Accendi
il mio fuoco baby,
accendi il mio fuoco, continuava a
cantare Jim Morrison mentre me ne stavo riverso sul divano. L’orologio a muro camminava imperterrito, e mi
sentivo infelice. Mi versai nella tazza della pessima vodka comprata in offerta
al supermercato, andai in camera e mi buttai sul letto. Non avevo voglia di
fare nulla. Sapete come vanno le cose alle volte. Uno si annoia, si rompe i
coglioni, e per un nonnulla prende a urlare. Anche la mia nuova ragazza si era rotta
del mio pessimo carattere, ed era scappata con il primo che aveva trovato. Who Do You Love… urlava disperato Jim
Morrison. Porca miseria! Che cazzo avevo fatto per essere così riprovevole? Me lo chiesi proprio quando l’urlo brutale e disperato di When
The Music’s Over sovrastò
i miei cattivi pensieri, che per la paura si rintanarono nel loro buco nero. Nel
1991 andai al cinema per vedere il film The Doors del regista Oliver Stone. Ero
animato da buoni propositi, ma tornai a casa con un senso d’angoscia profondo.
Stone si era limitato a mostrarmi un gruppo di alcolisti e drogati, sovraccaricando
le gesta da ribelle senza causa di Morrison, aveva lasciato che la musica fosse
solo un semplice sottofondo. Eppure quel suono scarno, ipnotico, spesso
improvvisato sorretto dalle tastiere di Ray Manzarek ,dalla batteria pulsante
di John Densmore ,dalla chitarra blues di Roby Krieger, e dalla voce profonda
del visionario Jim, avevano lasciato un segno profondo nel rock’n’roll, e anche
dentro di me. Quel film non era quello che avrei voluto vedere. La sua visione
non si associava alla mia esperienza con il gruppo. La loro musica e poesia, si
poesia, avevano avuto un grande peso sulla mia persona. Il rock non era solo un
divertimento, era anche qualcos’altro. Uno stile di vita, uno sbarramento a quello
che non avrei mai voluto essere. E non mi andava per niente di diventare un
tossico rincoglionito, con gli occhi sbarrati, e il cervello in fumo. Che era
la sola possibilità che mi offriva la sua versione. Stone con quel film tagliò
il traguardo da vincitore. Fu acclamato dalla critica e dal pubblico. Ma non
sempre questi hanno ragione. Che se ne andassero all’inferno, lui e i suoi
miliardi di dollari. Io ci avevo le mie piccole verità, che tenevo nascoste
gelosamente. Avevo persino elaborato un sistema di protezione mentale per difendermi
da quegli attacchi. La musica era l’unica cosa oscura che volevo esplorare, e che
riconoscevo come mia. L’avrei difesa con le unghie e con i denti, da chi voleva
liquidarla come fosse solo un fenomeno da baraccone. Dovevo imparare a non
essere troppo sgarbato con gli stronzi. Una cosa su cui sto ancora lavorando. Ma
quando la musica finisce. Beh! Voi lo sapete già. Tutto torna come prima.
Ero in alto mare, mentre in mutande e
senza maglietta, mi aggiravo come un fantasma per casa. Una sfilza di bollette
arretrate giaceva inerme sul tavolo del soggiorno. Mi sentivo stranito, senza
forze, e mi comportavo da irresponsabile. Ma mi ero stufato di lottare contro
un mondo d’idioti, di sciupare i miei giorni in cerca di un profitto per
vivere. Volevo starmene a bere, e sentire musica come da ragazzo, quando avevo
il controllo del mio tempo. Non facevo del male a nessuno, dopotutto. Chi lo
dice che questa vita che gioco forza uno conduce, è la migliore. Forse è stato il
nostro premier? Uno che sorridendo ce lo mette in quel posto. A sentire la
sua propaganda con lo Jobs Act ha creato nuovi posti di lavoro, e ha
stabilizzato una marea di precari. Con la riforma del senato avremo finalmente
una democrazia compiuta, e un governo che decide. C’è di che avere paura. Il
Corriere, la Repubblica, ripetono che siamo in buone mani. Ma a vedere i vari Chicco
Testa, Maggioni, Alfano, Lorenzin, e tutti quelli del Pd, mi vengono i brividi.
Figuri che non si accorgono neppure che una banda di criminali, fa il funerale
al proprio boss, come fosse un grosso grasso matrimonio. C’era persino un
elicottero che lanciava petali di rose sul feretro. A sentir loro, nessuno ne sapeva
niente. Questo è ancora peggiore. Pensa se fossero stati quelli di Isis, che
lanciavano bombe. Neanche le nostre solerti forze dell’ordine, sempre pronte a
picchiare ragazzi e operai, hanno detto a questa gente: ma che cazzo fate, chi
cazzo vi credete di essere. Nemmeno un piccolo spintone gli hanno dato, un semplice
calcio nel sedere, neppure un buffetto sulla guancia. Niente di niente. Anche
il papa ci deve qualche spiegazione. Ora prono bis. Che vita meravigliosa è
questa. Invidio i barboni che se ne stanno per strada a bere vino, e a fumare. Il
resto non conta. Ovvio, tranne la musica.
