mercoledì 31 ottobre 2012
martedì 30 ottobre 2012
domenica 28 ottobre 2012
Henry Wagons – Expecting Company? (2012)
- Unwelcome Company – featuring Alison Mosshart
- I’m In Love with Mary Magdalene – featuring Sophia Brous
- Give Things a Chance to Mend – featuring Jenn Grant
- I Still Can’t Find Her – featuring Robert Forster
- A Hangman’s Work is Never Done – featuring Patience Hodgson
- Give Me a Kiss – featuring Gossling
- Marylou Two
Torpus & the Art Directors – From Lost Home to Hope (2012)
2. Dancing Kids & Summer’s Laughter[03:07]
3. Known, Seen, Judged [03:30]
4. Steps [04:21]
5. Known, Seen, Judged – Part II [02:30]
6. Howl [02:51]
7. Fall in Love [05:51]
8. From Lost Hope to Home [00:31]
9. It All Falls Together [02:13]
10. Secret [03:45]
11. Modesty/Honesty [04:03]
12. Black Harp Girl [05:27]
sabato 27 ottobre 2012
Il Blues - Willie Dixon -
ù
venerdì 26 ottobre 2012
Il Blues
- Bartolo Federico ha detto...il blues è come attraversare quei cortiletti senza luna. giù, giù, in fondo alla notte
- 25 ottobre 2012 17:42
- allelimo ha detto...
- Quando lo scopri, il blues è bello per i primi tre dischi.
Poi diventa irrimediabilmente noioso, sia suonarlo che ascoltarlo.
26 ottobre 2012 10:17
giovedì 25 ottobre 2012
The Doors – Live at The Bowl ’68 (2012)
02. When The Music’s Over
03. Alabama Song (Whisky Bar)
04. Back Door Man
05. Five To One
06. Back Door Man (Reprise)
07. The Wasp (Texas Radio And The Big Beat)
08. Hello, I Love You
09. Moonlight Drive
10. Horse Latitudes
11. A Little Game
12. The Hill Dwellers
13. Spanish Caravan
14. Hey, What Would You Guys Like To Hear?
15. Wake Up!
16. Light My Fire
17. Light My Fire (Segue)
18. The Unknown Soldier
19. The End (Segue)
20. The End
BDRip 720p, MKV
Video: H.264, 1280×720, 5079 kbit/s, 23,976
Audio: DTS, 1510 kbit/s, 48 kHz, 6 ch.
mercoledì 24 ottobre 2012
Neil Young & Crazy Horse – Psychedelic Pill (2012)
1. Driftin’ Back [27:37]
2. Psychedelic Pill [03:28]
3. Ramada Inn [16:50]
4. Born in Ontario [03:49]
5. Twisted Road [03:29]
6. She’s Always Dancing [08:33]
7. For the Love of Man [04:14]
8. Walk Like a Giant [16:29]
9. Psychedelic Pill (Alternate Mix) [03:12]
BRANCOLANTE E MALINCONICO
La
strada è la polvere. Quelle vecchie cose appoggiate sul comò. La testa
mi gira. Non dimentico nulla. La sacca nera è li davanti alla porta. Non
c’è molto. Solo le cose di un uomo. Lei mi guarda, per dirmi in bocca
al lupo. Ma non dice nulla, mi sfiora con un sorriso. E a me basta.
M’infilo sul furgone che ancora è buio. Come tutti i viaggiatori
solitari, ho fatto il pieno di malinconia. Ma la strada è la mia scuola,
mi ha insegnato tutto quel che so. E non so niente. L’autostrada è un
deserto. I camionisti, posteggiati nelle aree di servizio, dormono sui
loro bisonti. E’ una lingua nera, la strada. Che mi arrotola. Mentre
guido, infilo un cd di Malcom Holcombe.
