I Modern Lovers capitanati da
un giovanissimo Jonathan Richman,
erano quattro fanatici ammiratori dei Velvet
Underground e del rock anni 50. Il loro primo disco The Modern Lovers registrato nel 1973 e
prodotto da John Cale, (che nel 1975
produrrà anche Horses di Patti Smith) vide la luce nel 1976, con etichetta “Home of the Hits”. Era di colore nero con scritte blu. Roadrunner, era la prima canzone del disco, e suonava senza tregua
nel juke-box della boutique di Malcolm
McLaren. Fu adottata dal gruppo dei Sex Pistols, prima che il loro "Never Mind The Bollocks" con il suo fragore, scompigliasse il
mondo del rock. Si sa che la giovinezza è un lusso, è quando si è turbolenti e
colmi di talento come quei ragazzi, può capitare di tutto. Col senno del poi, converrebbe
a tutti noi, giocarselo meglio quel tratto di vita. Nel 1974 i Modern Lovers non
esistevano più, si erano già sciolti come neve al sole. Per i soliti motivi per
cui litiga una rock’n’roll band. Così quando nel 1976 quel vinile arrivò nei
negozi di dischi, tutti gli elementi della band erano già impegnati su nuove
strade, con altri sogni sotto il cappello. Jerry Harrison, si era trasferito nei Talking Heads, David
Robinson, aveva formato i Cars,
Ernie Brooks sbarcava il lunario
suonando nelle band di David Johansen
ed Elliott Murphy. Nel 1973
Jonathan Richman e i suoi amici,
giocando a fare le stelle, scivolarono e svanirono per sempre nel dimenticatoio.
Ma quando si è giovani si è troppo distratti, ingenui, e coglioni. E non si sa che le cose possono cambiare bruscamente, in modo repentino e irrecuperabile. In
quel periodo se accendevi la radio e giravi la manopola, potevi sentire gente
come i Doors, gli Stones, Hendrix, The Who , Stooges, New York Dools, Lou Reed.
Poesia e rock messi insieme. Tutti vogliono aver successo con la propria arte.
Pure i Moden Lovers che suonavano canzoni
torbide, anfetaminiche, spiazzanti e convulse, e che ruotavano alle
volte anche su un solo assillante accordo, cercavano la popolarità. Ma con canzoni
che ti fanno barcollare e cadere verso l’ignoto, avvolte dentro atmosfere noir,
e che tinteggiano la mediocrità della vita, non si va tanto lontano. Infatti fu
per via di quel suono rudimentale, disadorno e indolente, che negli anni a
venire Jonathan Richman e i Modern Lovers diventano fonte d’ispirazione per
una miriade di band quasi sconosciute, che attraverseranno i sotterranei del
rock. Dalle Violent Femmes, ai Feelies, passando per i Minutemen, Pavement, Sonic Youth, Died
Pretty, Jazz Butcher, Sebadoh, Gang Of Four, Pere Ubu, e altri ancora. A Jonathan
Richman che ha anche un’interessante
carriera solista che non conosce quasi nessuno, tutti loro devono qualcosa. Se
non altro perché questo ragazzo si è sempre rifiutato di fare parte di
quel sistema usa e getta, caro all’industria discografica. Troppo duro e puro,
per diventare
un mostro di cartapesta da adorare.
Well now Roadrunner, roadrunner. Going faster miles an hour.
Gonna drive to the stop 'n' Shop With the radio on at night. And me in love
with modern moonlight. Me in love with modern rock & roll. Modern girls and
modern rock & roll. Don't feel so alone, got the radio on. Like the
roadrunner. O.K. now you sing Modern Lovers.(Roadrunner)
L’abitazione era situata in periferia
a nord della città. Una casa piccola e assai modesta, che i suoi genitori
avevano comprato con grandissimi sacrifici. Il giorno del suo quattordicesimo
compleanno, il padre firmò il contratto. E per la prima volta in vita sua delle cambiali che non lo fecero più dormire la notte. Anche se le finestre e
le facciate degli edifici limitrofi erano ancora tutti da dipingere, e fuori
dai terrazzini c’erano appesi piccoli stracci pendenti, camicie stinte, pantaloni
fuori moda, lenzuola, tovaglie da tavola, e bavette per bambini. Quella
fu una vera e propria svolta per la sua vita. Nessuno poteva mandarlo via da
quella casa. Com’era successo altre volte. Un edificio abitato da gente comune,
dalla vita anonima. Quando salivi le scale del palazzo potevi sentire l’odore
del cibo spandersi nei pianerottoli, le grida dei bambini, e le urla disperate delle
loro mamme. Un trambusto continuo a qualsiasi ora del giorno. Adesso era l’una
di notte e le luci nelle case del quartiere erano spente. Avvolto dalla penombra un cane bianco gli passò accanto fiutandolo. Dietro di lui c’era un tizio che
camminava con le mani in tasca e indossava un cappotto grigio scuro, di almeno
due taglie più grandi. Il cane si fermò e aspettò che il padrone lo
raggiungesse. Molti suoi amici erano stati spazzati via per la fretta di
vivere. Così restò guardingo fino a quando non imboccò il vialone che portava
a casa. C’era gente che compiva atti violenti, solo per piacere. Aprì il portone
e salendo le scale accese la luce dell’ammezzato. Spalancò la porta di casa e
la debole luce che penetrava dalla finestra del saloncino, lo guidò fino in
cucina. Dalla bottiglia sul tavolo bevve un sorso d’acqua, appoggiandoci il
muso. Sempre senza accendere la luce andò in camera sua e si sdraiò sul letto.
