidavo stando a colloquio con i miei spiriti, e avrei voluto che piovesse nuovamente. Non c’era più quella magia intorno a me che rendeva tutto più sopportabile. Il tempo si era distorto. Ma il tempo è l’unica certezza che abbiamo. Forse, pensai, avrei dovuto imparare a lasciarmi andare, a nuotare senza gli stivali e guidare senza freni. Guardai la strada nera e profonda davanti a me e poi il cielo che era un fragore di stelle. Calai il finestrino e ascoltai  il vento sibilare tra l’erba.
( Camminando Da Solo tratto da: Viaggiatori Nella Notte)

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