BARTOLO FEDERICO
producer Steve Earle
Tav Falco’s Panther Burns – Lore & Testament 1: Behind Magnolia Curtain / Blow Your Top [1981 & 1983] (Reissue-2012)
Tav Falco - voices, guitars
LX Chilton - guitar, drums
Jim Duckworth - guitar, drums
Ron Miller - bass
Tate County Miss Drums Corps.
martedì 23 ottobre 2012
The Rolling Stones – Light the Fuse (2012)
1. | “Rough Justice“ | 4:15 |
2. | “Live with Me“ | 4:11 |
3. | “19th Nervous Breakdown“ | 4:43 |
4. | “She’s So Cold“ | 4:43 |
5. | “Dead Flowers“ | 4:17 |
6. | “Back of My Hand” | 5:09 |
7. | “Ain’t Too Proud to Beg” (The Temptations cover) | 4:21 |
8. | “Band Intros” | 3:28 |
9. | “Infamy” | 5:50 |
10. | “Oh No Not You Again” | 4:37 |
11. | “Get Up Stand Up” (Bob Marley cover) | 6:21 |
12. | “Mr. Pitiful” (Otis Redding cover) | 3:29 |
13. | “Tumbling Dice“ | 4:41 |
14. | “Brown Sugar“ | 4:48 |
15. | “Jumpin’ Jack Flash“ | 5:04 |
lunedì 22 ottobre 2012
Gary Clark Jr. – Blak and Blu [Deluxe Version] (2012)
When My Train Pulls In
Blak and Blu
Bright Lights
Travis County
The Life
Glitter Ain’t Gold (Jumpin’ For Nothin’)
Numb
Please Come Home
Things Are Changin’
Third Stone From The Sun/If You Love Me Like You Say
You Saved Me
Next Door Neighbor Blues
Bonus Tracks:
Breakdown
Soul
domenica 21 ottobre 2012
Al Diavolo Tutto
Fermo all’angolo il freddo lo trapassò, per cui prese a camminare
traballando come un ubriaco mentre un foglio di giornale svolazza per la
via come fosse un ala di pipistrello. Sul cartellone pubblicitario che
reclamizzava un profumo osservò il volto della modella e bevve un sorso
dal fiaschetto di metallo che teneva dentro la tasca della giacca lisa.
Non riusciva a darsi pace, sapeva che alla fine tutti perdono in quel
gioco crudele che è l’amore. Lo aveva imparato a sue spese in quegli
anni passati a vagabondare in cerca di una scintilla che non arrivava
mai. D’altronde lei se ne stava rintanata dentro di lui quasi fosse un
toccasana per quell’affanno che lo indeboliva sempre più, trascinandolo in quella che sembrava una condanna da retribuire a vita. Ma,
sebbene questo lo ferisse, lo faceva sentire meno solo. Certamente non
gli sarebbe bastato ingurgitare tutto il whiskey possibile per
cancellare definitivamente quel ricordo. Da che mondo è mondo è stato
sempre il livido a far male, non la botta.
