In
questo teatro d’ombre c’è un barbone che piscia sul marciapiede con una
sigaretta accesa tra i denti. E altri che lentamente cercano di morire. Che poi
è quello che facciamo tutti. Al Cheap Hotel stanno suonando dei blues di
Blind Willie McTell, e Lemon Jefferson. Nella stanza 307 c’è un
uomo in preda al panico che si lacera, geme, ride e piange, imprecando alla
luna. Uno che è andato in fallimento perché era troppo interessato alla sua
bottiglia. Che è entrato nella pioggia e non è venuto più via. Nei bassifondi
della città ci sono un mucchio di sogni lasciati sull’asfalto, bruciati insieme
ai gas di scarico di una Old 55. Un luogo perfetto per chi si è perduto per
strada, su un treno della notte, o nelle braccia di Ruby. Non basta andare a
tempo se non hai di cosa cantare. Dead End Blues tirò un boccone dalla
sigaretta e gli arrivò anche un nugolo di polvere e aria viziata. Il mal di
testa cominciò a serpeggiargli. Un grido lungo e solitario spezzò la notte, che
se ne stava smorta e ingiallita, appesa nel cielo a dondolare. Anche John
Campbell aveva le orbite degli occhi che gli divoravano il volto, e suonava
come se avesse lui tutti i peccati del mondo. Ti strappava la pelle e l’anima,
quando passava il ditale sulle corde. E se provavi a rannicchiarti in qualche
rifugio segreto, sapeva scovarti e sbatterti con le mani dietro la schiena. Si
accese un’altra sigaretta. Tutti deliriamo poca puttana, anche Abalone
Earrings che sembra uscita dai solchi di Heartattack And Vine. Non
c’è via d’uscita da queste canzoni. Guardò la bottiglia vuota e si alzò dalla
poltrona. Ricadde sprofondandoci. Ovunque si vada il blues ti tiene intubato,
intrappolato nella sua tela. Tormento e dolore. Ho il blues e sono troppo
cattivo per piangere, ho il blues e non mi posso accontentare. All'area
di servizio dove fece il pieno, l'orologio segnava le nove. Quando riandò il
motore rombò convincente. Era tutto a posto adesso. Gettò la cicca dal
finestrino, e gli sembrò di sentire nei brontolii dei tuoni, anche il crepitio
del suo cuore. E quel boato finale gli parve come una botta di vita, un
applauso. Lungo e maestoso. La luna sghemba che era spuntata all'incrocio del cielo, adesso faceva
compagnia a una nuvola solitaria. E a tutti quei ragazzini malinconici, che non dicono mai le preghiere. Ci
vuole sempre un uomo triste per cantare il blues. Al
Cheap Hotel.
Musica di gran valore al cheap hotel, belle storie e suggerimenti (sempre)di altissimo livello, a costo di essere noioso non finirò mai di ringraziarti.Buona Giornata.
RispondiEliminaMusica di gran valore al cheap hotel, belle storie e suggerimenti (sempre)di altissimo livello, a costo di essere noioso non finirò mai di ringraziarti.Buona Giornata.
RispondiEliminaDopo tanti anni di "militanza" con certa musica, scovare emozioni non è una cosa semplice. Sei smaliziato, conosci i trucchi. Per questo sto sprofondando sempre più' verso i bassifondi, dove c'è ancora a mio parere qualche anima giusta e tormentata, come quella di Ripoff Raskolnikov. Questo disco è pieno di belle canzoni rock blues, lui ha una voce che è catrame e poi Cheap Hotel per me già un classico, come Time di Tom Waits. un abbraccio.
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