Rimasi inerme e in silenzio,
sdraiato nel buio dopo aver messo un disco che tolsi quasi subito perché tanto
lo avevo ascoltato che non mi interessava più. Dalla bottiglia che avevo posato
vicino alla sedia mi versai del whisky e andai a prendere dei cubetti di
ghiaccio dal frigo. Per quelli che come me avevano due anime, era davvero difficile
andare avanti. Ero metà di quello che avrei voluto essere, ero metà in tutto
quello che facevo, e questo bastò per riempirmi d’angoscia e rassegnazione. Tutti
i voli finiscono a terra c’è poco da fare. Mi versai dell’altro whisky sopra il
ghiaccio che avevo già nel bicchiere, e presi a bere lentamente. Me ne stavo fermo
su lato opposto della strada, senza sapere dove andare, dove svoltare o cosa cercare
ancora. Ma non mi andava di mollare, senza un segnale di riconoscimento, un
ultimo sussulto. La vita ci riserva una montagna di dispiaceri, considerai nello
stesso momento in cui la signora Nunzia, per via dell’insonnia, fece arrivare dalla
sua radiolina la canzone che stava ascoltando. Respirai
profondamente alzando la faccia all’insù, inalando l’aria in brevi ansiti,
e pensai a quelli che piangevo ancora. Mia Madre, mio Padre, Sal, Nick.
Ci
sono cose che ti porti appresso per sempre. Il 16 agosto del 1977 avevo
quattordici anni ed ero seduto insieme a mia madre sul divano di nappa marrone nel
piccolo soggiorno di casa. Il giornalista del telegiornale recitò “ Il Re
del rock’n’roll Elvis Presley è morto alle 14.30 per un attacco cardiocircolatorio
nel bagno della sua casa di Memphis. Aveva 42 anni ” Fuori dalla mia
finestra udii le voci dei bambini festosi, ma anche della follia del mondo. Non
capivo come poteva essere accaduto in un giorno luminoso, assolato, limpido, e
caldo, a quel ragazzo che aveva rubato il blues. È insopportabile il livello di
stronzate che dobbiamo tollerate ogni santo giorno della nostra esistenza. Accesi
una sigaretta con il mio accendino da tavolo. La verità è che non siamo mai
prepararti alla morte. Niente di particolare. Bugie e cicatrici, sporche
macchinazioni. Se sei famoso ti sistemeranno per bene, e ci sarà qualcuno che
guadagnerà un mucchio di denari dalla tua scomparsa. Non c’è niente di poetico neanche in questo,
ma così vanno le cose. Delbert
Sonny Weat fece la guardia del corpo per ben sedici anni a Elvis, ed
è lui che raccontò che il re ingoiava pillole dalla mattina alla sera, e si
iniettava droghe con piccole siringhe di plastica a peretta negli avambracci, nelle
gambe, nei polsi. Spesso lo aveva aiutato lui stesso. I medici cercarono di
tenerla nascosta la verità, era pur sempre un bianco del sud, Elvis The Pelvis, mica un negro
qualsiasi. C’è un’aria schifosa da respirare, e devi strizzare gli occhi come
un topo, perché non puoi guardare il sole per troppo tempo.