Adesso
eccolo lì, in alto mare insieme ad un whiskey e soda e una camera
d’albergo di terza mano, che guarda i taxi che sfrecciano in compagnia
del marinaio solitario che racconta della sua vita ad Irene una
prostituta con i capelli biondo sporco che fumando una Kent si stringe
nel cappotto. Lo strillone urla a più non posso l’ultima edizione del
giornale mentre le luci dell’alba stanno spuntando. Pensava che sarebbe
annegato. Il suo amico Chuck era via ormai da tempo e lui era solo,
completamente solo e completamente fatto, in quella città che gli
tagliava il cuore in due. “La nebbia si solleva, la sabbia si alza. E
io prendo il largo. Il vecchio capitano Achab non ha niente a che
vedere con me quindi dimenticami ed evita di seguirmi. Viaggerò da solo,
l’acqua blu sarà la mia figlia. E’ salterò come una pietra.” ( Shiver
Me Timbers )
Bartolo Federico
sabato 20 ottobre 2012
Television- Marquee Moon- (1977)
venerdì 19 ottobre 2012
Twin Cities Funk & Soul: Lost R&B Grooves from Minneapolis/St. Paul 1964-1979 (2012)
01. The Valdons – All Day Long
02. Maurice McKinnies & The Champions – Sock-A-Poo-Poo ’69 (Part 1)
03. Jackie Harris & The Champions – Work Your Flapper (Part 1)
04. Mojo And His “Chi 4” – She’s A Whole Lot’s A Woman
05. Dave Brady And The Stars – Ridin’ High
06. Wee Willie Walker – I Ain’t Gonna Cheat on You No More
07. Wanda Davis – Save Me
08. Jackie Harris & The Exciters – Get Funky, Sweet a Little Bit
09. Wee Willie Walker – There Goes My Used to Be
10. Wanda Davis – Take Care
11. Maurice McKinnies & The Champions – Sweet Smell Of Perfume
12. Dave Brady And The Stars – Baby, Baby I Need You
13. The Valdons – Love Me, Leave Me
14. Willie and The Bumblebees – Dipstick
15. Morris Wilson – Rusty McDusty
16. Band of Thieves – Thieves In The Funkhouse
17. Prophets of Peace – You Can Be
18. Morris Wilson – Saxophone Disco
19. Willie and The Bumblebees – Honey From The Bee
20. Prophets of Peace – The Maxx
21. The Lewis Conection – Get Up
02. Maurice McKinnies & The Champions – Sock-A-Poo-Poo ’69 (Part 1)
03. Jackie Harris & The Champions – Work Your Flapper (Part 1)
04. Mojo And His “Chi 4” – She’s A Whole Lot’s A Woman
05. Dave Brady And The Stars – Ridin’ High
06. Wee Willie Walker – I Ain’t Gonna Cheat on You No More
07. Wanda Davis – Save Me
08. Jackie Harris & The Exciters – Get Funky, Sweet a Little Bit
09. Wee Willie Walker – There Goes My Used to Be
10. Wanda Davis – Take Care
11. Maurice McKinnies & The Champions – Sweet Smell Of Perfume
12. Dave Brady And The Stars – Baby, Baby I Need You
13. The Valdons – Love Me, Leave Me
14. Willie and The Bumblebees – Dipstick
15. Morris Wilson – Rusty McDusty
16. Band of Thieves – Thieves In The Funkhouse
17. Prophets of Peace – You Can Be
18. Morris Wilson – Saxophone Disco
19. Willie and The Bumblebees – Honey From The Bee
20. Prophets of Peace – The Maxx
21. The Lewis Conection – Get Up
Amy LaVere & Shannon McNally – Chasing The Ghost: Rehearsal Sessions [EP] (2012)
2. If It Were Mine To Keep [03:53]
3. Stranger Me [05:38]
4. Bohemian Wedding Prayer Song[ 05:28]
5. This Never Happened [02:37]
6. A Great Divide [03:00]
7. Good Old Time [04:13]
giovedì 18 ottobre 2012
martedì 16 ottobre 2012
lunedì 15 ottobre 2012
Sul Letto Del Demonio
Divenne
un sanguinario, una macchina telecomandata da Cosa Nostra, pronto in
qualsiasi momento ad entrare in azione. Si arruolò per un periodo nella
legione straniera dove perfezionò le tecniche di guerriglia, mentre il
suo mito si espandeva oltre confine, a un punto tale che altre
organizzazioni mafiose richiesero i suoi “servizi”. Dopo quell’uccisione
si distaccò dai ragazzi, sapeva che la sua vicinanza li avrebbe potuti
mettere in pericolo, loro rappresentavano la sua famiglia e lui da quel
momento era un possibile obiettivo.
