Attraversai
la città a piedi con le palpebre strette e considerai che non si ha mai
ragione da soli. Il vento era calato e una pioggerella, sorda e triste
come un dolore, mi sorprese. Mi alzai il bavero del sgualcito soprabito,
come per difendermi. Maddalena aveva portato scompiglio nella mia
esistenza. Una vita senza infamia e senza lode, la mia, ma non mi andava
di farmene una colpa. Camminavo sotto la pioggia e, rimasticando
pensieri, tirai un sorso di gin dalla bottiglia che mi penzolava tra le
mani. Era quasi mezzanotte quando rientrai in casa. Osservai le pile di
dischi, i libri accatastati alla rinfusa sugli scaffali, il caos totale
sopra il tavolo e mi sdraiai sul divano, osservando la luce obliqua
della notte che penetrava dalla finestra. Avevo fatto in tempo a mettere
sul giradischi Autumn in New York di Charlie Parker che caddi in un sonno tumultuoso.
Charlie
Parker fu l’uomo della pioggia. Quella pioggia che si schioda ad un
tratto dal cielo e viene giù come un diluvio universale. Un visionario
delle sette note, che solo quando era intento a suonare riusciva a
liberarsi dall’eroina. Una tossicomania acquisita sin dall’adolescenza.
Era in quei frangenti che il suo dialogo interiore si metteva in moto.
Attraverso di lui la musica si esprimeva in tutta la sua naturale
bellezza. Notturna, violenta, brutale e, alle volte, tenera e dolce, la
sua arte lambiva i contorni incerti del bene e del male, emanando
un’ondata scura e affamata d’amore. Una storia, quella di Charlie “Bird” Parker, di ordinaria solitudine.
Un
anima pesta, gettata tra le fauci di un mondo privo di delicatezza.
Così come è capitato a tutti i dannati di questa terra, teneva più ai
suoi veleni che a tutto il resto.
Avevo
collezionato un gran bel numero di errori non c’è che dire, ed ero pure
cresciuto con la testa piena di cazzate. Guardai la mia immagine
accigliata nello specchietto retrovisore dell’auto mentre procedevo a
trenta all’ora, ascoltando Monk, il santone pazzo del jazz, in Round Midnight.
E’ risaputo che a furia di cercare si finisce sempre per trovare
qualcosa. Ma lei era ormai un capitolo chiuso. Avevo avuto il mio
momento di gloria, non potevo più accedere ai suoi pensieri, né al suo
corpo, ma di questo potevo biasimare solo me stesso. Guidavo non sapendo
dove andare, solo che quell’unghiata mi doleva come un ostinato mal di
denti. Uno stuolo di nuvole grigie si addensò nel cielo, ascoltai i
gemiti sordi del vento. Tra non molto, ci avrei scommesso, sarebbe
venuta giù la maledetta pioggia.
Non appena rientrai in casa, accesi lo stereo e misi sul piatto Foreign Affair di Tom Waits.
Un disco che porta con sè brandelli di pioggia, destinato a tutti quei
pazzi di vita che hanno ricevuto un colpo da ko, ma che, pur
traballando, riescono in qualche modo a non cadere. Canzoni che sono come tante piccole lacrime tra le ciglia, narrate in
notti spese alla ricerca di quella cosa che mai raggiungeremo. Ballate
dolci e amare, perfette per coloro che si sentono in fuga dal mondo.
(Verso Mezzanotte tratto da Viaggiatori Nella Notte)
Charlie Parker era un romanticone,potrebbe sembrare strano, ma lo era.Specialmente quando s'incontrava con una sezione d'archi...
RispondiEliminaNon è strano Hyde.Era romantico, come lo sono tutti i dannati di questa terra.
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