Il mio cuore è nella strada.
Sono sempre stato a mio agio in quello spazio infinito. È il mio rifugio segreto,
la strada. Chissà se quei cani randagi che ho conosciuto, sono arrivati dove speravano?
Oppure sono tornati desolatamente indietro? La radio nella mia stanza era un
ferrovecchio, ma sputava musica ininterrottamente dalla mezzanotte alle sei del
mattino, ed era spesso grande musica. Nel silenzio più assoluto, mi arrivavano
le emozioni più grandi che avessi mai provato. Me le ricordo ancora quelle ore
nel cuore della notte, sdraiato sul mio letto. Era come se ci facessi l’amore
con la musica. Era la mia amica speciale. Fu in quel tempo che compresi, che camminavo
sul lato dei pazzi, dei dimenticati, e d’inguaribili sognatori. Mi fu chiaro che
non sarei mai diventato un avvocato, un dottore, un politico, e neanche un
commercialista. La musica aveva roso la mia anima, accomodandosi in quelle
profondità, dove nessuno potrà mai arrivare. Cambiandomi per sempre. Delle
ombre a forma di palla mi fanno compagnia, ma rimango a fissare il nulla con
un occhio aperto e l’altro semichiuso. Il suono di quella melodia sembra
svanire, ma poi ritorna come un soffio spinto dal vento.
Radio Caroline è stata la prima radio pirata. Trasmetteva al largo delle coste Essex, a sud est dell’Inghilterra. Il
28 marzo del 1964 Chris Moore e Simon Dee, annunciarono l’inizio delle
trasmissioni sul canale 199. La prima canzone che venne mandata in onda fu “Not
Fade Away” dei Rolling Stones.
Patti Smith durante gli anni
sessanta, ascoltava musica attraverso le radio Fm che trasmettevano Wilson
Pickett, James Brown, Smokey
Robinson, Otis Redding. Ma come lei stessa ha raccontato, furono i Rolling Stones la sua più grande
influenza musicale, per il fatto che Mick
Jagger riuscisse a muoversi sul palco come se fosse un nero. Questo la
colpirà profondamente, tanto che la reazione che ebbe di fronte alla tv guardandoli
per la prima volta, fu quella di bagnarsi le mutandine. Poi anche Little Richard, Elvis, Chuck Berry, sono
stati suoi punti di riferimento, con Jimi Hendrix e Jim Morrison. Nell’estate del 1970 i Velvet Underground, si esibirono per
l’ultima volta al Max’s Kansas City un locale di New York, e Patti Smith era
tra il pubblico ad assorbire energia. In quel periodo nella grande mela, si
mettevano in bella mostra anche due band provenienti da Detroit. Due complessi che si muovevano sui sentieri della
passione e dell’azzardo, mescolando la musica alla vita, suonavano un rock
violento e trasgressivo, antagonista al potere. Patti Smith non sfuggì al
fascino animalesco ed eccitante degli MC5
e dei dissacranti Stooges
di Iggy Pop. La loro musica
libera, diretta e convulsa, insieme all’approccio selvaggio che avevano dal
vivo, influenzeranno profondamente il suo linguaggio sonoro.
Cittadini sorgete! Sputate palline di carta contro
il cielo! Il seme dl risveglio risveglio svegliatevi.(Patti Smith)
Conoscevo tutti i passaggi, i
respiri, le pause di “Absolute Live” dei The Doors. Un doppio live pubblicato
nel 1970 che conteneva una serie di concerti, che il gruppo aveva tenuto in
giro per gli States, fra l’agosto del 1969 e giugno del 1970 Quel disco si
prendeva cura di me, nel freddo e nel buio. Era come se mi sedessi sul lettino
dell’analista. Riusciva a fare uscire il buono e il cattivo, che covavo dentro.
Almeno fin quando mia madre non entrava nella stanza sbraitando, perché assordata
e stravolta, da quella musica suonata a tutto volume. Gli anni sessanta, la
California, i figli dei fiori. Un volantino dell’esistenza emancipata. Collanine
e bracciali. L’allargamento della coscienza, attraverso l’uso di acidi
lisergici. La meditazione. Le filosofie orientali. La sperimentazione. La
sessualità, e la trasgressione. Un bisogno di liberazione.
Se si pulissero le porte
della percezione, ogni cosa apparirebbe come essa veramente è infinita. Poiché l’uomo s’è da se
stesso rinchiuso, fino a non vedere le cose che attraverso alle strette
fenditure della sua caverna.(William Blake-Visioni)
Per qualcuno Jim
Morrison era uno sbruffone, un ubriacone e drogato. Un pagliaccio illusionista.