Aveva
piovuto abbondante durante l’inverno in Sicilia e il ciglio della
strada era cosparso di fiori. Il rumore di passi lo mise in allerta, si
spostò a ridosso del muro e osservò tre uomini aprire il cancello
automatico ed entrare nella villa, ma erano troppo brilli e fatti di
coca per accorgersi di quell’ombra nel buio. Li sentiva ancora oggi: il
rumore di quei passi sulla scala che scricchiolava sotto il peso del
corpo del suo patrigno. Un uomo dalla stazza enorme, un bruto che viveva
di espedienti e alla sera si beveva al bar tutto il denaro che riusciva
a raggranellare durante il giorno Non era stato il suo primo delitto.
Quello era avvenuto molto tempo prima, appena dodicenne, nel silenzio di
una notte senza memoria. Il patrigno tornava a casa sempre ubriaco
fradicio. Lui e sua madre erano terrorizzati da quell’uomo al punto che
iniziavano a tremare non appena lo sentivano salire per la scala di
legno che portava a quel minuscolo pertugio chiamato casa. Sotto il suo
peso la scalinata ondeggiava paurosamente e data la sua mole faceva una
fatica boia a salire. Ad ogni gradino superato bestemmiava da fare
schifo. Raggiunto il piccolo ballatoio, ansimando come un animale,
apriva la porta con un calcio e, una volta dentro, sera per sera, senza
motivo, li massacrava di botte. Una volta, furono talmente violente le
bastonate che la madre rischiò di morire tant’é che finì in ospedale,
quasi in coma, ma, nonostante ciò, la donna non ebbe il coraggio di
denunciarlo.
Mentre era in convalescenza in ospedale, ci pensò lui a sistemare le cose. Non era più in grado di sopportare la disperazione che gli leggeva negli occhi. La quinta notte che trascorse da solo pioveva e faceva freddo. Aspettò accovacciato nel buio del piccolo ballatoio, attese paziente che il patrigno raggiungesse quasi la cima e a quel punto gli si piazzò davanti. Tenendosi con le braccia da parete a parete gli sferrò un calcio a piedi uniti in pieno petto. L’energumeno dapprima vacillò, cercando un appiglio, poi cadde pesantemente all’indietro rotolando per tutta la scala, finendo a sbattere la testa sul muro del portone d’ingresso. Morì sul colpo con l’osso del collo spezzato. Attese una manciata di minuti per vedere se arrivava qualcuno, dato il frastuono che la caduta aveva provocato, ma, come immaginava, nessuno si fece vivo. Scese le scale, si avvicinò per la prima volta a quell’uomo e, guardandolo con spregio, lo prese per i capelli e gli sputò in faccia. Poi risalì nuovamente le scale rientrò in quel buco e si mise a dormire. Lo trovarono all’alba accartocciato su se stesso, nell’androne di quella fatiscente abitazione . La sua morte divise il quartiere: per alcuni fu una disgrazia, per altri un segno di Dio. Non è facile allontanarsi da Dio, anche quando vai in rovina, anche quando ti ritrovi oltre la linea in cui batte il sole. Dentro di te sai che non puoi sfuggirgli, lo sai bene. Anche se il mondo dimenticasse i tuoi orrori, Lui non poteva farlo. Era davanti a Lui che ti saresti presentato un giorno. Come per chiunque era solo una questione di tempo.