Si mise ad ascoltare in cuffia “I Wanna Sleep In Yours Arms”. Quando le cuffie cominciarono a
dargli fastidio, se le tolse e rimase a scrutare il vuoto. Fuori dalla sua finestra
vedeva solo un buco nero come il suo
cuore. Dopo si alzò e andò nel bagno che dava sul corridoio. La sua
esistenza era come se confinasse con il nulla. Senza volerlo, un giorno, era
andato tutto a puttane.
Nell’anno 1976, Keith Relf
cantante e fondatore del gruppo degli Yardbirds, è morto fulminato dalla
corrente, mentre provava a casa sua una nuova chitarra elettrica. Tommy Bolin
chitarrista che aveva sostituito Ritch Blackmore nei Deep Purple, moriva
all’Hotel Newport di Miami in Florida, poco dopo un concerto. La causa è da
addebitare a un cocktail di droghe e alcool. Aveva 25 anni.
Anche se ci sentiamo come un
guscio silenzioso e vuoto, quello è il momento in cui bisogna parlare con
l’anima. È l’anima non è responsabile di nulla. La musica serve per comunicare.
Il rock’n’roll è nato per questo. Per fare incontrare tutti quei disadattati,
che girano solitari per il mondo. È per loro che si è messo a nudo e ha
manifestato la sua rabbia, la sua integrità, la sua passione, la sua fragilità.
Il rock appartiene alla gente. È l’ancora di salvezza prima del possibile
naufragio. Dobbiamo liberarci di tutte queste etichette che gli mettono sopra,
e anche di certi pseudo musicisti, che si credono intelligenti e visionari.
Squallidi figuri che servono solo per fare propaganda elettorale, al capetto
di turno Anche certi blog politicamente corretti, vanno scansati. È pericoloso
non meravigliarsi più di nulla. Dobbiamo continuare a fare resistenza.
Non dargliela vinta in nessun modo. La musica è tutto quello che ci resta. La
nostra energia vitale. Se non altro lei non ti giudica mai. Non è come quei
quattro pagliacci televisivi, che girono il polso come fossimo al Colosseo. La
musica deve continuare a viaggiare senza limiti e confini, infettarsi,
mescolarsi, e ricordarci che chiunque può salire su un palco, se ha qualcosa da
dire. Chiunque. Mentre il frigo rumoreggia, posso contare su quelle cose che ho
conservato nella nebbia e nel silenzio di me stesso. Le ho custodite per quei
momenti in cui non voglio essere visto da nessuno. I tempi cambiano, ma non
sono sicuro neanche di questo. Patti
Smith vide i Television
esibirsi il 3 febbraio 1974 al Townhouse
Theatre di New York, e definì quell’esperienza indimenticabile. Il loro
disco d’esordio Marquee Moon del 1977
è un album introspettivo e inquieto. Un manifesto di quegli anni in cui la musica
perlustrava altre strade, e nessuno cercava di soffocarla. Raccoglie dentro di
se l’anima di quelli che sono fuggiti lungo tragitti secondari con il cuore
pulsante, e le mani tremanti. Hanno un’aria matura queste canzoni, come se
qualcosa di perfetto fosse sceso all’improvviso su questa terra. Qualcosa che è
rimasta per sempre anche quando la luce si è spenta. Musica suonata per
sottrazione ossuta ed efficace, come piace a me. Non ci sono fronzoli, assoli
riempitivi, e pose da star. Qui la musica non si perde mai dentro se stessa.
Avevo solo quattordici anni allora, oggi ne ho cinquantadue, e penso a quel
tempo senza troppi rimpianti. Ma dischi così belli io non ne ho più sentito. Sto pensando troppo e sono
così confuso cantava Jonathan Richman
nel 1998, in un album prodotto da Rick Ocasek dei Cars. È proprio così che mi
sento.
Siamo stati troppo
accondiscendenti con questi imbecilli che tengono le redini del gioco. Ci siamo
fatti infinocchiare dalle loro bugie, per poi sentirci soli di fronte alle
nostre piccole verità. Tutti vogliono fare soldi con il rock’n’roll, potete crederci.
Come una vecchia puttana lui batte ancora il tempo per il bisogno di
sorprenderci, di fregarci, di salvarsi, e di andare contro qualsiasi discriminazione
razziale, e sessuale. La musica deve rimanere libera di brancolare nel buio, di
contorcersi, perdere l’equilibrio e cadere. Il rock deve continuare a
sopravvivere. In un modo o nell’altro. Quando si svegliò la tivù era spenta.
