Il giorno dell’indipendenza è un libro di Richard Ford, ma anche una ballata di
Springsteen. La suonava in The River. Quel disco l’ho ricevuto in regalo alla festa
del mio diciottesimo compleanno. Il giorno dell’indipendenza. La suonai più volte quella canzone nel chiuso della mia stanza, perché avevo finalmente qualcosa che parlava della mia vita,
delle mie paure, del mio sentirmi sperduto. Mi pareva un sacco di cose messe insieme
quella ballata, che mi faceva sentire meno cupo, meno solo. Per quel timido introverso,
era una sensazione strana e davvero insolita. “Beh dì addio, è il giorno dell’Indipendenza è
il giorno dell’Indipendenza, tutti i ragazzi devono correre via. Allora dì
addio, è il giorno dell’Indipendenza, tutti gli uomini devono
percorrere la loro strada, viene il giorno dell’Indipendenza”. Misi da
parte ogni cosa, e per giorni non feci altro che ascoltare quel disco. Poi con
l’arrivò del vento caldo dell’estate, registrai una cassetta TDK 90 dove la incisi insieme a un pugno di canzoni di Mink De Ville, Wille Nile,
Garland Jeffrey, Carolyn Mas, Steve Forbet, Elliott Murphy, Jackson Browne,
Warren Zevon, e Tom Petty. Solo perché avevo voglia di cogliere quei brividi di
piacere, nel loro luogo naturale. La strada. Allora passavo con disinvoltura dall’apatia
più totale, all’essere un trascinatore coraggioso e temerario. Vivevo dentro un
vortice di stati d’animo che non sapevo governare, e che mi spingevano alla
deriva. Ricambiavo quello sguardo torvo del mondo, sfidandolo con un ghigno ribelle
e sfrontato. Era una salita ripida la mia, ancora più scoscesa, perché avevo una
visione troppo poetica delle cose. Mi facevo di sogni come fossi un tossico. Ho
finito per pagare a caro prezzo la mia franchezza. Il mio cercare di rimanere
integro, mi ha sfiancato, lasciandomi senza fiato, tremante e dolente. Mi sono
cosi ritrovato da solo, a combattere battaglie già perse. Ma avevo benzina a sufficienza per
proseguire. Certo quell’ingenuità che avevo, a pensarci bene, mi mette ancora
una paura boia. Ma allora non avevo timore a prendere qualsiasi deviazione. Oggi
che invece ho capito come sono fatti gli uomini e le cose, ho alzato gli
scudi per difendermi. Ci ho fatto il callo alla miseria degli uomini. Alla loro
pochezza. “C’è un sacco di gente che sta
lasciando la città ora, lasciando i loro amici, le loro case di notte.
Camminando per quella strada maestra buia e polverosa tutti soli”. Qualche
tempo dopo il mio diciottesimo compleanno, una sera mio padre mi chiese che progetti
avevo per la mia vita, visto che passavo tutto il tempo ad ascoltare musica,
leggere libri di strani autori, e scrivere su un block notes. Mi ricordo il suo
sguardo mite, il tono lieve della sua voce, modulato per non ferirmi, per non urtare
la mia fragilità. Ma quella domanda mi fece stare male per giorni. Più ci
pensavo, più non mi veniva in mente niente. Forse volevo essere un viaggiatore
alla Jack e Dean, affascinato dallo spazio, e dal cielo. Me ne sarei andato per
qualche strada secondaria, a raccattare emozioni. Mi sarei lanciato posseduto
da visoni, in una fuga solitaria. E inseguendo i miei sogni di rock’n’roll,
avrei raggiunto la meta. Con la mia chitarra acustica, e un’armonica, avrei
sfidato il vento gelido della notte. Ma più facevo il punto della situazione,
più non venivo a capo di nulla. In fondo mio padre come
mia madre, erano due fricchettoni, per come si comportavano nella vita. Ma
questo loro non l’hanno mai saputo. La mia casa era aperta a chiunque e ognuno
che arrivava, ci metteva radici. Perché in quella casa si respirava libertà. Anche
se mi sono imbottito gli occhi e l’anima di sabbia e vento, ci sono troppe
partite perse con la quale devo fare i conti. Adesso però è più facile dividere