Mentre era in convalescenza in ospedale, ci pensò lui a sistemare le cose. Non era più in grado di sopportare la disperazione che gli leggeva negli occhi. La quinta notte che trascorse da solo pioveva e faceva freddo. Aspettò accovacciato nel buio del piccolo ballatoio, attese paziente che il patrigno raggiungesse quasi la cima e a quel punto gli si piazzò davanti. Tenendosi con le braccia da parete a parete gli sferrò un calcio a piedi uniti in pieno petto. L’energumeno dapprima vacillò, cercando un appiglio, poi cadde pesantemente all’indietro rotolando per tutta la scala, finendo a sbattere la testa sul muro del portone d’ingresso. Morì sul colpo con l’osso del collo spezzato. Attese una manciata di minuti per vedere se arrivava qualcuno, dato il frastuono che la caduta aveva provocato, ma, come immaginava, nessuno si fece vivo. Scese le scale, si avvicinò per la prima volta a quell’uomo e, guardandolo con spregio, lo prese per i capelli e gli sputò in faccia. Poi risalì nuovamente le scale rientrò in quel buco e si mise a dormire. Lo trovarono all’alba accartocciato su se stesso, nell’androne di quella fatiscente abitazione . La sua morte divise il quartiere: per alcuni fu una disgrazia, per altri un segno di Dio. Non è facile allontanarsi da Dio, anche quando vai in rovina, anche quando ti ritrovi oltre la linea in cui batte il sole. Dentro di te sai che non puoi sfuggirgli, lo sai bene. Anche se il mondo dimenticasse i tuoi orrori, Lui non poteva farlo. Era davanti a Lui che ti saresti presentato un giorno. Come per chiunque era solo una questione di tempo.
Era un uomo schivo Sarino, ma leale, non metteva nessuno a rischio che non facesse parte del giro. Per questo motivo non s’innamorò mai, aveva appreso bene che non era possibile tenere una relazione. Questo lo avrebbe reso debole e un facile bersaglio. Ma la solitudine lo stava consumando a piccoli bocconi, tanto che cominciò a bere e fumare hascisc. Quando si annega ci si appiglia a qualunque cosa. Quella sera si era scolato due bottiglie di vino rosso ed era uscito, aveva voglia di camminare. Aveva saputo che sua madre era morta tramite un messaggio che aveva trovato nella cassetta di sicurezza. Avrebbe voluto correre da lei, metterle un fiore sulla tomba, ma era rinchiuso in quel carcere all’aperto che per lui era diventata da anni New York. Camminava col suo tormento e si chiedeva il perché di tutto questo. Era a secco di energia, si stavano spalancando le feritoie della sua corazza, si erano rimossi quei brandelli di vita che possono essere la nostalgia o il rimorso. Così quando passò dal quel locale e decise di entrarci per continuare a bere non pensava che l’imponderabile era lì che lo attendeva. Si accomodò nel salottino buio ordinando dello scotch liscio. Il locale era pieno di gente, sul piccolo palco un quartetto di jazz stava suonando. Non aveva mai provato interesse per la musica, se si sforzava non riusciva neanche a ricordare una canzone, ma il suono di quel sassofono, quei colori, l’intensità di quella musica, man mano che prestava la sua attenzione, si insinuavano dentro di lui profondamente, provava emozioni che non sapeva di possedere.
Ripiegò
il plico e lo bruciò nella scodella. Raccattò tutte le cose che poteva
portarsi e quella sera stessa andò via da New York. Prese un aereo
diretto a Parigi e si sistemò in una pensione. Non gli restava molto da
vivere e nella sua faccia cinerea si poteva leggere il rimpianto e
l’amarezza per non avere mai saputo chi fosse. Ma un soldato non può
disobbedire agli ordini, la reazione di Cosa Nostra a quello sgarro fu
spropositata. Neanche lui si aspettava una cosa del genere. Tutti in un
giorno furono ammazzati i ragazzi come scarafaggi: Rocco ,Gaspare, Bruno, Lillo,
persone innocenti che avevano avuto la sfortuna di essergli stati
amici. Anche se non lo vedevano da anni era sempre nei loro pensieri,
nei loro cuori. Gli mancava Sarino enormemente come loro mancavano a lui
. Ma la mafia è una bestia crudele che ti spreme dalla coda, per
succhiarti il cervello che colpisce chiunque con inaudita ferocia.. Che
non ha rispetto per nessuno, se non per i suoi sporchi traffici. Questo
aveva imparato.