Il bar Porta Messina era a trecento metri dalla
stazione ferroviaria, e vicino al porto. Una fauna variopinta di disperati
affollava i locali ogni notte. Operai, anziani lasciati da soli, pazzi,
borsaioli, prostitute scosciate e mezze nude, magnaccia, scommettitori di corse
clandestine di cavalli, saltimbanco, marinai e ferrovieri. Camionisti, e
qualche malavitoso di mezza tacca. Tra urla, risate, colpi di tosse, fiumi di
birra, e pestoni sui piedi, mi sembrava di vivere le canzoni che ascoltavo. Ci
andavo quasi ogni sera, in quel locale che era la copia esatta della copertina
dell’album Nighthawks At The Dinner
di Tom Waits. Un doppio album live dal suono jazzato, uscito nel 1975. Non appena
finivo la mia trasmissione radiofonica, mi fiondavo con il mio vespone 125 ad ascoltare
quelle storie di disperazione, abbandono, e desolazione, che mi facevano capire
molte cose di me. Dopo un po’ conobbi quasi tutti i clienti abituali, ed era facile
che tirassi fino all’alba. A qual tempo però, era una cosa che mi potevo
permettere. Ho messo American V: Hundred
Highways di Johnny Cash, faccio scorrere l’acqua e m’infilo sotto la
doccia. Una notte che c’era anche Sal
ed ero abbastanza brillo, presi a narrare la storia di Big Joe Phanton 309. Questa canzone
scritta da Red Sovine narra di un
autostoppista che tornando a casa, si ritrova fermo a un bivio sotto una
pioggia battente. Preso dallo sconforto, giunge in suo aiuto un autotrasportatore,
che sta transitando da quelle parti. Dopo aver guidato tutta la notte, Big Joe lascia
l’autostoppista a una fermata d’autobus, regalandogli pure dei soldi per una
tazza di caffè. Una volta dentro il bar, l’uomo racconta a tutti di
quel camionista. Ma il cameriere gli dice che era stato beneficiato di un
passaggio del Fantasma 39. Dieci anni prima Big Joe aveva sterzato per non
investire uno scuolabus pieno di bambini, ed era morto nello schianto. Adesso tornava
ogni qualvolta una persona era in difficoltà. Nel bar i presenti presero a
fissarmi. Qualcuno infilò una moneta nel jukebox, cosi ci fu anche un po’ di
musica. Mi toccò distogliere lo sguardo dai loro occhi, e fissare il soffitto. Sollevai
il mio bicchiere e lo scolai in un fiato. La vita quel giorno mi sembrò
migliore.
E’ il mese di agosto ma piove a dirotto.
Continuano a piacermi gli Husker Du, i
Social Distorsion, Doc Watson, ma anche i Fletwood Mac di Rumors. Nel buio della mia
stanza, mi sono sempre lasciato coccolare dalle melodie di questo grande disco Non c’è nulla di cui vergognarsi. Non si può sempre avere a che fare con i
propri tormenti, i propri incubi. Alle volte quando l’aria è tiepida, e ti senti
leggero come il vento, queste canzoni sono un toccasana. Ho guidato chilometri
con queste note, ci ho fatto l’amore, ho pianto, ho riso, e mi hanno sempre
colto di sorpresa. E non mi sorprende
che anche uno come Warren Haynes In Ashes &Dust il suo nuovo album, che è
un capolavoro, riprenda Gold Dust Woman insieme a Grace Potter. Ho
tolto l’orologio dal muro, tanto non c’è niente da vincere. Quando lo capiremo,
vivremo tutti più rilassati. Ripercorrendo le strade del passato, mi sono
accorto di quante stronzate ho combinato, quante porte ho sbattuto sul naso,
quanti dispiaceri ho causato. Il tempo mi ha insegnato a non illudermi. E allora
mi rimangono solo quegli occhi da cane bastardo, che sono un segno di dignità, in
un mondo che ha smesso di vergognarsi.
Bartolo Federico
Il film di Stone non coglie l’essenza dei Doors. Tutti loro sono ridotti a macchiette senza spessore.
RispondiEliminaDa allora ho tagliato i ponti con Stone. Non so nemmeno che cosa abbia fatto in seguito.
EliminaCondivido pienamente il giudizio sul film di Stone, ma anche (e soprattutto) tutto il resto...
RispondiEliminaQui ce la mettono in culo con il sorriso sulle labbra e pare che ci piaccia pure (a quasi tutti perlomeno). Questo "irresistibile" mix tra incompetenza, malafede, idiozia, cervelli sgonfi, cazzate e ascendente Troika ipnotizza le masse che è una meraviglia. C beviamo e digeriamo tutto anche il funerale del boss come se niente fosse.
Ma la merda resta sempre merda, anche se ha un aspetto trendy,
Un abbraccio, fratello.
Ora mi ascolto Rumors anch'io...riesci sempre a stuzzicare i timpani con le tue storie. Le tue parole diventano immagini in movimento.
Non ne usciamo più' da questa merda. Guarda il greco, il paraculo, cosa è stato capace di fare. Era tutto organizzato, anche il referendum. Non trovo altra spiegazione a questa ipocrisia. Sul nostro governo stendiamo solo veli pietosi. In 209 hanno comprato una pagina sul corriere per sostenere il cazzaro. chi sono? banchieri, massoni, avvocati, manager, imprenditori,ecc.. non c'è da dire altro. Ciao bro,un abbraccio anche a te.
EliminaSi, il greco parakulis aveva ingannato anche me...e pensare che gli avevo dedicato anche un post. Non ci si può fidare più di nessuno. Non parliamo poi dei giornali e giornaletti italiani e dei sostenitori "disinteressati" dell'ebete.
RispondiEliminaSiamo a cavallo
Ciao bro'