la gente che mi piace, da quella che non mi attira. E anche se la vita ci
riempie di amarezza, il mio cuore non è poi così cambiato. L’altra sera mio
figlio mi ha chiamato al telefono chiedendomi se poteva usare una mia canzone che lui conosce molto bene, per averla udita un mucchio di volte mentre la
cantavo nella mia stanza. Mi ha fatto piacere. E’ un batterista e studia
tecnica del suono. Abita a Milano e vuole vivere di musica. Poi mi ha detto se quando
posso lo raggiungo, che ha un gruppo con cui potrei suonare, e anche uno studio
di registrazione per incidere quelle mie vecchie compagne di viaggio. Ho
sorriso e non ho detto nulla. E allora mi è venuto in mente quel ragazzo, che
correva nella pioggia con gli occhi umidi, e il cuore che picchiava forte. Che
usava lo sterzo dell’auto come un salvagente. Perché le canzoni lo ferivano di
emozioni. Quel ragazzo che ha creduto di potercela fare a uscire dal pantano,
prima che la vita lo parcheggiasse nell’ordinaria amministrazione. Ho preso la
mia chitarra e ho cantano nel buio una canzone per lui, e per tutti i
sognatori. Ho cantato quella vecchia canzone per non precipitare del tutto. Poi ho
pensato che su una strada battuta dal vento, c’è sempre qualcuno che raccatta
quello che tu hai lasciato nella polvere. “Papà
vai a letto, si sta facendo tardi adesso. Nulla di ciò che possiamo dire
cambierà le cose adesso, perché adesso ci sono solo persone diverse che vengono
qui e vedono le cose in modo diverso, e presto tutto quello che abbiamo
conosciuto verrà spazzato via.”
A mio figlio Lorenzo, che insegue sogni di rock’n’roll.
Bartolo Federico
Gran bel pezzo,mi riconosco totalmente nelle tue parole(a parte un padre meno indulgente del tuo).
RispondiEliminaSiamo sulla stessa lunghezza d'onda e questo mi fà sentire meno solo.
Un abbraccio.
Che bello averti sulla stessa vecchia macchina, mentre insieme giriamo l'America. Un abbraccio anche a te.
RispondiEliminaBellissimo racconto..in tanti ci riconosciamo e son sicuro che li fuori c'è ne sono tanti altri. Mi sono riconosciuto come Wrangler sopra e colgo l'occasione per dirti che spesso mi sembra di avere più amici "virtuali" ma veri e sempre meno tra quelli che consideravo amici. Ne parlo spesso con mia moglie e a volte ci chiediamo se siamo noi strani!? Grazie per queste emozioni che hai saputo trasmettere. Ps : Per me i ricordi rimangono e sono preziosi ma spesso la gente se ne dimentica e crede che sia più importante che tu cliccki un "mi piace" sulla loro pagina facebook...credendo che l'amicizia si riduca a quello,anche se più sempre ho il dubbio che emergano solo i propri interessi..!!?? Scusa per essermi cosi dilungato.
RispondiEliminaArmando Chiechi (Bari)
grazie a te armando, un altro fratello raccattato sulla strada.
RispondiEliminaMio figlio ha cominciato inseguendo sogni heavy metal, poi grunge, poi sixties lisergici, poi punk , poi new wave poi post punk hardcore passando anche per l'ambient di Aphex Twins e ultimamente industrial noise dei NIN ..è bello rientrare la sera a casa avere ONLY a tutto volume sparato on air ...è sempre rocknroll no ?
RispondiEliminaoppure questa ..ultimamente è la più gettonata
RispondiEliminahttps://youtu.be/8Lqsx2Jn4hE
sempre grande rock'n'roll anche per lui. beata gioventù.
RispondiEliminaBello il pezzo, come al solito. Bello che tuo figlio ti abbia chiesto di poter usare una tua canzone, ancora piu bello che ti abbia chiedo di suonare con lui,(stra)bello il disco di bp fallon (sempre preziosi I tuo suggerimenti musicai,grazie) Buona Pasqua Mr.Bartolo
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RispondiEliminaBp Fallon suona rock da bassifondi, schietto e sincero. Una cosa fuori moda ormai. Grazie anche a te Gian Paolo, Buona Pasqua.
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