Un
paio di giorni dopo aver appreso la notizia, affittò una macchina e
viaggiò fino a Milano. Lì cambiò auto fino a Firenze dove sostituì
ancora la vettura. Quando stava per arrivare a Villa San Giovanni, dal
ponte dell’autostrada vide la costa della sua terra ma non provò nessuna
emozione. S’imbarcò sul traghetto e raggiunse la Sicilia. Arrivò a
Palermo nella notte. Prima di lasciare Parigi aveva aperto dei conti
correnti a nome delle famiglie dei ragazzi dove aveva depositato tutti i
suoi soldi. Stava a loro accettarli o meno . Nessuno sapeva che un
giorno a Pippo “u Surici “ aveva salvato la vita e da allora gli
era debitore. Sarebbe passato ad incassare la ricompensa. Gli bussò alla
porta in piena notte che quasi schiattava dalla paura. Quando aprì non
lo riconobbe subito. Sarino restò fermo sull’uscio, poi prese a
parlargli e fu allora che “u Surici” capì chi era e
l’abbracciò. Sarino gli spiegò cosa avrebbe dovuto fare, poi si
allontanò nel buio. Il giorno dopo verso le nove di sera al posto
convenuto Pippo si presentò puntuale e gli fornì le informazioni
richieste. Tutto era rimasto tale e quale a quando aveva lasciato
Palermo. Rosario gli disse che aveva apprezzato quanto fatto e gli
allungò del denaro che lui rifiutò dicendo che i ragazzi non si
meritavano quella fine. Si salutarono e andò via. Raggiunse Carini
dall’autostrada. Una volta uscito dallo svincolo attraversò il paese ed
arrivò nella zona dove c’erano le ville dei capi cosca,lo conosceva bene
quel posto per averlo in passato frequentato. Era estate, il caldo era
soffocante. Prima d’imboccare la stradina che portava alla villa
posteggiò la macchina e s’incamminò a piedi. Si nascose nell’agrumeto,
dietro il muro a secco, ed aspettò.
Il Boss era abitudinario, non aveva nessun timore ad uscire da solo, le famiglie erano in pace non correva pericoli. Alle cinque del mattino il cancello automatico della villa si spalancò ed il Capo uscì in pantaloncini e maglietta per la sua consueta camminata mattutina. Rosario aspettò che il cancello si richiudesse. Mentre il capo prese a camminare verso l’agrumeto, gli sbucò dal buio e l’affiancò. I due si guardarono negli occhi per un lungo istante e mentre il "morto che camminava" capì cosa stava per succedere, un rumore sordo squarciò il silenzio, la pallottola gli spappolò il cervello e cadde riverso in terra. Rosario trascinò con fatica il corpo dietro il muro a secco, lo ricopri con rami e foglie di limone, prese il telecomando dal piccolo borsello che portava al collo e si diresse alla villa. Da fuori con un colpo preciso uccise il pitbull, ed entrò. Passò veloce il terrazzino, arrivò alla porta di casa . Salì le scale con movimenti rapidi e silenziosi, raggiunse il piano notte, sgusciò nella stanza da letto,dove la moglie del boss dormiva con il televisore acceso, si avvicinò , prese il cuscino, lo appoggio delicatamente sul volto della donna e gli sparò. Uscì dalla stanza e si diresse dove dormivano i tre figli, li sentì russare. Non si accorsero nemmeno di morire.Rifece il percorso inverso , raggiunse la macchina, imboccò l’autostrada ed uscì ad Alcamo est. Salì fino al paese e proseguì per la strada provinciale che portava a Sciacca. Arrivò in quel luogo che conosceva perché aveva accompagnato le donne dei boss quando faceva l’autista. Era un radura circondata dai vigneti, ma non era visibile quello spiazzo dalla strada, ci potevi arrivare solo se conoscevi il luogo.
