Mi ero imbottito di quei blues scontrosi e poco
confortanti, che amavo ascoltare quando volevo fare chiarezza con me
stesso. E siccome queste cose mi accadono sempre di notte, per
dimostrare quanto ero forte, mi ero lavato le ferite e stavo sprofondato
nell’ombra, in attesa dei primi colori dell’alba, che chissà perché
tardava a venire. Avrei dovuto sistemare quella porta del bagno che
cigolava fastidiosamente ad ogni colpo di vento, pensai, intanto che
accendevo una sigaretta e tiravo qualche boccata. Era una notte anonima e
senza sfondo, una delle tante notti che avrei preso volentieri a calci
se le mie ossessioni non avessero deciso di assalirmi e vendicarsi per i
soprusi e le angherie a cui le sottoponevo.
Da un po’ di tempo a questa parte si era aperto un
conflitto d’interessi tra me ed i miei chiodi fissi; avevamo avviato il
conto alla rovescia, per vedere chi si fosse arreso prima. Mentre
brancolavo, decisi che questa volta non sarei fuggito, ero pronto a
sfidarle in un duello all’ultimo sangue, come quelli che avvenivano tra
pistoleri nel polveroso west. Fu così che mi ricordai di Lone Wolf, il Re della Solitudine,
il mio eroe dei fumetti di quando ero bambino e leggevo l’Intrepido
nella veranda di casa di mio cugino Alfio. In un attimo mi trasformai in
lui. Con il poncho e il cappello calato sulla fronte, tirai un risolino
stanco e vuoto, un risolino da lupo ed aspettai paziente che facessero
la prima mossa. Stavolta le avrei sbirciate con un ghigno di disprezzo e
fulminate all’istante, non appena avessero allungato la testa. Con il
mio Winchester in acciaio brunito.
Mi ero messo ad aspettarla, con la bocca impastata di
nicotina, ed un freddo nelle ossa che mi faceva battere i denti. Ci
avrebbe pensato Bob, come sempre, con le sue parole, a tenermi
compagnia. Era stata una gran fortuna, averlo incontrato per la prima
volta, quel pomeriggio di non so quale anno. Quel pomeriggio che
sembrava privo di vitalità, destinato a sparire come altri mille
pomeriggi da lupo solitario, si rianimò tutto ad un tratto. Quando Blonde on Blonde,
planò sul piatto del giradischi modello anni settanta, la pioggia era
venuta giù e la strada luccicava di tutti quei sogni e speranze con cui
mi ero riempito le tasche e la testa. Che poi molti di quei sogni non si
siano avverati è un’altra verità.
Lasciai vagare un sorriso, mentre il vento affrancava il
cielo dalle nuvole che l’avevano preso in custodia per tutto il giorno.
Una nuova notte era arrivata. Nella penombra, mi feci trasportare dal
tempo che passa e ci porta con sè per sempre. Avevo dimenticato molte
cose ma altre, ne ero certo, non avevano dimenticato me. Misi su Astral Weeks di Van Morrison
e riempii il bicchiere di Jack Daniels n°7. Volevo conservare qualcosa
di umano prima di lasciarmi andare al cinismo più esagerato.
Passavo il mio tempo a girare in tondo, forse avevo
bisogno di sole, di calore, di una nuova pelle. Lei era arrivata. La
vidi dalla finestra posteggiare l’auto. Era vestita alla moda, stretta
nel suo impermeabile nero, i capelli raccolti sotto il basco di lana con
un ciuffo ribelle che le fuoriusciva da un lato. Aveva fascino. Quel
fascino, neppure troppo discreto, di chi sa che ha delle carte da
giocarsi. Scese in fretta dall’auto e per non bagnarsi dalla pioggia
velata che cadeva sulla città, camminò sicura a grandi passi verso il
portone di casa. Mi affacciai al balcone e la pioggia mi calò lungo la
faccia. Una faccia divorata dalla tristezza, come quella di Leonard Cohen.
Entrò in casa sfoggiando un sorriso a buon mercato. Andò
in cucina e tornò con una tazza di caffè, si sedette sulla poltrona
davanti alla mia e, fissandomi con uno sguardo che mi trapassò da parte a
parte, disse: “da come sei conciato non esci da giorni. Che ti succede?
Hai davvero una brutta faccia!”. Si comportava con arroganza, come
avevo fatto anch’io con la vita.
La guardai mentre
accavallava le gambe; era attraente, ma era bene chiamare le cose con il
proprio nome. Era solo una questione di sesso quella che ci
congiungeva. Non che la cosa mi dispiacesse, anzi, ma era un gioco al
massacro. Dovevo fare attenzione, dosare ombre e luci per essere
credibile; e lei doveva essere solo più curiosa e, probabilmente, anche
più profonda. Glielo dissi parlando lentamente, a voce bassa, cercando
in tutti i modi di non ferirla. Mi versai un dito di whisky per non
cedere allo sconforto.Era andata via così come era arrivata. Da quella stessa
porta era uscita per sempre dalla mia vita, con un passo lento e senza
mai guardarmi negli occhi. Non me lo meritavo. Ma era stata la cosa
migliore per tutti e due. Non sapevo fingere, non potevo sempre essere
in guerra con tutto e tutti. Mi sentivo stanco, sfinito, e avrei voluto
dormire. Misi un cd di Willy il lupo mannaro e mi abbracciai alla
pioggia che continuava a cadere. E intanto che lui cantava con la sua
voce rotta dall’emozione quelle note per un amante assente, mi
addormentai.
(Lupo Solitariotratto da Viaggiatori Nella Notte)
Che il diavolo del blues sia con noi, caro Bart...
