Vi raccontiamo la storia di un messinese che
vuol pagare direttamente al Comune il debito a suo carico ma da anni non ci
riesce a causa di una serie di paradossi. All'origine una sentenza di condanna
per i 18 soci di un complesso edilizio nei confronti dell'Ente Il Comune è sull’orlo del default, la strategia
finanziaria è volta alla ricerca di risorse eppure accade che ad un cittadino
rispettoso delle regole e che, debitore verso l’Ente, vuole pagare la somma
dovuta, viene impedito da un paradosso tutto messinese.
Vi raccontiamo la strana storia del signor
Bartolo Federico, di un complesso di abitazioni all’Annunziata, della
Cooperativa Pif, del Dipartimento patrimonio espropriazioni e di un debito che
risale al 2007 ma che finora, nonostante le insistenze dell’interessato, non è
riuscito a pagare. Dettaglio non di poco conto, la cifra complessiva che il
Comune avanza dalla Coop Pif è di 748.428,52 euro (e nel 2007 era di 829.106,
60), somma che farebbe molto comodo alle casse esangui di Palazzo Zanca ma che
può far sorgere il dubbio che simili vicende non siano isolate.
I FATTI
Nel 2007 i proprietari delle abitazioni della
Cooperativa Pif in contrada Conca d’oro vengono condannati, dapprima in primo
grado e poi in appello dal Tribunale, con sentenza n.291/07 al pagamento al
Comune di oltre 829 mila euro, a causa di un contenzioso sorto sulle indennità
di esproprio del terreno. Dopo un primo periodo che ha visto lo sgomento dei 18
soci nel dover sborsare quella cifra, la cooperativa adotta una serie di decisioni
e nel 2009 si affida ad un legale, l’avvocato Gualtiero Cannavò per
prendere le redini della situazione. Successivamente viene nominato un
liquidatore (con il compito di liquidare la coop) l’avvocato Maria Rosaria
Tafuro, moglie di Cannavò e che con il legale divide lo studio. E’ la Tafuro ad
incaricare il coniuge e socio di raggiungere un accordo con il Comune per la
riduzione della somma e per le modalità di pagamento. Negli anni successivi al
signor Bartolo Federico vengono chieste somme mensili da versare nel conto
della cooperativa senza che vi sia documentazione relativa né all’accordo con
il Comune relativamente alla riduzione alla metà della somma iniziale di
829.106,60 euro, né alla possibilità di pagare individualmente direttamente
all’Ente, né l’ammontare della singola quota parte.
Sin dal principio l’interessato si reca al
Dipartimento dove incontra più volte il dirigente di allora, Mondello,
sottoponendogli la volontà di saldare il debito direttamente con
l’amministrazione, dopo aver conosciuto l’entità della quota parte.
Nel 2014 l’assemblea dei proprietari decide di
non pagare la totalità della somma ma solo fino al 50%, decisione unilaterale,
portata avanti senza che su questo punto ci sia alcuna intesa con il
Dipartimento. La vicenda si trascina fino al 2015 ed alle nuove istanze che il
proprietario della casa di Contrada Conca d’oro presenta alla nuova dirigente
Maria de Lieto Vollaro. Nel frattempo Bartolo Federico ha provato ad incontrare
il sindaco Accorinti el’assessore al patrimonio Sebastiano Pino, senza ricevere
risposte al caso. Lunedì 14 incontrerà l’assessore De Cola per cercare di
dipanare un caso che risale ormai al 2007…. Nel mezzo ci sono una serie di
decreti ingiuntivi, un pignoramento immobiliare e una denuncia presentata
dall’interessato alla Guardia di Finanza.
IL CASO
Andiamo dunque a vedere cosa il signor Bartolo
Federico, debitore del Comune per una somma la cui entità ancora non conosce
(eppure agli uffici basterebbe dividere la cifra per 18….), ha dovuto fare negli
ultimi anni, per pagare direttamente all’ente creditore. Nell’aprile 2015
scrive ancora al Dipartimento per conoscere la sua quota parte. Ma non ha
risposta. Il 15 giugno scrive nuovamente, trasmettendo la nota non solo al
Dipartimento espropriazioni ma anche al Liquidatore, al sindaco ed alla Guardia
di finanza. A seguire le sue vicende è l’avvocato Francesco Genovese.
Nell’ennesima richiesta al Dipartimento il signor Federico scrive: “La
situazione stagna dal 2007 nel limbo più profondo ed è culminata con la
richiesta di versamenti mensili nel conto della cooperativa e non all’Ente.
Eppure non risulta un brandello d’intesa scritta con il Comune sull’ammontare
della somma da versare, né si conosce l’entità della quota parte. Trovo
superfluo questo salvadanaio quando il Comune ha urgenza di incassare le somme
che gli spettano. Mi sono recato negli uffici del Dipartimento e mi è stato
detto che la mancanza di accordi scritti è dovuta al fatto che la Coop cerca di
rimandare il pagamento pretendendo uno sconto ma l’avvocatura del Comune si
rifiuta di accettare. Ricordo che la mia richiesta giace ormai da anni sui
vostri tavoli. Sono pronto a fare il mio dovere di cittadino, perché è
inspiegabile come una città che rischia il default non si prodiga per risolvere
una situazione che farebbe incassare dei soldi”.
La dirigente del Dipartimento Maria de Lieto
Vollaro risponde il 29 giugno, prendendo atto della volontà di pagamento,
ricordando che si devono individuare le quote e che anche il saldo non
libererebbe l’interessato dal debito complessivo, stante la solidarietà del
debito stesso. Spiega poi che la Coop ha già versato 154 mila euro in 3 rate
(l’ultima delle quali 3 giorni dopo la lettera di protesta di Federico).
Risponde anche il liquidatore Maria Rosaria Tafuro ricordando che dopo le
trattative con l’avvocato Cannavò il Comune ha ridotto il credito a 748 mila
euro, ma che l’assemblea dei soci non ha accettato la decurtazione ritenendola
esigua, decidendo quindi di eseguire versamenti solo fino al 50% della somma
dovuta. Infine per quel che riguarda la possibilità di poter pagare
direttamente all’Ente la Tafuro spiega che il Comune non ha dato comunicazioni
ufficiali. La liquidatrice ricorda poi il debito che Federico ha nei confronti
della Coop non avendo ancora versato le somme richieste. Federico risponde
ribadendo che non c’è traccia scritta di nessuno di questi accordi e che a
distanza di 8 anni, proprio perché non vi è nulla di scritto, è impossibile
conoscere l’entità della quota parte e quindi pagare il dovuto all’Ente.
Morale della favola a tutt’oggi Bartolo
Federico non sa quanto sia il credito complessivo che il Comune intende
incassare, né quale sia la sua quota parte, né in che modo possa pagare
direttamente all’Ente. Sono queste le richieste che farà lunedì all’assessore
De Cola, con il quale ha fissato un incontro.
Nel mezzo della vicenda ci sono anche due
decreti ingiuntivi, un pignoramento e una denuncia, nel gennaio 2015, inoltrata
alla Guardia di Finanza. Nella denuncia c’è anche la storia, risalente ad una
precedente gestione della Coop, della misteriosa scomparsa di un borsone con lo
storico finanziario. Tra i fatti denunciati anche la richiesta, da parte
dell’ex presidente di cooperativa, di pagare le spese legali per i due gradi di
giudizio (persi nel 2007) senza il rilascio di alcuna fattura, quindi in nero.
Al rifiuto di Federico di voler pagare 1.400 euro senza il rilascio di alcun
documento fiscale la Coop ha proceduto con il decreto ingiuntivo davanti al
giudice di pace, che lo ha condannato al pagamento.
“Sono figlio di un ex ispettore di Polizia
scientifica amante di verità e giustizia- scrive nella denuncia il 19
gennaio-faccio ammenda per essermi rivolto troppo tardi al corpo di Polizia
tributaria ma ho sperato fino all’ultimo. Chiedo solo chiarezza.”
E se alla Finanza chiede chiarezza al Comune
Bartolo Federico chiede di poter saldare il suo debito. Riuscirà nella mission
impossible?
Rosaria Brancato
Un sentito ringraziamento alla Dottoressa Rosaria Brancato, e alla testata giornalistica Tempostretto.
Una volta mi sarei indignato a sentire questa storia. Ora non più.
RispondiEliminaUna volta pensavo che in Italia ci fosse una minoranza che si batteva dalla parte giusta. Ora non più.
Una volta credevo nella democrazia. Ora non più.
Nessuno schifo mi stupisce. Questo paese può anche sprofondare.
Le cose sono peggio di come appaiono, anche in questo scritto. E indignarsi non serve più' a nulla. Questo paese è sprofondato da molto tempo nel baratro. A me purtroppo mi resta quel carattere che mi fa odiare i soprusi,le angherie,gli amici degli amici, e quel sistema burocratico, che ha ridotto l'Italia alla pari di un clan. Questa lotta la faccio per quel barlume di dignità che ancora possiedo. Anche se so benissimo come te, che è tutto inutile.Un abbraccio Vlad
RispondiEliminaOggi sono stato dall'assessore, mi ha promesso un suo intervento risolutore nel giro di un paio di giorni. Staremo a vedere.
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