Un
artista, quando è tale, è pazzo, ma ha la capacita di tornare indietro dal suo
viaggio per descriverlo e tramutarlo in arte. Lou
Reed è uno dei padri spirituali del rock’n’roll. La sua tristezza,
il suo terrore, la sua angoscia, li puoi sentire zigzagare ovunque nelle sue
canzoni, mentre danzano ciondolanti e vengono verso di te. Canzoni sincere che attraversano
l’anonima soglia dei nostri cuori, e ce le portiamo in quelle stradine strette
strette, dove esploderanno come bombe lanciate dall’alto. Era questo quello che
lui voleva, era venuto al mondo per offrirci un mistero diverso. E la sua
musica rifletteva quest’aggressione. DNA, Arto Lindsay, Glenn Branca, Contortions,
Lounge Lizard, Suicide , sono una parte della sua prole. Bob Dylan non ha mai amato la gente, ha sempre vissuto
isolato per proteggersi dal bagliore tremolante di quel circo di cui è la
principale stella. Lo sanno tutti ormai che è sempre stato il più bravo a
scrivere canzoni. Ogni raggio luminoso ha ferito il rock’n’roll, una bella
rogna per chi non voleva sentirsi soffocato, ingabbiato. Una rabbia
straordinaria ha attraversato e scosso il suo corpo. Il rock’n’roll ha sempre
avuto paura di essere giudicato ma si è ritrovato una sfilza di uomini che
gridavano questa è merda, quest’altra no. Alla fine lo hanno accerchiato e si è
sentito imbolsito, brizzolato, diventato persino scrupoloso. Così un giorno prima
di diventare vecchio il rock è morto. È accaduto tutto come in “My Generation” degli Who.
E’ la frenesia che ci fotte. Quella frenesia di andare a vedere, a destra e a
sinistra, e che ci fa sbattere la testa negli spigoli dei vari nascondigli in
cui rovistiamo. Fiaschi truccati, fogli annaffiati da vino mediocre, tabacco e cerini.
La mano affonda nelle tasche dei pantaloni. Un fazzoletto rosso, delle carte modificate.
“Society” la canta Eddie Vedder nella colonna
sonora di “Into The Wild”,un
film che mi ha fatto piangere.
Persone
anziane che comandano il mondo. C’è chi si definiva hippy, altri beatnik. “Non lo possiamo dire eccovi la libertà, adesso
farete quello che vorrete il governo non c’è più. La gente non saprebbe cosa
fare. Si divorerebbe a vicenda come belve. Bisogna prima emanciparli. Il rock’n’roll
ha questa funzione. “Freak Out !” è
un album doppio pieno zeppo di trasgressione, di sentieri ancora oggi inesplorati,
è musica libera dalla schiavitù sociale. Un invito alla creatività. “Liquame
che cola dalla televisione, lo strumento per dominarti il pensiero, la
spazzatura con cui ti nutrono, fino al giorno in cui non gli servirai più. Non cercare
aiuto. nessuno baderà a te. La tua mente è totalmente controllata,è stata fusa nello
stampo e tu farai come ti viene detto finche i diritti su di te saranno venduti.
Tutto bene gente…. Non toccate il selettore!….” Ero un ribelle da
ragazzo, di quelli che mal sopportavano le ingiustizie sociali. Per questo
quando ho incontrato il rock’n’roll, mi sono sentito a casa mia. Manifestava la
mia rabbia, e mi consentiva di comunicare con gli altri. Attraverso la musica
ho imparato a resistere. Quando sono arrivati i Clash,
ho capito che il rock’n’roll mi faceva diventare matto. Era la mia energia
vitale, erano le mie barriere che cadevano, il mio viaggio mentale. Dovevo prendermi
cura di me stesso, educarmi da solo, il rock’n’roll mi ha indotto a riflettere. spazio...bianco. “…UCCIDETE LA BRUTTA RADIO…”
Persone di Plastica Oh cara, ora . . .sei così noiosa(Non so...delle volte mi stufo di te cara, deve essere, ah, il tuo spray per capelli, o qualcos'altro)Persone di Plastica Oh cara, ora . . .sei così noiosa(Sento il suono di piedi che marciano. . . in Sunset Blvd. fino Crescent Heights, e qui al Pandora's Box, abbiamo davanti una enorme quantità di Persone di Plastica) prendetevi un giorno e fatevi una passeggiata Guardate questi nazisti Governare la vostra città Poi andate a casa e datevi una controllata Pensate che noi stiamo parlando di qualcun altro . . . ma voi siete Persone di Plastica Oh cara, ora . . .sei così noiosa Ooo-Ooo-Ooo Ooo-Ooo-Ooo Ooo-Ooo-Ooo Ooooooooh!(Plastic People)
