lunedì 17 marzo 2014

Il Prezzo Da Pagare

Mi alzai dal letto ed andai in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Avevo lasciato molte cose dietro di me che a guardarle adesso mi parevano come lividi tumefatti sulla pelle. Erano cose morte. Stare ora a rimuginarci sopra significava riaprire vecchi conflitti, ma quella notte stava andando così. Ero sempre stato un tipo difficile o, meglio, gli altri credevano che lo fossi. Indubbiamente, trascorrevo molto tempo da solo e conoscevo bene le strade per mettermi nei casini. Da ragazzo al liceo costruivo molotov. Ero uno specialista in quel genere di bombe. Le utilizzavano nei cortei  i compagni più grandi, quelli delle frange oltranziste per lanciarle contro i celerini o per incendiare i circoli frequentati dai fascisti. Erano gli anni settanta, c’era tensione sociale e molto subbuglio. Ma era la solita storia dei ricchi contro i poveri e viceversa. Solo che si era giovani e l’indifferenza non ci aveva ancora sopraffatto. Si aveva dentro un romanticismo maldestro. Dopo, quando si ha un passato alle spalle, la vita diventa più complicata. La poesia ce la divoriamo insieme a tutto il resto. La gente a quel tempo mi guardava in malo modo per come mi vestivo e per quello che combinavo. Mi cacciarono più volte dalla scuola per comportamento ribelle. Ma quando imbracciavo la chitarra e suonavo tutto cambiava, mi veniva naturale. La musica sgorgava dal mio cuore fluida e provavo sensazioni indescrivibili. E gli sguardi di chi mi ascoltava erano pieni di sorpresa e ammirazione. Tuttavia, avevo una grossa pecca, suonavo il rock dei Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers, The Band, Lou Reed, Stones. Musica che a quelle truppe della sinistra stava sulle palle. La consideravano con disprezzo, musica imperialista. 
Non hai paura?  Non c’era nessuno che mi inseguiva, se non i miei fantasmi. E poi la paura non dice né si né no. Si prende tutto la paura. Ero nauseato di come era andata avanti la mia vita, anche amareggiato. Ma avevo smesso di avere paura da quando mi ero incancrenito dentro, ed ero capace di difendermi. Il vento continuava a soffiare e sembrava che stesse piangendo tra i comignoli dei tetti. Volevo andarmene a sud, dove c’era il sole. Avrei voluto vivere un po’ più spensierato, ma non per questo mi impietosivo per il mio destino. In un modo o nell’altro me l’ero scelto. Avevo fatto tutto da me. Nora stese la mano e con le sue unghie lunghe mi sfiorò il viso. Entrambi eravamo vecchi allo stesso modo, entrambi eravamo soli. Mi agguantò un polso e lo strinse forte e poi, guardandomi dritto negli occhi, disse: Ci si sbaglia sempre a giudicare il cuore degli altri. Ma io ti ho amato dal primo momento che ti ho visto. Ascoltami,adesso. Era arrivata dove l’occhio non può più vedere, era dentro le cose e non aveva scelto la via più breve.(Malato D’Amore Blues tratto da viaggiatori Nella Notte)
 

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