Scese dalla macchina lasciando lo sportello aperto,dal sedile prese il sassofono si sentiva terribbilmente stanco, il dolore si faceva fortissimo. Si portò fino al centro della spiazzo, tirò fuori la pistola dalla cinta e la lanciò il più lontano possibile. S’inginocchiò in terra, ne raccolse un pugno s’imbrattò il viso e ne assaporò un po’: in quel momento per la prima volta sentì l’odore delle zagara, del gelsomino, dell’uva, dell’erba fresca, si rannicchiò in posizione fetale sotto il sole che sorgeva e si strinse forte al cuore il sassofono. Restò in quella posizione due giorni e due notti come un animale braccato che si leccava le ferite, ebbe gl’incubi e tutti quelli che aveva ammazzato lo andarono a trovare. Li chiamò per nome uno ad uno, mentre finalmente il suo essere prendeva forma .Poi sognò i ragazzi in un punto irraggiungibile che gli sorridevano e fu allora, che Faccia d'Angelo chiuse gli occhi per la prima volta nella sua vita. Dolcemente.
Il Boss era abitudinario, non aveva nessun timore ad uscire da solo, le famiglie erano in pace non correva pericoli. Alle cinque del mattino il cancello automatico della villa si spalancò ed il Capo uscì in pantaloncini e maglietta per la sua consueta camminata mattutina. Rosario aspettò che il cancello si richiudesse. Mentre il capo prese a camminare verso l’agrumeto, gli sbucò dal buio e l’affiancò. I due si guardarono negli occhi per un lungo istante e mentre il "morto che camminava" capì cosa stava per succedere, un rumore sordo squarciò il silenzio, la pallottola gli spappolò il cervello e cadde riverso in terra. Rosario trascinò con fatica il corpo dietro il muro a secco, lo ricopri con rami e foglie di limone, prese il telecomando dal piccolo borsello che portava al collo e si diresse alla villa. Da fuori con un colpo preciso uccise il pitbull, ed entrò. Passò veloce il terrazzino, arrivò alla porta di casa . Salì le scale con movimenti rapidi e silenziosi, raggiunse il piano notte, sgusciò nella stanza da letto,dove la moglie del boss dormiva con il televisore acceso, si avvicinò , prese il cuscino, lo appoggio delicatamente sul volto della donna e gli sparò. Uscì dalla stanza e si diresse dove dormivano i tre figli, li sentì russare. Non si accorsero nemmeno di morire.Rifece il percorso inverso , raggiunse la macchina, imboccò l’autostrada ed uscì ad Alcamo est. Salì fino al paese e proseguì per la strada provinciale che portava a Sciacca. Arrivò in quel luogo che conosceva perché aveva accompagnato le donne dei boss quando faceva l’autista. Era un radura circondata dai vigneti, ma non era visibile quello spiazzo dalla strada, ci potevi arrivare solo se conoscevi il luogo.
Scese dalla macchina lasciando lo sportello aperto,dal sedile prese il sassofono si sentiva terribbilmente stanco, il dolore si faceva fortissimo. Si portò fino al centro della spiazzo, tirò fuori la pistola dalla cinta e la lanciò il più lontano possibile. S’inginocchiò in terra, ne raccolse un pugno s’imbrattò il viso e ne assaporò un po’: in quel momento per la prima volta sentì l’odore delle zagara, del gelsomino, dell’uva, dell’erba fresca, si rannicchiò in posizione fetale sotto il sole che sorgeva e si strinse forte al cuore il sassofono. Restò in quella posizione due giorni e due notti come un animale braccato che si leccava le ferite, ebbe gl’incubi e tutti quelli che aveva ammazzato lo andarono a trovare. Li chiamò per nome uno ad uno, mentre finalmente il suo essere prendeva forma .Poi sognò i ragazzi in un punto irraggiungibile che gli sorridevano e fu allora, che Faccia d'Angelo chiuse gli occhi per la prima volta nella sua vita. Dolcemente.
Bartolo Federico
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