Persone di Plastica Oh cara, ora . . .sei così noiosa(Non so...delle volte mi stufo di te cara, deve essere, ah, il tuo spray per capelli, o qualcos'altro)Persone di Plastica Oh cara, ora . . .sei così noiosa(Sento il suono di piedi che marciano. . . in Sunset Blvd. fino Crescent Heights, e qui al Pandora's Box, abbiamo davanti una enorme quantità di Persone di Plastica) prendetevi un giorno e fatevi una passeggiata Guardate questi nazisti Governare la vostra città Poi andate a casa e datevi una controllata Pensate che noi stiamo parlando di qualcun altro . . . ma voi siete Persone di Plastica Oh cara, ora . . .sei così noiosa Ooo-Ooo-Ooo Ooo-Ooo-Ooo Ooo-Ooo-Ooo Ooooooooh!(Plastic People)
C’è sempre un vincitore, che
viene esaltato al di’ la dei suoi meriti. Un giochino meschino, che va
avanti da sempre. Si prendono cura del tuo pensiero,ti gestiscono la vita, e come
dei magnaccia ti consigliano la soluzione più saggia. Questa è merda,
quest’altra no. Ma Merda
è il mio nome. Un mondo pieno zeppo di pregiudizi, di sputasentenze, di gente
che ti piscia sulla testa, credendosi la più emancipata. “Potreste
dirmi per favore dove stiamo andando? Dove porta questa strada? Scusate ma mi
sento un po’ preso per il culo, a camminare in fila indiana. E'
tutto buio. Che ci faccio qui.?” Chissà cosa direbbero oggi questi
finti progressisti che ci massacrano le palle, dalla mattina alla sera, di uno
come Frank Zappa. Già
a suo tempo la stessa razza, lo ha spinto e confinato, verso quella tribù di invisibili. Perché era
uno che ti disorientava Francesco, che ti prendeva a calci nei denti. Era uno che cercava di
capire, e questo gli metteva paura. Durante i suoi show, lo
spettacolo era arricchito da trovate sceniche pensate ed elaborate, per non
far calare mai la tensione. Baby-doll volanti, uova, salamini, una giraffa di peluche,
masturbata da una marionetta che eiaculava panna montata sul pubblico. Veri marines,
saliti sul palco a mostrare il loro animo su un bambolotto che recitava il ruolo
ingrato di un vietnamita, ridotto a pezzi a colpi di baionetta. Strumenti didattici
dichiarò Frank. Di certo le radio non mandavano mai le sue canzoni, e il pubblico
rock convenzionale, lo detestava, ieri come oggi. Troppo complicato per chi
aveva solo voglia di fare surf, scopare, e imbottirsi di qualcosa, sentendo
musica pop. Gente che a loro insaputa, era stata già presa a bastonate sulla schiena. Un piantagrane, lo sbattono sulle prime pagine dei giornali, e dopo lo
chiudono in una scatola, gettandolo in fondo all’oceano. Quando ti devono annientare ti dipingono come fascista,comunista, xenofobo, nazista, sobillatore, usano tutto quello che gli fa piu' comodo. Sei come una bestiola, da curare
e ammansire. Ho visto i poveri con il naso all'ingiu', che risalivano la città. 1000 euro al mese, più 80 euro di bonus. Mi sono sembrati felici. SOSPENSIONE..Viva L'Italia.
The air Escaping from your pits The hair Escaping from
my teeth My hands Are gripping But they're slipping And they're dripping 'cause I'm tripping I
got busted Coming through customs With a suitcase Full of tapes It was special Tape
recording And they grabbed me While I was boarding Then they hit me And they
beat me And they told me They don't like me And I crashed In my nash We can
crash In my nash.(The Air)
Bartolo Federico
Dove porta questa società?
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