RispondiEliminaLo teniamo sulla spalla Massi. da molto tempo ormai. un abbraccio fratello
RispondiEliminaMi auguro che Bart non se ne abbia a male dello spazio che qui mi prendo...
RispondiElimina...lo prendo per ricordare a tutti i lettori di questo blog, a chi ha scoperto Dustyroad più di recente, ai passanti e simpatizzanti, che Viaggiatori nella Notte è un libro in carta e ossa, tutto scritto da Bart, interamente di suo pugno!
La versione e-book è gratuita e la trovate qui:
E-Book
Se volete c'è anche la versione cartacea:
Viaggiatori nella notte
Ma se siete interessati contattatemi (theevilmonkeysrecord@libero.it) che ne recuperiamo ancora qualche copia.
Grazie a tutti i lettori, anche da parte mia!
Grande libro: sto leggendo il carteceo!!
RispondiEliminaUna cosa è certa, Viaggiatori Nella Notte, senza l'apporto di Evil non sarebbe mai nato. E' stata una piccola scommessa la nostra , che non stiamo abbandonando come si fa con molte cose che facciamo. Ci abbiamo creduto e anche tanto, e ci piacerebbe vederla in giro un pò di piu' questa raccolta, anche se sappiamo bene che di blues,solitudine,e affanni il mercato non si nutre. Un grazie di cuore a tutti quelli che ci vogliono dare una mano alla sua divulgazione.
RispondiEliminaPiani piano...bisogna perseverare. Gente come Sleepy Estes, Son House....anno suonato per decenni davanti ai soliti avventori dei juke joint prima di essere rivelati al mondo. Ne parlavamo anche su out of blue, no?
RispondiEliminaUn saluto
certo evil, piano piano,speriamo di farcela. almeno in questo.
RispondiEliminaHai detto giusto: il blues non si "vende" facilmente.Per definizione è marginale, riservato.. L'idea di Evil di farlo uscire dalla sua nicchia dolorosa trovandone riscontri in altri ambiti di cultura è un ottimo tentativo di renderlo più "appetibile" alle nuove generazioni.
RispondiEliminavedi hyde io penso che non ci sia musica piu' popolare del blues, perchè parla dei bisogni degli uomini,delle nostre assenze,dei nostri tormenti ma anche delle gioie, e dei turbamenti del sesso ecc.. Secondo me non c'è musica piu' rappresentativa del blues per parlare degli uomini, ma questo mondo per come gira ci fa inseguire cose che non ci servono a nulla,buone per la sooddisfazione di un attimo,perchè quello che rimane resta in superfice e non ci cambia di un millimetro. ecco il blues ha la grave colpa di voler capire,di chiedersi sempre chi sei,di non fermarsi all'apparenza.ed è questo il suo e il nostro problema .un abbraccio
RispondiEliminaQual è il problema: è vero che il blues è la cosa più popolare che esiste, che cerca risposte ai bisogni "popolari". Allora anche la Sinistra (come idea/idee politiche) sarebbe la cosa più popolare che esiste (perchè cerca risposte a domande "popolari". Però viviamo in questo mondo, in questo paese in cui queste richieste sono bistrattate e rabbonite con la promessa (destrorsa e, questa sì populista) di 80 euro al mese.
RispondiElimina...se potessi avere 80 euro al mese...
Il blues lo si ascolta poco, lo si "legge" ancora meno. Io credo che in tanti lo associno ancora a qualche scena di spogliarello via Hollywood.
Allora è chiaro che è una lotta contro i mulini a vento, fatta oltretutto da gente "impreparata" (impreparata come me, che posso giusto mandare qualche mail o quache tweet, mica gestire una campagna promozionale); impreparata ma poi c'è sempre la storia della passione, del realizzare un piccolo sogno ecc, ecc... Vedremo. Sappiamo che si fa poco, ma almeno quel poco lo si conclude e si può dire e scrivere di averlo fatto.
Ciao a tutti, e nessuno abbia paura del Blues, dei libri, di Bart; di nessuno!
Ma quella era un'altra sinistra evil, popolana e popuilsta. una sinistra che non esiste piu' guardali i Ronzini, sembrano usciti da una sfilata di moda anni 80. gente che fa paura per il loro rampantismo,gente cattiva come dei veri bimbiminkia non sanno nulla di cosa significhi uscire di casa e non sapere dove andare a sbattere la testa per portare lo stretto necessario all tua famiglia . gente oirribile questa sinistra ma c'è davvero ancora una sinistra? tu ci credi ancora?
RispondiEliminaesseri populisti per me non è una cosa cattiva. semmai prendere per il culo il polpolo è una cosa che mi manda in bestia. ma questa è un altra cosa.
RispondiEliminaLa parola populismo può avere numerosi campi di applicazione ed è stata usata anche per indicare movimenti artistici e letterari, ma il suo ambito principale rimane quello della politica. In ambito letterario si intende per populismo la tendenza a idealizzare il mondo popolare come detentore di valori positivi.
RispondiEliminaIl largo uso che i politici e i media fanno del termine "populismo" ha contribuito a diffonderne un’accezione fondamentalmente priva di significato: è rilevabile infatti la tendenza a definire "populisti" attori politici dal linguaggio poco ortodosso e aggressivo i quali demonizzano le élite ed esaltano "il popolo"; così come è evidente che la parola viene usata tra avversari per denigrarsi a vicenda – in questo caso si può dire che "populismo" viene talvolta considerato dai politici quasi come un sinonimo di "demagogia".
La definizione di "populismo" data dal vocabolario Treccani è "...atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi.