Si resta avvinghiati a quelle cose che ci hanno scaldato il cuore. Si resta muti davanti a quelle frasi, canzoni, poesie, che ci hanno ferito profondamente lasciandoci attoniti con la testa sul cuscino. Sembra strano ma quando eravamo deboli, eravamo forti. Poi abbiamo trovato la nostra ragione d'essere, e allora giù a bere un altro bicchiere, per celebrare il nostro decadimento. Abbiamo cercato di tenere tutto il piacere del mondo stretto nella morsa delle nostre dita. Abbiamo cercato di approfittarne in quei giorni quando il presente, il futuro, il passato, non erano niente. Solo parole vuote, solo pietre che rotolavano. Tutte insieme. Siamo andati contro quelle parole, le abbiamo sfilacciate, ammucchiate, e nella notte dato fuoco. Mentre c'incendiavamo di musica. Finalmente lo abbiamo confessato all'alba di un giorno qualunque a questo stupido mondo, che era proprio quello che andavamo cercando. Quel qualcosa che ci meravigliasse un po'. Quel qualcosa che c'era stata rivelata, per sempre. E' di artisti che ha bisogno il mondo, perché in loro sopravvivono le nostre paure, la nostra beatitudine. Ma poi come sempre gettiamo tutto noi uomini, con il nostro sonnecchiare sprecone. Schiviamo tutto noi uomini, con la nostra arroganza. Sparpagliati come stelle nel cielo corriamo nella notte sfarfallando, scimmiottando i nostri eroi. Fin quando quel sorriso si dilegua nel sogno, come una canzone, un sussurro, una carezza, un blues. Solo allora il cielo diventa troppo piccolo. Ma siamo uomini soli noi, teneri e fedeli. Un po' come i cani.
Bartolo Federico
Nessun commento:
Posta un commento