La luce fuori era ancora grigia, e la stanza silenziosa. Argo il suo cane lo
vide muoversi e battendo la coda, si avvicinò leccandogli il viso. Lui si alzò
con fatica e mise la caffettiera sul fuoco. Dopo accese lo stereo, e fece
partire una canzone che gli era tornata in mente. Frankie Teardrops dei Suicide.
Dalla finestra adesso entrava un pallidissimo sole.
Frankie lacrimevole
. Frankie
ventenne.
È sposato e ha un bambino.
E ha un lavoro in una fabbrica.
Lavora
dalle sette alle cinque.
Lo fa per sopravvivere.
Beh, bravo Frankie
Frankie
Frankie.
Ma Frankie non ce la fa
, perché la situazione sta facendosi troppo
dura.
Frankie non riesce a fare abbastanza soldi.
Non riesce a comprare
abbastanza cibo.
E Frankie sta per essere sfrattato.
Oh, bravo Frankie
Oh,
Frankie, Frankie
Oh, Frankie, Frankie
Frankie è così disperato
. Sta per
uccidere sua moglie e i suoi figli.
Frankie sta per uccidere suo figlio.
Frankie
ha impugnato una pistola.
L'ha puntata verso
il bambino di sei mesi nella culla.
Oh Frankie
(urla)
Frankie sta
guardando sua moglie
. Le ha sparato
(urla)
"Oh cosa ho fatto? "
Bravo
Frankie
Frankie lacrimevole.
Frankie si è puntato la pistola alla testa.
(urla)
.Frankie
è morto
.(urla)
.Frankie giace all'inferno.
(urla)
. Siamo tutti Frankie.
Giacciamo tutti
all'inferno
.(urla)
S’incontrarono a New York nel
1971 al Project un locale d’avanguardia culturale, Alan Vega e Martin Rev. Il
primo è uno scultore, il secondo un musicista jazz. Il rock’n’roll che è musica
che abbatte ogni barriera, fece il miracolo di metterli insieme. Volevano fare
una rivoluzione in musica. Mettere semplicemente gli uni di fronte agli altri. Cantavano
la paura della guerra, le psicosi della vita quotidiana, le nevrosi, e la
rabbia. Con un sintetizzatore, un piano, e un organo suonati da Rev , e il
canto spettrale e schizzato di Vega, il duo esordisce nel 1977 con un disco che
è il più triste dei dischi punk di quel periodo. Frankie Teardrops è una sorta
di Sister Ray dei Velvet Underground, un pezzo angosciante che parla di un
operaio che spara alla moglie e al suo bambino, prima di uccidersi. Finalmente
la pop art guardava la classe operaia, e quelli che avrebbero voluto una vita
meno domestica. Gente pronta a scappare da qualunque parte del mondo, se non
avesse avuto una fifa da morire. Senza chitarra e batteria, quest’esordio resta
a mio parere il più futuristico, il più folle, dei dischi, che ho sentito e
amato.
La vita è come un frammento
di luce che finisce per oscurarsi in fondo alla notte. E questa vita in
qualche modo c’è la stanno rapinando con un tempo triste, che fa disgusto, anche a starsene fuori a caracollare per strada. Sembra una lenta agonia. Ma
non si può continuare a giocare con le carte degli altri, perché sono sempre
truccate. Bisogna trovare un modo per sopravvivere. Dobbiamo cominciare a dare
peso alla nostra vita. Ci sono cose cui solo noi possiamo rispondere. Bisogna
ricominciare a cercare quella luce. Dai bambino sogna, sogna. Sogna.
Bartolo Federico
Quanto mi piaceva Saturn Strip Di A. Vega !!! Complimenti per la foto in home (come al solito ) ciao
RispondiEliminaspero la risentirai adesso..ciao anto, grazie a te.
RispondiEliminaCome è andata a finire quella storia?
RispondiEliminaL'assessore ha chiesto un incontro con la liquidatrice della cooperativa, e l'ingegnere del dipartimento espropri del comune, per chiudere la questione. Hanno fissato un appuntamento, ma loro quel giorno non si sono presentati. Paese di merda questo.
RispondiEliminaCiao Bart, mi dispiace per le vicende descritte (che peraltro non conosco) nel commento qui sopra, ma concordo sul "paese di merda" senza alcun dubbio.
RispondiEliminaIn ogni caso grande musica, grande post, fratello....Modern Lovers, Television, Suicide...un sacco di ricordi, cazz...
Di certo i Modern Lovers avrebbero potuto dare molto alla causa se non fossero finiti così, in un battito di ciglia.
Come dici giustamente tu "il rock appartiene alla gente"...non ci resta che riappropriarcene.
Un abbraccio, bro'
Grazie Bro ,(per la questione mi fa schifo pure parlarne) Per i dischi e il rock, sono tra le poche cose per cui vale la pena vivere.
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo con te, fratello. In questa chiavica di mondo ci resta solo la musica e meno male che almeno quella non c'è la possono togliere
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