Oggi è sabato e il tempo è incerto.
Dalla mia finestra guardo il sole che sta scemando lentamente dietro la
collinetta e sono quasi ubriaco. Il telefono continua a squillare ma me ne sto
fermo su questa sedia a cercare di afferrare il significato delle cose che seguitano
a sfuggirmi. Così, senza accorgermene, finisco per scolarmi la bottiglia di
vino da due euro al litro. Desidero andarmene da qualche parte, è da tempo che
voglio cambiare aria perché a stare fermi le cose peggiorano di giorno in
giorno. Tengo le palpebre strette, il capo reclinato e intanto penso che non ho
mai fatto realmente parte di questa società e che il distacco tra me e il mondo
si fa sempre più grande. Ma è solo colpa mia se adesso non riesco più a tenere
a bada l’inquietudine. Ho i capelli arruffati e la faccia tirata. Mi alzo e
vado in cucina a bere un bicchiere di acqua minerale. Qualcuno suona alla porta
di casa, lo mando affanculo, che non mi rompa i coglioni chiunque esso sia. Per
il momento ho voglia di dormire e che mi lasci a sudare e imprecare mentre qui
da solo impazzisco.
“Deve fare il furbo per riuscire a
farcela in questo mondo” mi ripete lo strizzacervelli della mutua. Per un
attimo mi guardo allo specchio che sta sulla parete proprio di fronte a me. Il
foulard di seta legato al collo è assai simile a quello che usavo quando avevo
diciassette anni e di cui allora mi servivo per affrontare i miei primi giorni
di pioggia. Ho ancora i capelli lunghi alla Jim Morrison, sono vestito di nero
e porto scarpe a punta di camoscio, come quelle che aveva Bob Dylan in una foto
scattatagli durante gli anni sessanta. E
mi sento spacciato. Con questa faccia da stupido che mi ritrovo dove vuoi che vada,
penso. Forse ad inseguire la pazzia della notte per poi restarmene supino a
guardare il soffitto mentre ascolto la pioggia cadere.
Esco dall’ambulatorio con l’inventario delle mie
disgrazie, e decido di andarmene a zonzo per la città. Arrivato nei pressi del
porto, un gran via vai di militari mi mette in allarme e, siccome sono assai allergico
alle divise, nella confusione che si è creata tento di cambiare rotta ma, dopo
un occhiata un po’ più attenta, capisco che non ho nulla da temere, che è solo
una parata militare in memoria di non so che cosa. Ascolto la fanfara suonare
l’inno nazionale, poi mi accendo una sigaretta e sputacchio di lato. Ci sarà
sempre la guerra e ci sarà sempre gente pronta a scannarsi. E in quell’istante
prendo nota che ho perso l’ultimo scampolo di fiducia, l’ho cacciata da qualche
parte ma non ricordo più neanche dove. Forse l’ho spinta in fondo al corpo
insieme alla speranza e l’ho mandata giù talmente in profondità che è finita nell’intestino
insieme alla merda.
Nel corso della notte mi sono svegliato più volte con
l’angoscia che mi attanagliava il cuore. E alla fine ho deciso di non dormire
più, tanto i miei incubi avrebbero continuato a perseguitarmi e non me lo
avrebbero permesso neppure se avessi voluto. Come chiunque, ho sempre fatto
molti errori ma non ho mai cercato scuse o trucchi per difendermi. Forse non ho
mai spiegato fino in fondo cosa mi accade dentro, ma è sempre stato troppo faticoso.
Così, mi sono sequestrato da solo e sono rimasto in silenzio. Non ho rimpianti
per questo, perché dovrei averli adesso che sono come una vecchia abat-jour
posata sul comodino ad illuminare i ricordi. Adesso che intorno a me vedo solo
i pezzi di un uomo sparpagliati per la stanza.
Cammino su e giù per la stanza e tutto mi sembra una
fregatura. In cosa si sono trasformati i miei sogni non lo so più. Certo ci
sono un sacco di persone sbronze come me a quest’ora della sera. Da dove
comincio allora? Forse da quel libro che devo scrivere. Mi riempio il bicchiere
mentre una fredda tristezza mi attraversa il cuore. L’ho imparato su me stesso che
quando si cammina dal lato infernale non si torna più indietro. È una notte
molto buia e sento le sirene nella strada. Credo che lascerò dondolando questa
città.
(Pezzi Di Un Uomo tratto da: Viaggiatori Nella Notte)
Oggi è venerdì e nessuno (fortunatamente) suona alla porta, ma il tempo è incerto ugualmente...e questa storia ha riempito alla perfezione questa serata (e il bicchiere).
RispondiEliminaEh si "quando si cammina sul lato infernale non si torna più indietro"
Siamo nati alla mezzanotte del periodo più scuro ma sicuramente il primo minuto di un nuovo giorno offre… nuova forza (Morning Thoughts - Gil Scott Heron).
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