La loro musica da ridimensionare. Per me era un sogno. Una spina nel fianco al
sistema, una provocazione continua. Un’immaginazione reale. Un sicario delle
buone maniere. Si spingeva oltre il muro. Dall’altra parte del mondo. Adesso
che sono sveglio, lo capisco meglio che il suo delirio mi teneva vivo, come non
mai. Perché quando sei debole ti lasciano solo, e tutto va a rotoli. Un
concerto dei Doors era una cerimonia pubblica, un atto sociale, un’azione
reale. Arte e vita, tutto messo insieme. “Do
You Feel Alright” urla Jim dentro il microfono. La gente gli risponde con gridi
d’eccitazione. “Who Do You Love “ parte con i suoi ritmi primitivi. Musica
scarna ed emotiva, avvolgente e lirica, spesso anche improvvisata. Visioni e
poesia, questo fu il rock dei Doors. Nient’altro. Patti Smith in uno dei suoi tanti viaggi
fatti in Francia, si recò al cimitero parigino dov’è sepolto Morrison.
S’immaginava di trovarci energia, ma su quella tomba non c’era altro che
sporcizia e fango.
Io sono il Re Lucertola. I miei poteri non hanno
limiti. (No To Touch The Earth)
Alla fine del 1976 Radio
Ethiopia, esce corredato da una bellissima copertina rigorosamente in bianco e
nero. Un disco che è l’evoluzione di Horses. Perché solo adesso il gruppo ha un’anima,
ed è un vero ensemble. “ L’unità è la
nostra droga” disse Patti Smith. La musica esce allo scoperto libera,
fluida, e si fa linguaggio di strada, nell’interpretare i sogni e le speranze,
di quella nuova generazione di ribelli che scalpitano per le strade di Londra. Una discesa nell’abisso, il veicolo primario
per trasmettere messaggi, introdurre idee, informazioni. Per questo all’interno
del disco, si trova una serie di consigli dati dalla stessa Smith, per usare la
musica. Radio Ethiopia corre
libera per le strade, bruciando parole di fuoco, e parla una sola lingua
universale. Radio Ethiopia non
ha strutture rigide e trasmette rock’n’roll. L’unica alternativa al silenzio
delle coscienze. Radio Ethiopia v’invia messaggi di rivolta. Ma oltre alle
parole in questo disco, c’è la disubbidienza musicale di Metal Music Machine, il doppio album
di Lou Reed. E’ difatti il suo
sperimentalismo sonoro a guidare in R.E./Abissinia,
(dedicata tra l’altro allo scultore Costantin Brancusi, e al poeta Arthur
Rimbaud) il Patti Smith Group nell’esplorazione di nuove strade
musicali, usando la chitarra Fender duo-sonic. La stessa usata da Jimi
Hendrix.
Il 18 settembre del 1970 all’età di ventisette
anni, muore Jimi Hendrix. La sua fine è stata orribile. Jimi è morto soffocato
dal suo vomito, fra le braccia della sua ultima ragazza. Alla notizia le radio
interruppero le trasmissioni e dedicarono ben tre giorni alla sua
commemorazione, in un estremo doloroso saluto.
John
Sinclair era un
poeta, scrittore, critico, musicista, amico di molti personaggi della Beat Generation. Un rivoluzionario. Fu
lui che aiutò i MC5 a diventare
il gruppo di punta della rivolta giovanile americana, alla fine degli anni
sessanta. Le esibizioni dei Five
erano una vera provocazione alla morale, e all’ordine costituito. Come quelle
degli Stooges, loro illustri concittadini. Un gruppo legato all’impegno sociale
i Five, dal suono duro e animalesco. La band aveva fatto suo il motto di Jerry Rubin un altro sovversivo, (con
Abbie Hoffman andrà a turbare il sogno di pace, amore e libertà, di Woodstock) che
recitava di non fidarsi di nessuno che avesse più di 30 anni. A Detroit loro
città natale, questa regola fu messa in pratica rigidamente. Ai loro concerti
non si entrava in nessun modo, se avevi più di trent’anni. I Five si erano
tirati dentro i disillusi del sogno americano, vecchi beat, pantere nere,
pacifisti, movimenti studenteschi, filosofi delle droghe, musicisti alternativi.
Li avevano coinvolti tutti quanti, nella loro dura lotta al potere. Persino
Allen Ginsberg era un loro fan. Il loro primo album il live Kick Out The Jams,
uscito nel 1968, vi darà solo un’idea di quello che erano capaci questi
musicisti. Una prova che a dispetto del tempo che passa resta integra è forte.
Rock’n’roll selvaggio per l’anima e il corpo. Per chi ancora crede che ci sia
la possibilità, di avere una vita diversa. Senza idoli confezionati, pronti da consumare. Musica schietta, libera, suonata con profonda emozione. Per una
nuova rivoluzione.
Il rock’n’roll mi aveva
cambiato la vita, ma anche creato un mucchio di problemi, con il mondo esterno.
Mi sentivo a disagio a stare con gli altri, perché il più delle volte le cose
che interessavano ai più, a me non dicevano nulla. Me ne restavo ai margini, solitario
e sperduto. Alzai un muro di protezione, con quella società che ritenevo
estranea. Un muro che è stato difficile da buttare giù. I miei genitori dopo un
po’, iniziarono seriamente a impensierirsi per la mia salute mentale. Mi ero
chiuso nel silenzio, e passavo il mio
tempo, dentro la mia stanzetta ad ascoltare musica. Forse lo avevo preso troppo
sul serio il rock. Accidenti! Ma la cosa non m’importava, perché là fuori
sembrava non esistere, era come un luogo deserto. Non c’era nulla che m'incuriosisse.
King Curtis uno dei sassofonisti negri più noti, è morto il 13
ottobre del 1971. Ucciso da un certo Juan Montanez a colpi di pistola.
La musica degli Stooges incarnava la paura, l’angoscia
esistenziale, l’odio contro la borghesia, e la vita facile di tanti teenager
bianchi. Era una musica forte sfrontata suonata su quei tre accordi, che hanno
fatto grande il rock’n’roll. Un suono brutale, un urlo demoniaco, psicotico,
lacerante, nel buio della notte. Iggy
Pop il cantante della band era un vero figlio di puttana, un talento
naturale, che a diciotto anni se n’era andato da casa per vagabondare in quei
luoghi dove si suonava il blues più scellerato. Un ragazzo che durante le
esibizioni dal vivo aggrediva il pubblico ruzzolandosi tra la gente,
agitandosi, denudandosi, bestemmiando e sputando. A fargli da spalla i
fratelli Ashenton, Ron alla chitarra, Scott alla batteria e Dave Alexander al basso. Il concerto
che tennero a Cincinnati nel
1970 passò alla storia. Iggy Pop continuava a sbattersi il microfono dentro la
bocca sanguinante, poi si lanciò tra la gente che lo aspettava con le braccia
alzate. A torso nudo, le gambe fasciate dai pantaloni di cuoio nero, e il dito
puntato contro un bersaglio astratto, muoveva veloce la lingua insanguinata. Vero puro rock’n’roll, suonato senza compromessi. Un suicidio live che scandalizzava
chiunque, e che ha quasi ucciso Iggy. Il loro primo disco “The Stooges” e del
1969 e fu inciso in solo quattro giorni, con la produzione di John Cale. Fun House
invece è del 1970. Nel gruppo fece la sua comparsa, il sax lacerante e nervoso di
Steven Mackay Un disco accecante di rabbia, e di energia. Un suono implacabile,
sostenuto dalla voce rauca di Iggy, a segnare una delle pagine più belle che il
rock’n’roll ci ha regalato. Basta ascoltare L.A.Blues il brano che chiude il
disco, per capire fin dove gli Stooges si erano spinti. Cinque minuti di puro
inferno sonoro, con il sax isterico di Mackay che attraversa i territori del
free jazz, inseguito da riff micidiali di chitarra, mentre Iggy continua a urlare.
Un’esperienza devastante. La droga, la follia, la rabbia, rese la musica degli
Stooges, oscura e ipnotica. Il tempo di un altro disco con la produzione di
David Bowie, è il sogno se ne va a catafascio. Braccato da quella nuvola nera che
lo stava distruggendo, Iggy decide di sparire. Poi lentamente risalirà la
china.
Certo. Per qualche tempo ho
pensato di avere preso la strada sbagliata. Ma arrivato al bivio non ho fatto nulla per tornare indietro. Quando ero giovane riuscivo a capire molto
meglio le cose. Anzi pensavo che avrei cambiato il loro corso, se solo lo avessi
voluto. Non è andata così. Avrei voluto guardarmi allo specchio, e non vedere qualcun altro. Mi sono tolto la giacca e
ho lasciato vagare i miei pensieri su altre cose. Dopo ho acceso la radio. Il rock’n’roll mi ha
svegliato. Mi ha guarito. Mi ha protetto. Ho guardato su nel cielo nella terra degli uccelli, ed ho visto
delle piccole stelle brillare. I miei eroi sono i nati perdenti, e il mio cuore
è nella strada.
Bartolo Federico
Al mio amico Giovanni (detto
Evil) e anche a Massi
Ma guarda che ti sei andato a ricordare !? Radio Caroline ! Che trasmette ancora , ma è un' altra cosa.
RispondiEliminaGrande, commovente post. La radio, le radio: come avremmo ascoltato la musica dei nostri eroi? Ricordo ancora la BASF da 90 minuti rossa e nera con il doppio live dei Doors..E' stata una bella stagione.Ora mi guardo attorno ma non c'è molto altro di interessante.
RispondiEliminagià Hyde, è proprio così'.
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